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Vino, Federvini: aziende siano messe in condizioni di fare dealcolati

Vino, Federvini: aziende siano messe in condizioni di fare dealcolatiMilano, 16 apr. (askanews) – “Rispetto ai vini dealcolati, stiamo assistendo alla nascita di una domanda dall’estero, crescente, in particolare da parte di un nuovo segmento, quello dei giovani, che sembrano guardare con curiosità queste categorie di prodotti. Secondo Federvini, è importante mettere le aziende nelle condizioni di intercettare e soddisfare le scelte dei consumatori producendo in Italia i dealcolati. La Federazione plaude all’apertura del ministro Lollobrigida che ha mostrato la volontà di portare avanti un dialogo per favorire regole chiare che permettano di affrontare il cambiamento”. Lo ha dichiarato la presidente di Federvini, Micaela Pallini, ringraziando il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, “per l’attenzione e la vicinanza al settore delle bevande alcoliche e, in particolare, a quello dei vini”.


“Grazie all’eccellente lavoro del governo, l’Italia è stato il primo Paese a produrre un parere circostanziato al dossier degli ‘health warnings’ irlandesi fino al caso del decreto belga sulla pubblicità delle bevande alcoliche” ha proseguito Pallini, aggiungendo che “così come ricordiamo l’impegno del governo sull’etichettatura dei vini e dei prodotti vitivinicoli aromatizzati che ha consentito una transizione graduale al nuovo sistema delle informazioni nutrizionali e lista degli ingredienti. La presenza delle istituzioni al Vinitaly in questi giorni – ha concluso – conferma la sensibilità del governo rispetto alle nostre tematiche e ai dossier che abbiamo sui tavoli europei”.

Vino, Uiv: 1 mln di nuovi consumatori italiani interessati a dealcolati

Vino, Uiv: 1 mln di nuovi consumatori italiani interessati a dealcolatiMilano, 16 apr. (askanews) – “In Italia il 36% dei consumatori è interessato a consumare bevande dealcolate; negli Stati Uniti, incubatore di tendenze specie tra i giovani, il mercato Nolo (no e low alcohol) vale già un miliardo di dollari. Ma l’Italia in questo caso gioca un ruolo residuale, perché, contrariamente a quanto già succede da due anni tra i colleghi nell’Ue, non è ancora possibile per le imprese elaborare il prodotto negli stabilimenti vitivinicoli e non sono state fornite indicazioni agli operatori sul regime fiscale. In estrema sintesi, il prodotto può circolare anche in Italia (come in tutta l’Ue), ma i produttori italiani non possono produrlo”. Lo ha affermato il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti, aprendo i lavori della tavola rotonda “Dealcolati & Co – Le nuove frontiere del vino” organizzata in collaborazione con Vinitaly a Veronafiere.


Al tavolo, assieme alle testimonianze di sette imprese (Argea, Doppio Passo, Hofstatter, Mionetto, Schenk, Varvaglione e Zonin) costrette a dealcolare all’estero, anche gli analisti di Swg e dell’Osservatorio del vino Uiv-Vinitaly, per fare il punto su un segmento ritenuto complementare, anche in Italia, ai consumi di vino tradizionale. Lo testimonia l’indagine realizzata da Swg su un campione rappresentativo di italiani: “Questi prodotti interessano prima di tutto un potenziale di un milione di non bevitori di alcolici – ha spiegato l’analista Swg, Riccardo Grassi – oltre ad una platea di consumatori di vino o altre bevande (14 milioni) che li ritiene una alternativa di consumo in situazioni specifiche, come mettersi alla guida”. Una tipologia che potrebbe essere un nuovo alleato anche per il vigneto Italia: “Sentiamo sempre più spesso parlare di espianti finanziati ma le imprese, che negli ultimi anni hanno ristrutturato metà del proprio vigneto (310 mila ettari) con erogazioni pubbliche pari a 2,6 miliardi di euro – ha aggiunto Castelletti – vogliono continuare a svolgere il proprio lavoro, magari riducendo le rese, puntando ancora di più sulla qualità e, perché no, potendo contare su un nuovo asset di mercato come quello dei Nolo che interesserebbe aree produttive più in difficoltà”. Secondo Swg, la quota di attenzione verso i vini dealcolati (21%) è più alta nelle fasce più giovani (28% da 18 a 34 anni), il target a maggior contrazione dei consumi di vino che nel 79% dei casi dichiara ‘importante’ se non ‘molto importante’ o ‘fondamentale’ poter ridurre i problemi legati all’abuso di alcol mettendo a disposizione dei consumatori prodotti a zero o bassa gradazione.


