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Fotovoltaico, Resit: in Italia una grande chance ancora tutta da giocare

Fotovoltaico, Resit: in Italia una grande chance ancora tutta da giocareRoma, 14 nov. (askanews) – Il fotovoltaico sottrae veramente terreni all’agricoltura? Il settore fotovoltaico è in forte espansione, a dimostrarlo sono i recenti dati diffusi da Terna secondo i quali nei primi sei mesi del 2024, per la prima volta, la produzione di elettricità in Italia da fonti rinnovabili ha superato quella da fonti fossili, con un +27,3% rispetto al primo semestre 2023. Produzione rinnovabile, che vede al secondo posto, dopo l’idroelettrico (+64,8%), fotovoltaico ed eolico, settori che hanno registrato complessivamente un +14,6%. Nonostante queste performance eccezionali, le fakenews continuano a diffondersi, creando dubbi e disinformazione, specie nel settore agricolo.



A provare a dare risposta alle problematiche del comparto gli ingegneri Ugo e Alessandro Rocca, rispettivamente Amministratore delegato e Responsabile Tecnico di Resit Srl, società di progettazione e installazione di impianti a fonti rinnovabili con sede a Roma e più di 200 impianti fotovoltaici realizzati in 25 anni in tutta Italia. “Su 25.000 ettari di terreni agricoli sono stati costruiti in 40 anni impianti pari a 15.000 MW di potenza”, spiega Ugo Vittorio Rocca. “Un appezzamento piccolissimo, se guardiamo la cartina del Paese. Al contrario, ogni anno vengono ricoperti di asfalto e calcestruzzo ben 60.000 ettari di superficie. Potranno mai essere un problema questi 25.000 ettari in 40 anni?”.


“Secondo i più recenti dati Istat”, aggiunge Alessandro Rocca, “la superficie agricola totale in Italia (SAT) è pari a 17,5 milioni di ettari, mentre la superficie agricola utilizzata (SAU) misura 12,8 milioni di ettari. Ciò significa che la differenza, e cioè 5 milioni di ettari, rappresenta un’enormità di terreni definiti agricoli catastalmente ma che di fatto non lo sono o non sono comunque utilizzabili in agricoltura. Per il raggiungimento, nei prossimi dieci anni, degli obiettivi assegnati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec) e dai piani della Comunità europea basterebbe l’1% dei terreni in questione”. “In pratica – conclude – si possono costruire 100 GW (Gigawatt) fotovoltaici senza sacrificare terreni agricoli produttivi di qualità”.