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Cantina Colterenzio vince sesto concorso del Sauvignon Blanc annata 2022

Cantina Colterenzio vince sesto concorso del Sauvignon Blanc annata 2022Milano, 8 nov. (askanews) – Il “Sauvignon Lafòa Alto Adige Doc” della Cantina Colterenzio ha vinto il sesto concorso nazionale del Sauvignon Blanc dedicato all’annata 2022. Secondo si è classificato il “Sauvignon Aristos Alto Adige Doc” della Cantina Valle Isarco, mentre il terzo posto a pari merito è stato conquistato dal “Sauvignon Ombrasenzombra Colli Piacentini Doc” di La Tosa e dal “De Silva Sauvignon Blanc Alto Adige Doc” della Cantina Peter Solva. La giuria era composta da 24 degustatori selezionati tra enologi, sommelier, accademici del vino e ricercatori che hanno assaggiato più di 80 campioni provenienti da diverse zone vitivinicole.


“L’immagine complessiva che emerge da questa edizione riflette l’abilità del Concorso di costituire una vetrina significativa e di alto profilo anche per le realtà vitivinicole meno conosciute, capaci in questa cornice di distinguersi e ottenere riconoscimenti di prestigio” ha dichiarato Peter Dipoli, vicepresidente dell’Associazione Sauvignon Alto Adige, aggiungendo che “questo dato conferma non solo l’eccellenza dei vini presentati ma testimonia anche la competenza della giuria coinvolta e l’importanza di iniziative che sappiano premiare i vini esclusivamente sulla base della qualità, liberi da pregiudizi spesso prestabiliti. I vincitori sono stati proclamati nell’ambito della tavola rotonda dedicata a “Le espressioni del Sauvignon Blanc: confronto e dialogo tra terroir e stilistiche” promossa dall’Associazione Sauvignon Alto Adige, che si è tenuto al Centro di sperimentazione Laimburg in Alto Adige. Sono intervenuti Barbara Raifer del Centro di Sperimentazione Laimburg, l’enologo Hans Terzer, l’enologo e agronomo friulano Gianni Menotti e Gianni Fabrizio, curatore della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso. I relatori hanno evidenziato come terroir e gestione agronomica siano fondamentali per valorizzare l’autenticità di questo vitigno, oltre a fornire interessanti elementi in relazione alle sfide poste dai cambiamenti climatici e alle evoluzioni stilistiche che lo caratterizzano. La discussione ha messo in luce una volontà condivisa: fare del Sauvignon un’espressione autentica del territorio, puntando su sentori più maturi, come quelli tiolici e di frutta gialla, con un profilo complesso, piuttosto che privilegiare le note piraziniche, spesso richieste dal mercato ma prive di un’identità territoriale.

Vino, presentato l’11esimo Appius, il gioiello di San Michele Appiano

Vino, presentato l’11esimo Appius, il gioiello di San Michele AppianoMilano, 8 nov. (askanews) – Arriva al suo undicesimo capitolo “Appius”, il progetto più ambizioso e il vino più prezioso della Cantina di San Michele Appiano (Bolzano). Per l’annata 2020, prodotta in ottomila bottiglie, cresce la percentuale di Chardonnay che arriva al 60%, seguita da un 20% di Pinot Grigio e da un altro 20% diviso equamente tra Sauvignon Blanc e Pinot Bianco. Presentato ufficialmente ieri sera nel nuovo raffinatissimo spazio a lui dedicato, concepito dall’architetto Walter Angonese all’interno di quella che è la più nota tra le cooperative dell’Alto Adige, di questo vino nato nel 2010 con “il meglio delle nostre uve, delle nostre viti e dei nostri terroir”, parla ad askanews il suo creatore, il celebre enologo Hans Terzer.


