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Dazi sul vino, Boscaini (Masi): danneggerebbero sia noi che gli Usa

Dazi sul vino, Boscaini (Masi): danneggerebbero sia noi che gli UsaMilano, 20 mar. (askanews) – “Pochi considerano l’impatto che i dazi hanno non solo sui consumatori americani ma anche sul loro sistema distributivo, che dipende in gran parte dai prodotti italiani. Questo include in particolare anche una buona percentuale di ristorazione italiana o che si rifà allo stile italiano, come i tanti sistemi distribuitivi che sono nati e prosperato con il vino e i prodotti del made in Italy. In effetti, i dazi danneggiano entrambe le sponde dell’Atlantico, generando una tensione economica che potrebbe essere evitata attraverso politiche più equilibrate e reciprocamente vantaggiose. In definitiva, l’imposizione di dazi non fa che creare difficoltà ad un sistema che, da un lato, promuove l’eccellenza del vino italiano, e dall’altro, sostiene interi settori economici e sociali negli Stati Uniti. Gli effetti negativi non riguardano quindi solo le imprese italiane, ma l’intero mercato, dove entrambe le economie rischiano di subire danni reciproci. Non dimentichiamoci che per ogni dollaro di vino che noi incassiamo, agli Usa restano 4,3 dollari tra tasse e altri costi”. Lo ha affermato il presidente di Masi Agricola, Sandro Boscaini, alla presentazione a Milano della ricerca “Resilienza e preparazione al prossimo ciclo di consumo globale di vino. Masi: Un caso studio originale” curata da Jean-Marie Cardebat dell’Università di Bordeaux e da Davide Gaeta dell’Università di Verona.


“La prospettiva dei dazi imposti dagli Stati Uniti è motivo di seria preoccupazione per il settore del vino italiano” ha ricordato Boscaini, ricordando che “il mercato statunitense è il primo mercato a valore per il vino di qualità e secondo solo alla Germania per i volumi, dove il nostro vino gode di ottima reputazione e ottimo posizionamento”. “Il vino italiano ha sempre avuto un forte legame con gli Stati Uniti, non solo per la sua qualità, ma anche per il valore sociale che rappresenta come simbolo di identità culturale tramandato da generazioni di emigranti italiani, molti dei quali lavorano nei settori della ristorazione e della distribuzione” ha continuato il presidente di Masi, aggiungendo che “questo testimonia quanto il vino italiano sia profondamente radicato nel tessuto sociale e culturale americano”. “Se fossero confermati già i dazi al 25%, avremmo un forte impatto sulle esportazioni del vino italiano, del vino veneto, e sulla competitività di tutti i nostri prodotti che ne risentirebbe notevolmente. Del resto, complessivamente il vino italiano perderebbe in quel mercato circa 1 miliardo di euro” ha proseguito “Mister Amarone”, concludendo che “la minaccia di applicare dazi al 200% sul vino italiano è priva di logica, ma soprattutto è un danno reciproco”.

Dazi, Uiv incontra Tajani: impegno per discutere stralcio alcolici

Dazi, Uiv incontra Tajani: impegno per discutere stralcio alcoliciMilano, 19 mar. (askanews) – Il presidente e il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi e Paolo Castelletti, hanno incontrato ieri alla Farnesina il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in merito ai dazi a vino e alcolici al 200% che di fatto azzererebbero non solo il primo mercato di destinazione per il vino italiano (1,9 miliardi di euro nel 2024) ma comporterebbero un danno all’intero settore europeo.


