
Bce taglia ancora i tassi ma ora potrebbe rallentare il passo
Bce taglia ancora i tassi ma ora potrebbe rallentare il passoRoma, 6 mar. (askanews) – La Banca centrale europea ha deciso un nuovo taglio da 0,25 punti percentuali ai tassi di interesse di riferimento dell’area euro, mentre ha rivisto al ribasso le sue previsioni sulla crescita economica. Al tempo stesso il Consiglio direttivo ha fornito segnali che fanno pensare ad un possibile cambio di passo sulla manovra di riduzione del freno monetario.
Con il taglio di oggi, infatti – con cui il tasso sui depositi, che resta il principale riferimento per il mercato, scende al 2,50% – “la politica monetaria diviene sensibilmente meno restrittiva”, recita il comunicato sulle decisioni. Una modifica significativa rispetto alle precedenti comunicazioni, che indicavano la linea monetaria come semplicemente “restrittiva”. Diversi analisti, ma non tutti, vi leggono un segnale sull’intenzione di fare una pausa sui tagli dei tassi al prossimo direttorio, che si terrà il 17 aprile. Interpellata su questa ipotesi, la presidente Christine Lagarde ha evitato di sbilanciarsi. Tanto più in questa fase di elevata incertezza, la Bce non intende vincolarsi ad un percorso predeterminato sui tassi. “Se i dati ci diranno che per raggiungere la destinazione la linea monetaria appropriata sarà tagliare lo faremo, se ci diranno che non è il caso allora non lo faremo e faremo una pausa. Decideremo volta per volta – ha detto -. Mi rendo conto che sia frustrante, mi dispiace, ma qualunque cosa dicessi di più non sarebbe responsabile, mentre la situazione cambia da un giorno con l’altro”.
Intanto la Bce ha rivisto al ribasso le sue previsioni sulla crescita economica media nell’area euro. Ora i tecnici dell’istituzione si attendono 0,9% del Pil quest’anno, 1,2% nel 2026 e 1,3% nel 2027. Nelle precedenti stime, lo scorso dicembre, indicavano 1,1% nel 2025, dell’1,4% nel 2026 e dell’1,3% nel 2027. Ha invece rimodulato quelle sull’inflazione: ora indicano 2,3% quest’anno, 1,9% nel 2026 e 2% nel 2027. Nelle precedenti stime indicavano 2,1% nel 2025, 1,9% nel 2026 e 2,1% nel 2027. L’obiettivo di inflazione della Bce è al 2%. Secondo l’istituzione una guerra commerciale innescata dai dazi decisi dall’amministrazione Usa dovrebbe indebolire la crescita economica dell’area euro e aumentare l’incertezza sul futuro dell’inflazione. “Una escalation delle tensioni commerciali abbasserebbe la crescita dell’area euro minando le esportazioni – ha detto Lagarde – e indebolendo l’economia globale”. Al tempo stesso “le crescenti frizioni nel commercio internazionale stanno aggiungendo incertezza alle prospettive per l’inflazione nell’area euro”.
“Una generale escalation delle tensioni potrebbe far deprezzare l’euro – ha proseguito – e aumentare i costi alle importazioni, che potrebbero creare pressioni al rialzo sull’inflazione. Al tempo stesso una minore domanda di esportazioni e un dirottamento di esportazione nell’area euro da altri paesi in sovracapacità potrebbe creare pressioni al ribasso sull’inflazione”. Invece, secondo il direttorio della Bce sia il piano di “riarmo” annunciato dalla Commissione europea, sia gli accordi in Germania tra Cdu e Spd per aumentare le spese in disavanzo avranno effetti “chiaramente a sostegno della crescita economica dell’area euro. Tutto poi è da valutare nei dettagli e siamo molto attenti a ulteriori sviluppi”. Ad ogni modo “è un lavoro in corso, dovremo capire come questo lavorerà, le tempistiche, i finanziamenti così potremo trarre delle conclusioni e valutare quanto contribuirà alla crescita e che impatto avrà su eventualmente sull’inflazione. Questa parte del lavoro non l’abbiamo ovviamente determinata”, ha aggiunto.
Infine, Lagarde ha mantenuto una linea causa sull’ipotesi che è stata riportata nelle discussioni da ricostruzioni di stampa, di passare alla confisca vera a propria dei titoli congelati della Russia, prevalentemente in Europa, a seguito della guerra in Ucraina. In merito alle ricadute che ci sarebbero da parte di altri investitori esteri, ha avvertito, qualunque decisione andrebbe basata sulle normative internazionali. L’euro ha consolidato i rialzi delle ultime due sedute e nel pomeriggio si scambia a 1,0828 dollari, sempre sui massimi da 4 mesi. Le Borse europee hanno chiuso in ordine sparso, la più positiva Francoforte (+1,59%) che continua a presagire una pioggia di spesa pubblica, Londra invece ha concluso con un meno 0,68%, Milano al più 0,68%. (fonte immagine: ECB 2025).