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Autore: Redazione StudioNews

Stellantis: ipotesi 100 mln a Tavares, mercato si interroga su futuro

Stellantis: ipotesi 100 mln a Tavares, mercato si interroga su futuroMilano, 2 dic. (askanews) – Con le sue dimissioni inattese, il Ceo Carlos Tavares lascia il gruppo Stellantis in una fase di difficoltà per il gruppo e per l’intero settore alla prese con una transizione che non decolla e che sta logorando i bilanci delle case auto. Uno scenario che preoccupa il mercato: le dimissioni di Tavares “creano incertezza in un momento particolarmente critico”, scrivono gli analisti di Equita, mentre il titolo in Borsa è arrivato a cedere il 10% scendendo sui minimi degli ultimi due anni e mezzo (-40% da inizio anno). Mentre il mercato si interroga sul successore di Tavares di cui si sta occupando un Comitato speciale, già circolano le prime indiscrezioni sulla buona uscita del manager portoghese che potrebbe arrivare fino a 100 milioni di euro, considerando che negli ultimi due anni il suo stipendio è stato di circa 40 milioni di euro l’anno.


A gestire Stellantis fino alla nomina del nuovo Ceo sarà un Comitato esecutivo presieduto da John Elkann, azionista di riferimento tramite Exor, che di fatto assume la guida del gruppo. Sui potenziali candidati circolano diversi nomi. Alcuni da tempo come quello del Ceo di Renault, Luca de Meo, che però viene associato a una complicata ipotesi di aggregazione fra Renault e Stellantis. Sempre nel settore circolano i nomi di top manager o ex top manager di case auto tedesche e americane, fra cui Mary Barra, Ceo di GM e responsabile comunicazione ai tempi della trattativa con Marchionne per sciogliere l’alleanza fra i due gruppi. Ma la scelta potrebbe ricadere anche su manager di altri settori, come fatto da Ferrari con la nomina di Benedetto Vigna proveniente dal produttore di chip Stm. Resta poi in piedi anche l’ipotesi di nomine interne, come Jean-Philippe Imparato e Antonio Filosa nominati responsabili Europa e Nord America del gruppo nell’ultimo riassetto manageriale che ha portato anche alle dimissioni della Cfo Nathalie Night sostituita da Doug Ostermann. Sulle cause invece della brusca rottura che si è consumata durante un Cda negli Usa, circolano diverse ipotesi fra cui il peggioramento dei conti (-27% i ricavi nel terzo trimestre) a causa del calo delle vendite in Nord America (-17% nei primi 9 mesi) e in Europa (-7%) da che hanno portato al pesante allarme utili di settembre con il target di margine operativo ridotto dal 10 al 5,5-7%. Ma anche la strategia sull’elettrico, il ritardo nel lancio di nuovi modelli, e, forse, anche scelte drastiche da adottare sull’assetto produttivo del gruppo. Sicuramente Stellantis fra i gruppi auto è quello che ha sofferto di più soprattutto in Europa e in particolare in Italia dove la produzione è crollata del 40% con previsione di chiudere l’anno intorno alle 500mila unità inclusi i furgoni, sui minimi da decenni, mentre Fiat a ottobre è scesa sotto la soglia psicologica del 10% del mercato.


Uno scenario che spaventa governo, subito informato da John Elkann, e sindacati che non rimpiangono l’uscita del manager e chiedono la convocazione dell’atteso tavolo a Palazzo Chigi per discutere del futuro del gruppo in Italia. L’eredità lasciata da Tavares è pesante: diversi stabilimenti fra cui Mirafiori chiusi fino a gennaio e una mancanza di prodotto che sarà compensata solo in parte con le produzioni di Lancia, DS, Jeep e Alfa Romeo a Melfi e Cassino sulle nuove piattaforme Stla Medium e Large. Intanto però diversi modelli del gruppo, fra cui alcuni best seller, come Grande Panda, Lancia Ypsilon, Alfa Junior e Jeep Avenger sono già state allocato in altri stabilimenti europei.

