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Olio, in Umbria raccolta in aumento ma rese in calo del 30%

Olio, in Umbria raccolta in aumento ma rese in calo del 30%Roma, 14 ott. (askanews) – E’ iniziata la campagna olearia in Umbria e si prospetta più ricca della precedente, con un aumento della produzione di olive del 30-40% ma anche rese in olio al frantoio in calo almeno del 30% rispetto alla scorsa campagna olearia. Questo significa che l’olivicoltore porta più olive al frantoio, portando a casa la stessa quantità di olio, o poco più, dello scorso anno ma con un aumento di costi, soprattutto di frangitura. E, come ogni anno, iniziano le discussioni sul prezzo. Marco Viola, presidente di Assoprol, l’organizzazione dei produttori Olivicoli dell’Umbria, spiega che “legare il valore dell’olio extravergine di oliva umbro alla sola carica degli olivi è degradante, umiliante per gli sforzi degli olivicoltori. Inoltre, non è neanche corretto dal punto di vista economico”.



“E’ ora che le valutazioni sul prezzo dell’olio extravergine di oliva umbro non vengano fatte in maniera approssimativa e sulla base di convenienze di parte – aggiunge Viola – ma sulla base di dati reali della campagna olearia. Purtroppo, i cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più complicato e rischioso fare il mestiere dell’olivicoltore”. Assoprol sottolinea come il valore dell’olio extravergine di oliva umbro non possa essere assimilato a una semplice commodity, ma vada considerato in ragione di molteplici fattori. I dati di mercato dell’ultima campagna olearia dimostrano che, a fronte di un significativo aumento dei prezzi, non c’è stato a scaffale un calo importante dei consumi di oli DOP e IGP, che anzi sono rimasti stabili, stante la mancanza di offerta.


Lo spazio commerciale per offrire olio extravergine di oliva a prezzi remunerativi per l’intera filiera dunque esiste. “Il valore dell’olio extravergine di oliva è riconosciuto dai consumatori ma non da un pezzo della filiera olivicolo-olearia troppo abituata a usare come unica leva di marketing il prezzo – conclude Viola – ma se si continua a tirare la corda, il rischio che si spezzi è molto alto”. “Se qualcuno vuole soffocare gli olivicoltori umbri con prezzi irricevibili sappia che non staremo inermi”, avverte.