Parmalat: 21 milioni per la prima filiera di riciclo bottiglie di latte Uht
Parmalat: 21 milioni per la prima filiera di riciclo bottiglie di latte UhtMilano, 26 gen. (askanews) – Non basta che un packaging si dichiari riciclabile. Per dargli nuova vita occorrono una filiera strutturata per il riciclo e investimenti. Parmalat, dal 2011 parte del gruppo francese Lactalis, è riuscita a farlo con tutte le sue bottiglie per il latte a lunga conservazione. L’azienda di Collecchio, infatti, ha creato la prima bottiglia in Pet bianco opaco interamente riciclabile, ottenuta col 50% della materia prima riciclata. Il progetto, partito tre anni fa, ha richiesto un investimento di 21 milioni di euro, su tre nuove linee di produzione (due a Parma e una nel Veronese) e, a regime, conta 300 milioni di bottiglie l’anno realizzate secondo questa tecnologia.
La realizzazione del progetto, esempio completo di economia circolare, è stata resa possibile dalla collaborazione con Dentis recycling Italy, multinazionale del riciclo meccanico del Pet post consumo che gestisce 270 mila tonnellate l’anno di Pet (circa 10% del totale immesso al consumo in Europa). Con loro Parmalat ha contribuito a sviluppare la prima filiera italiana per il riciclo di queste bottiglie che consentirà di evitare di immettere sul mercato l’equivalente di circa 150 milioni di nuove bottiglie all’anno e di risparmiare oltre 3.000 tonnellate di Pet vergine, pari a 2.536 metri cubi di plastica vergine. “La cosa più importante di questo progetto – ha detto durante la presentazione il direttore generale di Parmalat, Maurizio Bassani – è il network che si è creato intorno a questo sistema di filiera. Anche se è una parola abusata, la sostenibilità non è una moda, non è greenwashing. Un’azienda deve crederci e avere le risorse per poterlo fare: economiche, di know how e avere capacità di fare networking. Le grandi aziende, poi, hanno questo compito: aprire una via. Mi auguro che non saremo gli unici ma che saremo quelli che tracciano il percorso”. Parmalat, da questo punto di vista, ha un peso rilevante: delle 10-12mila tonnellate di bottiglie in Pet bianco opaco immesse ogni anno sul mercato italiano il 60% è il suo. E’ chiaro, dunque, come questo progetto, completato quest’anno ma che aveva già avuto un primo test industriale nel 2022 con le bottiglie di latte Zymil, possa fare da apripista anche per il resto del comparto lattiero. “La nostra è una tecnologia proprietaria, vincolata da un contratto ma non è una barriera competitiva – ha detto Bassani – chi volesse può farlo con un po’ di sforzi”.
La tecnologia, messa a punto ad hoc, prevede la realizzazione di una bottiglia monostrato che, a differenza di quelle multistrato, non contiene un film interno nero (finora necessario per schermare la luce e garantire la durata del prodotto) che ne impedisce l’effettiva riciclabilità. In questo caso Parmalat, ispirandosi al mercato delle bottiglie d’acqua minerale in Pet trasparente, è anche l’utilizzatore finale del materiale riciclato, producendo direttamente nei propri stabilimenti le tradizionali bottiglie del latte Uht, dai preformati che le vengono consegnati. “Il Pet bianco opaco fino a poco tempo fa non veniva considerato riciclabile o la sua massima valorizzazione era la termovalorizzazione – ha spiegato Roberto Tangorra, R&D manager di Dentys – Con Parmalat abbiamo sviluppato una filiera su scala industriale che ci ha permesso di rendere a pieno il termine riciclabilità perchè la riciclabilità tecnica della bottiglia è una condizione necessaria ma non sufficiente. Finora queste bottiglie di Pet opaco bianco, pur essendo riciclabili, non venivano raccolte perché non c’era l’utilizzatore finale. Oggi quello che possiamo dire è che tutte le bottiglie in Pet opaco che raccogliamo possono tornare a essere bottiglie in Pet opaco. È un esempio perfetto di economia circolare. Noi abbiamo sviluppato una filiera di raccolta e selezione delle bottiglie e come riciclatori meccanici restituiamo il granulo all’utilizzatore. In questo modo finalmente il flusso di bottiglie in Pet bianco opaco è ufficialmente entrato nel sistema di raccolta italiano ma è stato anche riconosciuto a livello europeo nelle varie linee guida come riciclabile”.