Moto, a Pescara il raduno Hog Inverno 2024

Moto, a Pescara il raduno Hog Inverno 2024Roma, 2 dic. (askanews) – Pescara ha ospitato l’H.O.G Inverno 2024, che ha visto la partecipazione di ben 1800 motociclette e oltre 2400 appassionati provenienti da ogni parte d’Italia. Un weekend all’insegna della passione per le moto e della condivisione tra membri della community, che ha riunito 62 Chapter italiani insieme a tre Chapter spagnoli e uno maltese.


Fondato nel 1983, l’Harley Owners Group (H.O.G.) è un club che conta oltre un milione di membri in tutto il mondo, con l’obiettivo di creare e vivere esperienze uniche in sella alle mitiche moto di Milwaukee. La H.O.G. rappresenta per i bikers un’occasione di socializzazione e di avventure indimenticabili, e quest’anno Pescara ha fatto da palcoscenico per festeggiare la conclusione della stagione motociclistica. L’evento è iniziato venerdì 29 novembre, presso la concessionaria Dolphin Garage. La giornata di sabato ha offerto ulteriori occasioni di incontro e svago, con una vivace pista da ballo e un ristoro sempre affollato presso la concessionaria. La serata è proseguita al Pala Dean Martin di Montesilvano, dove gli ospiti hanno potuto gustare un aperitivo e una cena, allietata dalle esibizioni di artisti tra cui Gianni Schiuma, la regina Live Band, Circo Nero, Evolution Art dj Remo Mariani, Andreino Bob e Totem.


Domenica è stato il giorno del saluto, con i Chapter che si sono uniti per condividere un ultimo tratto di strada verso casa, con la mente già proiettata verso i prossimi eventi del grande gruppo H.O.G.

Quale futuro per imprese agricole familiari? Convegno a Bologna

Quale futuro per imprese agricole familiari? Convegno a BolognaRoma, 2 dic. (askanews) – Quale futuro per le imprese agricole familiari? Se ne parlerà mercoledì 4 dicembre a Bologna nel corso del convegno organizzato annualmente da Compag la Federazione nazionale delle rivendite agrarie, per fare il punto sulla situazione del settore agroalimentare. Articolato in due parti, il convegno getterà uno sguardo sul futuro delle imprese del settore agroalimentare e vedrà la partecipazione dell’europarlamentare Stefano Bonaccini che interverrà in videocollegamento.


Durante la prima sessione “Il presente delinea nuovi scenari per le imprese del settore”, Riccardo Urbani di The European House Ambrosetti affronterà il tema fondamentale della continuità generazionale nelle imprese familiari, che rappresentano l’81% delle imprese italiane e danno lavoro al 75% della popolazione. La seconda sessione “Innovazioni scientifiche e tecnologiche che guardano al futuro” vedrà la partecipazione di esperti come il Direttore del Centro di ricerca in genomica e bioinformatica del Crea Luigi Cattivelli, il prorettore all’innovazione e intelligenza artificiale dell’Università Iulm Guido Di Fraia, il CEO di ImageLine Ivano Valmori e la professoressa di Orticoltura e Floricoltura dell’Università Federico II di Napoli Stefania De Pascale.

Nascerà in Sicilia la prima Scuola internazionale olio di oliva

Nascerà in Sicilia la prima Scuola internazionale olio di olivaRoma, 2 dic. (askanews) – Nascerà in Sicilia la prima Scuola Internazionale dell’olio d’oliva, un progetto voluto dai Premiati Oleifici Barbera che celebreranno i 130 anni di attività con una serata speciale al Teatro Politeama di Palermo. La storia della Manfredi Barbera & Figli S.p.A., storica azienda siciliana fondata nel 1894 e simbolo di eccellenza nel settore dell’olio extravergine di oliva, sarà riassunta nell’evento, intitolato “Olio di famiglia – 130 anni di storia”.


