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Autore: Redazione StudioNews

Il 2024 è stato un anno difficile per Alpi, ghiacciai e biodiversità

Il 2024 è stato un anno difficile per Alpi, ghiacciai e biodiversitàMilano, 11 dic. (askanews) – Un 2024 difficile e dal segno meno nonostante le nevicate tardive della scorsa primavera. È questo il bilancio di fine anno che si prospetta per Alpi e ghiacciai alpini, quest’ultimi sempre più sottili e quasi tutti in forte arretramento su tutto l’arco alpino e con impatti su ecosistemi e biodiversità. Ghiacciaio simbolo di questo 2024 è l’Adamello, il ghiacciaio più grande delle Alpi italiane, che nel 2024 registra una perdita di spessore nel settore frontale di 3 metri ed effetti della fusione fino a 3.100 metri di quota. In espansione i collassi circolari dovuti alla contrazione della massa glaciale. Emblematica la foto scattata a settembre: con la fronte della sua lingua completamente scoperta, nonostante i 6 metri di neve misurati in tarda primavera sul Pian di Neve del Ghiacciaio. Non se la passano bene neanche il ghiacciaio del Careser (Gruppo OrtlesùCevedale) con 190 centimetri in media di perdita di spessore, e in Alto Adige i Ghiacciai della Vedretta Lunga (Val Martello) e della Vedretta di Ries (Valle Aurina) con una perdita di spessore sulle lingue tra il metro e mezzo e i due metri, solo per citarne alcuni.


A stilare questo bilancio, in occasione della Giornata internazionale della montagna, è Legambiente con i dati del quinto report di Carovana dei ghiacciai dal titolo ‘Gli effetti della crisi climatica su ghiacciai, ambiente alpino e biodiversità’, realizzato in collaborazione con il Comitato Glaciologico e Cipra Italia e presentato oggi a Milano all’Università Bicocca. L’associazione ambientalista torna a ribadire l’urgenza di mettere in campo piani e politiche di adattamento a livello nazionale e regionale, dai comuni montani fino a valle, e presenta un pacchetto di 12 proposte (6 dal carattere più generale e 6 specifiche per l’area alpina) per una road map europea che metta al centro montagne, ghiacciai e biodiversità e da attuare al più presto, già dal 2025, anno internazionale dei ghiacciai. In questa partita è importante che l’Italia faccia la sua parte. I ghiacciai, ricorda Legambiente, sono tra gli ambienti protetti dalla Direttiva Habitat, che li identifica come ‘Ghiacciai permanenti’. Dei 123 siti di importanza comunitaria che al loro interno possiedono ghiacciai, il 50% si trova in Italia. A pesare sul precario stato di salute dei ghiacciai alpini una crisi climatica che nel 2024 ha accelerato il passo, con caldo record e zero termico in quota in grado di annullare i benefici delle nevicate tardive di questa primavera; ma anche con 146 eventi meteo estremi, registrati da gennaio a dicembre 2024 sull’arco alpino, che hanno reso più fragile la montagna. Lombardia (49), Veneto(41) e Piemonte (22) le regioni più colpite. In alcuni casi alcuni eventi meteo hanno anche accelerato la fusione come nel caso delle polveri sahariane arrivate con alcune delle perturbazioni primaverili in quota.


Impatti, quella causati dalla crisi climatica e dalla fusione dei ghiacciai, che si ripercuotono sempre di più anche su flora e fauna. Tra le specie più a rischio ci sono i camosci che risentono sempre più degli effetti della crisi climatica. La diminuzione della quantità e della qualità del cibo disponibile rappresenta una condizione particolarmente critica, soprattutto a giugno, periodo in cui le femmine partoriscono e allattano e hanno un maggiore fabbisogno energetico. Ma anche lepre bianca, ermellino e pernice bianca. La mancata corrispondenza tra la stagione della neve e la muta espone questi animali ad una maggiore visibilità rendendo più difficile la ricerca di cibo e la fuga dai predatori. Studi recenti condotti sull’arco alpino evidenziano, inoltre, una perdita di area idonea per la pernice bianca compresa tra il 17 e il 59% a seconda degli scenari di riscaldamento ipotizzati. Tra le piante che vivono vicino ai ghiacciai quella maggiormente in pericolo è l’Artemisia genipi (fiore che cresce solo negli ambienti proglaciali delle Alpi Occidentali); ma ci sono anche la Saxifraga bryoides, la Saxifraga oppositifolia, la Cardamine resedifolia, il ranuncolo dei ghiacciai: tutte piante specializzate che perdendo il loro habitat verrebbero messe gravemente a rischio. In parallelo il vuoto lasciato dai ghiacciai viene popolato da nuovi ecosistemi e il bosco avanza. Se nei prossimi 100 anni la temperatura si innalzerà di 3 gradi centigradi, secondo uno studio di Science, le aree di vegetazione si dovranno spostare di circa 600 metri verso l’alto. Temi di cui Legambiente parlerà anche questa sera a Roma presso il Nuovo Cinema Aquila ore 21.00 dove, in occasione del Film Festival Antropocine, verrà proiettato il documentario di Carovana dei ghiacciai realizzato dal videomaker David Fricano per Legambiente.


