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Vino, studio: in 20 anni più consumatori 18-34 anni, calano gli altri

Vino, studio: in 20 anni più consumatori 18-34 anni, calano gli altriMilano, 16 apr. (askanews) – In venti anni si registra un aumento della quota di consumatori di vino tra i 18 i e 34 anni e una riduzione nelle fasce 35-64enni e con almeno 65 anni. E’ uno dei dati principali che emergono dall’Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis “Il consumo di vino per generazioni. Analogie e differenze dei modelli di consumo per età”, che è stato presentato alla 56esima edizione di Vinitaly a Veronafiere.



Lo studio fotografa l’evoluzione nel tempo del rapporto tra gli italiani e il vino, caratterizzato da “un consumo transgenerazionale e responsabile”. Il 67,7% dei giovani ama consumarlo in compagnia di altre persone, il 45,3% fuori casa e il 34,4% durante i pasti, mentre il 55,3% degli adulti ama berlo insieme con altri, il 55% associato al cibo, e il 34,5% fuori casa. Infine, per quanto riguarda gli anziani il consumo di vino durante i pasti arriva al 79,1%, quello in compagnia al 36%, mentre si riduce al 14,2% fuori casa. Dalla ricerca emerge inoltre che il 96,5% degli italiani preferisce il vino nazionale, quota che resta alta trasversalmente alle generazioni, e l’83,1% dei consumatori predilige vini Dop e Igp. Per il 96,2% il vino italiano rappresenta la qualità, per il 96,1% il gusto, per il 93,8% la tradizione, per il 92% l’identità e per l’84,4% la sostenibilità. Il 54,8% degli italiani afferma che la scelta di un buon vino lo emoziona: lo dichiara in particolare il 53,7% dei giovani, il 64,8% degli adulti e il 37,8% degli anziani. Il 93,8% pensa che si può educare a bere vino con moderazione e responsabilità: condivide tale convinzione l’88,4% dei giovani, il 94,3% degli adulti e il 96,9% degli anziani. Il 75,3% del campione (66,5% giovani, il 79,4% adulti e il 73,8% anziani) si dice infine contrario alle iniziative che demonizzano il vino, “health warning” in etichetta compresi.


L’Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis mette in luce inoltre che l’87,9% degli italiani apprezza molto le variazioni territoriali dei vini italiani, in particolare l’80% dei giovani, l’89,9% degli adulti e l’89,5% degli anziani. L’82,6% degli pensa che il cambiamento climatico modificherà anche i tipi di vino disponibili(l’83,2% dei giovani, l’82,1% degli adulti e l’83,1% degli anziani). Ma è alta la fiducia nella capacità delle imprese del settore di affrontare la sfida del cambiamento climatico e quella della sostenibilità: l’84,4% afferma infatti che il vino italiano rappresenta la sostenibilità (il 79,4% dei giovani, l’85,3% degli adulti e l’86,5% degli anziani). “Da questo studio emerge un elemento positivo, che è quello di un aumento del 5% dei giovani che bevono in modo consapevole vino, collegandolo indissolubilmente alla relazionalità e alla convivialità, tenendo conto della qualità e dell’indicazione geografica di provenienza: si tratta cioè di un consumo consapevole, responsabile e informato” ha commentato il presidente della Fondazione Enpaia, Giorgio Piazza, spiegando che “gli adulti bevono vino in una modalità diversa, a pranzo e a cena, legandolo quindi a una convivialità più tradizionale. Si tratta comunque di un consumo transgenerazionale – ha concluso – che mette in evidenza come il vino sia un prodotto che accompagna intimamente lo stile di vita degli italiani”.


Nel 2010 le aziende agricole con coltivazione di vite erano 388.881 e sono diventate 255.514 nel 2020, con una riduzione di oltre il 34%. La superficie coltivata si è invece ridotta di solo il 5%, con un balzo del 44% degli ettari per azienda. In sintesi: meno aziende ma significativamente più ampie. Le imprese industriali impegnate nella produzione di vino sono anch’esse diminuite del 3% rispetto al 2012 (nel 2021 erano 1.775), mentre gli addetti sono aumentati di quasi quattromila unità (+22,6%). I prezzi del vino sono aumentati del +6,2% tra 2021 e 2023 ma al contempo hanno dovuto assorbire incrementi con crescita dei prezzi a doppia cifra: il +52,4% per l’energia, il +50,4% per concimi e ammendanti, il 28,6% per le sementi e il 22,3% per gli antiparassitari. Incrementi significativi, anche se non a doppia cifra, si registrano anche per la manutenzione e riparazione macchine (+8,9%), e per la manutenzione e riparazione fabbricati rurali (+5,9%).