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Alleanza Coop: filiera latte di montagna a rischio estinzione

Alleanza Coop: filiera latte di montagna a rischio estinzioneRoma, 25 ott. (askanews) – In Alto Adige hanno chiuso 150 stalle solo nell’ultimo anno. In Lombardia sono a rischio oltre 500 piccole aziende agricole nelle zone montane, che sopravvivono oggi solo grazie alle cooperative di raccolta latte. Sono alcuni dei numeri resi noti al II Forum sulla zootecnia di montagna organizzato a Bergamo da Alleanza Cooperative Agroalimentari, al quale ha partecipato anche il sottosegretario al ministero dell’Agricoltura Luigi D’Eramo, che ha annunciato che avvierà a breve un progetto pilota che punterà ad un rilancio complessivo delle aree interne, facendo leva anche sulla logistica e sui servizi. Il progetto coinvolgerà tre diverse aree, una al nord, una al centro e una al sud, e partirà da una mappatura delle realtà esistenti per capire come si possa intervenire.

A pesare sulle aziende di montagna sono i costi di produzione, mediamente più alti rispetto alle aziende che operano in pianura, il peso dalla burocrazia, le ricadute delle nuove normative sul benessere animale, per finire con la pressante questione del ricambio generazionale. Giovanni Guarneri, coordinatore settore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari spiega: “i costi di produzione per aziende di 20-50 capi sono sempre più insostenibili. A pesare maggiormente è il costo del gasolio agricolo: una cooperativa per raggiungere tutte le stalle in ogni singola vallata percorre ogni giorno diverse decine di chilometri con i camion di raccolta latte. C’è poi il grande tema del ricambio generazionale”. Le nuove norme europee non fanno altro che complicare un quadro già molto difficile. “La proposta della Commissione europea – afferma Stefano Albasini, presidente della cooperativa Trentingrana e coordinatore del Gruppo di lavoro sulla zootecnia di montagna – prevede al momento che per essere a norma, le aziende, anche le più piccole, debbano avere la cosiddetta stabulazione libera. Ciò comporta dei costi altissimi, specie per piccole imprese di montagna che non superano i 20-30 capi e che rischiano di non sopravvivere, perché adeguarsi alla stabulazione libera richiederebbe spazi più ampi e diversi investimenti che una piccola azienda non riuscirebbe a sostenere”.