‘Dopo gli anni critici del 2022 e del 2023, segnati da gravi perdite di massa glaciale non solo sul versante meridionale dell’Arco Alpino, il 2024 non ha portato il miglioramento sperato – dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di CIPRA ITALIA – La crisi climatica oltre ad accelerare il deterioramento di ghiacciai montani, permafrost e calotte polari, determina anche profonde trasformazioni nell’ambiente montano, generando nuove aree proglaciali. In queste aree emergono nuovi ecosistemi, ancora da studiare e tutelare, che richiedono un’attenzione particolare. Questo fenomeno è stato osservato durante la quinta edizione della Carovana dei Ghiacciai la scorsa estate ed è ulteriormente approfondito in questo report’. ‘Ignorare quanto sta accadendo in alta quota significa esporre il nostro pianeta a rischi insostenibili – sostiene Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – perché questi fenomeni hanno ripercussioni anche a valle. È necessario e urgente lavorare sulle politiche di mitigazione e di adattamento alla crisi climatica. Facendo rete con ricercatori ed esperti, e questo è anche l’obiettivo principale del protocollo d’intesa che l’associazione ha firmato con il Comitato glaciologico italiano, e le comunità locali. Da qui anche la necessità di definire al più presto una road map europea, di cui ci facciamo portavoce, per promuovere una gestione efficace e una protezione adeguata delle aree montane fragili ma importanti e degli ecosistemi’.


‘La perdita di massa che stanno subendo tutti i ghiacciai dell’arco Alpino viene – dichiara Valter Maggi Presidente del Comitato Glaciologico Italiano e Professore dell’Università di Milano Bicocca – ha portato alla scomparsa di numerosi piccoli ghiacciai specialmente nei massicci montuosi a minore quota. Questa perdita sta modificando in modo drammatico il paesaggio montano, la disponibilità della preziosa riserva d’acqua, andando ad impattare sulle comunità locali già colpite dai cambiamenti climatici’. Tra gli altri dati 2024, preoccupa anche quanto sta accadendo sul Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso, Piemonte) con un – 1050 millimetri di acqua equivalente; sul Ghiacciaio del Grand Etrét (Valsavaranche, Valle d’Aosta): -1200 millimetri di acqua equivalente; sul Ghiacciaio di Timorion (Valgrisenche, Valle d’Aosta): -654 millimetri di acqua equivalente. Un’unica nota positiva arriva dal ghiacciaio del Montasio in Friuli-Venezia Giulia che ha fatto registrare un + 200 millimetri di acqua equivalente. Tre i casi simbolo 2024 degli impatti che la crisi climatica sta causando in quota indicati nel report: si va dal ghiacciaio Tschierva, situato sotto il Piz Bernina, la vetta più alta delle Alpi orientali, in Svizzera, dove il 16 aprile 2024 si è verificata una frana d’alta montagna con 8-9 milioni di metri cubi di roccia e ghiaccio che si sono staccati dalla montagna scivolando a valle; al rock glacier di Livigno, dove la degradazione del ghiaccio interno ha provocato, durante l’estate scorsa, una serie di colate di detrito. Sulle Alpi Occidentali il nubifragio del 29-30 giugno ha causato profonde trasformazioni morfologiche in Valle d’Aosta e Alta Val Sesia. Sei le proposte di carattere generale e sei quelle più specifiche per l’area pan-alpina presentate da Legambiente e al centro di una road map europea non più rimandabile. In particolare l’associazione chiede: 1) avviare con urgenza un piano di monitoraggio della biodiversità degli ambienti glaciali; 2) di completare il monitoraggio delle potenziali aree-rifugio; 3) avviare il recupero dei siti in cattive condizioni, preceduto da adeguati studi specifici sui processi ecosistemici determinati direttamente dai cambiamenti climatici; 4) rendere più stringenti oltre che cogenti gli obiettivi della strategia dell’UE sulla biodiversità al 2020 nelle aree montane; 5) orientare le scelte dell’Unione Europea alla tutela degli ambienti glaciali; 6) sviluppare nuove strategie per migliorare la protezione in situ degli ecosistemi in quota per garantire la loro esistenza e la funzionalità ecosistemica. Per quanto riguarda l’area pan-alpina, per Legambiente per accelerare l’attuazione della Convenzione delle Alpi e della Strategia europea per la regione alpina (EUSALP) serve 1) incentivare la connettività ecologica a livello di ecosistema alpino, 2) Implementare il percorso di definizione di Liste Rosse IUCN delle Alpi. 3) Porre particolare attenzione ai rischi antropici. 4) Evitare forme di overturism nelle aree dove la biodiversità e la geodiversità è già messa a rischio dai cambiamenti climatici e al contempo educare i turisti a una fruizione più attenta e consapevole; 5) Raggiungere l’obiettivo di tutelare almeno il 30% del territorio entro il 2030, attraverso strumenti giuridicamente vincolanti, con una particolare attenzione ai ghiacciai e alle nuove aree proglaciali 6) istituire contesti di confronto che coinvolgano amministratori regionali e locali, gruppi di ricerca, associazioni e imprese, per lavorare insieme con l’obiettivo di migliorare la capacità di governance dei ghiacciai alpini, della biodiversità e della geodiversità ad essi connessa.

