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Collis Veneto Wine Group: 5 nuovi wine shop per “Cantina Veneta”

Collis Veneto Wine Group: 5 nuovi wine shop per “Cantina Veneta”Milano, 12 mar. (askanews) – Collis Veneto Wine Group annuncia l’espansione della catena monomarca “Cantina Veneta” con cinque nuovi punti vendita in programma nel 2025. Dopo le aperture di fine anno 2024 di Gavirate (Varese), Sarezzo (Brescia), San Partino di Lupari (Padova), Lentate sul Seveso (Monza) e Villorba (Treviso), la catena si arricchirà quest’anno di ulteriori nuovi, grandi, negozi tra Nord e Centro Italia.


“Cantina Veneta”, che conta 36 punti vendita, di proprietà di Collis Veneto Wine Group, una delle prime dieci realtà vitivinicole in Italia capace di rappresentare il 15% dell’intera produzione veneta (e il 2% di quella nazionale), e con 370 dipendenti, e circa 2.000 conferitori per un totale di 70 milioni di bottiglie l’anno esportate in 70 Paesi. Con un fatturato di circa 12,6 milioni di euro nel 2024, circa il 6% del fatturato del Gruppo (219,30 milioni di euro nel 2024 in crescita del +5% rispetto al 2023), “Cantina Veneta” conta oggi 76 addetti distribuiti nei punti vendita in Veneto, Lombardia, Piemonte e Lazio e dispone di un e-commerce dettagliato di informazioni, che permette ai clienti di acquistare anche online. Questa rete di wine shop offre sia vino imbottigliato che sfuso, con il parterre produttivo di Collis con i vini più rappresentativi dell’enologia veronese, veneta ed internazionale: dalle Doc Soave, Valpolicella e Amarone, al Prosecco, al Pinot Grigio, Doc Colli Berici, fino agli Igt bianchi e rossi.


“L’espansione di Cantina Veneta rappresenta per noi non solo una crescita numerica ma soprattutto un rafforzamento del nostro rapporto diretto con i consumatori. Attraverso i wine shop abbiamo un ulteriore punto di contatto rispetto a quello della distribuzione organizzata. Un canale privilegiato che ci permette di portare il vino direttamente nelle mani di chi lo sceglie e lo apprezza, rispondendo in modo autentico alla domanda reale del mercato” ha affermato l’Ad del Gruppo, Pierluigi Guarise, parlando di “una formula apprezzata e che cresce di anno in anno anche in valore”. “Il vino sfuso e il ‘bag in box’ sono soluzioni sempre più apprezzate per la loro praticità e per la riduzione dell’impatto ambientale, in linea con il nostro impegno verso la sostenibilità” ha aggiunto Guarise, sottolineando che “inoltre, la scelta strategica delle location riflette la nostra volontà di rendere l’esperienza d’acquisto accessibile e capillare sul territorio, semplice e piacevole per tutti. Con queste nuove aperture desideriamo avvicinare i consumatori alla qualità e alla genuinità dei vini del territorio – ha concluso – con un’offerta varia e conveniente che valorizzi le eccellenze enologiche venete e nazionali”.

Podere Vito Cardinali: arrivano Verdicchio Riserva e Lacrima Superiore

Podere Vito Cardinali: arrivano Verdicchio Riserva e Lacrima SuperioreMilano, 12 mar. (askanews) – A metà di quest’anno Podere Vito Cardinali lancerà due nuove etichette: il “Castelli di Jesi Veridicchio Riserva Docg Classico” e il “Lacrima di Morro d’Alba Doc Superiore”. A più o meno un anno dall’inaugurazione, avvenuta il 29 giugno 2024, la Cantina di Morro d’Alba (Ancona) si prepara dunque a raddoppiare le sue etichette, sempre percorrendo la strada della qualità in una immediata godibilità distante dai cliché. Il percorso è quello tracciato dai primi due prodotti realizzati: il piacevolissimo “Vito – Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore 2023” e il “Costa Lisiano Marche Rosso Igt 2023”, un Lacrima in purezza pensata in chiave moderna e dunque tutt’altro che stucchevole ma agile e sorprendente, tanto da farsi già notare da diverse guide enologiche.