“Questo Appius è frutto di una raccolta non facile: l’annata 2020 era partita con la pioggia, seguita poi dal caldo di un bellissimo agosto e infine ancora dalla pioggia tra la metà e la fine di settembre, tanto che abbiamo dovuto aspettare qualche giorno per poter raccogliere le uve. Però i nostri bravissimi viticoltori sono stati in grado di fare una super selezione anche in vigna, cosa che ci ha garantito una materia prima eccellente che però rispecchia naturalmente l’annata, che poi è lo scopo di questo vino che abbiamo sempre prodotto, sia nelle annate eccellenti che in quelle difficili” racconta, ricordando che “Appius non nasce da un’unica partita di Chardonnay o di Sauvignon ma viene prodotto con diversi, piccoli, lotti di al massimo 10 quintali che vengono in gran parte vendemmiati separatamente e dopo 11-12 mesi facciamo l’assemblaggio”. “E’ come realizzare un mosaico: scegliamo i lotti che ci convincono di più e che si lasciano mettere insieme, perché io posso anche avere un vino eccellente ma se non riesce ad assemblarsi con gli altri lo mettiamo da parte e lo usiamo per la linea ‘Sanct Valentin’. Dopo di che il vino rimane per circa tre anni in botte, sempre sui lieviti, ad una temperatura attorno ai dodici gradi: ogni tanto si fa il ‘batonnage’, si assaggia e alla fine viene filtrato leggermente e va a finire in bottiglia. Questo 2020 ci è finito un po’ più tardi del solito, un mese fa, perché abbiamo avuto qualche problema con la fornitura delle bottiglie di grandi formati” continua l’enologo, spiegando che “Appius è sostanzialmente rimasto fedele a se stesso, abbiamo sempre questi quattro vitigni (solo nel 2011 ce ne erano tre perché la grandine aveva distrutto il Pinot Bianco) ma naturalmente le piante diventano sempre più vecchie: quindi sono le uve delle stesse vigne che però oggi hanno undici anni in più. Certo, rispetto al passato sfogliamo di meno per proteggere l’uva e facciamo anche altri piccoli interventi in vigna ma non un granché di diverso, così come in cantina dove adesso abbiamo la cella frigo per raffreddare le uve ma non sono state tecniche che hanno fatto di Appius un altro vino”.


Radice romana del nome Appiano, Appius vanta un design e un’etichetta che vengono reinterpretati ogni anno in modo da costruire una vera e propria collezione. In questa edizione 2020 appare con un corpo e dei sentori più eleganti, bilanciati e freschi che spingono la sua beva, anche se per godere del suo splendore bisogna attendere, secondo il suo papà, 3-4 anni. Merito forse anche del fatto che “quest’anno – dice Terzer – non abbiamo fatto la malolattica ad una piccola parte di Chardonnay per aggiungere un po’ di più di acidità e un po’ di più di mineralità, come facciamo da tempo per una percentuale di Sauvignon che, a seconda dell’annata varia tra l’8 e il 15%”. Negli ultimi anni – precisa – siamo passati da un’acidità attorno 5,5 a circa 6 grammi, per cui abbiamo circa un 0,2-0,3 di acido malico”. La prima Cantina altoatesina a produrre un “fine wine” di fascia premium o super premium è stata quella di Terlano, con il “Primo” 2011. “Come data di uscita i primi sono stati loro – afferma Terzer – ma il nostro primo Appius è stato il 2010, quindi si può discutere quale sia stato veramente il primo”. Al di là di chi sia stato, di certo ha fatto scuola perché oggi quasi tutte le grandi realtà della provincia di Bolzano hanno un proprio vino di rappresentanza. “Tutti guardano a chi lavora bene, a chi ha successo e ci sono due o tre aziende che forse hanno più successo delle altre e vengono un po’ copiate: c’è chi lo fa molto bene e chi in un modo che non funziona” evidenzia l’enologo, sottolineando che “ci sono pochi ‘supersudtirol’ che funzionano molto bene e Appius è sicuramente uno di questi”.


Dopo 47 anni passati alla Cantina di San Michele Appiano preceduti da quattro in altre due aziende vinicole locali, il 68enne Hans Terzer è due mesi ufficialmente in pensione. “Mi sento abbastanza libero, collaboro ancora con la Cantina di San Michele Appiano ma il mio impegno è un 20% di quello che facevo prima” racconta ad askanews, sottolineando che “finalmente ho il tempo di andare a farmi un giro in bicicletta senza guardare l’orologio, posso andare in montagna con qualche amico e ho più tempo per la mia famiglia, a cui ne ho dedicato purtroppo troppo poco per diversi anni. Quindi direi che al momento sto molto bene”. Con cinquanta vendemmie sulle spalle, Terzer ha vissuto l’evoluzione enologica di questa regione. “E’ cambiato tutto, cinque decenni fa, quando l’Alto Adige era rosso o rosato con troppa Schiava anche in zone assolutamente non vocate, c’erano grandissimi problemi. Mano a mano, siamo riusciti a convincere i nostri viticoltori a cambiare, soprattutto nelle Cantine cooperative e i primi tempi non è stato per nulla facile, mi ricordo i discorsi… Poi con gli anni hanno capito – continua – hanno collaborato e oggi credo che quello del viticoltore sia un lavoro riconosciuto, apprezzato e con il quale si guadagna abbastanza bene, lo conferma il fatto che negli ultimi quindici anni siamo passati da quattromila e rotti a oltre cinquemila ettari: i meleti che negli anni Settanta venivano impiantati nelle vigne oggi sono di nuovo sono spariti o stanno sparendo”. E in futuro Appius cambierà? “Non credo, o meglio, leggermente sì: il mio successore gli darà forse un’altra direzione ma credo che non cambierà troppo”. Il “prescelto” alla regia di Appius è l’attuale “kellermeister” della Cantina San Michele Appiano, il preparatissimo Jakob Gasser, 30 anni e già sette passati al fianco di Terzer. “E’ bravo – dice il “maestro” – me lo sono scelto io per cui sono convinto di aver trovato la persona giusta: toccherà a lui fare Appius dalla difficile annata 2024, che è simile alla 2014 e alla 2017. Spero che fino ad allora sia un buon custode”. In sella dall’anno scorso, Gasser non rappresenta solo il futuro ma già un ottimo presente.