Il progetto della Scuola Internazionale dell’olio d’oliva nasce in collaborazione con la Camera di Commercio di Palermo ed Enna e con la società di certificazione Rina Agrifood: oltre all’attività di formazione, la scuola vedrà la costituzione di un panel di 9 componenti per l’assaggio dell’olio per certificare l’esistenza dei requisiti per essere definito Extravergine d’Oliva. “Raggiungere i 130 anni è un risultato straordinario – ha detto oggi Manfredi Barbera, CEO dell’azienda, nel corso della conferenza di presentazione dell’evento – Questo traguardo non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza per continuare a innovare e valorizzare il nostro territorio perché la nostra missione è sostenere il comparto agricolo siciliano e portare l’olio di qualità a essere ambasciatore della Sicilia e del Made in Italy nel mondo, unendo tradizione e innovazione per portare sulle tavole dei nostri clienti un prodotto di eccellenza”.


L’assessore regionale all’Agricoltura, Sviluppo rurale e Pesca mediterranea, Salvatore Barbagallo, ha ricordato quanto abbia pesato la siccità nel 2024 su tutta l’agricoltura siciliana, “tuttavia – ha detto – l’olivicoltura ha resistito meglio. Noi abbiamo cercato di intervenire attraverso sistemi finanziari, con il piano di sviluppo rurale cercheremo di sostenere gli sforzi degli imprenditori agricoli. Cercheremo di potenziare il settore dell’olio attraverso specifici bandi inseriti nel prossimo piano di sviluppo rurale”.

Coldiretti: pomodoro cinese come italiano, ora etichetta origine

Coldiretti: pomodoro cinese come italiano, ora etichetta origineRoma, 2 dic. (askanews) – L’indagine sulle confezioni di tubetti di concentrato venduti come italiani ma contenenti prodotto cinese, realizzata dalla Bbc, evidenzia l’urgenza di arrivare all’etichettatura obbligatoria dell’origine per tutelare il vero prodotto italiano, considerato anche che il gigante asiatico ha aumentato del 38% nell’ultimo anno la produzione di pomodoro, con il quale potrebbe invadere i mercati europei. E’ quanto affermano Coldiretti e Filiera Italia nel commentare il caso scoppiato in Gran Bretagna dopo che un’inchiesta della televisione inglese ha accusato alcune delle maggiori catene di supermercati di vendere alimenti con indicazioni di provenienza non veritiere.


Tra questi, figurano confezioni di concentrato di pomodoro presentate come d’origine “italiana”, ma che in realtà conterrebbero tracce di pomodori cinesi: coltivati in particolare nello Xinjiang, territorio sottoposto a sanzioni in Occidente. Per questo da tempo Coldiretti e Filiera Italia chiedono l’obbligo dell’indicazione di origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue e Coldiretti ha lanciato una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare.


La Cina – denunciano Coldiretti/Filiera Italia – potrebbe diventare quest’anno il maggior produttore mondiale di pomodoro da industria, superando gli Stati Uniti. Le previsioni di agosto davano infatti una crescita a 11 milioni di tonnellate (erano 8 nel 2023 e 6,2 nel 2022). Considerando che i cinesi consumano appena 1 kg pro-capite all’anno di derivati del pomodoro (contro i 22 kg degli europei) l’aumento di produzione è destinato a riversarsi proprio sui mercati occidentali. Non a caso le importazioni di semilavorati di pomodoro dalla Cina nell’Unione Europea, sono raddoppiate, superando le 100.000 di tonnellate, contro le 50.000 tonnellate di dodici mesi prima. Complessivamente nell’Ue arriva una quantità di prodotto da Pechino che è pari, in pomodoro fresco equivalente, al 10% della produzione Ue di pomodoro da industria.