“Abbiamo chiesto al ministro Tajani di escludere vino e alcolici dalla disputa commerciale legata ai dazi su acciaio e alluminio, anche perché si colpirebbe un comparto europeo che esporta per un valore di 8 miliardi di euro l’anno, a fronte di un import degli stessi prodotti dagli Stati Uniti di 1,35 miliardi di euro” ha spiegato Frescobaldi, aggiungendo che “una richiesta che il ministro si è impegnato a rappresentare domani a Bruxelles in sede di incontro con il commissario al Commercio, Maros Sefcovic”. Per Castelletti, “l’annuncio, il 13 marzo, dei dazi al 200% sta già condizionando fortemente il mercato che è di fatto bloccato, con gli importatori americani che hanno sospeso gli ordini. Per questo serve una risoluzione urgente in sede Ue”. Uiv considera inopportuna l’inclusione nella disputa commerciale di categorie di prodotti in cui il “gioco a perdere” è evidente, con un rapporto di 6 a 1 a sfavore dell’Europa. Una sproporzione che secondo Unione italiana vini rischia di mettere in ginocchio un comparto, il vino, che in Italia vale l’1,1% del Pil con un valore aggiunto che supera i 17 miliardi di euro, con un peso pari al 40% (1,93 miliardi di euro) del totale export Ue negli Stati Uniti.


All’incontro con il ministro Tajani. Uiv si è espressa a favore della ratifica dell’accordo di libero scambio Mercosur.

Vino, il 28 e 29 marzo Aivv inaugura 76esimo anno accademico ad Alba

Vino, il 28 e 29 marzo Aivv inaugura 76esimo anno accademico ad AlbaMilano, 19 mar. (askanews) – Riparte ufficialmente l’attività 2025 dell’Accademia della Vite e del Vino (Aivv) che il 28 marzo, nella Sala Convegni Ampelion del Centro di Ricerca Interdipartimentale “Viticoltura e vino”(CONViVi) dell’Università di Torino ad Alba (Cuneo), inaugura il settantaseiesimo anno accademico.


Una due giorni con la partecipazione di numerosi esperti, accademici e opinion leader con approfondimenti sulle attuali sfide del vino italiano. “Come sempre vogliamo che questo importante momento per l’Accademia coincida con un confronto aperto sull’attualità del settore con la partecipazione degli attori e dei protagonisti della filiera” ha affermato il presidente Rosario Di Lorenzo, aggiungendo che “questa di Alba sarà una tornata ricca di contenuti e di spunti per tutti gli accademici e per i nuovi arrivati che investiremo proprio nella prima giornata di lavoro”. Il programma prenderà il via nel pomeriggio di venerdì 28 marzo, con l’inaugurazione ufficiale dell’anno accademico che sarà sottolineata dall’ingresso di accademici, circa 60 tra onorari, ordinari, corrispondenti e corrispondenti stranieri e una prolusione di uno dei produttori di vino italiani più famosi nel mondo, Angelo Gaja. Il tema dell’intervento di Gaja sarà “Il cammino del vino italiano” e spazierà sulle principali sfide che attendono il comparto, tra crisi dei mercati, nuovi consumatori e la scelta dei dealcolati. La seconda giornata, il 29 marzo, partirà alle 9 e vedrà numerosi seminari sul tema de “L’intelligenza artificiale al servizio della viticoltura e dell’enologia”. Si alterneranno numerosi esperti del settore, animati e moderati dal direttore del Corriere Vinicolo, Giulio Somma. L’evento è patrocinato dall’Università di Torino (CONViVi), dal Crea, dall’Accademia di Agricoltura di Torino, Ugivi, Assoenologi, Confindustria Cuneo e Associazione nazionale Le Donne del Vino, delegazione Piemonte.

L’Antica Bottega del Vino di Verona si prepara ad aprire a Cortina

L’Antica Bottega del Vino di Verona si prepara ad aprire a CortinaMilano, 19 mar. (askanews) – In vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici invernali del 2026, l’Antica Bottega del Vino, storico locale veronese di proprietà di Famiglie Storiche, annuncia l’apertura di un nuovo ristorante nel centro storico di Cortina d’Ampezzo (Belluno) per la stagione invernale 2025-2026.