Difficile trovare in Italia, una terra che abbia saputo fare squadra, crescere e raggiungere una qualità media così alta come l’Alto Adige. “Abbiamo un grandissimo territorio e dalla gente che lo rispetta ed è consapevole che va mantenuto e protetto, perché abbiamo poca terra e quella va salvaguardata e lavorata in un determinato modo” spiega Terzer, che non appare più di tanto preoccupato per il cambiamento climatico: “Darà dei problemi certo ma non credo qui: abbiamo un territorio straordinario, abbiamo acqua e gente preparata che sa cambiare e adattarsi al nuovo clima anche salendo un po’ in altitudine, anche se non si può salire fino a chissà quanti metri”. “Mi preoccupano più le mode, come quella del vino naturale – prosegue – perché a me va bene che uno faccia il vino senza interventi, con la fermentazione spontanea, con pochi o senza trattamenti, però deve essere bevile, non mi piace che possa diventare una scusa per fare un vino con dei difetti”.(Alessandro Pestalozza)

Eurochocolate compie 30 anni, torna a Perugia dal 15 al 24 novembre

Eurochocolate compie 30 anni, torna a Perugia dal 15 al 24 novembreMilano, 8 nov. (askanews) – Eurochocolate, rassegna internazionale dedicata al cioccolato e al cacao in programma ogni anno a Perugia, tornerà quest’anno per la sua trentesima edizione dal 15 al 24 novembre e avrà come slogan “Sulla bocca di tutti”. Tra i principali attrattori dell’evento, l’elegante palco allestito in piazza IV Novembre si prepara a ospitare originali divani a forma di bocca e la gustosissima gamma di bocche al cioccolato firmata Costruttori di Dolcezze, frutto anche della collaborazione con la Maître Chocolatier Alice Cianuri. Qui i chocolover potranno scattarsi immancabili selfie circondati dalle principali bellezze architettoniche della piazza: la Fontana Maggiore, il Duomo e il Palazzo dei Priori.


Il programma , che anche quest’anno gode del patrocinio di Regione Umbria, Provincia di Perugia, Comune di Perugia, Sviluppumbria e Camera di Commercio dell’Umbria, è stato presentato questa mattina all’Autoscontro “Studio 54” del Luna Park di Perugia. Per l’occasione erano presenti, insieme al Presidente di Eurochocolate Eugenio Guarducci, l’Assessore regionale allo Sviluppo economico Michele Fioroni, la Sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi con l’Assessore allo Sviluppo economico del Comune di Perugia Andrea Stafisso e l’Executive Manager di Eurochocolate Flavia Ruffinelli, insieme a Julien Simonis, Programme Manager di Cacao of Excellence e Andrea Mecozzi, Cacao Sourcer e Senior Consultant di Chocofair. L’edizione del trentennale conferma tutti i principali punti di forza dell’evento – dal Chocolate Show al Choco Lab passando per un esilarante intrattenimento a tema – e si prospetta quest’anno particolarmente festosa grazie alla partecipazione di abilissimi Choco Buskers, pronti a invadere le principali vie e piazze del centro storico. Dalla Choco Street Band alla Choco Parade, fino alle musiche firmate Note di Strada e ancora, in compagnia di Circo Tic, ammaliati da performance di danza aerea e intrattenuti da giocolieri, marionette e truccabimbi, i partecipanti di tutte le età saranno avvolti da un ritmo irresistibile.