Forte interesse c’è anche da parte dei giovani di Uiv. “La generazione Z sta dimostrando grande attenzione verso una tipologia in grado di rispondere a un pubblico ‘sober curious’ sempre più numeroso, negli Stati Uniti e nel mondo” ha messo in evidenza la presidente di Agivi, Marzia Varvaglione, evidenziando che “l’Italia deve essere in grado di capire prima di tutto sul piano culturale che un prodotto non sostituisce l’altro e insistere su una sperimentazione che può riservare risultati molto interessanti”. Secondo il focus dell’Osservatorio Uiv, il calo dei consumi di vino tricolore negli Usa (-13% le importazioni a volume nel 2023), è dettato in primis dall’onda cosiddetta salutista delle giovani generazioni, oltre che dalla forte competizione di nuove bevande low alcohol e da una questione demografica che vede la popolazione di bianchi diminuire in favore di altre etnie, a partire dagli ispanici, culturalmente meno orientati ai consumi tradizionali di vino. “I vini low alcohol negli ultimi anni sono stati protagonisti di una cavalcata che li ha portati a essere una scelta non più secondaria nell’evoluzione del gusto degli americani, e oggi valgono circa un miliardo di dollari” ha spiegato il responsabile dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, Carlo Flamini, precisando che “a ciò si aggiungeranno sempre più altre tipologie attente alla propria dieta per un target prevalentemente giovane: i vini low sugar, per esempio, hanno registrato crescite astronomiche nel giro di un quinquennio: da 10 mln di dollari del 2019 ai 270 dell’anno appena chiuso”.


I no alcol sono ancora una nicchia (62 mln di dollari, valore cresciuto di sette volte negli ultimi quattro anni), ma le vendite di vini senz’alcol provenienti dall’Italia hanno sovraperformato il mercato nel 2023, sia a volume (+33% contro +8%), sia a valore (+39% contro +24%). Il prezzo medio di un “alcohol-free wine” è leggermente superiore a quello di un vino tradizionale: 12.46 dollari al litro contro 11.96 nel 2023.

Eataly firma il ristorante del Paglione Italia a Expo 2025 a Osaka

Eataly firma il ristorante del Paglione Italia a Expo 2025 a OsakaMilano, 16 apr. (askanews) – Eataly che firma il ristorante del Paglione Italia all’Expo 2025 di Osaka. Ad annunciarlo in occasione della presentazione del Padiglione Italia alla conferenza stampa Cross-Visoin di Interni il Commissario generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka, l’ambasciatore Mario Vattani.


Vattani ha parlato di due collaborazioni del Padiglione Italia, quella con Simone Legno, creatore di tokidoki marchio di pop-art di fama internazionale che firma la mascotte, Italia-chan, e quella con Eataly, che gestirà il ristorante situato davanti al giardino all’italiana sul terrazzo del Padiglione Italia. “Quale contesto migliore della Milano Design Week per far conoscere al pubblico la adorabile mascotte del Padiglione Italia a Expo 2025 Osaka – ha spiegato Vattani – ‘chan’ è un vezzeggiativo che in giapponese si usa per le bambine e la nostra Italia-chan è una bambina che guarda a futuro, quello che il Padiglione Italia vuole immaginare insieme ai giovani che ne saranno protagonisti. Dall’originalità creativa all’eccellenza della gastronomia Italiana nel mondo di Eataly che firma il ristorante del Paglione Italia: per far conoscere a un pubblico di 30 milioni di visitatori il meglio della cultura e dell’innovazione italiana”.