Un rischio anticipato peraltro proprio dalla Coldiretti con i presidi messi in atto nel maggio scorso al porto di Salerno, in occasione dell’arrivo di un carico di concentrato di pomodoro dalla Cina accusato di essere ottenuto con lo sfruttamento del lavoro delle minoranze. Il carico era partito lo scorso 29 aprile sul treno della China-Europe Railway Express per essere trasferito su nave e arrivare nel porto di Salerno dopo un viaggio di diecimila chilometri tra binari e mare.

Confagri Mantova: potenziare filiera carne bovina italiana

Confagri Mantova: potenziare filiera carne bovina italianaRoma, 2 dic. (askanews) – L’autoapprovvigionamento da ristallo a livello nazionale è in continuo calo, e occorre dunque attrezzarsi per dare vita a una filiera che, di fatto, al momento non esiste. “Dobbiamo aumentare i capi nati e allevati in Italia per diminuire gli ingressi dall’estero e portare valore al comparto nazionale”: lo ha detto Marco Negrisoli, allevatore di Castel Goffredo e presidente della Frp bovini da carne di Confagricoltura Lombardia nel corso del convegno “Carne bovina, dalla crisi alla ripartenza: prospettive future”, svoltosi questa mattina presso la sede di Confagricoltura Mantova.


I numeri d’altronde, presentati da Vincenzo Lenucci, direttore dell’ufficio Politiche sviluppo economico di Confagricoltura, parlano chiaro: nel 2023 solo il 35% della carne bovina arrivava da produzione interna, con il 38% dei tagli provenienti direttamente dall’estero, e il 27% derivanti invece da animali importati. Il tasso di autoapprovvigionamento del settore bovini da carne, pari ad appena il 40,3%, è tra i più bassi dell’agroalimentare e, tra il 2010 e il 2024, sono andati persi oltre 45.000 allevamenti e quasi 110.000 capi. Un’inversione di rotta è necessaria dunque, e può essere spinta dai consumi che, a livello globale, sono in aumento: “se nel 2020, a livello globale, erano pari a 337 milioni di tonnellate – ha detto il professor Carlo Angelo Sgoifo Rossi, del Dipartimento di medicina veterinaria e scienze animali dell’Università di Milano – entro il 2050 voleranno a 680 milioni di tonnellate, con la tanto temuta carne sintetica che occuperà una minuscola fetta, pari a 0,2 milioni di tonnellate. C’è tempo e modo per lavorare bene dunque, ma di certo occorrono alcune azioni, come l’aumento delle vacche nutrici e dei vitelli da ingrasso, non procrastinabili”.


Fari puntati anche sul concetto di sostenibilità: “i bovini – ha detto ancora Sgoifo Rossi – sono molto criticati per il loro impatto ambientale, ma i dati Ispra 2023 ci dicono che l’agricoltura pesa solo per il 7,8% sulle emissioni totali di CO2 in Italia, contro il 55% dell’energia e il 25% dei trasporti. Il settore carne, in particolare, solo per il 3,5%. E i cosiddetti allevamenti intensivi sono più sostenibili del pascolo perché, a parità di consumi da parte dei capi, garantiscono migliori performance produttive”. Naturalmente è possibile ridurre ancora di più le emissioni, e il mondo agricolo da sempre si sta impegnando per questo: “molto spesso – ha spiegato Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – si parla in maniera scorretta dal punto di vista tecnico per quanto riguarda i bovini da carne. Il nostro compito è lavorare per fornire sicurezza e prospettiva ad un settore importantissimo per la nostra economia”. “L’impegno di Regione Lombardia sarà sempre massimo – ha dichiarato in collegamento video l’assessore all’Agricoltura Alessandro Beduschi – e spero di poter portare quanto prima notizie positive, sia da Roma che da Milano, per un comparto che attenzioniamo sempre con il massimo rigore”.