Inoltre, chi compirà gli anni tra il 15 e il 24 Novembre compresi è stato invitato a spegnere le candeline sul centralissimo palco di Eurochocolate, per scattare un’esclusiva foto ricordo e ricevere un goloso omaggio. L’opportunità, riservata ai primi 200 iscritti, si è chiusa per raggiunto sold out dopo pochi giorni dalla comunicazione. E ancora, il palco “Sulla bocca di tutti” si prepara ad accogliere il popolarissimo Pastry chef Damiano Carrara che, Domenica 17 Novembre alle ore 15, presenterà il suo ultimo libro “Naturalmente”: un ricettario di pasticceria moderna che raccoglie gli ingredienti e i procedimenti per preparare dolci, fritti e lievitati senza rinunciare al piacere, ai sapori e alle consistenze, con un’attenzione particolare al tema del gluten free. Nel calendario delle degustazioni in programma ha un ruolo centrale il Choco Lab, collettore di appuntamenti esperienziali, guidati da maestri cioccolatieri ed esperti, che attenderanno il pubblico presso il Centro camerale Galeazzo Alessi in via Mazzini. Gli appuntamenti sono prenotabili online sul sito ufficiale www.eurochocolate.com/perugia2024/choco-lab e hanno un costo di 5 euro a persona. In particolare, tutti i giorni Roberto Caraceni, Vice Presidente della Compagnia del Cioccolato e chocotaster, condurrà i partecipanti alla scoperta dei segreti del cioccolato attraverso una coinvolgente e golosa analisi organolettica. Sarà invece firmata Foreverland e Dulciar la degustazione “Dalla carruba, il futuro del Cioccolato” in programma sabato 23 Novembre alle ore 13.

Vino, nuova bollicina per Tenuta Mazzolino: debutta il Blanc de Noirs

Vino, nuova bollicina per Tenuta Mazzolino: debutta il Blanc de NoirsMilano, 8 nov. (askanews) – Nella Tenuta Mazzolino di Corvino San Quirico (Pavia) nasce un nuova bollicina Oltrepò Pavese Docg: un atteso Blanc De Noir 100% Pinot Nero figlio delle uve della vigna ventennale “Valle dei Prati”, a circa 200 metri di altitudine e con lo sguardo rivolto a Nord-Est. Il primo millesimo appena uscito è il 2020: frutto del cosiddetto “coeur” della pressatura, riposa per 36 mesi sui lieviti (il 10% in botti di legno), ha un dosaggio di 3,5 grammi-litro ed è stato sboccato nel febbraio scorso.


“È un progetto che ha radici lontane e che abbiamo deciso di concretizzare solo quando ci siamo sentiti davvero pronti e soddisfatti del risultato ottenuto. A sostenerci in questo percorso di eccellenza è stato Dominique Le Boeuf, enologo di Reims” spiega Francesca Seralvo, terza generazione alla guida della tenuta dal 2015, aggiungendo che “la collaborazione con Le Boeuf ha trasformato il nostro modo di intendere il Metodo Classico e il Blanc de Noirs ne è una perfetta interpretazione”. Le bottiglie della nuova referenza sono circa 3.500 che si aggiungono alle 10mila che Mazzolino già dedica al Metodo Classico.

Vino, al via piattaforma di e-learning dedicata al Chianti Classico

Vino, al via piattaforma di e-learning dedicata al Chianti ClassicoMilano, 7 nov. (askanews) – E’ da oggi disponibile un nuovo strumento per tutti coloro che desiderano espandere le proprie conoscenze sul vino, sull’olio e sul territorio del Gallo Nero: il Chianti Classico Mooc (Massive online open course). La prima piattaforma di e-learning dei Consorzi Vino e Olio Chianti Classico è stata realizzata con l’ausilio di fondi europei, nell’ambito del progetto triennale Magical experience of european taste (Meet).


Il corso online, in inglese con sottotitoli disponibili in italiano, francese e tedesco, è rivolto a sommelier, operatori del settore, media e a tutti gli appassionati che vogliono migliorare le proprie competenze professionali o comunque approfondire la propria conoscenza dell’universo Chianti Classico, nelle sue molteplici sfaccettature. E’ possibile accedere ai corsi online in qualsiasi momento, da qualsiasi luogo, basta essere dotati di connessione Internet: i contenuti del corso sono così disponibili 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, per adattarsi alle esigenze di ogni tipo di utente. Il materiale didattico è suddiviso in cinque moduli composti da video brevi e coinvolgenti, che garantiscono un’esperienza di apprendimento piacevole ed efficace. Le video-lezioni sono state affidate a profili di primo piano nel mondo della comunicazione del settore enogastronomico, come Michaela Morris, Micheal Godel, Alessandro Masnaghetti, Jeff Porter, Gabriele Gorelli e Leonardo Romanelli. L’accesso alla piattaforma mooc.chianticlassico.com è completamente gratuito: una volta completato il corso, rispondendo alle domande di un breve test finale, l’utente riceverà un certificato ufficiale da parte dei Consorzi Vino e Olio Chianti Classico, che attesterà le nuove competenze acquisite.


