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Caos in Sudcorea, il voto sull’impeachment di Yoon sarà sabato

| Redazione StudioNews |

Caos in Sudcorea, il voto sull’impeachment di Yoon sarà sabatoRoma, 5 dic. (askanews) – Il principale partito dell’opposizione sudcoreana, Partito democratico, intende votare sabato la mozione di impeachment del presidente Yoon Suk-yeol, presentata dopo che questi ha promulgato due giorni fa la legge marziale, per poi doverla ritirare sei ore dopo in seguito al voto negativo dell’Assemblea nazionale. Lo riferiscono i media sudcoreani.



Il Partito democratico (DPK) e altri cinque piccoli partiti di opposizione hanno presentato una mozione di impeachment, sostenendo che la dichiarazione di legge marziale di Yoon costituisce una violazione della Costituzione e della legge che regola gli stati d’emergenza. Yoon ha dichiarato la legge marziale martedì notte, citando presunti atti “anti-statali” da parte dell’opposizione.


Cho Seung-rae, vice portavoce del DPK, ha dichiarato che il partito prevede di tenere il voto sulla mozione intorno alle 19 di sabato (11 del mattino in Italia), per consentire ai legislatori del partito di governo – il Partito del potere del popolo – di riflettere adeguatamente sulle azioni di Yoon. La mozione è stata presentata a una sessione plenaria dell’Assemblea nazionale mercoledì mattina. Secondo la legge, deve essere votata entro 72 ore dalla sua presentazione.


Per l’approvazione della mozione è necessaria una maggioranza di due terzi, che richiederebbe il sostegno di almeno otto legislatori del partito di governo, dalle cui fila proviene Yoon. Il Partito democratico è maggioranza all’Assemblea nazionale con 170 voti, mentre l’intera opposizione ha a disposizione fino a 192 voti su 300. Il PPP – partito di provenienza di Yoon – ha 108 voti. Il PPP, durante le concitate ore della notte tra martedì e mercoledì, ha mostrato crepe. Il leader Han Dong-hoon ha giudicato “sbagliata” la mossa di Yoon. Ma ieri la formazione politica ha deciso in un’assemblea di respingere la mozione di impeachment, che sospenderebbe subito il presidente dalle sue funzioni, in attesa di una pronuncia della Corte costituzionale, per la quale potrebbero occorrere mesi.