I giapponesi non viaggiano più: crollo dei turisti in uscita
I giapponesi non viaggiano più: crollo dei turisti in uscitaRoma, 17 set. (askanews) – I folti gruppi di turisti giapponesi che, macchina fotografica alla mano, invadono l’Europa sono solo un ricordo del passato. Oggi, nonostante il boom impressionante dei flussi di visitatori in entrata in Giappone, sono sempre più scarsi quelli in uscita e questo sta contribuendo a creare un problema per “lo sviluppo di una mentalità globale”, oltre a rischiare di diventare un limite anche per l’evoluzione del turismo in ingresso. L’allarme è stato lanciato dal presidente dell’Associazione giapponese dei tour operator Hiroyuki Takahashi.
Un po’, a deprimere la voglia di viaggiare dei giapponesi, ci si è messo il lungo periodo del Covid-19. Ma anche il cambio particolarmente sfavorevole, con lo yen debole rispetto a valute che si sono rafforzate – il dollaro e l’euro, su tutte – a causa della politica di alti tassi delle banche centrali, rende sempre meno propensi i giapponesi a mettere il naso fuori dai confini. Sicché, secondo quanto segnala Takahashi in un’intervista all’agenzia di stampa Kyodo, nel 2023 soltanto circa il 17% dei giapponesi possedeva un passaporto e, in particolare, erano i giovani ad avere poche “opportunità di viaggiare all’estero”. Da qui a sua proposta: il governo dovrebbe immediatamente e gratuitamente offrire passaporti ai più giovani, non appena abbiano raggiunto i 18 anni d’età.
Secondo l’Organizzazione nazionale del turismo del Giappone (JNTO), il numero di cittadini giapponesi che hanno viaggiato all’estero tra gennaio e luglio 2024 è stato di 6,85 milioni, con un calo del 38,9% rispetto allo stesso periodo nel 2019, prima della pandemia. Takahashi ritiene che regalare ai nuovi adulti un passaporto di cinque anni potrebbe incoraggiare i viaggi all’estero, e che un’altra opzione sarebbe fornire passaporti ai ragazzi al termine della scuola media, per aumentare il numero di scuole superiori che organizzano viaggi di studio all’estero.
Oltre al problema della mentalità aperta al mondo, c’è anche un problema pratico a muovere la proposta di Takahashi. Se il Giappone non esprimerà numeri più consistenti di turismo in uscita, le compagnie aeree straniere non saranno incentivate ad “aprire nuove rotte verso il Giappone”. Questo perché, per aprire una rotta, c’è bisogno che il traffico sia bidirezionale. Il governo giapponese punta ad arrivare a un flusso turistico in entrata di 60 milioni di visitatori entro il 2030. Ma, se entro quell’anno, non ci saranno anche 30 milioni di visitatori in uscita, l’idea diventa insostenibile, secondo Takahashi. Si tratta, insomma, entro il 2025 di tornare allo stesso livello del 2019, per poi salire ancora.