AssoDistil: preoccupati per misure Ue e mancata tutela nostre IG
AssoDistil: preoccupati per misure Ue e mancata tutela nostre IGMilano, 8 giu. (askanews) – Nel 2022 l’aumento della produzione e l’export di alcol e acquaviti, l’Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti (AssoDistil) esprime la propria preoccupazione per il 2023, a partire “dalle misure preannunciate dalla Unione Europea che mirano a demonizzare il consumo di bevande spiritose”.
Misure come, ad esempio l’etichetta sanitaria contenente l’introduzione di informazioni nutrizionali e sulla salute nella presentazione delle bevande alcoliche prevede di fatto l’esclusione di questi prodotti dai fondi di promozione per i prodotti agricoli. Ma a preoccupare le aziende del settore, riunite a Roma per la 77esima assemblea annuale di AssoDistil, è anche “la contemporanea assenza di strumenti legislativi che garantiscano la necessaria tutela e promozione delle bevande spiritose ad Indicazione Geografica, che mettono a rischio fino a mille posti di lavoro solo nelle distillerie”. “A proposito di restrizioni sul consumo di alcool, vogliamo sottolineare come non si debba e non si possa separare il consumo di vino da quello delle bevande spiritose – spiega il presidente di AssoDistil, Antonio Emaldi – ma occorre portare avanti un’unica battaglia in quanto l’etichetta non risolverebbe il serio problema dell’abuso di alcolici, ma rischierebbe di oscurare il contributo positivo che la produzione di distillati offre in termini di occupazione e di sostenibilità”.
Dai dati di Format Research, precisa AssoDistil, emerge che il 53% delle imprese della distillazione troverebbe interessante promuovere un piano di eventi promozionali da tenersi nei Paesi dell’UE per incrementare la conoscenza del prodotto e le vendite, cosa che non sarebbe assolutamente più realizzabile con l’entrata in vigore dell’etichetta sanitaria. “Azzerare i progetti di promozione per la Grappa e per gli altri spirits rischia di vanificare la ripresa dell’export di tutte le acquaviti e liquori” sottolinea l’Associazione, aggiungendo che “a questo si aggiunge il fatto che ancora oggi risulta inspiegabilmente sospeso il Decreto sui Consorzi di tutela delle bevande spiritose, strumento cruciale per la tutela e promozione delle produzioni tradizionali nazionali”. “Auspichiamo che finalmente venga firmato il Decreto che riconosce il Consorzio della Grappa, che è fermo da cinque anni” prosegue Emaldi, evidenziando che “le bevande spiritose devono poter usufruire delle stesse prerogative di cui godono i vini e gli alimenti ad IG, altrimenti con il rischio di produzione di bevande a nome grappa fuori dall’Italia rischia di compromettere il fatturato del comparto che per i soli distillati vale circa 500 milioni”.