Naufragio migranti, Avs:esposto a Procura su responsabilità ministeri
Naufragio migranti, Avs:esposto a Procura su responsabilità ministeri
“Conseguenza scelte politiche. Catena comando non ha funzionato”
Roma, 2 mar. (askanews) – Avs ha presentato presso il posto di polizia del Senato un esposto alla procura della Repubblica su eventuali responsabilità ministeriali nel mancato salvataggio dei migranti naufragati a Cutro. Ad annunciarlo in una conferenza stampa, la senatrice Ilaria Cucchi insieme ai deputati Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.
Nell’esposto, ha spiegato Bonelli, abbiamo chiesto alla Procura di Roma di verificare se ci siano responsabilità in capo al ministero dei Trasporti e al ministero dell’Interno. Vogliamo sapere se nella catena di comando non sia partito l’ordine per fare uscire le motovedette della Guardia Costiera. Nel giorno della tragedia in cui hanno trovato la morte 67 persone, di cui 14 bambini, il mare aveva forza 4: come il comandante della Capitaneria di Porto di Crotone ha affermato, le persone potevano essere salvate. Noi chiediamo alla Procura della Repubblica di verificare se ci sono delle responsabilità, ovvero se qualcuno nella catena di comando a livelli alti non ha alzato il telefono per dire a quelle motovedette di uscire e salvare vite umane”.
“Il nostro giudizio politico su quanto avvenuto è chiaro. E’ lo stesso dell’ex portavoce della guardia costiera che ha dichiarato in modo chiaro come la guardia costiera sia uno straordinario corpo dello stato che in questi anni ha assicurato il salvataggio di decine di migliaia di persone” e “se in questi anni il ruolo della guardia costiera è stato ristretto, questo è frutto di scelte politiche precise, conseguenza di cinismo e demagogia, indecente, a cui si aggiunge l’indecenza delle parole di un ministro che dovrebbe dimettersi”, ha sottolineato Fratoianni.
“Sta emergendo che questa strage poteva essere evitata, non lo si è fatto – ha detto Cucchi – Se così è pretendiamo che i responsabili vengano immediatamente individuati e puniti”.
Nell’esposto si citano le dichiarazioni del comandante della Capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi, “il quale alla domanda sul perché le motovedette della Guardia costiera non siano uscite in mare per soccorrere i migranti in difficoltà, il comandante Aloi ha affermato che ‘bisogna riferirsi ai piani, operativi, agli accordi ministeriali che ci sono’. A parere degli scriventi – si legge – la barca che trasportava 200 migranti in pericolo è stata trattata come un caso di immigrazione illegale e non come un evento di ricerca e soccorso urgente (Sar), stanti anche le avverse condizioni meteo. E questo non è un dettaglio da poco”.
“Dal 2019, infatti, l’Italia ha iniziato a distinguere le situazioni di immigrazione illegale da quelle Sar, cui corrispondono procedure, mezzi e perfino ‘culture’ di intervento diverse. La classificazione del caso come law enforcement, e quindi come ipotesi di immigrazione illegale, spiegherebbe altresì perché a cercare il target siano state le fiamme gialle (senza coordinamento della Guardia costiera). Queste, hanno dichiarato, sono dovute rientrare a causa delle difficili condizioni del mare. Le operazioni Sar sono invece il compito principale della Guardia Costiera, che ha in dotazione le motovedette classe 300 e 800. Mezzi in grado di affrontare qualsiasi mare, praticamente inaffondabili”, prosegue il documento sottoscritto da Angelo Bonelli, Ilaria Cucchi, Giuseppe De Cristofaro, Devis Dori Eleonora Evi, Aurora Floridia, Nicola Fratoianni, Francesca Ghirra, Marco Grimaldi e Luana Zanella.
I firmatari, sposano la tesi illustrata da Vittorio Alessandro, ammiraglio in congedo della Guardia costiera e cioè che siano le autorità che ricevono la notizia a terra a dover classificare l’evento perché “il mezzo sulla scena deve offrire loro dettagli particolareggiati affinché si rappresentino bene la situazione”.
“Per questo i numeri sono decisivi: una piccola barca sovraccarica, soprattutto in un mare che ha costretto due navi militari a tornare indietro, non può che essere in pericolo. L’evento doveva dunque essere classificato immediatamente come caso Sar. Riteniamo – concludono nell’esposto – che sia necessario approfondire se vi siano state disposizioni ministeriali che abbiano impedito l’uscita in mare della Guardia Costiera. Non si può escludere che esista anche una responsabilità superiore considerato che la Guardia Costiera dipende dal ministero dei Trasporti mentre il ministero degli Interni è diventato il ‘supercoordinatore’ di sbarchi e soccorsi dei migranti”.
