Milano, 3 apr. (askanews) – Il boom di immatricolazioni di marzo (+40,8% a 168.294 unità) è dovuto a due fattori: un confronto con un mese di marzo 2022 “particolarmente depresso” e un “miglioramento significativo” della capacità delle case auto di fornire le auto richieste, capacità che era stata messa in crisi dalla carenza di microchip e altri componenti. Lo afferma il presidente di Centro Studi Promotor, Gian Primo Quagliano.
Secondo Quagliano proiettando il risultato dei primi tre mesi di quest’anno sull’intero anno, tenendo conto della stagionalità delle vendite, si ottiene un volume di immatricolazioni di 1.377.481 per l’intero 2023. “Si può già escludere che nell’anno in corso ci sia il ritorno alla normalità, cioè a volumi di immatricolazioni dell’ordine dei due milioni di unità che sono il livello minimo necessario per garantire la sostituzione delle auto più vecchie e contenere così l’impatto negativo sulla sicurezza della circolazione e sull’inquinamento”. Per il mercato automobilistico italiano rimangono grandi problemi da risolvere. In primis, osserva Csp, quelli legati alla transizione energetica. La quota delle auto elettriche, infatti, in marzo è stata decisamente modesta e questo nonostante i 190 milioni di incentivi, che, alla data di oggi, sono stati utilizzati solo per il 10,3%. Altro tema è quello dei prezzi, in particolare delle elettriche: nonostante gli aumenti dei listini e le forti riduzioni degli sconti, il 44% dei concessionari prevede ulteriori rincari, come emerge dall’inchiesta Csp condotta a fine marzo.