Cateno De Luca: accolta mia richiesta indennizzo carcere ingiusto
Cateno De Luca: accolta mia richiesta indennizzo carcere ingiustoRoma, 23 mag. (askanews) – La Corte d’appello di Messina ha accolto la richiesta di indennizzo per ingiusta detenzione avanzata dal leader di Sud chiama Nord, Cateno De Luca e da Carmelo Satta, presidente Nazionale della Fenapi, per 12 giorni agli arresti domiciliari.
De Luca e Satta erano già stati assolti perché il fatto non sussiste in primo e secondo grado dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale. La sentenza di assoluzione è passata in giudicato perché la Procura di Messina ha rinunciato a ricorrere alla Suprema Corte di Cassazione, dopo aver ottenuto l’arresto di Cateno De Luca l’8 novembre 2017, subito dopo la rielezione di De Luca all’Assemblea siciliana, e un giorno prima dell’ultima udienza del processo per il quale era stato arrestato, una prima volta, il 27 giugno 2011. “Dopo 16 processi e 2 arresti sono incensurato e continuo a lottare contro i poteri forti e il sistema politico mafioso a testa alta”, ha proseguito De Luca. “Già il 20 novembre 2017, subito dopo la revoca degli arresti domiciliari, avevo anticipato che avrei portato avanti un’azione per chiedere e ottenere di ristabilire la giustizia, nella quale ho sempre creduto, e che oggi è prevalsa su tutto il resto. E ancora una volta stamattina come ho sempre fatto mi sono presentato in quell’aula di tribunale a testa alta per ottenere, una volta per tutte, l’ulteriore certificazione che Cateno De Luca non doveva essere arrestato e che la matrice delle mie vicende giudiziarie era esclusivamente politica”, ha aggiunto.
“Oggi certamente mi aspetterei le scuse dell’allora presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, che si lasciò andare a dichiarazioni discutibili sul mio conto nell’immediatezza dei fatti. E mi aspetterei delle scuse anche da Matteo Salvini e da quanti mi bollarono come impresentabile”, ha sottolineato. “Non so a quanto ammonterà il risarcimento danni e di cosa terranno conto. Forse solo dei giorni trascorsi in ingiusta detenzione, ma andrebbe calcolato anche il dolore subito e vissuto da noi, dalle nostre famiglie, dagli amici e dai dipendenti della Fenapi”, ha concluso.