Compie un anno il ristorante dello chef Sanguedolce a Cagliari

Compie un anno il ristorante dello chef Sanguedolce a CagliariRoma, 2 dic. (askanews) – Il ristorante Gli Uffici di Cagliari, dello chef pugliese Tommaso Sanguedolce, compie un anno e lo festeggia con un menù ispirato alle atmosfere invernali e ai prodotti tipici di questo periodo dell’anno. Il ristorante si trova all’interno del maestoso Palazzo Boyl, il più rilevante edificio nobiliare realizzato in città nell’Ottocento. Lo chef è cresciuto in una famiglia legata alla terra e alla cucina, ha studiato ad Alma sotto il rettorato di Gualtiero Marchesi, e in seguito all’estero ha lavorato in ristoranti stellati Michelin come Georges Blanc a Vonnas, il Ritz di Londra, e come consulente per Osteria Lucio di Dublino e Head Chef al Forte Village Resort in Sardegna.


Rientrato in Puglia nel 2017, Sanguedolce è stato Executive Chef del ristorante fine-dining Il Tempo Nuovo a Ugento, nel 2021 segnalato dalla guida Michelin. È stato anche direttore didattico del Puglia Culinary Center e ha coordinato il corso di Enogastronomia d’Impresa dell’Università LUM. A Cagliari porta avanti la propria visione di una nuova cucina regionale unendo i sapori della terra natale, la Puglia, con quelli della Sardegna, in un dialogo culinario che comprende eccellenze italiane e internazionali: i gamberi di Villasimius, la Pompìa, le arselle bianche, il bue rosso. Il menù cambia ad ogni stagione; a marzo il menù si aprirà alla stagione primaverile, con delle variazioni delle pietanze in carta e l’inserzione di ingredienti e prodotti tipici del periodo.

Al Macfrut ‘Potato symposium’, evento internazionale in 2 giorni

Al Macfrut ‘Potato symposium’, evento internazionale in 2 giorniRoma, 2 dic. (askanews) – È la terza specie più coltivata del pianeta, vanta 5000 varietà in 160 Paesi del mondo. Parliamo della Patata, prodotto simbolo di Macfrut 2025, la fiera della filiera internazionale dell’ortofrutta in programma da martedì 6 a giovedì 8 maggio al Rimini Expo Centre. Prodotto globale coltivato su una superficie di 18 milioni di ettari, la Patata in fiera sarà al centro di un evento internazionale coordinato da Luciano Trentini: il The International Potato Symposium, strutturato su più giorni con momenti di approfondimento sulle tematiche tecnico agronomiche e di mercato e visite alle aziende espositrici, insieme a operatori internazionali, stakeholder mondiali e i massimi ricercatori del settore.


Martedì 6 e mercoledì 7 maggio sarà ospitato il Simposio, mentre la terza giornata di fiera sarà dedicata alle visite tecniche. Spiega Trentini: “nella prima giornata si parlerà di tematiche di attualità, tra le quali: le prospettive di sviluppo del settore e l’analisi del mercato fresco e della trasformazione industriale delle patate” mentre “nella seconda giornata si affronteranno temi commerciali: l’andamento dei consumi delle patate, le preferenze dei consumatori e come la comunicazione incide sulla commercializzazione delle patate comuni e di quelle che si qualificano attraverso i marchi di qualità”. “La patata – conclude Trentini – è la terza specie del settore agricolo più coltivato (dietro solo a grano e riso), e riveste un ruolo molto importante se consideriamo anche la sua valenza ambientale. Prendiamo ad esempio l’elemento acqua: gli studiosi confermano che questa solanacea ne consuma meno per unità di produzione. Se infatti servono 400/500 litri di acqua per produrre 1 kg di patate, è necessaria una quantità più che doppia per produrre 1 kg di grano e 4 volte tanto per 1 kg di riso”.

