Confagri Veneto: diminuiscono ancora le superfici a kiwi
Confagri Veneto: diminuiscono ancora le superfici a kiwiRoma, 14 ott. (askanews) – Calano ancora le superfici investite a kiwi in Veneto, dato che nel 2023 si registra un calo del 7 per cento: da 2.950 ettari si è scesi a 2.726. La motivazione degli espianti è dovuta alla moria di piante che da anni affligge il territorio, e che anche nel 2023 ha falcidiato le produzioni. Di qui il decreto approvato nei giorni scorsi dal ministero dell’Agricoltura per sostenere le imprese agricole che, nel corso del 2023, abbiano subito danni superiori al 30 per cento a carico delle coltivazioni di kiwi.
Sottolinea Francesca Aldegheri, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Veneto: “Siamo alle porte della raccolta dei kiwi, che inizierà intorno al 25 ottobre, per poi entrare nel vivo nella prima settimana di novembre. La qualità quest’anno è buona, perché, grazie alle abbondanti precipitazioni, i frutti presentano un’ottima pezzatura e un’elevata qualità. Questo fa sì che, anche dal punto di vista del mercato, l’interesse ci sia, con richieste da parte dei commercianti e prezzi che si profilano molto buoni, in linea con le passate stagioni, sia per il kiwi verde, che per il giallo e il rosso, che è un prodotto di nicchia”. Il problema della provincia veronese, come per tutto il Veneto, è però quello produttivo, perché tra moria delle piante e batteriosi risulta sempre più difficile fare quantità. “A questo – sottolinea Aldegheri – dobbiamo aggiungere le gelate primaverili, sempre più frequenti, che anche quest’anno hanno causato danni. Le rese si stanno sempre più abbassando, ed è probabilmente questo il motivo per cui molti agricoltori decidono di espiantare”.
Secondo i dati di Veneto Agricoltura gli impianti di actinidia sono situati per il 76% circa nella provincia di Verona (2.075 ettari, -6,5% rispetto al 2022), seguita da Treviso (300 ettari, -11,8%) e Rovigo (183 ettari, -5,7%). La produzione raccolta di kiwi in Veneto nel 2023 è stata di 30.664 tonnellate (-41,8% rispetto al 2022) e, quindi, su livelli produttivi molto inferiori agli standard tipici dell’actinidia.