Bilbao, 3 apr. (askanews) – La pittura, quando è buona, continua sorprendentemente a essere un mezzo espressivo e narrativo con pochi eguali, anche nell’arte di oggi. La sua capacità di mimesi con il reale batte strade che, benché note da secoli, si rivelano ogni volta nuove. Sono pensieri che vengono osservando la mostra che il Museo Guggenheim di Bilbao dedica alla pittrice e scrittrice britannica Lynette Yiadom-Boakye, dal bellissimo titolo “Nessun crepuscolo è troppo potente”.
In oltre 70 dipinti a olio e disegni a carboncino, l’artista, nata da genitori ghanesi, fissa persone e momenti di vita quotidiana, con una naturalezza e una lieve sensazione di felicità strisciante che sembrano essere la sua caratteristica più evidente. Ma, come ci ha spiegato la curatrice Lekha Hileman, nel lavoro di Yiadom-Boakye ci sono molti livelli di lettura. “Crea immagini che sono prodotti della sua fantasia, lei non ritrae persone reali, ma si tratta di composizioni prese da fonti visive diverse che l’hanno influenzata. Realizza delle figure che sembrano così vive, ma ci sono anche dei dettagli che stanno fuori da questo contesto: per esempio un uccello su una spalla, oppure un animale che non c’entra nulla. Tutte strategie per ricordarci che quella che stiamo guardano è una finzione”.
Una finzione che, pur nell’apparente ordinarietà dei soggetti, evoca costantemente un’idea di poesia concreta, oltre che storie che vanno ben oltre la semplice rappresentazione realistica. E la sua pittura fa pensare a una vicinanza estrema ai soggetti, pur con un piccolo perdurante senso di mistero sullo sfondo. Vengono in mente come riferimento, per esempio, le immagini di Nan Goldin, che come i dipinti di Lynette rimandano all’idea di intimità. “Il senso di intimità – ha aggiunto Lekha Hileman – è una parte molto importante del suo lavoro e sappiamo quanto è difficile trasmettere l’intimità in un’immagine, nello stesso modo in cui è difficile spiegare una poesia. Ma io credo che lei riesca molto bene a trasmettere questa sensazione, lo fa con un gesto molto tenero e noi vediamo negli sguardi di queste persone che qualcosa che nasce da dentro”.
Guardando le opere si capisce che l’artista ha un grande interesse per i risultati che la pittura può ottenere a livello di materialità e potenza di colore e composizione. In un certo senso i quadri indagano la pittura stessa e questa apparente presa di distanza dal tema del dipinto o del disegno si rivela in realtà uno strumento perfetto per esaltare la ricerca sulla nostra condizione di esseri umani. E la dimensione di “verità” della sua opera. Forse il segreto del fascino del lavoro di Lynette Yiadom-Boakye sta proprio qui. (Leonardo Merlini)