“Siamo onorati di rappresentare l’Italia nella straordinaria cornice di Expo 2025 a Osaka – ha detto Andrea Cipolloni, Eataly group Ceo – Il nostro impegno sarà realizzare una full immersion nella cultura gastronomica italiana e un’esperienza autentica in un Paese dalla cultura gastronomica così forte come quella del Giappone, in grado di anticipare le tendenze dei paesi asiatici. Il ristorante del padiglione Italia sarà un luogo in cui promuovere il valore dei prodotti alimentari italiani di alta qualità a livello internazionale e diffondere la passione per il cibo italiano nel mondo”.

Vino, studio: in 20 anni più consumatori 18-34 anni, calano gli altri

Vino, studio: in 20 anni più consumatori 18-34 anni, calano gli altriMilano, 16 apr. (askanews) – In venti anni si registra un aumento della quota di consumatori di vino tra i 18 i e 34 anni e una riduzione nelle fasce 35-64enni e con almeno 65 anni. E’ uno dei dati principali che emergono dall’Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis “Il consumo di vino per generazioni. Analogie e differenze dei modelli di consumo per età”, che è stato presentato alla 56esima edizione di Vinitaly a Veronafiere.


Lo studio fotografa l’evoluzione nel tempo del rapporto tra gli italiani e il vino, caratterizzato da “un consumo transgenerazionale e responsabile”. Il 67,7% dei giovani ama consumarlo in compagnia di altre persone, il 45,3% fuori casa e il 34,4% durante i pasti, mentre il 55,3% degli adulti ama berlo insieme con altri, il 55% associato al cibo, e il 34,5% fuori casa. Infine, per quanto riguarda gli anziani il consumo di vino durante i pasti arriva al 79,1%, quello in compagnia al 36%, mentre si riduce al 14,2% fuori casa. Dalla ricerca emerge inoltre che il 96,5% degli italiani preferisce il vino nazionale, quota che resta alta trasversalmente alle generazioni, e l’83,1% dei consumatori predilige vini Dop e Igp. Per il 96,2% il vino italiano rappresenta la qualità, per il 96,1% il gusto, per il 93,8% la tradizione, per il 92% l’identità e per l’84,4% la sostenibilità. Il 54,8% degli italiani afferma che la scelta di un buon vino lo emoziona: lo dichiara in particolare il 53,7% dei giovani, il 64,8% degli adulti e il 37,8% degli anziani. Il 93,8% pensa che si può educare a bere vino con moderazione e responsabilità: condivide tale convinzione l’88,4% dei giovani, il 94,3% degli adulti e il 96,9% degli anziani. Il 75,3% del campione (66,5% giovani, il 79,4% adulti e il 73,8% anziani) si dice infine contrario alle iniziative che demonizzano il vino, “health warning” in etichetta compresi.


L’Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis mette in luce inoltre che l’87,9% degli italiani apprezza molto le variazioni territoriali dei vini italiani, in particolare l’80% dei giovani, l’89,9% degli adulti e l’89,5% degli anziani. L’82,6% degli pensa che il cambiamento climatico modificherà anche i tipi di vino disponibili(l’83,2% dei giovani, l’82,1% degli adulti e l’83,1% degli anziani). Ma è alta la fiducia nella capacità delle imprese del settore di affrontare la sfida del cambiamento climatico e quella della sostenibilità: l’84,4% afferma infatti che il vino italiano rappresenta la sostenibilità (il 79,4% dei giovani, l’85,3% degli adulti e l’86,5% degli anziani). “Da questo studio emerge un elemento positivo, che è quello di un aumento del 5% dei giovani che bevono in modo consapevole vino, collegandolo indissolubilmente alla relazionalità e alla convivialità, tenendo conto della qualità e dell’indicazione geografica di provenienza: si tratta cioè di un consumo consapevole, responsabile e informato” ha commentato il presidente della Fondazione Enpaia, Giorgio Piazza, spiegando che “gli adulti bevono vino in una modalità diversa, a pranzo e a cena, legandolo quindi a una convivialità più tradizionale. Si tratta comunque di un consumo transgenerazionale – ha concluso – che mette in evidenza come il vino sia un prodotto che accompagna intimamente lo stile di vita degli italiani”.