“Sui mercati, noi viticoltori vediamo tutti i giorni una sete crescente di conoscenza: il contesto unico che nasce dall’unione di fattori umani e naturali irripetibili determina infatti le caratteristiche dei nostri vini e dei nostri oli” ha affermato il presidente del Consorzio Vino Chianti Classico, Giovanni Manetti, aggiungendo che “per questo i nostri sforzi si concentrano da anni sulla formazione, in primis degli operatori del trade, ma anche degli appassionati. Questa piattaforma – ha proseguito – può essere utilizzata da tutti, come una sorta di manuale, un compendio sintetico sulle Denominazioni vino e olio Chianti Classico: è uno strumento essenziale di comunicazione comune e condivisa, un biglietto da visita per l’intero territorio”.

L’8 novembre a Merano anteprima della guida “Vinibuoni d’Italia 2025″

L’8 novembre a Merano anteprima della guida “Vinibuoni d’Italia 2025″Milano, 7 nov. (askanews) – Venerdì 8 novembre al Merano Wine Festival è in programma la presentazione in anteprima di “Vinibuoni d’Italia 2025”, l’annuale guida dedicata ai vini da vitigni autoctoni italiani edita dal Touring Club Italiano. Il lancio del nuovo volume aassegnerà il riconoscimento “Top 300” ai migliori vini da vitigni autoctoni e spumanti Metodo Classico. La 33esima edizione del Festival sarà inoltre l’occasione per consegnare alcuni riconoscimenti speciali, fra cui “Enoteca Italia Wine Stars”, il premio nato dalla collaborazione tra Vinòforum e Vinibuoni d’Italia, storico partner della manifestazione romana.


“Quella del Circo Massimo è stata un’edizione davvero speciale, così come è speciale il rapporto che ci lega a Vinibuoni d’Italia, certamente tra i punti di riferimento più autorevoli nell’ambito della critica di settore, che anche quest’anno ha presentato una straordinaria parata di etichette provenienti da Nord a Sud dello Stivale” afferma Emiliano De Venuti, organizzatore di Vinòforum e ideatore della manifestazione assieme a Maurizio De Venuti, aggiungendo che “insieme abbiamo quindi selezionato quelle che hanno conquistato esperti e appassionati e che a Merano verranno insignite del premio Enoteca Italia Wine Stars”. “Vinòforum è un evento a cui siamo molto legati” dichiara Chiara Busso, responsabile eventi di Vinibuoni d’Italia, ricordando che “sin dalla nostra prima partecipazione ‘Enoteca Italia’ ha riscontrato grande interesse da parte del numeroso pubblico di operatori e appassionati, che hanno colto pienamente lo spirito che anima il tour del nostro banco di degustazione: la voglia di scoprire il grandissimo patrimonio di vitigni autoctoni che ogni anno promuoviamo, con la possibilità di assaggiare anche vini meno conosciuti e vere e proprie rarità da piccole produzioni, alcuni dei quali sono i protagonisti del premio che abbiamo ideato proprio in collaborazione con Vinòforum”.

Vino, Consorzio Colli Bolognesi: al via fusione con il Consorzio E-R

Vino, Consorzio Colli Bolognesi: al via fusione con il Consorzio E-RMilano, 7 nov. (askanews) – L’assemblea dei soci ha deliberato ad ampissima maggioranza, il 96%, la fusione del Consorzio Vini Colli Bolognesi, l’organismo dedicato alla tutela e valorizzazione delle due Denominazioni Docg Colli Bolognesi Pignoletto e Doc Colli Bolognesi, con il Consorzio Emilia-Romagna, ente preposto alla tutela della Doc Emilia-Romagna.


Il Consorzio ha spiegato che la decisione, “presa per ottimizzare gli impegni promozionali e le risorse a disposizione, nasce dal fatto che da ormai dieci anni le due realtà consortili si presentavano sempre insieme in occasione dei più importanti appuntamenti di settore, con l’obiettivo condiviso di valorizzare il Pignoletto: un vino che sino ad oggi aveva nel Consorzio Emilia-Romagna la propria Doc e nel Consorzio Vini Colli Bolognesi la sua Docg”. La fusione tra i due consorzi permetterà ugualmente ai produttori dei Colli Bolognesi di prendere in autonomia ogni decisione che riguarderà le Denominazioni Doc Colli Bolognesi e Docg Colli Bolognesi Pignoletto, in ambito di tutela, informazione al consumatore, promozione e valorizzazione. Una scelta, quindi, che sottolinea “la necessità di preservare l’identità e la specificità delle produzioni che nascono nella zona collinare di Bologna nel rapporto continuo con Enti ed Istituzioni”.