L’Antica Bottega del Vino è celebre per la sua carta dei vini da record, circa 21mila referenze che le sono valse per il ventunesimo anno consecutivo il “Grand Award” di Wine Spectator. “Questo investimento rappresenta un’importante opportunità per la nostra realtà” ha spiegato Sabrina Tedeschi, presidente del locale, rimarcando che “il ristorante a Cortina sarà la vetrina internazionale d’eccellenza per raccontare e promuovere la tradizione di quella che è considerata da molti una pietra miliare dell’enogastronomia veneta”. L’apertura si inserisce in un momento di grande fermento per la località ampezzana in vista delle future Olimpiadi. “Siamo entusiasti di portare l’eredità storica di uno dei punti di riferimento per l’enogastronomia della città scaligera in un centro di prestigio come Cortina che, con le Olimpiadi 2026, sarà sotto i riflettori del mondo intero” ha aggiunto il direttore Luca Nicolis, sottolineando che “il nuovo locale sarà un vero e proprio prolungamento dell’esperienza veronese: la stessa garanzia e sicurezza che hanno reso celebre l’Antica Bottega del Vino verranno riproposte in una cornice diversa: la continuità è la chiave”.

Vini pregiati all’asta il 26 e 27 marzo da Bolaffi: oltre 1.480 lotti

Vini pregiati all’asta il 26 e 27 marzo da Bolaffi: oltre 1.480 lottiMilano, 19 mar. (askanews) – Due intere giornate d’asta dedicate ai vini pregiati italiani, francesi e mondiali sono in programma mercoledì 26 e giovedì 27 marzo in modalità “internet live” sul sito di Aste Bolaffi, con un catalogo che sfiora i 1.500 lotti. Il primo giorno è dedicato alle etichette italiane più celebri del Piemonte e della Toscana; il secondo ai vini delle altre regioni d’Italia, alla Francia e al resto del mondo.


L’asta si apre con i produttori più blasonati, Accomasso, Burlotto, Gaja e Giacomo Conterno, quest’ultimo presente con numerose annate di Barolo Monfortino Riserva dal 1945 fino al 2015, tra cui tre magnum del 2008 in cassa originale in legno (lotto 96, base d’asta 4.800 euro). Nella proposta di Barbaresco Gaja a partire dal 1960 spicca una selezione di sei bottiglie di Sorì (lotto 150, da 1.100 euro), ma ci sono anche varie annate di Gaja&Rej, tra cui una verticale di cinque bottiglie (lotto 186, da 650 euro). Si prosegue con diverse “etichette rosse” di Bruno Giacosa, una nutrita selezione di Bartolo Mascarello, come una verticale di barolo con le celebri etichette disegnate (lotto 264, da 2.800 euro), bottiglie di Giuseppe Rinaldi, Vietti, Sandrone. Inaugurano il capitolo della Toscana i due Supertuscan di Antinori per eccellenza, anche in formati particolari (magnum e doppie magnum): il Solaia con vari lotti dal 1987 al 2018 e il Tignanello, dal 1981 al 2021. Interessanti inoltre le selezioni di Brunello di Montalcino Biondi Santi “Tenuta Il Greppo”, sia nella versione annata, sia in quella “riserva”, dal 1974 al 2011, e di Intistieti e di Case Basse Gianfranco Soldera con bottiglie ormai introvabili del 1988 (lotto 499, da 2 mila euro). Tra gli altri top lot della sezione ci sono un Sassicaia del 1985 (lotto 721, da 1.200 euro) e due magnum di Masseto del 1998 (lotto 565, da 3 mila euro). Le altre regioni d’Italia sono presenti con le etichette più famose: dall’Abruzzo con Emidio Pepe e Valentini, al Trentino con la Riserva del Fondatore di Giulio Ferrari, al Veneto con Giuseppe Quintarelli e Romano Dal Forno, alla Lombardia con una doppia magnum di Annamaria Clementi Ca’ del Bosco.


