Usa, Marta Stella: scelta cruciale Harris su difesa “corpo donne”
Usa, Marta Stella: scelta cruciale Harris su difesa “corpo donne”Milano, 13 ago. (askanews) – (di Cristina Giuliano) ‘Ciò a cui stiamo assistendo in questo Paese sono leader repubblicani estremisti che cercano di criminalizzare e punire le donne per aver preso decisioni sul proprio corpo’. Lo aveva detto a maggio 2022 la vicepresidente Usa Kamala Harris, oggi in corsa per la presidenza americana. Il suo percorso e la sua rapida affermazione nei sondaggi dimostra che uno dei temi chiave del suo discorso politico ha una importanza cruciale per l’America di oggi. Un tema che è anche il cuore di un libro che ha fatto molto parlare in Italia: “Clandestine. Il romanzo delle donne” di Marta Stella (Bompiani, 2024, 396 pagine). Un volume letterario ma pure frutto di anni di ricerche, svolte dall’autrice, anche in quella America che nelle elezioni di novembre, potrebbe optare per una donna come capo di stato. Per la prima volta nella sua storia. E proprio in un’intervista con l’autrice di “Clandestine” affrontiamo questi temi.
askanews: La difesa del ‘corpo delle donne’ ha una chiara centralità nel discorso politico di Kamala Harris, sin dalle prime parole del presidente Joe Biden nel presentarla. Perché è così cruciale oggi in America? Potrebbe diventare a suo avviso un tema chiave nel contrastare la dialettica, talora sprezzante, di Donald Trump sulle donne? Stella: È già un tema chiave per le americane: riguarda non solo il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, ma la sanità intera. Utilizzato in chiave propagandistica dalla retorica populista di Trump, derubricato come un tema da donne e per le donne, il diritto alla libera scelta sul proprio corpo è il seme primigenio non solo dell’autodeterminazione, ma anche delle politiche sociali sul lavoro, infanzia, famiglia e welfare. Non riguarda solo le donne, ma la società intera.
La presa di posizione pubblica di Harris è il culmine di un allarme sul corpo delle donne in atto ben prima del 24 giugno 2022. Quella data ha segnato però un momento decisivo, dallo stato di allerta si è passati all’inizio di una vera e propria emergenza sanitaria: quando la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rovesciato la storica sentenza “Roe v. Wade” del 1973, base giurisprudenziale che ha garantito negli Usa il diritto all’aborto su scala nazionale per quasi 50 anni, il tempo è sembrato riavvolgersi su se stesso. Il recente studio del Guttmacher Institute riportato dal NY Times parla di 171mila donne americane che solo nel 2023 hanno varcato un confine per abortire, raddoppiando i numeri del 2019. Si lascia il Texas per il New Mexico, si viaggia clandestinamente in North Carolina partendo dalla Georgia. In alcuni stati come l’Idaho e il Tennessee si è persino provato a perseguire penalmente chi aiuta le donne a recarsi in un altro Stato per abortire. In Texas, uno dei più integralisti, dopo il 24 giugno 2022 la mortalità infantile e neonatale sono cresciute rispettivamente dell’8,3% e del 5,8%: lo dice la Johns Hopkins University in uno studio su JAMA Pediatrics. L’ultimo report di Amnesty International dedicato interamente all’aborto negli Stati Uniti parla di una vera e propria crisi umanitaria: “violazione dei suoi diritti umani, compresi i diritti alla privacy e all’autonomia corporea e riproduttiva’. Anche il personale sanitario, secondo lo studio dell’Università di Chicago e dalla Ohio State University, è a rischio burnout.
Infine, il pericolo del ritorno alla clandestinità, e quindi alle morti. Per Harris potrebbe diventare cruciale non solo per contrastare la dialettica di Donald Trump, ma anche per parlare al suo elettorato. La difesa della libera scelta, la libertà dei corpi delle donne e delle bambine che saranno donne, non dovrebbe avere nessuna insegna politica: riguarda tutte e tutti, nessuno escluso. askanews: Harris in campagna elettorale ha promesso dal Michigan ‘when I am president of the United States and Congress passes a bill to restore reproductive freedoms, I will sign it into law’. Lei ritiene che sia davvero possibile, vista la storia tormentata dell’aborto nel Paese e l’annullamento della sentenza Roe vs. Wade?