Nel 2010 le aziende agricole con coltivazione di vite erano 388.881 e sono diventate 255.514 nel 2020, con una riduzione di oltre il 34%. La superficie coltivata si è invece ridotta di solo il 5%, con un balzo del 44% degli ettari per azienda. In sintesi: meno aziende ma significativamente più ampie. Le imprese industriali impegnate nella produzione di vino sono anch’esse diminuite del 3% rispetto al 2012 (nel 2021 erano 1.775), mentre gli addetti sono aumentati di quasi quattromila unità (+22,6%). I prezzi del vino sono aumentati del +6,2% tra 2021 e 2023 ma al contempo hanno dovuto assorbire incrementi con crescita dei prezzi a doppia cifra: il +52,4% per l’energia, il +50,4% per concimi e ammendanti, il 28,6% per le sementi e il 22,3% per gli antiparassitari. Incrementi significativi, anche se non a doppia cifra, si registrano anche per la manutenzione e riparazione macchine (+8,9%), e per la manutenzione e riparazione fabbricati rurali (+5,9%).

Vinitaly, Antonini: vino tra i punti di forza del made in Marche

Vinitaly, Antonini: vino tra i punti di forza del made in MarcheMilano, 16 apr. (askanews) – “Anche il vino può essere un traino per il territorio, a partire dalla qualità delle produzioni fino all’enoturismo, grazie alla capacità attrattiva che i marchigiani possono migliorare, facendo leva quindi sugli alti standard di servizio, che sono un driver vincente. È la forza del nostro made in Marche e della nostra artigianalità, che celebriamo nella prima Giornata nazionale del made in Italy”. Lo ha detto l’assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Andrea Maria Antonini, intervenendo al convegno “Radici profonde, visioni future: l’evoluzione del vino marchigiano” alla 56esima edizione di Vinitaly.


All’incontro, l’enologo Roberto Potentini ha ricordato che “nei primi dieci posti dei vini più premiati d’Italia ci sono tre etichette marchigiane”, sottolineando che “ora dobbiamo saper diversificare”, mentre Marta Cocci Grifoni (terza generazione dell’azienda Cocci Grifoni di Ripatransone), ha evidenziato che “il futuro passa dalla formazione e dal’innovazione, una soluzione che ritengo indispensabile per contrastare i cambiamenti climatici”. Secondo Gianluca Garofoli della Cantina Garofoli di Castelfidardo, “noi cerchiamo di capire quali risposte dare ai consumatori futuri: gli americani bevono meno, in Italia non c’è più il consumo quotidiano e questo porta a diversi tipi di scelte: ritengo comunque importante l’esperienza enoturistica, lo storytelling, così da far capire cosa c’è dietro a una bottiglia di vino”. Dal 1999 quando è nato, ad oggi, l’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) è passato dai 19 fondatori agli attuali oltre 500 soci, con una concentrazione sulle prime dieci aziende che rappresentano il 75% della produzione commercializzata. “L’importanza dell’azienda familiare è fondamentale, perché quella del vino è un’attività di business che richiede molto tempo per il rientro, non bastano pochi anni” ha messo in luce, il presidente Michele Bernetti, sottolineando che “per il futuro non abbiamo timore: siamo una regione un po’ chiusa, forse per il carattere che contraddistingue i marchigiani, molto dediti al lavoro e meno alla comunicazione, per questo ritengo che qualche innesto esterno potrebbe essere interessante per tutti quanti”. Anche per Simone Capecci, presidente del Consorzio Vini Piceni, il futuro è nelle mani dei giovani, “che gestiscono i social e sono un nuovo modo di comunicare, più immediato: sarà fondamentale per noi, che abbiamo seguito la vocazione al biologico e ai vitigni autoctoni come punto di forza”.