La selezione internazionale del catalogo offre una panoramica sui vini mondiali più importanti, in particolare da Australia, Spagna e Stati Uniti, e un ampio focus sulla Francia. La regione di Bordeaux è presente con gli Chateau più blasonati, tra gli altri Lafite Rothschild, Mouton Rothschild, Cheval Blanc, Margaux, Latour, d’Yquem e presenta come “top lot” tre bottiglie di Petrus in cassa originale in legno (lotto 1203, da 7.500 euro). Per la Borgogna si segnalano invece due prestigiose magnum di “Musigny Grand Cru Cuvée Vieilles Vignes 1990” del Domaine Comte Georges de Vogué (lotto 1234, da 2.400 euro), una bottiglia di “Montrachet Grand Cru 2014” di Jean Claude Ramonet (lotto 1359, da 2mila euro), una bottiglia di “Echezeaux Grand Cru 1994” di Henri Jayer-Georges Jayer proprietaire (lotto 1345, da 2mila euro) e diversi lotti del Domaine de la Romanée-Conti e del Domaine Leroy. Chiudono l’asta gli champagne più rinomati, Armand de Brignac, Bollinger, Krug, Cristal, Dom Perignon, tra cui un “Dom Perignon P3 Brut Vintage 1988” (lotto 1401, da 2.600 euro) e un “Cristal Brut Millennium Edition 1990-2000” (lotto 1432, da 2.500 euro) – e Selosse, oltre a vini delle regioni Rodano, Loira e Jura.

Vino, dal 24 al 27 aprile il 14esimo “Orcia Wine Festival”

Vino, dal 24 al 27 aprile il 14esimo “Orcia Wine Festival”Milano, 18 mar. (askanews) – Conto alla rovescia per la quattordicesima edizione di “Orcia Wine Festival”, la mostra mercato dell’Orcia Doc che dal 24 al 27 aprile racconterà il paesaggio patrimonio Unesco attraverso l’eccellenza del vino.


Promossa dal Comune di San Quirico d’Orcia, in collaborazione con il Consorzio del Vino Orcia, l’evento è allestito nelle suggestive sale di Palazzo Chigi Zondadari dove per quattro giorni troveranno spazio degustazioni tecniche guidate e banchi di assaggio. Da mostra mercato del vino “più bello del mondo”, come viene definita la Denominazione che quest’anno compie i suoi primi 25 anni, negli anni la manifestazione è divenuta “un evento multisensoriale”, aperto non solo agli operatori, che potranno degustare i vini direttamente dal banco di assaggio con circa venti Cantine, o nelle masterclass e nei seminari in programma, ma anche ai tanti turisti e appassionati che nel lungo ponte del 25 aprile sceglieranno la Val d’Orcia. “Un evento che valorizza le eccellenze enologiche della Val d’Orcia e che si conferma quale contenitore di tutto un territorio – afferma il sindaco Marco Bartoli – delle sue produzioni di pregio e delle sue peculiarità, con approfondimenti e degustazioni tecniche, possibilità di conoscere i vini e le aziende, attraverso tour dedicati”.


“Sarà una edizione molto particolare questa perché è l’anno in cui la nostra Doc celebra il primo quarto di secolo – aggiunge la presidente del Consorzio del Vino Orcia, Giulitta Zamperini – un evento che è unico nel suo genere grazie soprattutto alla collaborazione tra la nostra realtà e l’Amministrazione comunale di San Quirico d’Orcia che ci offre la possibilità di mettere in mostra i nostri vini in luoghi eccezionali”. Il programma prenderà il via giovedì 24 aprile con alle 17.45, 18.30 e 19.15 una speciale visita agli Horti Leonini e alle mura della città. Si prosegue poi il venerdì 25 aprile con l’apertura dei banchi d’assaggio delle aziende dell’Orcia Doc a Palazzo Chigi Zondadari (dalle 12 alle 19). Sempre il 24 aprile la visita notturna. Sabato, oltre alla mostra mercato e a un seminario tecnico, sarà la giornata della tradizionale “Cena a Palazzo” alle 20.15. La domenica si apre alle 9.30 con un trekking, per poi arrivare alle 12.30 quando le vie del borgo saranno colorate dalla sfilata in costume dei quartieri della Festa del Barbarossa. In particolare, alle 10 si svolgerà la masterclass guidata da Alessandro Brizi.