Vino, Uiv-ismea: nel 2024 bollicine oltre record di 1 mld di bottiglie

Vino, Uiv-ismea: nel 2024 bollicine oltre record di 1 mld di bottiglieMilano, 11 dic. (askanews) – Le bollicine italiane si apprestano a superare la quota record di un miliardo di bottiglie prodotte e commercializzate nel 2024. Di queste, 355 milioni (+7%) saranno stappate tra Natale e Capodanno in Italia e nel mondo. Un record, rileva l’Osservatorio del vino Uiv-Ismea nel consueto report di fine anno, che dimostra la forza di una tipologia refrattaria a crisi economiche, conflitti e a difficoltà ormai strutturali del settore.


Nel dettaglio, secondo l’analisi targata Unione italiana vini e Istituto per i servizi del mercato agricolo alimentare attraverso l’incrocio di fonti ufficiali, tra Natale e Capodanno i consumi di sparkling tricolori si concentreranno soprattutto all’estero con 251 milioni di bottiglie stappate (+9% sul 2023) e 104 milioni in Italia (+2%). In sensibile calo invece il mercato dello champagne, che chiuderà a -8% (5,1 milioni). Il consuntivo 2024 (1,015 miliardi di bottiglie, +8%) rileva la forte controtendenza della tipologia spumanti non solo rispetto ai vini fermi ma anche ai consumi di altre bevande alcoliche, dalla birra agli spiriti, fatta eccezione per il segmento cocktail, che anzi rappresenta una leva di crescita sempre più strategica anche per le bollicine made in Italy. La “tendenza Spritz”, in accelerazione in tutte le aree chiave della domanda a partire dagli Usa, secondo le stime dell’Osservatorio si è tradotta in 2,8 miliardi di cocktail a base di spumante italiano (in particolare Prosecco e altri Charmat), per un totale di circa 340 milioni di bottiglie dedicate al mix. Un fattore determinante per l’export di quest’anno, che si profila in una crescita stimata, lato volumi, del 9%, complice in particolare l’ennesimo exploit del Prosecco, con il Doc e l’Asolo, e la crescita in doppia cifra degli altri “metodo Charmat”.


Per l’Osservatorio del vino Uiv-Ismea, a dominare il mercato sono comunque gli spumanti a Denominazione di origine controllata (Doc) e garantita (Docg), che rappresentano circa l’80% dell’imbottigliato. E se fino a 20 anni fa la linea del Po non veniva quasi mai oltrepassata, oggi si fa spumante in tutta Italia, con 70 Denominazioni a origine controllata e 17 a origine controllata garantita.

Bashir: garantiremo i diritti di tutti e il ritorno dei profughi in Siria

Bashir: garantiremo i diritti di tutti e il ritorno dei profughi in SiriaRoma, 11 dic. (askanews) – Uno dei principali obiettivi della nuova leadership siriana è “far tornare i milioni di profughi siriani che sono all’estero”. E’ quanto ha spiegato, in un’intervista al Corriere della Sera, il primo ministro ad interim della Siria, Muhammad al Bashir. “Il loro capitale umano, la loro esperienza permetterà di far fiorire il Paese. Il mio è un appello a tutti i siriani all’estero: la Siria ora è un Paese libero che ha guadagnato il suo orgoglio e la sua dignità. Tornate. Dobbiamo ricostruire, rinascere e abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti”, ha spiegato il premier del governo provvisorio.


