M.O., Ue potrebbe rivedere l’Accordo d’Associazione con Israele
M.O., Ue potrebbe rivedere l’Accordo d’Associazione con IsraeleBruxelles, 15 feb. (askanews) – La Commissione europea “ha ricevuto e sta valutando” la lettera che è stata inviata ieri alla sua presidente, Ursula von der Leyen, dal premier spagnolo Pedro Sanchez e da quello irlandese (Taoiseach) Leo Varadkar, in cui si chiede di “intraprendere una revisione urgente” del rispetto degli obblighi di Israele previsti dal Trattato di Associazione con l’Unione europea riguardo al rispetto di diritti umani e dei principi democratici, per considerare se vi siano violazioni e proporre misure appropriate al Consiglio dell’Ue.
Lo ha detto oggi a Bruxelles, rispondendo alle domande di giornalisti, Nabila Massrali, portavoce della Commissione europea e dell’Alto Rappresentante per gli Affari esteri e di sicurezza comune, Josep Borrell. La portavoce ha spiegato che “la Commissione deve dare una risposta” alla richiesta dei due primi ministri. “La valuteremo e prenderemo una decisione sui passaggi successivi”, ha annunciato.
“Noi – ha detto Massrali – chiediamo già a Israele di rispettare il diritto internazionale, assicurando la protezione di tutti i civili in ogni momento. L’Accordo di Associazione è la base giuridica delle nostre relazioni correnti con Israele. L’Ue insiste sull’applicazione del diritto umanitario e del diritto internazionale nei Territori occupati”. E, ha ricordato che “l’unica soluzione possibile” al conflitto “è quella dei due popoli, due Stati”. Si tratta, comunque, ha precisato la portavoce, di “una questione di politica estera”, e “una decisione di sospensione dell’Accordo andrebbe presa all’unanimità dal Consiglio Ue su proposta della Commissione o dell’Alto Rappresentante”, Borrell (che ha ricevuto anche lui una copia della lettera). Inoltre, una eventuale proposta di sospensione dovrebbe essere basata su una valutazione condotta dal Servizio europeo di Azione esterna (Eeas).
Massrali ha aggiunto che è una questione di “apprezzamento politico” da parte degli Stati membri considerare se sussistano le condizioni per procedere all’adozione di misure nel quadro dell’Accordo di Associazione con Israele. “Stiamo studiando la lettera dei primi ministri e presto potrò dirvi qualcosa al riguardo”, ha riferito alla stampa lo stesso Borrell al suo arrivo, oggi, al quartier generale della Nato, per una riunione dei ministri della Difesa dell’Alleanza.
Nella lettera a von der Leyen, Sanchez e Varadkar si dicono “profondamente preoccupati per il deterioramento della situazione in Israele e a Gaza, in particolare per l’impatto che il conflitto in corso sta avendo sui palestinesi innocenti, in particolare bambini e donne”, rilevando che “l’espansione dell’operazione militare israeliana nell’area di Rafah rappresenta una minaccia grave e imminente che la comunità internazionale deve affrontare con urgenza”. “Quasi 28.000 palestinesi – ricordano i due premier – sono stati uccisi e più di 67.000 sono rimasti feriti, e abbiamo assistito allo sfollamento di 1,9 milioni di persone (l’85% della popolazione) all’interno di Gaza e alla distruzione totale di case e a ingenti danni a infrastrutture civili vitali, compresi gli ospedali”. “Abbiamo ripetutamente espresso – prosegue la lettera – la nostra totale condanna degli attacchi terroristici indiscriminati di Hamas del 7 ottobre e chiediamo il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi rimasti. Siamo stati altrettanto chiari sul fatto che Israele ha il diritto di difendersi da tali attacchi, ma ciò può essere esercitato solo in linea con il diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario (Diu) e il diritto internazionale sui diritti umani”. La risposta di Israele, puntualizzano Sanchez e Varadkar, “deve rispettare i principi di distinzione, proporzionalità e precauzione. È importante sottolineare che il diritto internazionale umanitario impone a tutte le parti coinvolte in tutti i conflitti il chiaro obbligo di garantire la protezione dei civili. Gli orrendi attacchi terroristici commessi da Hamas e da altri gruppi armati – sottolineano i due premier – non giustificano e non possono giustificare alcuna violazione del diritto internazionale umanitario nella risposta militare, con le conseguenti conseguenze per la popolazione civile di Gaza”. “Condividiamo le preoccupazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite, espresse nella sua lettera al Consiglio di sicurezza del 7 dicembre, riguardo alla terribile sofferenza umana, alla distruzione fisica e al trauma collettivo dei civili, e ai rischi che corrono, dato che ritiene che da nessuna parte a Gaza sia possibile sicuro”, e da allora, ricordano Sanchez e Varadkar, “la situazione non ha fatto altro che peggiorare ulteriormente”. “Un accesso umanitario del tutto inadeguato a soddisfare i bisogni essenziali della popolazione fa sì che, secondo le stime delle Nazioni Unite, il 90% della popolazione si trovi ad affrontare una grave insicurezza alimentare, con un serio rischio di carestia”. Inoltre, i due premier notano “anche le misure provvisorie vincolanti imposte dalla Corte internazionale di Giustizia il 26 gennaio nel ricorso del Sud Africa contro Israele, e la sua valutazione secondo cui almeno alcuni degli atti od omissioni che il Sud Africa ritiene siano stati commessi da Israele a Gaza potrebbero rientrare nelle disposizioni della Convenzione sul genocidio, e che ci sarebbe un rischio di un pregiudizio irreparabile” per i diritti che il ricorso mira a tutelare. Si ricorda anche che “sono vincolanti” gli ordini della Corte Internazionale a Israele “di adottare misure immediate ed efficaci per garantire che a Gaza siano forniti i servizi di base e l’assistenza umanitaria urgentemente necessari”. Sanchez e Varadkar sottolineano ancora che “per prevenire ulteriori danni irreversibili alla popolazione di Gaza, è urgentemente necessario un immediato cessate il fuoco umanitario, una posizione che è stata approvata a larghissima maggioranza dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a dicembre, compresi 17 Stati membri dell’Ue. I due premier menzionano anche il caso dei membri del personale dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) accusati di aver partecipato agli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre. “Sosteniamo pienamente la decisione del Commissario Generale dell’Unrwa, Lazzarini, di chiudere immediatamente i contratti delle persone interessate, e l’avvio di un’indagine globale e indipendente da parte delle Nazioni Unite. Allo stesso tempo – precisano -, siamo stati chiari sul fatto che all’Unrwa deve essere consentito di operare per continuare il suo lavoro vitale, salvando vite umane e affrontando la catastrofica situazione umanitaria a Gaza, e che il sostegno dell’Ue all’Unrwa deve essere mantenuto”, perché il suo ruolo è “centrale”. “Sullo sfondo del rischio di una catastrofe umanitaria ancora più grande, posta dalla minaccia di operazioni militari imminenti israeliane a Rafah, e considerato ciò che è accaduto e continua a verificarsi a Gaza dall’ottobre 2023, compresa la diffusa preoccupazione per possibili violazioni del diritto internazionale umanitario e delle norme internazionali sui diritti umani da parte di Israele, chiediamo – concludono Sanchez e Varadkar – che la Commissione intraprenda una revisione urgente per verificare se Israele rispetta i suoi obblighi, anche ai sensi dell’Accordo di Associazione Ue/Israele”, e affinché “se ritiene che ci siano violazioni, proponga al Consiglio le misure appropriate da prendere in considerazione”.