Auto, offensiva del Ppe perché industria Ue ritorni competitiva
Auto, offensiva del Ppe perché industria Ue ritorni competitivaBruxelles, 11 dic. (askanews) – Eliminare l’obbligo zero emissioni nette di CO2 previsto dal 2035 per tutti i nuovi veicoli immessi sul mercato europeo; anticipare di un anno, all’inizio del 2025, la revisione prevista per il regolamento Ue del 2019 che ha imposto quell’obbligo, in modo da modificare le norme già approvate e ristabilire il principio di neutralità tecnologica, che è stato compromesso con l’imposizione dell’elettrificazione dei veicoli e la messa al bando del motore a combustione interna. E nel frattempo, indicare soluzioni che permettano di evitare o ridurre le multe che diverse case automobilistiche dovrebbero pagare, per un totale complessivo stimato a 16 miliardi di euro, per non aver rispettato i target intermedi di riduzione delle emissioni, fissati per il 2025.
Sono, in buona sostanza, gli obiettivi della “posizione comune” che il Partito popolare europeo (Ppe) ha approvato e pubblicato oggi a Bruxelles, per “assicurare la competitività dell’industria del settore automotive”. La posizione comune ha un destinatario preciso: la nuova Commissione europea di Ursula von der Leyen, che annunciato l’intenzione di aprire un “dialogo strutturato” con l’industria dell’auto fin dai primi mesi del suo mandato. Il Gruppo Ppe al Parlamento europeo, si legge nel documento, “sostiene la proposta della presidente della Commissione di aprire un dialogo strategico sul futuro del settore automobilistico, un processo che sarà guidato personalmente dalla presidente stessa e al quale dovranno partecipare le parti interessate del settore automobilistico, i rappresentanti del Parlamento europeo, della Commissione europea e del Consiglio dell’Ue. Il Gruppo Ppe chiede che, come risultato di questo dialogo, venga definita una strategia europea olistica che aiuti il settore a gestire le varie sfide e riveda il quadro normativo europeo applicabile”.
“Il Ppe – ha affermato in una nota l’europarlamentare di Forza Italia Letizia Moratti – può ora dettare alla Commissione le linee guida per una riforma che sia sostenibile in chiave economica, sociale e ambientale. Di fronte alla grave crisi del settore automobilistico in Europa servono risposte chiare e immediate”. Le domande più urgenti alla Commissione riguardano l’anticipo della revisione delle norme sull’azzeramento delle emissioni al 2035 e l’annullamento delle multe per gli obiettivi mancati nel 2025. “La Commissione europea deve anticipare al 2025 la revisione prevista per il Regolamento Ue 2019/631, al fine di correggere la messa al bando dei veicoli a combustione interna e fornire al settore certezza giuridica e sicurezza di pianificazione il più presto possibile possibile”, si legge nella posizione comune del Ppe.
E’ curioso come il documento chieda di fornire “certezza giuridica” e “sicurezza di pianificazione” nello stesso testo in cui “detta la linea” per cambiare la legislazione già adottata e gli obiettivi obbligatori che miravano, appunto, a indicare la strada e dare certezza agli investitori e all’industria. Il Ppe chiede di rivedere anche gli obiettivi di riduzione delle emissioni già fissati per i veicoli pesanti e i rimorchi (Regolamento Ue 2019/1242). “Entro la fine del 2026, la Commissione dovrebbe rivedere il Regolamento 2019/1242 e adeguare gli obiettivi per i veicoli pesanti e i rimorchi in modo da alleggerire gli oneri per le aziende a media capitalizzazione e adottare un approccio tecnologicamente neutrale, riconoscendo il ruolo dei carburanti alternativi”, si legge nella posizione comune.