Le finanze dello Stato, ha confermato, sono in dissesto. “Nei forzieri ci sono solo sterline siriane che valgono poco o niente”, ha detto al Bashir, aggiungendo: “Quindi sì, finanziariamente stiamo molto male”. Quanto alla storia di jihadismo alle spalle di alcuni gruppi ora al potere a Damasco, il primo ministro ha spiegato: “I comportamenti sbagliati di alcuni gruppi islamisti hanno portato molte persone soprattutto in Occidente ad associare i musulmani al terrorismo e l’Islam all’estremismo. Si è trattato di comportamenti errati e di mancanza di comprensione. Così è stato travisato il significato di Islam, che è ‘religione della giustizia’. Noi proprio perché islamici garantiremo i diritti di tutte le genti e tutti i popoli della Siria”.


Sarà islamica la nuova Costituzione? “A Dio piacendo, chiariremo tutti questi dettagli durante il processo costituente”, ha concluso Bashir.

Fao: il 10,7% dei terreni nel mondo è colpito dalla salinità

Fao: il 10,7% dei terreni nel mondo è colpito dalla salinitàRoma, 11 dic. (askanews) – Quasi 1,4 miliardi di ettari di terra, pari a poco più del 10& della superficie terrestre globale totale, sono già colpiti dalla salinità, con un ulteriore miliardo di ettari a rischio sia a causa della crisi climatica e della scarsità di acqua, sia della cattiva gestione umana. Un grave problema in primis per l’agricoltura e la sicurezza alimentare, visto che l’eccessiva salinità riduce la fertilità dei terreni e ha un impatto grave sulla sostenibilità ambientale. Nei paesi più colpiti da questo problema, lo stress da salinità può portare a perdite di resa delle colture, come riso o fagioli, fino al 70%.


Il rapporto della Fao sullo stato globale dei suoli contaminati dal sale è stato presentato oggi durante l’International Soil and Water Forum 2024 a Bangkok. L’evento, co-organizzato dalla Fao e dal ministero dell’Agricoltura e delle cooperative della Thailandia, ha discusso un piano d’azione per arrestare e invertire il degrado del suolo e la scarsità d’acqua. ù Il rapporto stima l’area dei terreni interessati dal sale a 1381 milioni di ettari (Mha), ovvero il 10,7% della superficie terrestre globale totale. Stima inoltre che il 10% dei terreni coltivati e irrigati e il 10% dei terreni coltivati e non irrigati siano interessati dalla salinità, sebbene l’incertezza rimanga elevata a causa della limitata disponibilità di dati. I modelli di tendenze globali dell’aridità indicano che, con l’attuale tendenza all’aumento della temperatura, l’area interessata potrebbe aumentare tra il 24 e il 32% della superficie terrestre totale.


Si prevede che la stragrande maggioranza dell’aridizzazione si verifichi nei paesi in via di sviluppo. Oggi, 10 paesi (Afghanistan, Australia, Argentina, Cina, Kazakistan, Russia, Stati Uniti, Iran, Sudan e Uzbekistan) rappresentano il 70% dei terreni mondiali contaminati dal sale. La crisi climatica sta aumentando l’aridità e la scarsità di acqua dolce. Si prevede che l’innalzamento del livello del mare metterà più di un miliardo di persone nelle zone costiere a rischio di inondazioni progressive e salinizzazione entro la fine del secolo. Inoltre, il riscaldamento globale sta contribuendo alla salinizzazione attraverso lo scioglimento del permafrost.


Anche le pratiche agricole inadeguate svolgono un ruolo significativo. Tra queste rientrano l’irrigazione delle colture con acqua di scarsa qualità, il drenaggio inadeguato, la deforestazione e la rimozione di vegetazione con radici profonde, il pompaggio eccessivo di acqua nelle aree costiere e interne, l’uso eccessivo di fertilizzanti, agenti antighiaccio e l’attività mineraria. In particolare, l’uso globale di acqua dolce è aumentato di sei volte nel corso dell’ultimo secolo, contribuendo alla salinizzazione delle falde acquifere a causa dello sfruttamento eccessivo delle falde acquifere per scopi irrigui.

