Apicoltura italiana a rischio, il 20 flash mob apicoltori a Roma
Apicoltura italiana a rischio, il 20 flash mob apicoltori a RomaRoma, 19 mar. (askanews) – Oltre mille tute gialle in piazza contro la concorrenza sleale del miele extra UE, in particolare quello cinese, a rischio di adulterazione, non conforme agli standard qualitativi e di sicurezza alimentare. Si svolgerà a Roma il 20 marzo in piazza Santi Apostoli, alle 11, un sit-in a Roma per protestare contro l’import sleale e i cambiamenti climatici, che affossano il miele italiano con i produttori nazionali che devono fronteggiare arrivi di prodotto straniero di bassa qualità a prezzi stracciati, mentre aumentano i costi di produzione necessari per fronteggiare maltempo e siccità. In Italia ci sono 75mila apicoltori nazionali, con 1,6 milioni di alveari alle prese con l’aumento dei costi di produzione in un’annata resa difficile dai cambiamenti climatici.
Il sit-in, promosso dall’associazione apistica “Miele in cooperativa”, vedrà la presenza di oltre mille tute gialle con alveari e vasetti di miele italiano ed extra UE a confronto. “Un appuntamento fondamentale per sensibilizzare politica, società civile ed istituzioni – afferma Riccardo Babini, presidente di Miele in cooperativa – L’appuntamento ha lo scopo di conquistare l’indispensabile consenso, morale e sostanziale, alla nostra azione di richiesta di avviare le procedure antidumping in Europa contro il miele cinese e sensibilizzare i consumatori verso un acquisto consapevole del miele”. È prevista la presenza alla manifestazione di rappresentanti del Governo e della Commissione Agricoltura della Camera, parlamentari e associazioni di tutela dei consumatori che hanno sposato la causa degli apicoltori, tra gli altri Luigi D’Eramo sottosegretario di Stato al Masaf con delega all’apicoltura e Mirko Carloni, presidente Commissione Agricoltura Camera.
Secondo una recente indagine della Commissione Ue su campioni di miele importato, nel 46% dei casi non sono risultati conformi alle regole comunitarie a causa dell’impiego di sciroppi zuccherini che alterano il prodotto, aumentandone le quantità per abbassarne il prezzo e dell’uso di additivi e coloranti per falsificare l’origine botanica. Il numero maggiore in valore assoluto di partite sospette proveniva dalla Cina (66 su 89, pari al 74%), mentre il Paese con la percentuale più elevata di campioni di miele sospetti è risultata la Turchia (14 su 15, pari al 93%).
Negli ultimi due anni l’importazione di miele si è stabilizzata sui 25/26 mln di chili a fronte di una produzione interna stimata in circa 22 milioni di chili, secondo i dati di Miele in Cooperativa. Il prezzo medio del prodotto importato dai Paesi extra Ue – segnala Miele in Cooperativa – è in forte calo e viaggia a valori inferiori circa 1,70 euro/chilo. Diversamente, secondo un’indagine del Crea, per produrre un chilo di miele in Italia ci vogliono almeno 4,1 euro.