E soprattutto, il Ppe insiste sulla necessità di evitare le sanzioni per l’industria per i risultati che non saranno raggiunti l’anno prossimo: “Il mercato delle vendite di auto elettriche non si sta sviluppando come previsto. I dati sulle vendite sono in ritardo rispetto alle aspettative e i produttori rischiano di non raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni fissato per il 2025, con conseguenti potenziali multe miliardarie. Nell’attuale crisi – sottolinea la posizione comune dei Popolari -, i produttori hanno bisogno dei loro profitti per gestire la trasformazione. La Commissione europea dovrebbe effettuare un’analisi della situazione attuale e degli sviluppi previsti nel riesame del 2025, per poi decidere quali misure sono necessarie per mantenere la competitività dei produttori”. Il regolamento Ue richiede che le emissioni medie annuali di CO2 del parco veicoli di autovetture e furgoni nuovi siano ridotte complessivamente del 15% per il periodo 2025-2029. Ogni anno la Commissione europea, con un “atto di esecuzione”, stabilisce la media delle emissioni di CO2 e l’obiettivo specifico di riduzione per le emissioni di ciascun costruttore. I costruttori che sforano il proprio obiettivo specifico dovranno versare una multa pari a 95 euro per grammo al chilometro di emissioni in eccesso, moltiplicato per ciascun veicolo di nuova immatricolazione. Secondo l’Acea, l’Associazione europea dell’industria dell’auto, allo stato attuale si possono prevedere multe pari a circa 16 miliardi di euro per i mancati obiettivi del 2025. Il Ppe chiede “misure di alleggerimento” delle sanzioni, che dovrebbero includere in particolare una valutazione di conformità basata su una media triennale, invece che annuale (riferita al solo 2025), e l’adeguamento del metodo di calcolo delle multe per tenere conto dell’insieme delle auto prodotte e non solo di quelle immatricolate da ciascun costruttore nell’anno considerato. Inoltre, “queste misure dovrebbero tenere conto degli sforzi e degli investimenti che le aziende hanno già compiuto”. Ma “se le sanzioni sono inevitabili, allora dovranno essere reinvestite nel settore automobilistico europeo per scopi specifici (ad esempio per la realizzazione di infrastrutture, programmi di incentivi, digitalizzazione) invece che andare nel bilancio generale dell’Ue”, argomenta il Ppe. Quanto alla “neutralità tecnologica” (un concetto che sta particolarmente a cuore al governo italiano che punta a sviluppare la filiera dei biocarburanti), il documento del Ppe chiede che che nella sua revisione anticipata del Regolamento Ue 2019/631, la Commissione “reintroduca l’approccio tecnologicamente neutrale e riconosca il ruolo di tutte le tecnologie nel raggiungimento delle riduzioni di CO2. La revisione dovrebbe riconoscere il ruolo dei carburanti alternativi, compresi i carburanti elettronici, i biocarburanti, i carburanti rinnovabili o sintetici, e prevedendo esenzioni esplicite”. Va detto anche che la posizione comune dei Popolari non è affatto contro il processo di elettrificazione della mobilità su strada, ma chiede anzi di accelerarlo con la semplificazione dei processi di autorizzazione per le colonnine di ricarica dei veicoli elettrici e incentivi finanziari per la loro installazione. D’altra parte, il Ppe chiede di aumentare l’ambizione del regolamento Afir per lo sviluppo e il dispiegamento delle infrastrutture per la ricarica elettrica e i carburanti alternativi (idrogeno, biocarburanti e carburanti sintetici). Il settore automotive, ha ricordato Moratti nella sua nota “da oltre 150 anni è un pilastro fondamentale dell’economia europea, anche guardando alla componentistica e a tutte le industrie, a partire da quelle di piccole dimensioni”; in tutta la filiera “vale quasi 14 milioni di posti lavoro e contribuisce al 7% del Pil dell’Ue”. Ma, ha sottolineato, nonostante gli sforzi fatti, riguardo allo sviluppo delle auto elettriche “il mercato non è ancora pronto: mancano le infrastrutture e i prezzi sono troppo alti per il consumatore medio. Al momento le auto elettriche si presentano come un bene di lusso riservato ancora a pochi”. Ma; conclude Moratti, “comprarle non deve essere un obbligo con una scadenza temporale”. (fonte immagine: EPP Group).