Il 25 aprile di Mattarella a Civitella, la condanna della “dittatura disumana” e l’appello all’unità sull’antifascismo
Il 25 aprile di Mattarella a Civitella, la condanna della “dittatura disumana” e l’appello all’unità sull’antifascismoCivitella (Ar), 25 apr. (askanews) – Intorno all’antifascismo “è possibile e doverosa l’unità popolare” e questo non significa affatto “compromettere” il “pluralismo sociale e politico” né la “libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico”. Usa le parole pronunciate da Aldo Moro nel 1975 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per ricordare, nel giorno della Liberazione, che l’antifascismo è alla base della nascita dell’Italia democratica e che dalla Resistenza nacque il “riscatto morale” del Paese. La dittatura fascista aveva mostrato – non all’ultimo, ma da “tempo” – il suo volto “svelando i suoi veri tratti brutali e disumani come ci ricorda il prossimo centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti”. I nazifascisti commisero, ha sottolineato il presidente, “gravissimi crimini di guerra” di cui “erano ben consapevoli” tanto da occultare le stragi di civili.
Messaggio netto che non lascia spazio a ipotesi revisioniste e che Mattarella lancia dal piccolo paese, a una ventina di chilometri da Arezzo, di Civitella in Val di Chiana dove il 29 giugno 1944 i nazifascisti uccisero, compreso i paesi vicini, 244 persone. Proprio nella piazza, intitolata a don Alcide Lazzeri che offrì la sua vita nella speranza, vana, di salvare la popolazione, furono giustiziati a gruppi di cinque gli uomini del paese, con un colpo alla nuca. “Una lunga scia di sangue ha accompagnato il cammino dell’Italia verso la Liberazione” ha ricordato Mattarella sottolineando che non fu solo liberazione “dall’occupante nazista” e da una “terribile guerra” “ma anche da una dittatura spietata” che aveva soffocato i diritti civili e politici. E quindi il 25 aprile per l’Italia è “una ricorrenza fondante , la festa della pace, della libertà ritrovata e del ritorno nel novero delle nazioni democratiche”. I “patrioti della Resistenza” – le tante resistenze che ci sono state in Italia e che Mattarella ricorda una per una, dalla Resistenza civile a quella dei soldati che si rifiutarono di servire la Repubblica di Salo’ – “fecero uso delle armi perché un giorno queste tacessero” a differenza dei nazifascisti “imbevuti del culto macabro della morte e della guerra”.
Ricordare quindi – al suo arrivo il Capo dello Stato si è intrattenuto a colloquio con Ida Balo’, 94 anni, sopravvissuta all’eccidio – è fondamentale perché “senza memoria non c’è futuro” e anche oggi, “in un tempo di grande preoccupazione”, osserva Mattarella, vive la speranza di un mondo in pace.