Agricoltura, nascono i bio-distretti dell’Emilia Romagna
Agricoltura, nascono i bio-distretti dell’Emilia RomagnaRoma, 13 dic. (askanews) – Nascono i bio-distretti dell’Emilia-Romagna: è infatti operativa la nuova legge regionale, tra le prime in vigore in Italia, per sostenere la cultura del biologico e stabilire un modello di sviluppo sostenibile in aree geografiche ben precise con coltivazioni, allevamenti, filiere commerciali e di trasformazione.
Qui agricoltori, privati cittadini, associazioni, operatori turistici e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, puntando su produzioni biologiche che coinvolgono tutti gli anelli delle filiere frutticole, zootecniche o cerealicole, fino alla tavola. La Regione Emilia- Romagna punta su questo modello di gestione e, tra le prime in Italia, ha approvato una legge specifica, la 14 del 2023 e le relative disposizioni applicative recentemente entrate in vigore. “La nuova legge – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi – individua e disciplina il distretto del biologico, un’area geografica specifica dove almeno il 20% della superficie agricola viene coltivata utilizzando metodi bio. In questo contesto viene premiato il lavoro di più aziende che si mettono in rete, creando un circolo virtuoso che promuove un intero territorio attraverso la collaborazione e l’adozione di pratiche agricole responsabili”.
I distretti così costituiti potranno poi accedere ai finanziamenti dedicati nazionali. In Emilia-Romagna, secondo l’ultimo rapporto regionale (dati 2022), ci sono 7.330 imprese biologiche attive (+5,85% rispetto all’anno prima). Per costituire un distretto, gli imprenditori agricoli devono essere almeno 30, per 400 ettari di superficie bio, oppure operare su una superficie agricola utilizzabile biologica pari ad almeno il 20% della superficie bio totale del distretto. Il territorio minimo è di cinque comuni contigui in Emilia-Romagna.