Al via la stagione sciistica a Courmayeur ai piedi del Monte Bianco

Al via la stagione sciistica a Courmayeur ai piedi del Monte BiancoRoma, 2 dic. (askanews) – Courmayeur è un gioiello alpino incastonato ai piedi del Monte Bianco, il tetto d’Europa, e circondato da valli di rara bellezza che offrono esperienze naturalistiche impareggiabili. La Val Ferret è un rifugio perfetto per chi cerca quiete e relax immerso nella natura incontaminata, con panorami che si estendono fino alla catena del Monte Bianco e sentieri ideali per escursioni tutto l’anno. In inverno, la valle si trasforma in un paradiso per lo sci di fondo, con piste perfettamente tracciate lungo il fondovalle. La Val Veny, altrettanto suggestiva, offre scorci spettacolari sui ghiacciai e cime vertiginose, ideali per attività alpinistiche e sport invernali. Luogo paradisiaco per gli amanti dell’outdoor, è perfetto anche per chi desidera vivere la montagna nella sua essenza più autentica.


Per chi preferisce viaggiare in treno, da metà dicembre a fine marzo, è attivo Freccialink, un biglietto speciale accorpato a quello delle tratte Frecciarossa con destinazione Torino Porta Susa, da dove parte il collegamento autobus diretto a Courmayeur. Courmayeur prosegue inoltre il suo impegno verso una mobilità innovativa con NEXT, azienda deep tech che offre veicoli modulari e sostenibili per ridurre il traffico e valorizzare il territorio. Già testato in estate, il servizio torna in fase di sperimentazione in inverno con i POD di NEXT, prenotabili via QR code nel periodo natalizio, per agevolare residenti e turisti.


E’ partita la stagione sciistica: dai tracciati più impegnativi, ideali per sciatori esperti alla ricerca di sfide tecniche, fino a discese più dolci e adatte ai principianti, senza dimenticare le ampie aree riservate ai bambini e alle famiglie. D’inverno gli impianti della Courmayeur Mont Blanc Funivie permettono di accedere in pochi minuti a un comprensorio sciistico che offre ben 100 km di tracciati battuti e fuoripista, 33 piste con notevoli dislivelli, tra cui l’Arp, che permette di sciare a 2.755 metri di altitudine.


Un vero paradiso per gli amanti di sci e snowboard che possono contare su 18 impianti di risalita, ambientazione suggestiva e innevamento garantito, anche grazie alla presenza di impianti per l’innevamento programmato che coprono più dell’80% delle piste. Inoltre, grazie all’apertura serale della funivia Courmayeur, ci si può concedere un aperitivo e un’ottima cena in alta quota, così da ammirare lo spettacolo del tramonto sul Monte Bianco.