Se è vero che un anno di vita nel mondo del vino è nulla, è altrettanto vero che può lasciare intravedere la direzione che il produttore intende prendere, come struttura il progetto e a cosa punta. E qui l’idea è molto chiara, e cioè la valorizzazione dei vitigni autoctoni attraverso idee mai banali che lascino spazio al terroir, puntando ad una crescita nei prossimi anni che porti la produzione ad attestarsi intorno alle 100mila bottiglie, grazie agli attuali 35 ettari di vigneto coltivati per il 77% a Verdicchio e il restante a Lacrima di Morro d’Alba e Trebbiano. Per fare tutto questo, il bravo e giovane enologo residente Enrico Simonini, attraverso una collaborazione con l’Istituto Isvea ha realizzato prima di tutto un’analisi di microzonazione per capire, partendo dalle potenzialità del terreno, quali potessero essere le soluzioni migliori. Negli ultimi anni sono stati quindi realizzati ingenti investimenti agronomici per ampliare e migliorare la produzione, e nel 2023 sono stati impianti altri 1,5 ettari di Verdicchio, e l’anno successivo altri tre di Lacrima, a cui si sono aggiunte 200 nuove piante di ulivo che hanno portato il totale a 1.500 piante che danno vita all’olio Evo “Morro”, e che si sommano ai cereali, nocciole, visciole e melograno sparsi nei circa cento ettari in contrada Sant’Amico. Ma al centro del progetto c’è prima di tutto l’inscindibile legame e l’amore per la sua terra di Vito Cardinali, industriale 85enne che dopo una vita passata a Milano dice orgoglioso di non aver mai spostato la sua residenza da Morro d’Alba: “La mia casa è rimasta quella dove sono nato io e dove è nato e morto mio padre”. “Ama la terra, pianta le viti e impara a fare il viticoltore” racconta di lui l’amico Emilio Pedron, una vita spesa per il vino, raccontando che “noi ci siamo incontrati 6 o 7 anni fa proprio perché produceva e vendeva l’uva e, visto l’amore per la sua terra, gli ho detto che per completare il suo lavoro doveva mettere in bottiglia qualcosa, perché solo così poteva far sentire agli altri l’espressione, non solo della sua passione ma anche di quello che la sua terra produceva. La terra è bellissima, la vigna è in un anfiteatro a 360 gradi che ha tutte e tre le esposizioni, e la casa sorge al margine di questo anfiteatro facendo quasi da palcoscenico – prosegue – e sotto a questa casa due anni fa ha costruito una cantina importante, perché continua a dirmi che la sua terra è molto bella e che tutte le cose che si fanno là devono essere molto belle”.


“Il nostro obiettivo è creare vini che siano un’autentica espressione del territorio, mantenendo sempre un equilibrio tra tradizione e innovazione” conferma Cardinali, spiegando che “ogni scelta è guidata dalla volontà di lasciare un’eredità sostenibile e di qualità alle future generazioni. Questa non è solo una Cantina ma un progetto che racchiude storia, passione e innovazione, con un solo obiettivo: produrre vini che raccontino l’anima autentica delle Marche. I primi ettari – prosegue Cardinali – li abbiamo acquistati nel 1972 mentre nel 1977 nasce ufficialmente il Podere. All’inizio si trattava di pochi ettari poi la mia passione per queste zone, la volontà di fare qualcosa di più per il territorio e per preservarne le antiche colture, mi hanno spinto ad investire ancora più risorse ed energie in questo progetto”. Un altro elemento che vuole essere centrale dell’identità della Cantina è l’enoturismo, che con il tempo sta attirando un numero sempre crescente di visitatori. L’obiettivo per quest’anno è quello di offrire esperienze personalizzate, costruite sulle preferenze di ogni visitatore: dagli aspetti tecnici della produzione, all’esperienza degustativa guidata, al momento di relax con un calice di vino per contemplare il paesaggio. L’impegno per la sostenibilità e la qualità della Cantina di questo brillante e schietto marchigiano che ha costruito un impero nell’industria dell’acciaio (oggi riunito nella Cardinali Holding), ha portato ad un rafforzamento dei processi produttivi, con l’inerbimento e il sovescio nei vigneti, e recentemente ha ottenuto la certificazione Sqnpi.