“La strategia è quella di favorire la sinergia fra le aziende, il dialogo fra imprenditori e giovani – ha chiosato la wine maker Eleonora Marconi – siamo le Marche e quando facciamo le cose insieme sappiamo brillare come un diamante”.

Vinitaly, allo spazio Masaf seminari, mostre e esperienze immersive

Vinitaly, allo spazio Masaf seminari, mostre e esperienze immersiveMilano, 14 apr. (askanews) – Dopo aver partecipato al taglio del nastro che ha dato il via alla 56esima edizione di Vinitaly a Veronafiere, il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida ha inaugurato lo spazio istituzionale del ministero: un grande spazio articolato in tre sale, dove ha preso il via un fitto programma di iniziative realizzate dal Masaf in collaborazione con il ministero dell’Istruzione e del merito, con la possibilità di assaggiare i vini prodotti dagli Istituti agrari, oltre ad una serie di convegni, seminari e incontri organizzati in collaborazione con Crea, Ismea e Agea, ma anche eventi di informazione, cultura e approfondimento curati da altri enti, istituti e associazioni, oltre che degustazioni guidate dai sommelier della Fis.


Il secondo spazio proposto quest’anno dal Masaf ai visitatori del Vinitaly è invece realizzato in collaborazione con il ministero della Cultura, con un’esperienza immersiva tra installazioni multimediali, scritti antichi e opere d’arte. La mostra “Vino tra mito e cultura” ospita scritti antichi e opere provenienti sia dal Museo del Vino di Torgiano della Fondazione Lungarotti, che da diversi musei italiani, grazie al contributo di Generali. Tra le opere presenti, è possibile ammirare “Le nozze di Cana” del Garofalo, “Bacco” di Annibale Carracci, “La vendemmia (allegoria dell’Autunno)” di Francesco Celebrano, “Baccanale” di Pablo Picasso, la “Statua di Satiro” in marmo del I secolo a.C., anfore vinarie in argilla dal IV secolo a.C. al IV secolo d.C., e molto altro ancora. Assieme alla mostra, i visitatori possono sperimentare “Divina”, un’arena immersiva dove è possibile scoprire il vino secondo tre prospettive: una video-esperienza artistica per esplorare attraverso la lente del microscopio la natura del vino; un video immersivo accompagnato da un audio racconto che celebra la bellezza e la ricchezza dei territori agricoli italiani; e una videoesperienza artistica dedicata ai sapori e alle essenze dei vini italiani e dei loro territori, attraverso visualizzazioni organolettiche realizzate in collaborazione con Assoenologi. “Un’opera sul vino italiano non poteva che omaggiare la natura divina del vino italiano, dei suoi territori e dei suoi protagonisti” ha spiegato il regista Andre Guidot, sottolineado che “‘Divina’ è un’esperienza che immerge lo spettatore grazie all’arte e alla scienza, proprio come l’eccellenza del vino italiano”.


“Il nostro vino vale più di otto miliardi di export e viene scelto sul mercato interno perché esprime qualità e dà sicurezza” ha ricordato oggi Lollobrigida, sottolineando che “la cosa migliore è bere con moderazione, prodotti di qualità e al prezzo giusto, per dare giusto valore alla filiera: da chi produce uva fino agli enologi, i trasformatori e i distributori. Vogliamo – ha concluso il ministro – dare equilibrio e creare ricchezza alla Nazione”.