Le famiglie possono contare sul Baby Club di Plan Chécrouit, gestito dalla Scuola Sci Monte Bianco, situato a pochi passi dalle stazioni di arrivo della funivia Courmayeur e della telecabina Dolonne, e che ospita bambini da 0 a 10 anni. In alternativa, al Club des Sports – Courmayeur Val Ferret, a pochi passi dalle piste di fondo, ci si può divertire sulla pista di bob con volante e slittini, muovere i primi passi sulla neve o semplicemente rilassarsi nel solarium. Presso il Club si possono anche noleggiare motoslitte per bambini, fat bike e e-bike con gomme da neve per adulti e bambini oltre a sci e ciaspole. E ancora, a pochi minuti dal centro di Courmayeur si trova il Fun Park Dolonne, dove i più piccoli potranno imparare a sciare o lanciarsi in fantastiche discese su bob e snowtubing. Per bambini ma anche ragazzi e adulti, tra la pista da sci Aretù e la Chécrouit, c’è lo snowpark, un’area dedicata interamente ai tricks e alle acrobazie su sci e snowboard in totale sicurezza. Mentre chi ama lo sci di fondo nella Val Ferret avrà a disposizione un tracciato di oltre 20 km da percorrere tra ricchi boschi e prati innevati. Courmayeur è, anche una delle mete europee più apprezzate dai freerider che qui troveranno fuori pista lungo boschi di larici e abeti della Val Vény, i canali dei Vesses, l’Arp Vieille e Youla, caratterizzati da pendenze mozzafiato e discese vertiginose, ideali per chi cerca emozioni forti e la possibilità di migliorare le proprie performance. Gli sciatori esperti possono inoltre approfittare di aree dedicate al freeride, dove avventurarsi in fuoripista sicuri e provare il brivido di scivolare sulla neve fresca, accompagnati da guide professioniste che conoscono ogni segreto della montagna. Ideale anche la Vallée Blanche, che essendo in Francia non fa propriamente parte del territorio di Courmayeur, da cui è tuttavia possibile accedervi tramite Skyway. Anche questa valle regala emozioni uniche agli appassionati di sci con la sua discesa di 24 km, freeride da percorrere con guide alpine o maestri di sci, attraversando paesaggi glaciali mozzafiato e affacci sui pendii del Monte Bianco. Chi vive la montagna come momento di relax, indossando racchette da neve o ciaspole, potrà godersi splendide camminate tra paesaggi incantati dalla pianeggiante Val Ferret, oppure nella selvaggia Val Vény, o ancora raggiungere il ghiacciaio del Toula in compagnia delle guide alpine di Courmayeur. Anche gli amanti della bicicletta potranno divertirsi sciando in sella a una bici da neve nella pianeggiante Val Ferret. Si può scegliere tra la snow bike che al posto delle ruote ha un paio di sci, e la fat bike, una mountain bike dalle gomme formato XXL che consentono una tenuta maggiore per affrontare la vera montagna, in ogni situazione. Courmayeur Mont Blanc è l’unica stazione sciistica del Monte Bianco che permette di raggiungere in elicottero ghiacciai e vette immacolate con l’attività di Heliski: l’esperienza perfetta per provare il brivido dell’elicottero unita a una una sciata in fuoripista, il tutto accompagnati da una guida alpina.

Ricerca uniPisa per riscoprire leguminose antiche toscane

Ricerca uniPisa per riscoprire leguminose antiche toscaneRoma, 2 dic. (askanews) – Riscoprire le virtù delle colture leguminose tipiche della campagna toscana come la veccia e il cece in chiave di sostenibilità, per capire quanto siano resistenti alla siccità e a condizioni ambientali avverse. E’ questa la sfida che l’Università di Pisa sta conducendo nell’ambito di Valereco, un nuovo progetto finanziato del programma Horizon Europe che riunisce 15 partner provenienti da 11 paesi.


In generale, Valereco si concentrerà su tre principali leguminose da granella (soia, pisello, ceci), cinque foraggi principali (veccia, trifoglio, trifoglio bianco, trifoglio violetto, erba medica), un foraggio secondario (sulla) e tre leguminose minori da granella (lupino, fava, lenticchia). Per quanto riguarda l’Università di Pisa è coinvolto il Centro Ricerche Agro-ambientali “Enrico Avanzi” dove saranno realizzate le prove in campo. “L’obiettivo principale – spiega il professore Daniele Antichi del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Ateneo pisano – è di promuovere l’adozione delle leguminose in agricoltura, quantificando e valorizzando il loro valore ambientale ed economico”.


“Il progetto punta a coinvolgere agricoltori e consulenti agricoli – continua Antichi – e a questo scopo organizzeremo tre ‘living lab’ insieme all’Università di Firenze e alla Scuola Superiore Sant’Anna. Inserire le leguminose nei sistemi colturali offre infatti benefici significativi, come il miglioramento della salute del suolo, l’aumento della biodiversità e la riduzione della necessità di fertilizzanti sintetici. Tuttavia, molti agricoltori tendono a sottovalutare o ignorare questi vantaggi a fronte di alcune difficoltà tecniche”.