Consorzio Vino Nobile di Montepulciano torna a Dusseldorf per ProWein

Consorzio Vino Nobile di Montepulciano torna a Dusseldorf per ProWeinMilano, 11 mar. (askanews) – Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, dopo la prima uscita internazionale con la fiera di Parigi, torna alla ProWein di Dusseldorf dal 16 al 18 marzo e nei padiglioni della fiera tedesca dove sarà presente con uno stand collettivo (Halle 15 Stand E41) con decine di etichette in degustazione al banco consortile e numerose aziende presenti in forma diretta. La grande novità di questa edizione saranno già le prime etichette del Vino Nobile di Montepulciano “Pieve”, il nuovo Disciplinare in commercio da questo mese già presentato in anteprima alla stampa internazionale in occasione della recente Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano.


“Se Parigi è stata per il Consorzio una gradita novità nel panorama fieristico internazionale, torniamo a Dusseldorf forti di una quota di mercato importante su questo Paese” afferma il Presidente del Consorzio del Vino Nobile, Andrea Rossi, ricordando che ” tuttavia la Germania nel 2024 ha perso lievemente rispetto all’anno precedente, e a maggior ragione dobbiamo puntare su questo storico appuntamento”. Quelli di ProWein saranno tre giorni di contatti diretti pronti a scoprire le ultime annate in commercio, il Nobile 2022 e la Riserva 2021. Inoltre, grazie ad un intervento dell’Istituto per il commercio estero (Ice), una delegazione di buyer internazionali sarà accompagnata in due momenti da due esperti di vino italiano, il giornalista Filippo Bartolotta e il Master of Wine Gabriele Gorelli. Obiettivo dell’iniziativa è quella di avvicinare la Denominazione attraverso il Consorzio.


La Germania continua ad essere il primo mercato del Nobile con il 37% della quota esportazioni anche se rispetto al 2023 ha perso un punto percentuale. In crescita continua, anche rispetto al 2023, è il mercato degli Stati Uniti arrivato a rappresentare il 28% dell’export complessivo, così come quello del Canada che da solo vale circa il 5%. Il 2024 in generale è stato un anno positivo in valore per il mercato del Vino Nobile di Montepulciano: per quanto riguarda l’export lo scorso anno ha rappresentato il 65,5% (nel 2023 era stato il 66%), mentre il restante 34,5% viene commercializzato in Italia. Continua la tendenza di crescita degli ultimi anni la vendita diretta in azienda che nel 2024 ha ormai superato il 35%. Per quanto riguarda il mercato nazionale, inoltre, le principali vendite sono registrate in Centro Italia (62%) e in particolare in Toscana per il 42%. Al Nord viene venduto il 33% e al Sud il 5,30%. Un dato davvero significativo è la fetta di mercato del Vino Nobile di Montepulciano a marchio bio che nel panorama italiano vale il 44,7% delle vendite, mentre a livello internazionale rappresenta oltre il 50%.

Vino/Vino, Consorzio Brunello di Montalcino a ProWein con 35 aziende

Vino/Vino, Consorzio Brunello di Montalcino a ProWein con 35 aziendeMilano, 11 mar. (askanews) – Seconda tappa del tour di promozione fieristica 2025 per il Consorzio del vino Brunello di Montalcino che, dopo la trasferta francese di Wine Paris, fa scalo a Dusseldorf in Germania per la 31esima edizione di ProWein in programma dal 16 al 18 marzo. Alla manifestazione enologica tedesca saranno 35 le aziende rappresentate nell’area consortile, di cui 15 con stand in collettiva. In degustazione all’enoteca del Consorzio (pad.15 stand D41), i vini usciti quest’anno sul mercato: il Brunello di Montalcino 2020 e la Riserva 2019, il Rosso di Montalcino 2023 oltre a Moscadello e Sant’Antimo.


“Dopo il nostro debutto a Wine Paris, confermiamo anche quest’anno la partecipazione a ProWein con la consapevolezza che, in un scenario globale sempre più complesso per il nostro settore segnato per di più dall’annuncio dei dazi statunitensi, è essenziale diversificare i mercati rafforzando la promozione internazionale” ha dichiarato il presidente del Consorzio, Fabrizio Bindocci, aggiungendo che “negli Usa, la nostra principale piazza di sbocco, destiniamo infatti oltre il 30% della produzione, per cui ampliare i nostri orizzonti diventa oggi più che mai una necessità. Per questo saremo poi presenti successivamente anche ad aprile a Vinitaly”. Sarà così il 57esimo Salone internazionale dei vini e distillati a raccogliere il testimone per l’ultima frazione della staffetta fieristica consortile che taglierà il traguardo a Verona dal 6 al 9 aprile dove il Consorzio sarà protagonista di tre masterclass. Seguiranno gli appuntamenti sul territorio a partire da quello estivo di “Red Montalcino” (20 giugno) per chiudere a novembre con “Benvenuto Brunello” (dal 20 al 24).