Lollobrigida: forti riserve sui dealcolati e non chiamiamoli vini

Lollobrigida: forti riserve sui dealcolati e non chiamiamoli viniMilano, 14 apr. (askanews) – “Il dealcolato può aprire nuove fette di mercato ma noi che partita vogliamo giocare, quella della qualità o quella della quantità? Io vedo che le scelte di contingentamento produttivo portano spesso alla qualità nel calice, e in molte aree del Paese, come la Franciacorta, questa è stata una scommessa vinta. In Italia la standardizzazione non conviene, mentre ciò che è intimamente legato ad un territorio ci fa vincere la battaglia competitiva. Facciamo le bevande dealcolate che derivano dall’uva e non chiamiamole vino”. Lo ha affermato il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida, nel corso del suo intervento ad un convegno a Vinitaly nel corso del quale è stata presentata una ricerca realizzata dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly in collaborazione con Prometeia.


Quello del vino o delle bevande senza alcol (vedremo quale sarà il nome su cui si troverà un eventuale mediazione) è un tema sul quale l’industria enologica italiana spinge da tempo, convinta che non si possa rinunciare ad un mercato ritenuto in crescita esponenziale. Sempre sullo stesso tema, in un’intervista sul Daily del Gambero Rosso dal Salone, Lollobrigida è apparso ancora più critico affermando: “Lo dico in modo brutale ma chiaro: quando qualcuno sostiene che il dealcolato ci permetterà di aprire una nuova fetta di mercato, io guardo sempre a questa affermazione con un certo sospetto: il rischio è che si vada ad abbassare il valore di un prodotto di eccellenza. Rispetteremo le normative europee che impongono di aprire a questo prodotto – ha aggiunto il ministro – ma da parte mia non ci sarà nessuna incentivazione alla sua promozione”. “Quello che chiedo ai nostri imprenditori è di fare una riflessione: vogliono investire su qualcosa che fa parte della nostra cultura o virare verso una produzione che probabilmente non ci farà brillare?” si è domandato retoricamente Lollobrigida, concludendo “personalmente ritengo irragionevole dover chiamare vino una bevanda che cambia proprio il modo di produrre il vino stesso”.

Vino, a Marco Sabellico il primo “Vinitaly Wine Critics Award”

Vino, a Marco Sabellico il primo “Vinitaly Wine Critics Award”Verona, 14 apr. (askanews) – È stato assegnato al giornalista enogastronomico Marco Sabellico il primo “Vinitaly Wine Critics Award”, il riconoscimento a curatori di guide, critici e wine writer che, attraverso le loro parole, si distinguono per la capacità di comunicare “autenticità, complessità e bellezza del mondo del vino”. Il riconoscimento è stato assegnato al termine della cerimonia inaugurale del 56esimo Vinitaly.


Curatore della guida “Vini d’Italia” del Gambero Rosso, e tra le voci più autorevoli del mondo del vino, nei “lunghi anni di attività con passione e impegno”, Sabellico “ha saputo catturare l’essenza di ogni sorso coinvolgendo i lettori in percorsi sensoriali unici”.

Vino, ad Argiolas e Sanderson il Premio Vinitaly International

Vino, ad Argiolas e Sanderson il Premio Vinitaly InternationalVerona, 14 apr. (askanews) – Valentina e Francesca Argiolas, titolari dell’omonima Cantina, e Bruce Sanderson, senior editor di “Wine Spectator”, sono i vincitori 2024 del premio “Vinitaly International”, il riconoscimento assegnato ogni anno alle personalità che si sono distinte nel contesto nazionale e internazionale per la loro meritoria attività. Il premio è stato assegnato al termine della cerimonia inaugurale del 56esimo Vinitaly, in corso fino al 17 aprile a Veronafiere.


