Fonti Ue: Meloni essenziale per indurre Orban a togliere il veto per l’aiuto all’Ucraina
Fonti Ue: Meloni essenziale per indurre Orban a togliere il veto per l’aiuto all’UcrainaBruxelles, 1 feb. (askanews) – Giorgia Meloni ha svolto un ruolo importante, se non addirittura determinante, su due punti della discussione del Consiglio europeo svoltosi oggi a Bruxelles, secondo quanto hanno riferito nel pomeriggio fonti europee presenti alle discussioni.
La prima volta è stato questa mattina prima dell’inizio del vertice, quando la premier italiana è stata chiamata dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, alla riunione preliminare con il primo ministro ungherese Viktor Orban, a cui hanno partecipato anche il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e la segretaria generale del Consiglio Ue Thérèse Blanchet. Il ruolo di Meloni, hanno sottolineato le fonti, “è stato molto importante” per convincere il premier ungherese ad accettare il compromesso che gli ha permesso di togliere il veto all’aiuto macrofinanziario per l’Ucraina da 50 miliardi di euro. D’altra parte, “Michel aveva convocato i leader in grado di avere un’influenza (‘leverage’, ndr) su Orban”.
“Meloni è sempre molto costruttiva e concreta, funziona da europea, è tra coloro che cercano sempre di far avanzare le cose, che cercano soluzioni” nel Consiglio europeo. “E capisce che anche gli altri leader hanno problemi interni, che considera con rispetto”, hanno osservato le fonti. Nel caso di Orban, d’altra parte, è stato importante anche un altro elemento che nell’ultimo Consiglio europeo, a dicembre, non era così forte come oggi: il livello molto alto di generale irritazione degli altri 26 leader nei confronti dell’ostinazione a bloccare l’accordo da parte di Orban, che non può più contare né sulla Polonia (ché anzi, con il nuovo premier Donald Tusk, ha assunto forse le posizioni più dure di tutti contro il tentativo ungherese di bloccare gli aiuti all’Ucraina), né sull’altro governo oggi forse più vicino al sovranismo ungherese, quello slovacco di Robert Fico, che in realtà non ha mai messo in discussione l’accordo a 26.
L’altro punto della discussione dei leader su cui Meloni ha lasciato il segno è stato quello, non previsto dall’agenda del Consiglio europeo, della fortissima protesta in atto da parte degli agricoltori. La premier italiana è stata la leader che ha insistito di più sulla necessità di ascoltare la voce degli agricoltori, nella mezz’ora circa in cui si è parlato di questo tema (oltre a lei sono intervenuti Macron e i primi ministri belga e olandese). Ieri la Commissione ha annunciato la sospensione per un anno dell’entrata in vigore delle nuove norme ambientali che impongono alle imprese agricole di lasciare a riposo una parte dei loro terreni, se vogliono accedere alle sovvenzioni Ue, e un meccanismo di salvaguardia per tutelare la produzione europea dalle importazioni agricole (soprattutto di miele, pollame e zucchero) da Ucraina e Moldova, importazioni che resteranno senza dazi per un altro anno, fino a giugno 2025.
“Meloni – hanno riferito le fonti – ha detto a von der Leyen che queste sono delle prime misure di breve termine, e ha insistito che sono solo l’inizio e che bisogna andare oltre. E la presidente della Commissione ha risposto confermando che bisognerà continuare a lavorare”, in particolare per ridurre gli oneri amministrativi a cui sono sottoposti gli agricoltori per poter usufruire dei fondi Ue. E durante la conferenza stampa al termine del Consiglio europeo, la stessa von der Leyen ha annunciato che la Commissione lavorerà con la presidenza di turno belga del Consiglio Ue “a delle proposte per ridurre gli oneri amministrativi, da presentare entro il prossimo Consiglio Agricoltura”, previsto per il 26 febbraio.