Al via la 67esima Biennale Musica, esplorazione dell’elettronica
Al via la 67esima Biennale Musica, esplorazione dell’elettronicaMilano, 14 ott. (askanews) – Al via Micro-Music, il 67esimo Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia che inaugura lunedì 16 ottobre e accompagnerà l’autunno veneziano fino a fine mese. Terzo capitolo della direzione artistica di Lucia Ronchetti, il Festival propone un’esplorazione del suono elettronico, dalle prime sperimentazioni avanguardistiche alle sue espressioni contemporanee indissolubilmente legate agli sviluppi della tecnologia digitale.
Ad aprire il festival due figure profetiche dell’avanguardia americana: Morton Subotnick, a 90 anni ancora in piena attività, che presenterà al Teatro alle Tese dell’Arsenale (ore 20.00) As I Live and Breathe e a seguire Maryanne Amacher, scomparsa nel 2009, di cui viene ricostruito Glia grazie al lavoro di Bill Dietz con gli ensemble Contrechamps e Zwischentöne. Fra i massimi pionieri di un nuovo mondo sonoro fatto di suoni sintetici che spazzano via note e partiture, Subotnick e Amacher sono protagonisti del fermento culturale degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, incrociando nelle loro opere multimediali collaborazioni con altri musicisti ma anche con artisti di altre discipline, divenendo figure seminali capaci di influenzare ancora la musica oggi.
Dopo studi rigorosamente accademici e le prime prove compositive che lo porteranno anche alla Biennale Musica nel ’63, Morton Subotnick intuisce presto che il futuro di tanta musica sarebbe stata nella creazione di nuovi strumenti “che non chiedano di usare le dita, di fare le scale, ma che si muovano in base al gesto”, in una totale identificazione fra gesto e suono. Scardinando la gerarchia su cui si basava la musica occidentale – compositore/interprete/pubblico – Subotnick immagina un’arte nata interamente in studio. E’ così che entra nella storia con Silver Apples of the Moon del ’67, non solo il primo pezzo commissionato per computer (dalla Nonesuch Records), ma anche per il successo impensato che ebbe, fino a entrare nei 300 titoli scelti nell’intera storia dei lavori registrati della Library of Congress. Alla Biennale Subotnick sarà sul palco del Teatro alle Tese con As I Live and Breathe un lavoro interattivo impregnato dalle fantasmagoriche animazioni astratte di Lillevan, artista visivo e Vj, co-fondatore nel ’97, in occasione di Documenta X di Kassel, dei Rechenzentrum. Definito da Subotnik “una metafora della mia vita nella musica”, As I Live and Breathe fa del respiro uno strumento. Si apre con una singola inspirazione del maestro, presente sul palco, e via via la musica e l’immagine si sviluppano in lunghe frasi, dapprima semplici per trasformarsi gradualmente. “Le frasi diventano più complesse e animate – spiega il compositore – man mano che il mio respiro diventa l’innesco di nuovi suoni, ritmi e toni elettronici, con e senza il mio respiro. Il suono del mio respiro originale ritorna alla fine e, come una farfalla che emerge dal suo bozzolo, si trasforma in ritmi e melodie che si concludono con un unico, silenzioso respiro espirato”.
Lungo un rigoroso percorso di ricerca, Maryanne Amacher sviluppa le sue opere soprattutto attorno a tre ampi cicli di installazioni site specific multimediali: a partire dal ’67 la serie City Links, cui segue Music for Sound-Joined Rooms nei primi anni ’80 e infine Mini Sound Series dall’85. Ma sarà soprattutto dalle sperimentazioni sul fenomeno psicoacustico del terzo orecchio, sui suoni generati all’interno dell’orecchio umano scientificamente definiti “emissioni otoacustiche” che nasceranno i suoi lavori più memorabili. Come Glia, composto da Maryanne Amacher nel 2005 ed eseguito una sola volta con lei in vita, un’esperienza immersiva di 75 minuti, ricostruita per la Biennale Musica dagli ensemble Contrechamps e Zwischentöne sotto la guida di Bill Dietz, a lungo collaboratore della compositrice. Dal carattere fortemente esperienziale, e per questo eccezionalmente riproducibile se non attraverso la memoria di chi ne ha preso parte, la musica della Amacher mette in gioco i nostri suoni interiori, generati dal nostro stesso orecchio in risposta ad altri suoni, rendendo udibile “la musica dell’ascoltatore”. Ispirato alla scoperta del ruolo attivo delle cellule gliali nella trasmissione delle informazioni, Glia trasforma il Teatro alle Tese in un ambiente in cui i movimenti, le reazioni fisiche e psicologiche al suono degli spettatori incidono sul pezzo stesso perché ogni partecipante è esso stesso fonte sonora. I musicisti/performer con i loro strumenti sono raccolti attorno a una struttura piramidale al centro dello spazio, circondati da altoparlanti mentre gli ascoltatori si muovono intorno, costituendo, nell’ottica della Amacher, una sorta di interfaccia. “In Glia è come se le nostre orecchie fossero dei sintetizzatori particolari o degli amplificatori, mentre connettono elementi acustici ed elettronici. Il suono acquista una vita propria ma allo stesso tempo lo riconosciamo come fenomeno relazionale, un’interazione tra ascoltatori, ambiente e altri suoni” (Johanna Hardt).
Il primo giorno vede, inoltre, l’inaugurazione di quattro installazioni, commissionate dalla Biennale e pensate per spazi specifici della città di Venezia. Si inaugurano nella mattinata del 16 ottobre (ore 11.30) e restano fruibili lungo tutto l’arco del festival al Parco Albanese di Mestre l’installazione audiovisiva 1195 di Tania Cortés Becerra, ispirata alle architetture della Basilica di San Marco e Sounds of Venice Number Two di Andrea Liberovici e Paolo Zavagna, una passeggiata acustica che trasporta Venezia a Mestre. Al Padiglione 30 di Forte Marghera, sempre dal 16 al 29 ottobre, debutta Love Numbers, installazione plurifonica di Anthea Caddy e Marcin Pietruszewski con quattro altoparlanti parabolici capaci di proiettare raggi sonori fino a tre km di distanza e con un diametro di 50 cm. Nel pomeriggio, infine, alle ore 18.00 Louis Braddock Clarke, selezionato per Biennale College Musica, inaugura in Sala d’Armi E, Weather Gardens, un’esperienza di ascolto intima che esplora “ecologie sonore modellate dagli esseri umani nell’era dell’Antropocene”.