Vino, a Vinitaly la collettiva di Irpinia e Sannio con 111 Cantine

Vino, a Vinitaly la collettiva di Irpinia e Sannio con 111 CantineMilano, 18 mar. (askanews) – Con 111 aziende su una superficie di 3.000 metri quadrati, la collettiva guidata dalla Camera di Commercio Irpinia Sannio e dai due Consorzi di tutela vini d’Irpinia e Sannio dà appuntamento al 57esimo Vinitaly (Veronafiere, 6-9 aprile), all’interno del padiglione della Campania. L’iniziativa è stata presentata oggi in una conferenza stampa a Benevento presso la sede della Camera di Commercio Irpinia Sannio.


Il distretto enologico irpino-sannita produce in media 35 milioni di bottiglie l’anno, per un controvalore complessivo alla produzione di 120 milioni di euro, oltre i 2/3 del totale regionale. Circa 300 imprese che vinificano e imbottigliano prodotti a marchio, una superficie vitata che con quasi 17.000 ettari rappresenta i due terzi del vigneto Campania e un valore dell’export di vino di quasi 30 milioni di euro nel 2024, il 7% in più rispetto all’anno precedente per una quota sul totale delle spedizioni regionali che sale al 68%. “L’obiettivo è quello di rafforzare il business dei vini irpini e sanniti, che hanno fatto della sostenibilità, della biodiversità e della tradizione enologica dei solidi pilastri della propria produzione e che hanno enormi potenzialità anche in termini di enoturismo” ha affermato il commissario straordinario della Camera di Commercio Irpinia e Sannio, Girolamo Pettrone, aggiungendo che “al Vinitaly puntiamo ad incontrare nuovi buyer italiani ed esteri, grazie alla presenza di delegazioni provenienti da circa 140 Paesi, forti di una qualità vitivinicola riconosciuta di un territorio che rappresenta i due terzi del vigneto regionale campano”.


La viticoltura di Irpinia e Sannio guarda al futuro attraverso il progetto “Dioniso”, guidato dal Distretto Aerospaziale della Campania (DAC) e dalla Camera di Commercio di Irpinia Sannio in stretto raccordo con i Consorzi di tutela dei vini dell’Irpinia e del Sannio e degli atenei Federico II di Napoli e Unisannio. “Dioniso” punta a traghettare la viticoltura di precisione in una nuova dimensione, attraverso l’utilizzo di droni e sensori per raccogliere dati e fornire ai produttori informazioni in tempo reale, così da ottimizzare la produzione, rispondere alle sfide del cambiamento climatico, ridurre l’uso di mezzi tecnici, migliorare la gestione delle risorse idriche, adottare interventi preventivi per gestire efficacemente malattie e patogeni, incrementando così gli aspetti legati alla sostenibilità ambientale ed economica. A Vinitaly, la Camera di Commercio di Irpinia Sannio affronterà con il Consorzio tutela Vini d’Irpinia e con il Sannio Consorzio Tutela Vini i temi dell’enoturismo a un anno dall’approvazione della legge regionale; gli aspetti legati al vino come espressione di identità di un territorio attento alla sostenibilità, proiettato verso una gestione razionale delle imprese grazie alla digitalizzazione; teso a rafforzare la propria presenza sui mercati internazionali, promuovendo degustazioni, confronti guidati, ma anche talk e approfondimenti con esperti. Alla Fiera del vino di Verona sarà distribuita la seconda edizione della “Guida ai vini di Irpinia e Sannio” curata da Luciano Pignataro, che uscirà anche in allegato al quotidiano “Il Mattino” di Napoli in occasione della manifestazione.