Stella: Per ora Harris ha fatto ciò che nessun vicepresidente o candidato abbia mai fatto nella storia degli Stati Uniti: ha visitato pubblicamente una clinica di Planned Parenthood in Minnesota, parlando di “crisi sanitaria”, “strutture costrette a chiudere” e “cure essenziali per le donne”. Rovesciare nuovamente la sentenza è un’impresa ardua, se non impossibile: il sistema federale Usa è costellato di trigger laws, le cosiddette “leggi grilletto” pronte a esplodere, ed è il caso delle leggi sopite che vietavano l’aborto prima del ’73. Kamala Harris ha il supporto, ma soprattutto l’azione, di altre esponenti politiche che su questo diritto hanno fondato la loro campagna: Tina Smith, senatrice democratica del Minnesota ed ex dirigente di Planned Parenthood. È stata lei a mettere in guardia per prima gli americani circa il Comstock Act, una legge vecchia 150 anni, citata per ben tre volte alla Corte Suprema durante le discussioni sull’accesso al mifepristone, uno dei due farmaci utilizzati negli aborti farmacologici. Una delle sue clausole proibisce di inviare per posta “ogni articolo, strumento, sostanza, farmaco, medicina o cosa” che potrebbe portare ad un aborto. Alle primarie democratiche del 13 agosto è invece in lizza Kristin Lyerly: ginecologa impossibilitata a svolgere il proprio lavoro nel suo Wisconsin a causa delle nuove restrizioni. (Candidata senza opposizione alle primarie democratiche per un seggio vacante alla Camera dei rappresentanti, ndr) Anche l’ultimo discorso pubblico di Tim Walz, il racconto della fecondazione in vitro da cui nacque sua figlia, in questo momento non è ovviamente casuale. askanews: Come scrittrice, non le sembra che la definizione di ‘libertà riproduttive’, utilizzato da Harris, sia più esatta perché svincola il diritto sul proprio corpo dalle vecchie tematiche sull’aborto, ormai storicizzate? Stella: Ricordiamo innanzitutto che le femministe degli anni Settanta hanno lottato per una “maternità libera e consapevole”. La definizione di “libertà riproduttive” rimanda sicuramente alle lotte che hanno portato Harris alla corsa per la prima presidente donna degli Stati Uniti: non per questo bisogna darle per scontate, né desuete. L’apparente storicizzazione è il grande inganno del nostro tempo. Il diritto è ancora il termine della discordia come negli anni Settanta, quando invece gran parte delle femministe chiedeva che questa scelta di libertà sul proprio corpo andasse al di là della legge e dello Stato. Le tematiche a cui fa riferimento, solo apparentemente storicizzate, hanno continuato a covare sotto la cenere come un conflitto irrisolto a discapito delle donne e dei loro corpi. È grazie a quell’approccio, certo radicale in anni incredibili ma anche terribili, che le donne hanno potuto compiere la loro scelta di libertà, ma soprattutto salvare la propria vita e quella delle altre. Una nazione come la Francia ha avuto il coraggio di ricordarlo: nel proclamare il diritto all’aborto in Costituzione, nato dall’iniziativa della senatrice Mélanie Vogel, il primo ministro Gabriel Attal ha dedicato quella giornata storica a tutte le donne “morte per voler essere libere”. Tutto è stato documentato, tutto purtroppo è stato dimenticato. Nessun diritto è poi mai garantito. Sempre in Francia lo ricordò anche Simone De Beauvoir alla sua giovane sodale, Claudine Monteil, dopo la proclamazione della Loi Veil: “Certo, Claudine, abbiamo vinto, ma temporaneamente. Basta una crisi politica, economica e religiosa per mettere in discussione i diritti delle donne, i nostri diritti. Dovrai rimanere vigile per tutta la vita”. askanews: Nel suo romanzo la vicenda individuale si intreccia alla biografia collettiva dei movimenti femministi: quali sono le protagoniste americane di “Clandestine. Il romanzo delle donne”? Stella: Accanto alla storia intima ma collettiva della protagonista troviamo le storie delle donne che hanno lottato lungo il tormentato cammino per la libertà. C’è Shulamith Firestone: giovanissima, nel suo La dialettica dei sessi, teorizzò per prima – scandalizzando l’America – la “liberazione delle donne dalla tirannia della loro biologia con tutti i mezzi a disposizione”, immaginando già negli anni Settanta un futuro in cui “la produzione dei bambini sarebbe compiuta dalla tecnologia”. Carol Hanisch, che coniò lo slogan “Il personale è politico”. Anne Koedt, newyorkese d’adozione e danese d’origine, che osò per prima riflettere sul ” mito dell’orgasmo vaginale”. Valerie Solanas, l’attentatrice di Andy Warhol e autrice dell’esplosivo Manifesto SCUM, Society for Cutting Up Men, in cui teorizzava, tra le altre cose, “l’eliminazione del maschio”. E poi Margaret M. Crane, detta Meg, inventrice del primo test di gravidanza casalingo. Chi è clandestina se non lei, che dopo aver venduto il suo geniale prototipo alla cifra di un dollaro si è svelata alla Storia solo negli anni Duemila dopo aver letto il racconto della sua invenzione sul New York Times dove ovviamente il nome non figurava?” askanews: Lei afferma: “Come per le italiane e le francesi, anche la storia dei femminismi americani dà vita a un’epica femminile trionfante, ma dimenticata”. Dimenticata e clandestina? Stella: Clandestina, appunto, come clandestine sono le storie che nel romanzo raccontano le vite di donne conosciute e meno conosciute, tutte legate dalla clandestinità come oblio di fronte alla grande Storia degli uomini. Nel 1968 in Virginia, nella contea di Arlington, un gruppo di donne si intrufolò clandestinamente nel più grande cimitero militare degli Stati Uniti. Da soli tre anni, dal 1965 grazie alla sentenza Griswold vs. Connecticut, queste giovani erano libere dal divieto di contraccezione. Tra le tombe dei caduti, nel tempio della memoria americana a pochi passi dal Pentagono, inscenarono il “funerale della femminilità tradizionale”: seppellirono la sottomissione della donna accanto agli eroi di guerra. Sembra uno show, una boutade, invece è una diapositiva di un tempo burrascoso ma incredibile: potentissima.