Al via la tre giorni a Pescara, en attendent candidatura Meloni
Al via la tre giorni a Pescara, en attendent candidatura MeloniPescara, 26 apr. (askanews) – A Pescara, dove Fratelli d’Italia è riunita per una tre giorni fronte mare che formalmente è una conferenza programmatica ma di fatto è l’avvio della campagna elettorale per le Europee, la candidatura di Giorgia Meloni come capolista è il segreto di Pulcinella: tutti sanno che lo farà ma continuano ad alimentare una suspence che non c’è riempiendo le frasi di “se” e di verbi al condizionale.
In tutto, nel corso della tre giorni che avrà il suo momento clou domenica con l’intervento della presidente del Consiglio, sono previsti 20 dibattiti, distribuiti in tre diverse sale. Nella mega tensostruttura allestita sul lungomare del capoluogo abruzzese si discute di Europa, di agricoltura, di lavoro, di politica estera. Ma già dalla prima giornata, che cade all’indomani del 25 aprile, si coglie una cifra che sembra delineare il mood che potrebbe caratterizzare la strategia comunicativa che Meloni utilizzerà nelle prossime settimane. A dare un primo segnale è il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Solitamente molto pacato, si anima soprattutto quando punta il dito contro “quei tanti maestri” che ieri e in questi giorni “sono saliti in cattedra” per “darci lezioni”. Fratelli d’Italia, dice Ciriani, “è un partito che ha fatto i conti con il suo passato una volta per sempre, se lo mettano in testa”.
Ma ancora più duro è l’affondo che arriva dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che comincia il suo intervento nel panel ‘L’Europa dei conservatori: valori e identità’, ricordando che “oggi è il 26 aprile e abbiamo alle spalle l’anniversario di un importante evento avvenuto circa 80 anni fa”. Quello che segue è un discorso che partendo dal ricordo di una lezione universitaria, e basandosi sulla distinzione tra fascismo storico e fascismo demonologico, rapidamente si trasforma in un attacco a chi a suo giudizio sta provando a usare le etichette “sovranismo” e “populismo” come “arma di esclusione di massa”. “Nelle scorse ore – dice Mantovano – abbiamo assistito a un remake dell’operazione etichettatura. Ma attenzione, questa dinamica di etichettatura può riproporsi con i termini sovranista e populista e giocando sulla categoria Stato di diritto: un automatismo analogo per cui sei sovranista o populista, non hai titolo neanche per partecipare al consesso europeo”.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio sottolinea poi come “il vero Stato di diritto è quello che vede l’Europa al servizio dei popoli e non gli Stati che rappresentano quei popoli al servizio dei burocrati e dei giudici”. Non solo. Mantovano contesta anche la decisione del Parlamento europeo di chiedere che l’aborto sia aggiunto alla Carta dei diritti fondamentali della Ue. “Confido che il nuovo Parlamento che andremo a eleggere non scriva più pagine simili non solo per il contenuto ma perché completamente fuori dal perimetro”.