Meloni ponte tra Cina e Ue? Scetticismo del SCMP
Meloni ponte tra Cina e Ue? Scetticismo del SCMPRoma, 17 ago. (askanews) – Giorgia Meloni vuol davvero fare da ponte tra la Cina e l’Unione europea? Se lo chiede oggi in un articolo di apertura del sito internet il South China Morning Post (SCMP), una testata importante in Asia con sede a Hong Kong e di proprietà di Alibaba, poco più di due settimane dopo la visita della presidente del Consiglio a Pechino.
Il viaggio dello scorso mese aveva l’obiettivo di rilanciare le relazioni con la Cina dopo l’uscita dell’Italia dall’iniziativa “Belt and Road” di Xi Jinping un anno fa, segnala il SCMP, precisando che il principale risultato di questo viaggio è stato la firma di un piano d’azione triennale per aumentare la cooperazione in vari settori, dal commercio allo sviluppo sostenibile. Inoltre, Pechino ha chiesto a Meloni di aiutare a promuovere le sue relazioni con l’Unione europea, che in questo momento sono ai minimi storici. Proprio su questo, il SCMP però mostra un certo scetticismo, citando tra gli osservatori interpellati per il suo articolo anche Michele Geraci, ex sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico del governo giallo-verde che nel 2019 spinse per l’accesso dell’Italia – allora unico paese G7 ad averlo fatto – in Belt and Road. Alla fine, Meloni ha portato fuori l’Italia dall’accordo, affermando che sono mancati i benefici economici.
Secondo il giornale di Hong Kong, la decisione di non rinnovare l’intesa è legata alla strategia di “de-risking” adottata dall’Ue nei confronti della Cina, rispetto alla quale ha un deficit commerciale di 300 miliardi di euro e che minaccerebbe il mercato europeo con un’invasione di veicoli elettrici. Inoltre, Pechino è vista da Bruxelles come sostenitrice della Russia. Durante il viaggio a Pechino, Meloni auspicato relazioni commerciali più “eque” e un deficit commerciale più ridotto con la Cina. Il piano d’azione triennale punta proprio a espandere gli investimenti bilaterali. Tuttavia Michele Geraci vede questa firma più come un modo per “salvare la faccia” dopo l’uscita dall’iniziativa Belt and Road, che nell’idea originaria era concepito per durare almeno dieci anni. Geraci inoltre ricorda che Meloni ha adottato posizioni critiche nei confronti della Cina.”Voleva boicottare le Olimpiadi di Pechino, uscire dalla Belt and Road… è un rischio per la relazione Ue-Cina” ha detto Geraci al SCMP.
Il giornale di Hong Kong, ancora, segnala che le critiche di Meloni alla Cina “risalgono almeno al 2008, quando era ministra della Gioventù e chiese agli atleti italiani di boicottare la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino a causa delle presunte violazioni dei diritti umani in Tibet”. Inoltre, dopo essere diventata capo del governo, “ha permesso a Taiwan di aprire un ufficio di rappresentanza a Milano e ha esortato l’Ue a dare sostegno all’isola”. Secondo Francesca Ghiretti, assistente di ricerca specializzata nelle relazioni Ue-Cina presso il King’s College di Londra, sempre interpellata dal SCMP, rispetto alla Cina l’Italia sta avendo un approccio simile a quello delle altre grandi economie europee. “La differenza con altri paesi europei, come la Germania e la Francia, è che l’Italia tende a cercare vittorie di marketing che, tuttavia, spesso sono vuote di contenuto. Questo è stato il caso con la Belt and Road ed è presto per dirlo, ma è probabile che sia il caso anche per il contenuto della recente visita”.
Non tutti gli analisti citati dal giornale, però, esprimono scetticismo su un impegno di Meloni per il miglioramento dei legami economici con la Cina. Long Jing, vice direttore del Centro per gli Studi Europei presso il Shanghai Institutes for International Studies, ritiene che Meloni abbia dovuto confermare la sua fedeltà agli Usa non rinnovando l’accordo Belt and Road. Ma, dal momento che non è riuscita a ottenere posizioni di rilievo nell’esecutivo europeo dopo le elezioni di giugno, potrebbe assumere alcune scelte in discontinuità rispetto a Bruxelles “in modo da massimizzare gli interessi del proprio paese”. E’ tuttavia una voce isolata tra quelle interpellate dal giornale di Alibaba. Wang Yiwei, specialista dell’Europa presso la Renmin University, è invece molto più tranchant: “La relazione tra Cina e Occidente deve ancora affrontare grandi problemi. Se ci sono alcuni nuovi segni con l’Italia, la Cina sarà sicuramente felice. Ma non possiamo fare affidamento su questo. Gli italiani sono piuttosto volubili”.