
Al via campagna Naturasì:prezzo trasparente a sostegno agricoltori
Al via campagna Naturasì:prezzo trasparente a sostegno agricoltoriRoma, 6 mar. (askanews) – Conoscere di un prodotto non solo il prezzo pagato alla cassa, ma anche la percentuale di quel prezzo che va agli agricoltori e ai trasformatori. Un primo passo per fare una spesa consapevole e per dare trasparenza al giusto prezzo che deve essere pagato a chi produce ciò che mangiamo. Naturasì lancia la campagna “Sosteniamo l’agricoltura” e, come spesso accade, il mondo del biologico, che da sempre lavora affinché venga riconosciuto il “giusto prezzo” dei cibi, apre la strada a una collaborazione virtuosa tra chi produce, chi vende e chi acquista.
L’iniziativa nasce dalla constatazione che la corsa al ribasso dei prezzi del cibo ha conseguenze devastanti per l’agricoltura. Negli anni Settanta, in media, il 19% del prezzo del pane andava all’agricoltore; oggi è solo il 4%. Quasi cinque volte più basso. Lo stesso accade per molti altri alimenti mentre i costi di produzione continuano a salire. Per questo NaturaSì, una delle principali insegne del biologico in Europa, indicherà su alcuni prodotti accanto al prezzo finale anche il valore corrisposto agli agricoltori e ai trasformatori. Passata di pomodoro, pane, ma anche finocchi, arance da spremuta e kiwi: su alcune categorie il compenso per i produttori arriva a quasi il 50% del prezzo pagato alla cassa. A discutere sul come avviare un percorso virtuoso sul giusto prezzo del cibo a partire dal bio, sono stati oggi a Roma Fabio Brescacin, presidente e fondatore di NaturaSì; Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio; Silvia Schmidt, Policy Manager di IFOAM Organics Europe e Ueli Hurter, responsabile della sezione agricoltura biodinamica presso il Goetheanum di Dornach (CH).
Erano inoltre presenti rappresentanti di Confagricoltura, Coldiretti e Cia, oltre a gruppi cooperativi e rappresentanti del settore accademico per avviare un confronto aperto per costruire un sistema che riconosca il giusto valore al lavoro di tutti gli agricoltori e renda il consumatore più consapevole. “Occorre una rivoluzione del sistema – ha detto Fabio Brescacin – il mondo agricolo è in crisi: solo in Europa, negli ultimi 15 anni, sono sparite oltre 5 milioni di aziende agricole. Tra il 2005 e il 2020, quasi il 40% delle attività ha abbandonato i campi. Per invertire questa tendenza, l’agricoltura deve tornare attrattiva soprattutto per i giovani”.
“Il grano duro biologico di NaturaSì viene pagato all’agricoltore 45 centesimi al chilo, contro i 30 centesimi della filiera convenzionale”, ha aggiunto Brescacin. Per valorizzare il lavoro agricolo, NaturaSì ha scelto di rendere trasparente la composizione del prezzo di alcuni prodotti chiave. Ad esempio, su 3,98 euro pagati per un chilo di finocchi, circa la metà (1,80 euro) vanno direttamente all’azienda agricola e il resto per logistica e trasporto, costi del punto vendita, controllo qualità, anche con agronomi in campo. La stessa trasparenza viene applicata a passata di pomodoro e pane, alle arance da spremuta e ai kiwi, con una comunicazione chiara in negozio, e non solo, per informare consumatori, associazioni di categoria e istituzioni.