Le denominazioni del territorio del Sannio sono: Aglianico del Taburno Docg, Falanghina del Sannio Doc (con le sottozone di Guardia Sanframondi o Guardiolo, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Taburno), Sannio Doc che copre tutta la provincia e Benevento o Beneventano Igt. L’Irpinia ha tre Docg: il Taurasi, il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino. A queste si aggiunge la Doc Irpinia con la sottozona Campi Taurasini.

Vino, il 12 e 13 aprile la seconda edizione del “Sangiovese Festival”

Vino, il 12 e 13 aprile la seconda edizione del “Sangiovese Festival”Milano, 18 mar. (askanews) – E’ in arrivo un nuovo capitolo del Sangiovese Festival. Il 12 e 13 aprile a San Giovanni Valdarno (Arezzo) torna la fiera mercato dedicata al vitigno re incontrastato dei rossi dell’Italia centrale. Oltre 80 le aziende provenienti non solo dalla Toscana, ma anche da Umbria, Emilia Romagna, Lazio e oltre 400 i vini per la degustazione e l’acquisto. Ad organizzare questa seconda edizione è il locale Comune, in collaborazione con Confcommercio Firenze-Arezzo e con il patrocinio della Regione Toscana e il contributo della Camera di Commercio di Arezzo-Siena. Il nuovo capitolo della manifestazione è stata presentato oggi dal presidente della Regione Eugenio Giani, dalla sindaca di San Giovanni Valdarno, Valentina Vadi, dal direttore di Confcommercio Toscana, Franco Marinoni, dal presidente della delegazione Valdarno nord di Confcommercio Paolo Mantovani, dal vice segretario generale della Camera di Commercio Mario Del Secco e dal curatore del festival Marco Talladira.


“Dopo le anteprime del vino che si rivolgono agli operatori del settore ecco le feste con i cittadini, in piazza, con la gioia di stare insieme. E San Giovanni Valdarno, la antica terranuova fiorentina, con la sua piazza si presta a questo evento con uno scenario straordinario che offrirà al vitigno madre del vino che poi è diventato celebre in tutto il mondo: il sangiovese ispiratore del Chianti e che si articola poi e si differenzia in varie tipologie” ha affermato Giani, ricordando che “del Sangiovese si sente parlare per la prima volta nel 1590, con Giovan Vettorio Soderini che lo definisce ‘vitigno sugoso e pienissimo di vino’ e poi nel Settecento ed è anche riprodotto in tele ancora conservate a Firenze. Un vitigno ‘sua maestà’ – ha concluso il governatore – a cui è doveroso e bello dedicare una festa popolare come questa che combina valorizzazione del territorio, tradizione e filiera agroalimentare”. “Dopo lo straordinario successo dello scorso anno auspichiamo che questa seconda edizione del Sangiovese festival possa portare ancora più presenze in città” ha detto Vadi, precisando che la “formula è la stessa ma con un numero maggiore di Cantine e produttori che parteciperanno. Le due piazze principali di San Giovanni saranno il fulcro di questo evento – ha continuato la sindaca – e tanto sono le iniziative collaterali come talk, eventi, conferenze con nomi di respiro nazionale”.


Ci saranno delle postazioni dedicate in cui si alterneranno concerti di musica live e conferenze, dove professori, scrittori e professionisti si confronteranno su tematiche legate al mondo del vino e del bere sostenibile, portando operatori e pubblico ad immergersi nella storia del Sangiovese. Nelle piazze, nei palazzi e nelle varie location scelte verranno organizzati eventi, degustazioni e masterclass. Attesa anche per lo scenografico prato di erba vera di oltre 600 metri quadrati che sarà installato in piazza Masaccio con viti e olivi secolari sui cui si esibiranno anche i Meganoidi in duo “unplugged” per un live sabato 12 aprile. Altro ospite d’eccezione sarà il saggista, filosofo e psicoanalista italiano, nonché giornalista di La Repubblica Umberto Galimberti che terrà un incontro nella stessa giornata alle 18,30. Anche per il 2025 sarà realizzata un’area streetfood con una selezione di foodtruck d’eccezione con prodotti gourmet, degustazioni e cibo di strada di qualità.