Le aziende che partecipano a ProWein con stand in collettiva sono Capanna, Celestino Pecci, Cordella, Il Palazzone, Il Poggione, La Casaccia di Franceschi, La Palazzetta, Lisini, Paradiso di Cacuci, Pian delle Querci, Pinino, Uccelliera, Ventolaio, Villa Poggio Salvi e Voliero.

Alice Musso vince The vero bartender Italia e vola alla finale globale

Alice Musso vince The vero bartender Italia e vola alla finale globaleMilano, 11 mar. (askanews) – È Alice Musso, bartender del Drink Kong e Nite Kong di Roma, la vincitrice della finale Italia di The vero bartender, la competizione internazionale promossa da Amaro Montenegro che quest’anno festeggia il 140esimo anniversario del brand. Con il suo cocktail all’avanguardia Chronosphere, un “viaggio nel tempo in un bicchiere”, sintesi di “2165. Shaping the future”, il tema della settima edizione della gara che si è chiusa ieri a Milano, ha battuto gli altri sette finalisti selezionati da Nord a Sud, guadagnandosi l’accesso alla finale global in rappresentanza dell’Italia.


“Quest’anno, con il tema scelto per The vero bartender, abbiamo deciso di celebrare i 140 anni del brand – spiega Alessandro Soleschi, group director of marketing spirits di Gruppo Montenegro – Siamo molto soddisfatti delle proposte ricevute dai bartender, che si sono distinte per innovazione ed alta qualità, confermando un livello di competizione negli anni in continua crescita”. Quest’anno i partecipanti sono stati invitati a proiettarsi 140 anni avanti nel tempo, sfidandosi nella creazione di cocktail all’avanguardia a base di Amaro Montenegro con tecniche, preparazione e forme nuove ed insospettabili. C’è chi ha interrogato l’AI e chi si è immaginato un futuro sostenibile realizzando un bicchiere biodegradabile, in cera vegetale e d’api, o addirittura commestibile. Anche nella presentazione del drink si è dato spazio all’avanguardia: si va dal cyber cocktail ai drink marziani. Ma a conquistare la giuria – composta da Rudi Carraro (Global Brand Ambassador Amaro Montenegro), Luca Bruni (vincitore dell’edizione passata The Vero Bartender), Fabio Bacchi (Fondatore Bar Tales Magazine e Roma Bar Show) e Edoardo Nono (proprietario del Rita & Cocktail’s e del Rita’s Tiki Room di Milano) – è stata Alice Musso (bartender del Drink Kong e Nite Kong di Roma), che ora è pronta a portare alto il nome della nostra nazione nella finale global di Bologna (9 aprile) per sfidare i migliori bartender provenienti da altre 8 nazioni (Australia, Canada, Cina, Emirati Arabi, Messico, Regno Unito, Spagna e USA) e provare ad aggiudicarsi il titolo di miglior talento della miscelazione internazionale.


Musso nasce a Velletri nel 1995. Lavora come cameriera prima di trasferirsi a Roma per lavorare in noti locali capitolini fino ad approdare a Drink Kong e Nite Kong di Patrick Pistolesi. Partecipa a The vero bartender con il cocktail Chronosphere, un ‘viaggio nel tempo in un bicchiere’. Alla base del drink l’idea di un futuro sempre più influenzato dal trend low alcol, con prodotti bio e attenzione alle calorie, ma anche dall’attenzione verso la salvaguardia dell’ambiente con il cambiamento climatico che determina lo sviluppo di nuove coltivazioni nel nostro territorio, dapprima appartenenti ad altri eco-climi. Parliamo, per esempio, di una pianta tropicale già entrata a far parte delle coltivazioni mediterranee, il mango, che giocando con l’immaginazione sarà a km 0 tra 140 anni. Oppure del cocco, in questo caso, accostato allo sherry, un vino liquoroso spagnolo, che ha sempre fatto parte della storia della mixology. Da qui nasce Chronosphere, un cocktail con basso contenuto zuccherino e un volume alcolico di 11%, dove Amaro Montenegro si unisce a Coconut Sherry e Cordial Mango con bubbles di ghiaccio.

