Alla parata del 9 maggio Putin dice che “in Ucraina c’è in gioco il futuro della Russia”
Alla parata del 9 maggio Putin dice che “in Ucraina c’è in gioco il futuro della Russia”Milano, 9 mag. (askanews) – Evento ridotto, tensione moltiplicata, ostentazione di forza che scopre debolezze: così la parata del 9 maggio sulla Piazza rossa a Mosca, mostrata dai canali di stato russi e dove il leader del Cremlino Vladimir Putin ha concluso il suo discorso equiparando i soldati russi che combattono nell’invasione dell’Ucraina alle forze sovietiche che contribuirono a sconfiggere i nazisti nella seconda guerra mondiale. “I nostri eroici antenati hanno dimostrato che non c’è niente di più potente e più forte della nostra unità”, ha dichiarato, aggiungendo che il futuro della Russia “dipende” dai soldati russi di oggi. “Non c’è cosa più importante ora del vostro combattere”, ha detto. Il tutto mentre, proprio dal fronte ucraino, in contemporanea il capo dei mercenari Evgenij Prigozhin tornava a criticare il ministero della Difesa russo e persino Gazprom.
Putin ha anche accusato l’Occidente di aver provocato la guerra in Ucraina, iniziata dalla Russia con l’invasione del 24 febbraio 2022. “La nazione ucraina è diventata ostaggio di un colpo di stato che ha portato a un regime criminale guidato dai suoi padroni occidentali. È diventata una pedina dei loro piani crudeli ed egoistici”, ha detto Putin rispolverando la retorica che vede Kiev come poco più che un “burattino” dell’Occidente, costantemente smentita dagli ucraini che negli ultimi tre decenni hanno cercato di allinearsi più strettamente con le istituzioni occidentali come l’Unione Europea e la NATO. Secondo il presidente russo la “vera guerra” è stata intrapresa contro Mosca. “Una vera guerra è stata scatenata contro la nostra madrepatria”, ha detto Putin davanti alle truppe schierate in piazza rossa, pronte per la sfilata in versione ridotta. Un solo carro armato a guidare la colonna meccanizzata: il T-34, il veicolo di epoca sovietica schierato dalla Russia durante la seconda guerra mondiale e ormai considerato un pezzo da museo. Nulla di moderno, come i T-90 e T-14. E niente sorvoli della piazza rossa: anche quest’anno come lo scorso anno nessun velivolo ha percorso lo spazio aereo, dal Museo di storia della Russia a San Basilio, come invece accadeva in passato. Un bis di assenza anche prevedibile, dopo l’apparizione sui social dei video di droni sul Cremlino lo scorso 3 maggio.
Sono invece sfilati i veicoli corazzati Tigr-M (utilizzati anche durante l’annessione della Crimea nel 2014) e VPK-Ural, ma il vero protagonista era il sistema di difesa aerea più all’avanguardia per il paese, l’S-400, e il sistema balistico intercontinentale Yars, che fa parte delle forze nucleari russe. Facendo riferimento alle 7 delegazioni straniere da Paesi ex sovietici a Mosca (tra le quali non compare ovviamente l’Ucraina), Putin ha anche parlato di “libero sviluppo di tutti i paesi e di tutti i popoli”. Per poi aggiungere: “Tutti i popoli dell’URSS hanno contribuito alla vittoria comune”. In realtà la presenza di capi di Stato come il bielorusso Aleksandr Lukashenko dimostra chiaramente chi sia veramente a usare gli altri stati come pedine. Ma la presenza dei 7 capi di stato è anche una voluta dimostrazione di Mosca: il messaggio sarebbe: a parte Kiev il fronte è coeso, seppure tra diversi distinguo. Il riferimento all’Urss di Putin è comunque notazione non marginale visto che da ieri dall’Ucraina – mentre prosegue la guerra – il presidente Volodymyr Zelensky ha posto una cesura netta rispetto al passato sovietico e ha deciso di celebrare il Giorno della Vittoria l’8 maggio, secondo un calendario più occidentale e ben sapendo che la data odierna del 9, dai russi è considerata sacra. L’unica concessione all’Ovest – che vuole dettare le “sue” regole – compiuta nel discorso di Putin è una parte della storia che difficilmente si può cancellare: “onoriamo chi della resistenza ha combattuto i nazisti, i soldati degli eserciti alleati di Stati Uniti, Gran Bretagna e altri paesi. Ricordiamo e onoriamo il memoria dei soldati cinesi nella loro battaglia contro il militarismo giapponese”. Putin ha suggerito che “l’esperienza della solidarietà” potrebbe essere una base per la costruzione di un “mondo multipolare”.
Sullo sfondo della parata del 9 maggio, tuttavia si staglia l’andamento della vera guerra, quella in Ucraina. E il costante rumore collaterale prodotto dal capo dei mercenari Wagner, Prigozhin che ha scelto il momento della parata – in genere assolo assoluto per Putin sul fronte mediatico – per rilasciare una dichiarazione in cui affermava che in realtà le truppe del Ministero della Difesa russo avevano abbandonato le posizioni intorno a Bakhmut. “Una delle unità del Ministero della Difesa è fuggita e ci ha scoperti, ma siamo riusciti a bloccarli, grazie a Dio”. A proposito di unità, forse non il migliore esempio. (di Cristina Giuliano)