Accordo in Agrifish opportunità pesca 2025, anche Mar Mediterraneo

Accordo in Agrifish opportunità pesca 2025, anche Mar MediterraneoRoma, 11 dic. (askanews) – E’ stato raggiunto nella notte un accordo politico tra i ministri europei della Pesca ulle opportunità di pesca nell’Atlantico, nel Mare del Nord, nel Mediterraneo e nel Mar Nero per il 2025. L’accordo, raggiunto per consenso dopo due giorni di negoziati, stabilisce limiti di cattura, i cosiddetti “totali ammissibili di cattura” (TAC), e limiti di sforzo di pesca per gli stock ittici commerciali più importanti. Lo sforzo di pesca si riferisce alle dimensioni e alla potenza del motore di un’imbarcazione combinate con il numero di giorni trascorsi a pescare. Il Consiglio adotterà i regolamenti in una prossima riunione e saranno poi pubblicati nella Gazzetta ufficiale e applicati a partire dal primo gennaio 2025.


István Nagy, ministro ungherese dell’agricoltura, ha spiegato che le riunioni dell’Agrifish di quest’anno per stabilire le opportunità di pesca “sono state particolarmente impegnative, ma siamo riusciti a ottenere un accordo equilibrato. Ci consentirà di mantenere gli stock ittici a livelli sostenibili e di proteggere l’ambiente marino, tenendo anche conto della redditività del settore. Definire i limiti dello sforzo di pesca nel Mediterraneo occidentale è stato particolarmente impegnativo, ma siamo riusciti a trovare un compromesso costruttivo”. Proprio per l’area Mediterranea Italia, Francia e Spagna in un documento congiunto avevano chiesto uno stop alla riduzione degli sforzi di pesca. Per quanto riguarda il Mediterraneo occidentale, i ministri hanno concordato di ridurre gli sforzi di pesca dei pescherecci a strascico del 66% nelle acque spagnole e francesi e del 38% nelle acque francesi e italiane per proteggere gli stock demersali, considerando anche l’impatto socioeconomico sulle flotte.


Questa riduzione, si spiega in una nota, è in linea con gli obiettivi del Piano pluriennale del Mediterraneo occidentale (MAP) per gli stock demersali, che entrerà nella sua fase permanente il primo gennaio 2025, dopo un periodo transitorio di cinque anni. Durante la fase permanente del MAP del Mediterraneo occidentale, si applicheranno intervalli di rendimento massimo sostenibile (MSY). Pescare a livelli MSY significa catturare la massima proporzione di uno stock ittico che può essere rimosso in sicurezza dallo stock, mantenendo allo stesso tempo la sua capacità di produrre i massimi rendimenti sostenibili a lungo termine. Inoltre, i ministri hanno concordato di continuare a utilizzare il meccanismo di compensazione istituito per la prima volta per il 2022, assegnando giorni aggiuntivi ai pescherecci che optano per attrezzi più selettivi o che sono coperti da una misura di conservazione nazionale, come incentivo per aumentare la protezione dele stock.


Rispetto al 2024, il Consiglio ha inoltre concordato di ridurre i limiti massimi di cattura per il gambero blu e rosso nelle acque spagnole e francesi del 10% e del 6% nelle acque italiane e francesi. Per il gambero rosso gigante, ha concordato di ridurre i limiti di cattura del 6% rispetto al 2024 nelle acque italiane e francesi.

Papa, appello per la pace in Siria

Papa, appello per la pace in SiriaCittà del Vaticano, 11 dic. (askanews) – Appello di Papa Francesco, al termine dell’udienza generale di oggi in Vaticano, per la Siria “in questo momento delicato alla sua storia”. “Auspico che – ha detto Francesco – si raggiunga una soluzione politica che, senza altri conflitti e divisioni, promuova responsabilmente la stabilità e l’unità del paese”.


“Prego perchè il popolo siriano possa vivere in pace e sicurezza nella sua amata terra – ha poi aggiunto il Papa – e le diverse religioni possano camminare insieme nell’amicizia e nel rispetto reciproco per il bene di quella nazione afflitta da tanti anni di guerra”.