“Si tratta di una decisione ponderata a cui siamo giunti dopo un’attenta e lunga riflessione derivante da un percorso condiviso naturalmente e senza forzature negli anni” ha dichiarato Giacomo Savorini, Direttore del Consorzio Vini Colli Bolognesi, spiegando che “il Consorzio Emilia-Romagna è, ad oggi, dedicato alla tutela e promozione della nuova Doc Emilia-Romagna nella quale l’unica tipologia è il Pignoletto. In questo contesto – ha proseguito – l’unione con i produttori dei Colli Bolognesi, rappresentanti dell’artigianalità e della qualità della collina, nonché tutelari della Doc Colli Bolognesi e della Docg Colli Bolognesi Pignoletto, non potrà che rappresentare un arricchimento, con la premessa che resterà inalterato l’impegno a conservare l’identità dei vini del territorio e a tutelare la viticoltura collinare del bolognese. Questo passo – ha concluso Savorini – rappresenta un esempio, forse unico in Italia, dove, in un momento di crisi del settore vitivinicolo nazionale e internazionale, piccole aziende artigianali e grandi aziende cooperative e private si uniscono per raggiungere obiettivi comuni di valorizzazione e promozione”.

Vino, domani si apre la 33esima edizione di Merano WineFestival

Vino, domani si apre la 33esima edizione di Merano WineFestivalMilano, 7 nov. (askanews) – Si apre domani, venerdì 8 novembre, la 33esima edizione di Merano WineFestival, la cinque giorni che propone decine di appuntamenti dedicati al vino e all’enogastronomia con un totale di oltre mille espositori e più di tremila vini in degustazione. Alle 17.30 il Pavillon des Fleurs di Merano ospiterà la cerimonia di premiazione dei “The WineHunter Award Platinum”, il riconoscimento più alto della guida The WineHunter che viene assegnato alle eccellenze in campo enogastronomico che abbiano superato i 95 punti nelle quattro categorie Wine, Food, Spirits e Beer. La cerimonia sarà presentata da Maurizio Di Maggio e Cristina Mercuri. Nell’ambito della premiazione, il patron di Merano WineFestival, Helmuth Kocher e Andrea Radic conferiranno cinque riconoscimenti speciali al “Genio, all’Innovazione”, alla “Conquista”, alla “Famiglia” e al “Territorio” ad altrettante aziende enogastronomiche d’eccellenza.


Durante la successiva cena di gala al Kurhaus, si terrà la premiazione delle “WineHunter Stars” a sette personalità di spicco nel mondo del vino, “capaci di illuminarlo con la loro passione, dedizione e straordinario impegno”: Gianna Nannini riceverà la “WineHunter Star” come Wine Producer, Oscar Farinetti sarà premiato come “Communicator Star”, Viviana Varese, vulcanica chef e imprenditrice della ristorazione, riceverà il premio “Food Star”. Come “Winemaker Star” sarà premiato Riccardo Cotarella, mentre Anna Scafuri, caposervizio del Tg1 Economia, riceverà il riconoscimento come “Wine & Food Journalist”, Stefano Vitalecome miglior “Wine Artist” e infine Valentina Bertini, corporate wine manager di Langosteria, il premio come miglior “Wine Manager”. Da sabato 9 a lunedì 11 nella cittadina altoatesina saranno presenti 330 aziende vitivinicole italiane e 110 internazionali, mentre martedì 12 il Festival si concluderà con le bollicine di “Catwalk Champagne & More”, con 120 eccellenze del metodo classico, tra maison francesi e italiane. Tante le novità in cartellone, a partire da “Bio&dynamica & more” con 160 produttori italiani di vini biologici, biodinamici, SQNPI, Equalitas, Piwi, anfora e underwater; l’apertura della “GourmetArena” nella cornice liberty del Kurhaus con 130 aziende tra food, spirits e beer e il “Mercato della Terra” di Slow Food in piazza della Rena. Altra novità sono le quattro masterclass “Intrecci di Vite”, organizzate in collaborazione con Liber Experience, nell’affascinante scenario del Castello Principesco. Sabato 9 novembre alle 10.30 Oscar Farinetti sarà il moderatore di un incontro fra Maurizio Zanella e Vittorio Moretti, per Cà del Bosco e Bellavista, due delle aziende più rappresentative della Franciacorta in Italia e nel mondo. A seguire, alle 16, il confronto tra due interpretazioni del Sangiovese, vitigno protagonista della grande enologia nazionale, con il Brunello di Montalcino di Donatella Cinelli Colombini e il Chianti Classico del Barone Francesco Ricasoli.


