Rapporto sull’economia italiana dell’Ocse: intervenire sulle pensioni, tassare immobili e successioni e non il lavoro
Rapporto sull’economia italiana dell’Ocse: intervenire sulle pensioni, tassare immobili e successioni e non il lavoroRoma, 22 gen. (askanews) – In Italia la crescita economica si è dimostrata “resiliente”, ma ora “sta attraversando una fase di rallentamento. L’attività ha superato bene le crisi recenti, ma la crescita sta attualmente rallentando in un contesto di irrigidimento delle condizioni finanziarie”. E’ la fotografia scattata dall’Ocse in un rapporto sull’economia Italiana. Secondo l’ente parigino, dato l’elevato livello del debito “occorre consolidare le finanze pubbliche”.
Nello studio l’Ocse ha ripreso le stime che erano state diffuse lo scorso 29 novembre, in occasione dell’aggiornamento del suo Economic Outlook: il Pil italiano dovrebbe segnare una crescita dello 0,7% quest’anno, analoga a quella del 2023, e una lieve accelerazione al più 1,2% nel 2025. L’indebolimento della crescita è stato causato dalla crisi energetica, che “ha innescato un rallentamento dell’attività. L’ampio sostegno fiscale e l’aumento della competitività hanno contribuito a riportare il Pil reale al livello precedente la pandemia entro la metà del 2021 – prosegue l’Ocse – e la disoccupazione a livelli storicamente bassi. Tuttavia, l’aumento dell’inflazione in seguito alla crisi energetica ha eroso i redditi reali delle famiglie e l’inasprimento della politica monetaria della zona euro ha condotto a un rapido aumento dei costi di finanziamento per le famiglie, le imprese e le amministrazioni pubbliche”. Secondo l’ente parigino l’irrigidimento delle condizioni finanziarie causato dalla stretta monetaria decisa dalla Bce per tutta la zona euro “è stato considerevole. Dal secondo semestre del 2022, i tassi sui prestiti alle famiglie e alle imprese sono aumentati di circa 3 punti percentuali. La crescita del credito è diventata negativa – si legge – e il mercato immobiliare si è indebolito”. Nel frattempo, la politica di bilancio nel Belpaese “ha assunto un orientamento neutrale. Il sostegno pubblico connesso alla crisi energetica è stato in parte revocato e dovrebbe giungere a termine, ma il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e i tagli mirati alle imposte sul reddito sostengono la domanda. Qualora i prezzi dell’energia aumentassero nuovamente in maniera considerevole – avverte l’Ocse – occorrerebbe reintrodurre esclusivamente misure che siano destinate alle famiglie più indigenti”.
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico prevede una crescita contenuta sul biennio in corso (2024-2025). “L’inflazione dovrebbe diminuire gradualmente, poiché lo shock dei beni energetici ha determinato pressioni più ampie sui prezzi, che richiederanno tempo per dissiparsi. I rischi sono orientati al ribasso e la presenza di condizioni finanziarie più rigide del previsto ridurrebbe ulteriormente la domanda interna”. All’opposto, un fattore che potrebbe sostenere la crescita potrebbe essere l’accelerazione della spesa dei fondi del Pnrr, “anche mediante il riorientamento del Piano verso progetti di investimento di grandi dimensioni gestiti a livello centrale, come pianificato dal Governo e approvato dalla Commissione europea: potrebbe stimolare gli investimenti”. Nel rapporto inoltre si raccomandano alcune azioni mirate, in particolare riguardo alle pensioni e al sistema delle tasse. In Italia le pensioni “rappresentano una quota cospicua” della spesa pubblica complessiva, su cui secondo l’Ocse bisogna intervenire per mettere la traiettoria del debito/Pil su un percorso più prudente”. E nel rapporto sull’economia italiana pubblicato oggi, l’ente parigino raccomanda che sul breve periodo la spesa pensionistica “potrebbe essere contenuta eliminando gradualmente i regimi di pensionamento anticipato”. Inoltre, sempre nel breve termine, “sarebbe opportuno mantenere la parziale deindicizzazione delle pensioni elevate, per poi sostituirla nel medio termine con un’imposta sulle pensioni elevate – afferma l’Ocse – che non siano correlate ai contributi pensionistici versati. Il contributo di solidarietà potrebbe essere mantenuto finché il reddito relativo dei pensionati sarà allineato alla media dell’Ocse”. Inoltre, in Italia “lo spostamento dell’imposizione dal lavoro alle successioni e ai beni immobili renderebbe il mix fiscale più favorevole alla crescita, consentendo al contempo di incrementare le entrate”: questa è una delle raccomandazioni ripetute dell’Ocse nel suo rapporto sull’economia Italiana, un tema che l’ente parigino sostiene da molti anni. “Sarebbe altresì necessario – aggiunge l’Ocse – aggiornare i parametri per il calcolo della base imponibile dell’imposta sugli immobili, tenendo conto dei relativi effetti distributivi”.
In generale, l’Ocse raccomanda all’Italia di intervenire per “consolidare le finanze pubbliche”, tenuto conto dell’elevato livello del debito e della la sua traiettoria, “che in assenza di cambiamenti nelle politiche prevede un incremento”. “Il debito pubblico, quale percentuale del Pil, è tra i più elevati dell’Ocse. Viste le forti pressioni sul bilancio all’orizzonte, occorrono riforme fiscali e della spesa per contribuire a portare il debito su un percorso più prudente”, afferma l’ente parigino nel rapporto sulla Penisola pubblicato oggi. “In assenza di variazioni delle politiche, il rapporto debito pubblico/Pil andrà ad aumentare. Tra il 2023 e il 2040, la spesa pubblica per i costi connessi all’invecchiamento della popolazione e al servizio del debito dovrebbe aumentare di circa il 4,5 % del Pil. È probabile che l’accelerazione della transizione climatica e l’adattamento ai cambiamenti climatici – si legge – generino ulteriori pressioni sulla spesa”. “Per riportare il rapporto debito/Pil su un percorso più prudente, sostenere i costi futuri e rispettare le regole fiscali europee, sarà necessario un duraturo aggiustamento di bilancio. È necessario risparmiare sulla spesa pubblica – afferma l’Ocse -. Le prossime revisioni della spesa, che attualmente mirano a realizzare risparmi di bilancio annuali pari a circa lo 0,2 % del Pil, dovranno divenire più ambiziose”.