Selezionata nella categoria “Italia”, la Cantina sarda si è distinta per il prezioso contributo alla promozione all’estero del vino made in Italy e “l’incrollabile dedizione all’eccellenza, all’innovazione e alla sostenibilità”, nonché per la sua “capacità visionaria” nel valicare i “diversi confini fino a elevare i vini sardi al livello del palcoscenico globale”. A Sanderson è andato il riconoscimento nella categoria “estero” perché oltre ad aver offerto “un contributo fondamentale nella conduzione di OperaWine”, vetrina esclusiva sul meglio del prodotto enologico tricolore, nel corso della sua carriera “ha dedicato con incrollabile dedizione” più di 30 anni alla promozione dei vini italiani, contribuendone in modo significativo al riconoscimento internazionale.

Vino, Frescobaldi (Uiv): dobbiamo pensare ad affrontare fase nuova

Vino, Frescobaldi (Uiv): dobbiamo pensare ad affrontare fase nuovaMilano, 14 apr. (askanews) – “Un’Italia senza vino non conviene a nessuno: il vino è allo stesso tempo un attrattore e un generatore di valore ben oltre i perimetri del settore. Per continuare a distribuire ricchezza dobbiamo pensare ad affrontare al meglio una nuova fase. L’era della crescita volumica è finita e i paradigmi di consumo stanno cambiando molto velocemente: dobbiamo essere consapevoli di ciò e traghettare le imprese verso questa nuova sfida”. Lo ha detto il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, intervenuto oggi a Vinitaly a Veronafiere, alla presentazione dell’indagine “Se tu togli il vino all’Italia. Un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto”.


“Questo non deve spaventare, perché il cambiamento è un terreno a noi familiare: in 20 anni l’Italia è stata capace più di ogni altro Paese produttore di rimanere protagonista sugli stessi mercati ristrutturando metà dei propri vigneti e adattandoli alle tipologie trainanti” ha proseguito Frescobaldi, aggiungendo che “ggi le imprese dovranno fare la propria parte in termini di innovazione ed efficientamento, ma anche le istituzioni devono dare i giusti stimoli al comparto”. L’indagine, realizzata dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly in collaborazione con Prometeia, ha analizzato l’apporto socio-economico del vino in Italia e su tre territori simbolo (Barolo, Etna e Montalcino), evidenziando l’impatto in caso di una ipotetica estinzione del settore. Secondo Uiv, la competitività e lo sviluppo del settore, la cui scomparsa genererebbe una perdita stimata dallo studio nell’1,1% del Pil italiano, sono minacciate dalle pressioni proibizioniste che influenzano la politica dell’Oms e, a caduta, di molti Paesi (dopo l’Irlanda, ultime in ordine di arrivo, il Belgio e il Canada) e della Commissione Europea. Questo approccio, che tenta di combattere l’abuso di bevande alcoliche attraverso informazioni allarmistiche, imposizioni fiscali e misure che demonizzano il vino, sta condizionando le istituzioni europee che, nei prossimi mesi, potrebbero mettere a rischio il futuro di strumenti fondamentali per lo sviluppo del comparto vitivinicolo, quali i supporti finanziari previsti dalla Pac, le regole sull’etichettatura, gli “health warning” e la promozione.


E sono proprio questi gli strumenti che, ha insistito il presidente Uiv, possono sostenere la crescita del comparto. “I fondi sulla promozione potrebbero essere utilizzati per studiare meglio i mercati, profilare i consumatori” ha evidenziato il presidente di Uiv, sostendendo che “fasce giovani e diverse per composizione etnica hanno bisogno di un’attenzione in più: dobbiamo trovare una strada per avvicinarli al nostro prodotto, con soluzioni che ne rilevino l’attenzione al grado alcolico e zuccherino, per esempio”. “Per fare questo bisogna lasciare spazio alla ricerca e alla sperimentazione su prodotti, come i dealcolati, su cui non abbiamo ancora costruito know how” ha precisato, concludendo “sarebbe forse un modo per rispondere al problema della sovrapproduzione senza ricorrere ad espianti di vigneti la cui ristrutturazione è costata al nostro Paese 2,6 miliardi di euro di contributi pubblici”.