Domenica 10 novembre, nella masterclass delle 10.30 moderata da Marco Sciarrini, saranno protagoniste due icone dei grandi bianchi italiani come Silvio Jermann e Hans Terzer. Alle 16, Simona Geri modererà l’appuntamento con Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi e dell’Union internationale des enologues, e Renzo Cotarella, ad di Marchesi Antinori. Tema centrale della 33esima edizione del Merano WineFestival è l’interrogativo “Quo Vadis?” e nell’ambito del summit “Respiro e Grido della Terra”, venerdì 8 e sabato 9 novembre si terranno sei incontri in collaborazione con la International Viticulture and Enology Society nei quali saranno presentati approfondimenti scientifici sulle strategie di adattamento della viticoltura al clima che cambia, sui vini da varietà di uve resistenti, sulle innovazioni in tema di viticoltura e agricoltura sostenibile. A conclusione del summit, un Manifesto sintetizzerà i contributi emersi durante gli incontri, tracciando alcune direttrici per l’evoluzione del comparto enogastronomico.


Anche quest’anno il Festival sosterrà il Gruppo Missionario Merano e i suoi progetti di cooperazione allo sviluppo nel continente africano, destinando il ricavato delle masterclass al progetto “Un pozzo per la vita”. Inoltre, il Gruppo Missionario Merano sarà presente al festival con l’iniziativa di beneficenza resa possibile dalla collaborazione di alcuni espositori che hanno donato dei vini pregiati: i fondi raccolti finanzieranno la costruzione di un pozzo per l’acqua potabile nel villaggio di Guenkpota, nel Sud del Benin.

Vino, Villa Sandi al fianco della collezione Peggy Guggenheim di Venezia

Vino, Villa Sandi al fianco della collezione Peggy Guggenheim di VeneziaMilano, 7 nov. (askanews) – Villa Sandi rafforza il proprio impegno in ambito culturale e il legame con Venezia annunciando l’importante unione con la Collezione Peggy Guggenheim, tra le più prestigiose istituzioni d’arte moderna a livello internazionale. L’azienda vitivinicola, leader nella produzione di vini e di Prosecco Docg e Doc in Veneto e in Friuli Venezia Giulia, aderisce al progetto Guggenheim Intrapresae ed entra a far parte di un gruppo di realtà aziendali di fama internazionale che sostiene programmazione e iniziative della Collezione Peggy Guggenheim.


La collaborazione è occasione per celebrare i primi quarant’anni dall’apertura al pubblico di Villa Sandi, storico edificio di scuola palladiana situato tra le verdi colline della Marca Trevigiana che dà il nome all’azienda. Dopo un accurato restauro durato diversi anni, è stata tra le prime realtà italiane ad accogliere visitatori esterni, promuovendo così l’arte e la bellezza come parte della propria identità. E con il 2024 la Cantina si appresta a tagliare lo storico traguardo di 500mila visite, confermando il proprio ruolo di ambasciatrice di cultura, arte e sapori. Il legame con la Collezione Peggy Guggenheim nasce dalla volontà dell’azienda “di sostenere la cultura con un gesto concreto, promuovendo il dialogo tra arte e impresa, e valorizzando il patrimonio artistico di Venezia a beneficio delle nuove generazioni e dei visitatori di tutto il mondo”. “Il vino, come l’arte, è veicolo d’eccellenza capace di condividere un patrimonio di emozioni: per questo, abbracciare un progetto così prestigioso come Guggenheim Intrapresae non solo ci riempie di orgoglio, ma conferma il nostro profondo legame con Venezia e il suo ricco patrimonio culturale” ha dichiarato Giancarlo Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi, spiegando che “attraverso questa collaborazione, ci impegniamo a valorizzare e preservare tesori artistici, diventando custodi di un’eredità che va oltre il nostro tempo. Siamo legati alla storia delle nostre terre e siamo stati fra le prime Cantine ad aprire le porte ai visitatori, accompagnandoli alla scoperta e alla conoscenza del mondo del vino e non solo” – ha aggiunto, sottolineando che “per questo oggi guardiamo con ancora più slancio a nuovi orizzonti per continuare a consentire alla cultura e alle sue meraviglie di ispirare e arricchire il mondo”.


“In un contesto globale sempre più sensibile al valore culturale e alla responsabilità sociale, il mecenatismo è per Villa Sandi una scelta strategica volta a rafforzare la propria identità e costruire un legame profondo con i propri consumatori” spiega il Gruppo vitivinicolo, aggiungendo che “attraverso questo progetto, contribuisce a valorizzare uno dei musei più iconici del mondo e sostiene la diffusione del sapere artistico per le generazioni presenti e future. Inoltre, dà ai propri dipendenti l’opportunità di accedere gratuitamente al museo e a iniziative dedicate, come visite guidate, laboratori per bambini e giornate di approfondimento”. Villa Sandi è un edificio di scuola palladiana risalente al 1622 ai piedi delle colline trevigiane. Sotto della villa, si estendono per circa un chilometro e mezzo secolari e suggestive cantine sotterranee ideali per la maturazione e l’invecchiamento dei vini. L’ingresso è indicato da un elegante viale, accompagnato da statue del celebre scultore veneto Orazio Marinali, le cui opere decorano anche il timpano e il giardino retrostante. Un imponente pronao, sostenuto da quattro colonne ioniche, orna il corpo principale dell’edificio, ai cui lati si estendono due barchesse porticate e una piccola chiesa. Nel delicato accostamento di colori pastello, di stucchi e bassorilievi delle stanze dove hanno soggiornato, tra gli altri, Napoleone Bonaparte e Antonio Canova, splendono originali lampadari di Murano. Villa Sandi è nella “Top 100” della World’s Best Vineyards.