Cracco sceglie la pasta Eataly per i menù dei suoi ristoranti

Cracco sceglie la pasta Eataly per i menù dei suoi ristorantiMilano, 18 mar. (askanews) – Nel Paese leader nell’industria della pasta, spaghetti e rigatoni stanno riconquistando il loro posto nell’alta ristorazione. Da qualche tempo, infatti, grazie anche a una segmentazione del prodotto che premia la qualità e a una felice collaborazione tra produttori e chef, la pasta è tornata nei menù dei ristoranti. Una conferma arriva dal progetto avviato da Eataly e Carlo Cracco. Lo chef vicentino infatti ha scelto la pasta a marchio Eataly come pasta ufficiale dei suoi locali: dal ristorante e bistrò Cracco, in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, a Cracco Portofino fino a Terra by Carlo Cracco, collaborazione inaugurata all’interno di Eataly Londra a novembre 2024.


La pasta a marchio dell’insegna guidata da Andrea Cipolloni, è nata a Natale 2023 come capofila della linea di prodotti firmati Eataly che oggi contano oltre 100 referenze. Spaghetti e super spaghettoni, rigatoni, paccheri, tortiglioni, penne rigate, vesuvio sono i formati scelti da Cracco e prodotti, come tutta la linea Eataly, dal Premiato Pastificio Afeltra di Gragnano con grano duro 100% italiano, lenta essiccazione e trafile in bronzo. “Sono molto soddisfatto di iniziare questa nuova collaborazione con la pasta Eataly nei miei ristoranti – commenta Cracco – Da chef, la ricerca di ingredienti di alta qualità è alla base del processo creativo che dà vita ai piatti e sono felice di iniziare questo nuovo percorso con Eataly.”


Dalla collaborazione tra Eataly e Cracco p nato anche lo spaghetto alla chitarra in edizione limitata, distribuito in tutti i punti vendita del gruppo in Europa e in Nord America. A partire da aprile, inoltre, Cracco firma una ricetta per i ristoranti di Eataly. Si parte da Eataly Smeraldo Food&Pizza Theatre per arrivare in tutti i punti vendita in Italia, Monaco e Parigi. Il piatto, Spaghetto giallo di Cracco, sarà uno spaghetto Eataly con vellutata di datterino giallo, estratto di pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino Dop, scorza di limone e basilico fresco. “I prodotti a marchio Eataly rappresentano un’esperienza di consumo di altissimo livello – commenta Andrea Cipolloni, group Ceo di Eataly – e sono davvero orgoglioso che la qualità della nostra pasta sia stata scelta da uno chef talentuoso e di successo come Carlo Cracco. A questo proposito mi fa piacere comunicare che insieme al Premiato Pastificio Afeltra di Gragnano, oggi parte del nostro Gruppo, stiamo sviluppando un progetto che darà alla nostra filiera del grano e della pasta un’identità distintiva, capace di valorizzare non solo l’eccellenza della nostra pasta ma anche la ricchezza dei sistemi agroecologici e culturali da cui ha origine”.

Vino, Venica&Venica: avanti sulla strada di sostenibilità e inclusione

Vino, Venica&Venica: avanti sulla strada di sostenibilità e inclusione

Milano, 18 mar. (askanews) – La celebre Cantina goriziana Venica&Venica aggiunge un nuovo tassello nel suo progetto di sviluppo sostenibile con la certificazione della parità di genere, che attesta l’impegno concreto verso una crescita equa ed inclusiva. Non sono molte le aziende vitivinicole italiane a poter fregiarsi di questa certificazione. “Il nostro impegno va oltre la produzione di vino: crediamo nella qualità in ogni sua forma, anche sociale” ha dichiarato Gianni Venica, spiegando che “ogni azienda può generare un effetto domino sul territorio e nel settore, promuovendo un modello virtuoso e questa certificazione è la conferma di un valore che ci guida da sempre: il rispetto per le persone. Siamo felici del traguardo raggiunto – ha proseguito – ma soprattutto ancora più motivati a fare di più”.