Nell’esposto, ha spiegato Bonelli, abbiamo chiesto alla Procura di Roma di verificare se ci siano responsabilità in capo al ministero dei Trasporti e al ministero dell’Interno. Vogliamo sapere se nella catena di comando non sia partito l’ordine per fare uscire le motovedette della Guardia Costiera. Nel giorno della tragedia in cui hanno trovato la morte 67 persone, di cui 14 bambini, il mare aveva forza 4: come il comandante della Capitaneria di Porto di Crotone ha affermato, le persone potevano essere salvate. Noi chiediamo alla Procura della Repubblica di verificare se ci sono delle responsabilità, ovvero se qualcuno nella catena di comando a livelli alti non ha alzato il telefono per dire a quelle motovedette di uscire e salvare vite umane”.
“Il nostro giudizio politico su quanto avvenuto è chiaro. E’ lo stesso dell’ex portavoce della guardia costiera che ha dichiarato in modo chiaro come la guardia costiera sia uno straordinario corpo dello stato che in questi anni ha assicurato il salvataggio di decine di migliaia di persone” e “se in questi anni il ruolo della guardia costiera è stato ristretto, questo è frutto di scelte politiche precise, conseguenza di cinismo e demagogia, indecente, a cui si aggiunge l’indecenza delle parole di un ministro che dovrebbe dimettersi”, ha sottolineato Fratoianni.
“Sta emergendo che questa strage poteva essere evitata, non lo si è fatto – ha detto Cucchi – Se così è pretendiamo che i responsabili vengano immediatamente individuati e puniti”.
Nell’esposto si citano le dichiarazioni del comandante della Capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi, “il quale alla domanda sul perché le motovedette della Guardia costiera non siano uscite in mare per soccorrere i migranti in difficoltà, il comandante Aloi ha affermato che ‘bisogna riferirsi ai piani, operativi, agli accordi ministeriali che ci sono’. A parere degli scriventi – si legge – la barca che trasportava 200 migranti in pericolo è stata trattata come un caso di immigrazione illegale e non come un evento di ricerca e soccorso urgente (Sar), stanti anche le avverse condizioni meteo. E questo non è un dettaglio da poco”.
“Dal 2019, infatti, l’Italia ha iniziato a distinguere le situazioni di immigrazione illegale da quelle Sar, cui corrispondono procedure, mezzi e perfino ‘culture’ di intervento diverse. La classificazione del caso come law enforcement, e quindi come ipotesi di immigrazione illegale, spiegherebbe altresì perché a cercare il target siano state le fiamme gialle (senza coordinamento della Guardia costiera). Queste, hanno dichiarato, sono dovute rientrare a causa delle difficili condizioni del mare. Le operazioni Sar sono invece il compito principale della Guardia Costiera, che ha in dotazione le motovedette classe 300 e 800. Mezzi in grado di affrontare qualsiasi mare, praticamente inaffondabili”, prosegue il documento sottoscritto da Angelo Bonelli, Ilaria Cucchi, Giuseppe De Cristofaro, Devis Dori Eleonora Evi, Aurora Floridia, Nicola Fratoianni, Francesca Ghirra, Marco Grimaldi e Luana Zanella.
I firmatari, sposano la tesi illustrata da Vittorio Alessandro, ammiraglio in congedo della Guardia costiera e cioè che siano le autorità che ricevono la notizia a terra a dover classificare l’evento perché “il mezzo sulla scena deve offrire loro dettagli particolareggiati affinché si rappresentino bene la situazione”.
“Per questo i numeri sono decisivi: una piccola barca sovraccarica, soprattutto in un mare che ha costretto due navi militari a tornare indietro, non può che essere in pericolo. L’evento doveva dunque essere classificato immediatamente come caso Sar. Riteniamo – concludono nell’esposto – che sia necessario approfondire se vi siano state disposizioni ministeriali che abbiano impedito l’uscita in mare della Guardia Costiera. Non si può escludere che esista anche una responsabilità superiore considerato che la Guardia Costiera dipende dal ministero dei Trasporti mentre il ministero degli Interni è diventato il ‘supercoordinatore’ di sbarchi e soccorsi dei migranti”.