Consorzio Vini Romagna: ci sono i presupposti per una buona annata

Consorzio Vini Romagna: ci sono i presupposti per una buona annataMilano, 7 nov. (askanews) – “Nonostante le difficoltà, la vendemmia 2024 in Romagna è stata ottima per tutte le uve bianche, ancor più per le uve bianche precoci, e molto buona anche per il Sangiovese. La vinificazione è alle fasi finali e ci sono tutti i presupposti per una buona annata”. A parlare è il presidente del Consorzio Vini di Romagna, Roberto Monti, tirando le somme dopo una raccolta iniziata il 6 agosto e conclusa il 16 ottobre al termine di un anno climaticamente complicato, che ha preso il via in un inverno 2023 particolarmente caldo.


“Dal punto di vista sanitario, le avversità sono state tenute bene sotto controllo. Le prime vendemmie dei vitigni precoci, come Pinot Grigio e Chardonnay, hanno avuto inizio nei primi giorni di agosto, con uve in ottime condizioni sanitarie. Si è proseguito poi con le altre varietà precoci Pinot Bianco, Sauvignon Blanc e poi Albana, e nelle aree collinari più calde è partita presto anche la vendemmia del Sangiovese, così come per il Trebbiano destinato a base spumante, la cui raccolta in pianura è iniziata gli ultimi giorni di agosto” racconta il presidente, spiegando che “tutto sommato questo anticipo di maturazione è risultato positivo, poiché quando sono arrivate le piogge di metà settembre, già oltre il 60% della produzione era stata raccolta. Le difficoltà determinate dalle intense precipitazioni – chiosa – hanno poi allungato la vendemmia, ma per gran parte del prodotto si è riusciti a portare a termine le operazioni entro il mese di settembre, salvaguardando così anche l’aspetto qualitativo”. “Gli eventi alluvionali di quest’anno si sono verificati durante la vendemmia e hanno determinato qualche disagio ma senza compromettere la quantità e la qualità della produzione, fatta eccezione per pochi vigneti” chiarisce Monti, rimarcando che “come già si era visto nel 2023, i danni maggiori hanno interessato paesi e città alluvionate, mentre i danni diretti ai vigneti sono stati abbastanza contenuti».


“La Romagna del vino negli ultimi anni ha dimostrato la sua vitalità e ambizione attraverso la creazione di nuove sottozone, la sperimentazione di tecniche di affinamento e stili alternativi, la reintroduzione di vitigni autoctoni e le iniziative avviate in questi ultimi anni stanno procedendo e iniziano a dare buoni riscontri” commenta Monti, sottolineando che “è chiara la necessità di proseguire su questa strada e al contempo portare attenzione alle nuove tendenze dei consumatori: oggi i consumi si vanno spostando verso i vini bianchi e fanno bene i nostri produttori a lavorare sull’Albana per sfruttarne la versatilità nel dare vini eccellenti, seppur molto diversi in funzione degli stili di produzione, capaci di soddisfare in versione secco dalla sezione aperitivo all’accompagnamento a tutto pasto”. “Analogamente, si sta procedendo bene sulla Rebola e anche sul Famoso, e altrettanto può dirsi per il Trebbiano e anche per gli spumanti bianchi e rosè contraddistinti dal marchio collettivo Novebolle” prosegue il presidente, aggiungendo che “per quanto riguarda il Sangiovese, la produzione sta evolvendo verso vini con maggiore frutto, più leggeri, meno impegnativi: il gradimento per l’intensità del frutto sta accrescendo anche l’interesse e i consumi dei Sangiovese in appassimento. Continua a crescere la schiera di produttori che si cimentano in Sangiovese che esaltino i caratteri dei territori puntuali – evidenzia – anche in ragione della possibilità di diffondere la conoscenza di tali progetti enologici attraverso la rivendica in etichetta della Sottozona, cui fa da volano il marchio collettivo consortile Rocche di Romagna. In sostanza, tutta la produzione è in evoluzione per regalare nuove perle al consumatore, e l’annata 2024 non sarà da meno”.