L’azienda di Dolegna del Collio sottopone da oltre dieci anni i propri indicatori ambientali a validazione esterna e al ministero dell’Ambiente per la certificazione “VIVA”. Un processo che ha permesso di individuare aree di miglioramento e pianificare strategie di crescita in equilibrio tra prosperità e responsabilità sociale. “In un contesto sempre più attento, la certificazione di parità di genere si afferma come un asset strategico per le organizzazioni che fanno dell’inclusione uno dei loro valori. E il percorso fatto assieme a Venica&Venica ce lo conferma” ha detto Massimo Alvaro di DNV, precisando che “questa certificazione non è solo un traguardo formale ma un percorso di trasformazione culturale che promuove la diversità come fonte di valore” ha continuato Alvaro, rimarcando che “le aziende che la scelgono investono in un ambiente di lavoro più equo e produttivo, rafforzando la propria reputazione e contribuendo a una società più inclusiva”. Da quattro generazioni, la Cantina, che conta su 41 ettari vitati (l’85% dei quali a bacca bianca) dei circa 40 ettari vitati e una produzione che si aggira sulle 320mila bottiglie l’anno, investe sulle relazioni e i valori, come testimonia il Bilancio di Sostenibilità che dal 2011 si fa manifesto del rispetto per la natura e le persone e racconta i valori dell’azienda: la coesione della famiglia, il costante appello alle radici e l’equilibrato misurarsi con l’innovazione. “Sostenibilità per noi non è solo una parola ma un’azione quotidiana: da più di dieci anni misuriamo ogni nostro passo, con l’obiettivo di ridurre il nostro impatto sull’ambiente e restituire alla terra ciò che ci ha dato. Dunque non si tratta di un semplice documento ma di una narrazione di responsabilità e consapevolezza, frutto di un percorso fatto di domande, riflessioni e scelte coraggiose” ha rimarcato Ornella Venica, evidenziando che “abbiamo imparato a fermarci e a misurare perché solo così possiamo davvero crescere, garantendo un futuro migliore per la nostra azienda, i nostri figli e la comunità”.


E l’ultimo Bilancio di Sostenibilità pubblicato, quello relativo al 2024 intitolato “Storie di vita e di vite”, è una narrazione consapevole del quotidiano in un’azienda che scandisce il suo tempo attraverso la produzione di vino, raccontando quella meravigliosa terra di confine che è il Collio. E la riflessione sul tempo, sul vino e sul territorio si intreccia e si fonde nella nuova etichetta “Extempore Sauvignon Doc Collio 2018”. Nato da una vinificazione imprevista, “è espressione sia della nostra tradizione che della nostra visione verso il futuro, è una nuova interpretazione del Sauvignon, che rappresenta ancora una volta il nostro impegno a valorizzare il territorio di origine” ha detto Gianni Venica, aggiungendo che “si tratta di un vino nato quasi per caso, dalla sfida partita nel 2004 e poi ripetuta per una maggiore consapevolezza, della strada giusta da perseguire, di invecchiamento in barrique”. “Extempore”: estemporaneità, arte dell’improvvisazione, valore dell’imprevisto: “Saperlo accogliere e trasformarlo in opportunità è da sempre parte della filosofia della nostra famiglia” ha aggiunto Ornella, definendo questo vino “esso stesso una sfida, simbolo di come affrontiamo l’inatteso”. Il legame con la terra e il tempo che scandisce l’evoluzione sintetizzati nell’ingresso di Serena Venica, figlia di Gianni e Ornella, quarta generazione e presente e futuro di questo gioiello diventato famoso negli anni con i suoi “Ronco” (delle Mele, delle Cime, del Cerò). Spetterà sempre più a lei il compito di reinterpretare e far evolvere ulteriormente l’azienda nel segno obbligato della sostenibilità, dell’inclusione e del rispetto.