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Nel Nord Italia e in Slovenia buon anno per produzione olivicola

Nel Nord Italia e in Slovenia buon anno per produzione olivicolaRoma, 8 feb. (askanews) – Per il comparto olivicolo trentino, ma anche più in generale del Nord Italia e della Slovenia, il 2023 è stato un anno con una qualità di produzione complessivamente buona, ma che ha dovuto fare i conti con alcune problematiche tra cui la cascola precoce e l’alternanza di produzione. I dati sulla produzione e le problematiche relative alla gestione dell’olivo sono stati al centro della quarta Giornata tecnica sull’olivicoltura delle regioni produttive del Nord Italia e della Slovenia che si è svolta ieri pomeriggio a Riva del Garda.



L’evento, giunto alla sua quarta edizione, è stato organizzato dalla Fondazione Edmund Mach in collaborazione con l’Università degli studi di Verona, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo Rurale del Friuli Venezia Giulia e l’Istituto Agrario e Forestale di Nova Gorica in Slovenia. I tecnici della FEM hanno evidenziato che nel 2023, rispetto al 2019 e 2021, non si è verificato in modo così netto il fenomeno dell’alternanza di produzione: nell’Alto Garda trentino le olive raccolte sono state circa 1.220 tonnellate, l’olio extra vergine (evo) ottenuto è stato circa 156 t con una resa media del 12,8%, comunque inferiore al 2022 che aveva visto una produzione elevata, attestandosi sulle 2.975 tonnellate e la produzione in olio 456 tonnellate, con una resa media del 15%.


Negli ultimi anni un nuovo fenomeno di cascola precoce delle olive sta provocando ingenti perdite produttive negli oliveti di tutto il Nord Italia e, secondo le ricerche effettuate, la cascola precoce delle olive può essere attribuita all’attività trofica della cimice asiatica. Il fenomeno si osserva da diversi anni anche in Slovenia, spiega il Fem, soprattutto sulle varietà Leccino, Pendolino e Santa Caterina, in misura minore sulla varietà Bianchera. E si ritrova sia negli oliveti biologici che in quelli integrati e non si presenta in modo uniforme, poiché può essere limitato ad una singola parte dell’oliveto, o singoli alberi, o a porzioni di pianta. I risultati delle prove di campo confermano che i danni sono causati sulle drupe dalla cimice asiatica, anche se concorrono altre avversità fungine.