Alcuni italiani sono rimasti in SudanRoma, 24 apr. (askanews) – “Tutto si sta concludendo nel modo migliore, in Sudan sono rimasti alcuni italiani che non sono voluti partire, fanno parte di ong e qualche missionario che ha deciso di rimanere in Sudan, continueremo a seguire anche loro con grande attenzione”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani da Ciampino, poco prima dell’atterraggio del primo aereo con i connazionali evacuati da Khartoum a causa dei combattimenti. Tajani ha poi specificato che oggi rientrano 83 italiani e 13 stranieri evacuati ieri da Khartoum.
Franco Masini, il coordinatore medico per Emergency del Centro Salam di Khartoum, il più grande ospedale di cardiochirurgia di tutta l’Africa, ha deciso di restare in Sudan, nonostante i combattimenti in corso, e con lui sono rimasti “altri 38 italiani, medici e infermieri”. “Non c’erano alternative – ha spiegato Masini al Corriere della Sera – che fine farebbero gli 81 pazienti che abbiamo in questo momento? Li lasciamo in mezzo alla battaglia? Dobbiamo restare”. Il coordinatore di Emergency ha spiegato che “sono partiti per l’Italia solo in sette, tre erano a fine missione, gli altri quattro sono amministrativi, perciò il loro contributo non era più essenziale, qui le banche ormai sono tutte chiuse”. Masini era grande amico di Gino Strada: “Oggi vi dico che qui a Khartoum Gino ci sarebbe servito moltissimo, lui aveva una capacità unica di rapportarsi con le diverse fazioni. Anche pensando a lui, ho deciso di restare”. Dall’inizio delle ostilità, il 15 aprile scorso, il personale vive accampato in ospedale: “Nessuno torna a casa, ogni tanto sentiamo gli spari qui vicino che arrivano dal ponte sul Nilo”. “Viveri ne abbiamo perché i nostri fornitori sudanesi malgrado i rischi sono venuti giorni fa con un carico. Ma se continuano i combattimenti, tra un mese i farmaci cominceranno a scarseggiare”, ha denunciato.