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”Baruc, luce dei miei occhi” finalista al Premio Roccagloriosa

”Baruc, luce dei miei occhi” finalista al Premio RoccagloriosaMilano, 13 lug. (askanews) – E’ tra i dieci finalisti che si contendono oggi il Premio Letterario Roccagloriosa (SA), il racconto “Baruc, luce dei miei occhi” di Angela Niro, tratto dal libro “Se-dici donne (sussurri e voci in farmacia)”. Niro è una farmacista della Farmacia Montegani, angolo via Barrili, nel quartiere Stadera, periferia sud di Milano. Qui, nel corso di venti anni di lavoro, ha raccolto la testimonianza e le confidenze di tante donne straniere che si presentavano al bancone per chiedere medicinali, ma “passo passo, in punta di piedi”, ha raccontato l’autrice, aprendo poi il loro cuore e il loro vissuto difficile all’interlocutrice col camice bianco. Un ruolo di ascoltatrice paziente che ha portato la farmacista e scrittrice di origini pugliesi a raccogliere le testimonianze e a tradurle in un libro. Dei brevi racconti in prima persona, intervallati dalle poesie di Angela Niro, che portano il lettore a conoscere paesi e tradizioni lontani. E soprattutto a farsi un’idea diversa di queste donne che abitano il quartiere multietnico milanese, provenienti da India, Sudan, Bangladesh, Marocco, Romania, Uganda.



“Il libro Se-dici donne è rivolto alle donne italiane – spiega la scrittrice – In farmacia o al supermercato basta un velo per girarci dall’altra parte. Invece queste donne hanno molto da raccontarci. Donne che hanno vissuto delle esperienze bruttissime nel loro paese. Ma parliamo anche di donne che nel nostro paese sono rinate”. Il racconto di Baruc inizia in Somalia e prosegue con un’odissea in fuga dai terroristi di Al Shabaab attraversando tutta l’Africa per approdare in Italia, poi in Svezia e negli Stati Uniti. Quello di Saleha prende invece il via in Sri Lanka e parla di una donna ripudiata dal marito perché mette al mondo solo figlie femmine. Il racconto di Brinda, indiana di Calcutta, è la confidenza alla farmacista di una donna che scopre di non essere sterile, ma la colpa di non dare al mondo figli non ricadrà sul marito, bensì, come spesso accade, su di lei.


Nel libro si parla anche di matrimoni combinati, di uomini violenti, di mogli costrette a vivere in spazi ristretti con altre mogli dello stesso marito, di inganni, prostituzione forzata, di nostalgia per gli affetti lontani e di un paese, l’Italia, che diventa a volte un rifugio rassicurante e altre solo l’illusione di una vita migliore. Il tutto raccolto da un osservatorio molto speciale: una farmacia, punto di riferimento delle comunità che abitano nel quartiere.