Sanremo Giovani, i sei finalisti di Sarà Sanremo

Sanremo Giovani, i sei finalisti di Sarà SanremoRoma, 11 dic. (askanews) – Quinto e ultimo “atto” di Sanremo Giovani, il contest Rai dedicato alla selezione delle Nuove Proposte di Sanremo 2025. Nella semifinale, propedeutica alla promozione di 6 artisti a Sarà Sanremo, trasmessa martedì 10 dicembre su Rai 2, Rai Radio2 e RaiPlay dalla Sala A di via Asiago e condotta da Alessandro Cattelan, sono stati selezionati Angelica Bove, Alex Wyse, Mew, Selmi, Settembre, Vale Lp e Lil Jolie. Questo il responso della Commissione musicale composta da Ema Stokholma, Carolina Rey, Manola Moslehi, Enrico Cremonesi e Daniele Battaglia – insieme ai “giurati fuori onda” Carlo Conti e Claudio Fasulo – Vicedirettore della Direzione Intrattenimento Prime Time.


Escono dalla gara, e anche stavolta la giuria ha faticato per alcuni concorrenti ad emettere il verdetto, Arianna Rozzo, Bosnia, Grelmos, Mazzariello, Questo e Quello, Tancredi. Nel corso della puntata sono anche stati svelati i due artisti vincitori del concorso Area Sanremo (Etra e Maria Tomba, di cui è disponibile in anteprima esclusiva su RaiPlay il video delle loro canzoni) che andranno a comporre, con i sei finalisti di Sanremo Giovani, il parterre di Sarà Sanremo, in onda il 18 dicembre in prima serata su Rai 1 con la doppia conduzione di Carlo Conti e Alessandro Cattelan, per una puntata ricca di emozioni con quattro sfide dirette “all’ultima nota”. 

Lollobrigida: da Ue cambio passo inimmaginabile prima

Lollobrigida: da Ue cambio passo inimmaginabile primaRoma, 10 dic. (askanews) – “Dalle interlocuzioni che ho avuto in queste ore con diversi Ministri e Commissari Europei, emerge un cambio di passo significativo nei confronti del comparto agricolo, inimmaginabile fino a qualche tempo fa”. Lo scrive il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida sul proprio profilo Facebook. Il ministro da due giorni è impegnato a Bruxelles nella riunione dei ministri dell’Agricoltura europei.


“Le nuove proposte che arrivano dall’UE – ha detto commentando quanto annunciato oggi da Ursula von der Leyen – sono un primo segnale in risposta a richieste che da anni gli agricoltori europei portano avanti per riacquistare la centralità che meritano come custodi del territorio, garanti della qualità del cibo e della nostra Sovranità alimentare”.

Telefonata Meloni-Erdogan: preservare l’unità e l’integrità territoriale della Siria

Telefonata Meloni-Erdogan: preservare l’unità e l’integrità territoriale della SiriaRoma, 10 dic. (askanews) – Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avuto oggi un colloquio telefonico con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, incentrato sugli ultimi sviluppi in Siria, nel corso del quale ha denunciato “l’aggressione israeliana”. Lo ha riferito la presidenza turca in una nota riportata dai media turchi.


Il leader turco ha assicurato che “l’obiettivo è ripristinare la pace, la libertà, il dialogo e la giustizia in Siria, e raggiungere la stabilità preservando l’integrità territoriale”. Quindi ha denunciato “l’aggressione israeliana in Siria”, sottolineando che “non contribuisce alla stabilizzazione del paese”. Meloni, si legge in una nota di Palazzo Chigi, ha ribadito “l’importanza di preservare l’unità e l’integrità territoriale della Siria e di assicurare una transizione pacifica e inclusiva che possa anche contribuire alla stabilità regionale”.


La premier “ha inoltre sottolineato l’assoluta necessità di garantire l’incolumità dei civili e di tutelare tutte le minoranze presenti in Siria, inclusa quella cristiana”. “Alla luce della rapida evoluzione della situazione sul terreno – conclude la nota – i due leader hanno concordato di mantenersi in stretto raccordo”.

Coldiretti da Ue primi passi su pratiche commerciali sleali e Ocm

Coldiretti da Ue primi passi su pratiche commerciali sleali e OcmRoma, 10 dic. (askanews) – “Nelle nostre mobilitazioni di febbraio a Bruxelles avevamo chiesto il rafforzamento delle tutele degli agricoltori contro le pratiche sleali. Oggi la presidente Von der Leyn annuncia primi passi in questa direzione e un cronoprogramma di azioni. Vigileremo affinché siano effettivamente salvaguardati gli agricoltori e siamo pronti a collaborare per filiere più eque valorizzando il modello dei contratti di filiera sperimentato in Italia”. Così in una nota Coldiretti e Filiera Italia in merito alla proposta della Commissione europea su pratiche sleali e organizzazione comune dei mercati.