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Vino, Terre d’Oltrepò: la nostra sarà evoluzione in coop gerarchica

Vino, Terre d’Oltrepò: la nostra sarà evoluzione in coop gerarchicaMilano, 29 ott. (askanews) – “Il progetto in corso non prevede una trasformazione di Terre d’Oltrepò in Spa, bensì un’evoluzione in cooperativa gerarchica, all’interno della quale opererà una Spa interamente controllata dalla cooperativa stessa. Tale modello è stato scelto per consentire alla cooperativa di accedere a finanza fresca e attirare partner che condividano e supportino i nostri progetti di filiera, in linea con l’obiettivo di ristrutturare e rafforzare l’azienda. La riorganizzazione mira a garantire stabilità e sostenibilità economica, tutelando al contempo gli interessi dei nostri soci”. E’ quanto si legge in una nota diffusa da Terre d’Oltrepò che “esprime sorpresa e rammarico” in merito al comunicato diffuso oggi da Confcooperative Milano e dei Navigli sulla “trasformazione della cooperativa”. Nota che per la realtà pavese nata nel 2008 con la fusione tra la Cantina Sociale Intercomunale di Broni e la Cantina di Casteggio e che associa oltre 660 aziende vinicole con circa cinquemila ettari vitati, appare “non solo inopportuna ma anche dannosa, alimentando polemiche sterili e infondate in un momento cruciale per il nostro progetto di rilancio”.



“Trovo sorprendente e irrispettoso che Confcooperative abbia deciso di consegnare alle agenzie stampa nazionali un comunicato senza nemmeno aver chiesto chiarimenti e basandosi unicamente su fonti giornalistiche e non ufficiali” tuona Umberto Callegari, Ceo di Terre d’Oltrepò, aggiungendo che “questo approccio disprezza il lavoro svolto con metodo, sacrificio e passione per oltre un anno, con l’unico scopo di tutelare i soci e la cooperazione territoriale e lombarda”. “Trovo inoltre incredibilmente fuori luogo il rimando a tensioni mediatiche che appartengono a un passato da cui questa dirigenza non solo è del tutto estranea, ma da cui sta facendo di tutto per distanziarsi” prosegue il manager, domandandosi “quale sia stato il ruolo di Confcooperative in quel passato e cosa intenda ottenere ora con un’azione così sconsiderata”. “A scanso di equivoci, riteniamo opportuno evidenziare come Terre d’Oltrepò, in quanto cooperativa per azioni, sia soggetta (in virtù dell’art. 2519 del Codice Civile) alle norme dettate per le società per azioni, salvo deroghe specifiche previste per le cooperative. È noto, inoltre, che, per le Spa, il Codice Civile prevede che l’unico organo legittimato a gestire l’impresa e ad adottare scelte gestorie sia il Consiglio di Amministrazione, e non l’assemblea dei soci. Anche nel caso in cui lo statuto di una Spa prevedesse (e non è il caso di Terre d’Oltrepò) l’autorizzazione assembleare per specifici atti, la responsabilità della decisione resterebbe comunque esclusivamente in capo agli amministratori” continua il Ceo, precisando che “detto questo, Terre ”Oltrepò riconosce l’opportunità di un passaggio assembleare quale sede elettiva per fornire ai soci aggiornamenti trasparenti sull’andamento dell’impresa, in coerenza con lo stile di trasparenza che caratterizza questa gestione, pur non considerandolo un vincolo decisionale per l’operatività aziendale”.


Riaffermando “il proprio impegno verso la trasparenza, la partecipazione e la valorizzazione degli interessi dei soci, che restano al centro delle nostre decisioni e del nostro percorso di crescita”, la cooperativa si augura “che Confcooperative possa intervenire con una dichiarazione di rettifica, chiarendo la reale natura e trasparenza del nostro lavoro, per preservare la reputazione di tutti coloro che hanno contribuito al progetto e riparare, almeno in parte, il grave danno di immagine causato a Terre d’Oltrepò e al suo operato”.