Consorzio Vini Abruzzo: presentato studio su vocazionalità viticola

Consorzio Vini Abruzzo: presentato studio su vocazionalità viticolaMilano, 11 mar. (askanews) – Più di 155 mila appezzamenti per un totale di 33.964 ettari vitati, con 118 varietà. Di queste, il vitigno Montepulciano presenta oltre il 52% dell’intero vigneto regionale, seguito dal Trebbiano Toscano con circa il 14% e poi dal Trebbiano Abruzzese, Pecorino, Chardonnay e via dicendo. Sono alcune delle primissime informazioni venute fuori da Ado Abruzzo, “Areali delle quattro D.O. Abruzzo per una caratterizzazione moderna”, lo studio sulla caratterizzazione dei territori delle quattro Denominazioni a valenza regionale, presentato a Francavilla al Mare (Chieti).


A condurlo è stato il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, con Ager (Agricoltura e ricerca) e le aziende agricole Chiara Ciavolich, Francesco Labbrozzi, Sandro Polidoro, Tenuta i Fauri e Fratelli Cimini, con fondi del dipartimento Agricoltura della Regione Abruzzo. Attraverso l’utilizzo di tecnologie basate sulla georeferenziazione delle informazioni e sull’uso dei big data, con l’impiego della piattaforma Enogis capace di integrare diversi strati informativi, sono state individuate le vocazionalità viticole ed enologiche dei vari territori interessati. “Il lavoro che è stato svolto con questo progetto è preciso e puntuale ed è denso di dati capaci di fornire un’immagine dettagliata di tutto il territorio” ha commentato il presidente del Consorzio, Alessandro Nicodemi, parlando di un “risultato visualizzabile da tutti attaverso una mappa intuitiva che può fornire informazioni davvero preziose nelle scelte agronomiche e produttive. Tutto questo non può che concorrere alla valorizzazione della qualità dei vini della nostra regione, ma anche a ridurre i rischi che possono derivare da scelte aziendali sbagliate”.


Nella prima fase di lavoro sono stati mappati i vigneti partendo dallo Schedario viticolo delle aziende abruzzesi relativi all’anno 2023 fornito dalla Regione Abruzzo. Una volta georeferenziati i vigneti, sono stati caricati in webGis i dati relativi alla “Carta dei suoli della Regione Abruzzo – Arssa”, ossia la cartografia dei suoli dell’intero territorio regionale realizzato attraverso la sintesi dei dati raccolti nel periodo 1994-2006. Utilizzando i dati satellitari del progetto europeo Copernicus rielaborati a due km dalla fondazione Bruno Kessler (FBK) di Trento, sono state realizzate mappe climatiche basate sui dati degli ultimi 22 anni (2001-2022) ed i principali indici meteo-climatici per ipotizzare le zone climatiche più o meno adatte alla produzione di vini di qualità: con l’indice di Winkler ad esempio si possono individuare i vitigni più adatti per ciascuna zona, mentre con l’indice De Martonne, sono state identificate le zone favorevoli alla viticoltura in relazione al bilanciamento tra temperatura e precipitazione. In Abruzzo l’indice è superiore a 20, il che indica complessivamente un clima sub-umido e quindi adatto alla coltivazione della vite. Grazie alla disponibilità del dipartimento Agricoltura della Regione sono stati intrecciati nella piattaforma i risultati delle 47 stazioni automatiche di monitoraggio agro-climatici e tutte visualizzabili in tempo reale. Infine sono stati caratterizzati i territori, per ogni delimitazione territoriale (regione, provincia, sottozone, Comuni) elaborando statistiche sulla distribuzione dei suoli e di altre caratteristiche quali l’esposizione dei vigneti, l’altitudine, la pendenza media.


Foto di Andrea Straccini

Vino, Taschetta (Colomba Bianca): su diga Trinità grande passo avanti

Vino, Taschetta (Colomba Bianca): su diga Trinità grande passo avantiMilano, 11 mar. (askanews) – “Desideriamo esprimere un sincero ringraziamento al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, al Governo regionale, al commissario ad acta Salvo Cocina, alle organizzazioni sindacali e all’on. Giorgio Mulè, per l’impegno profuso nella risoluzione della questione relativa alla Diga Trinità di Castelvetrano. Dopo anni di incertezze e immobilismo, l’intervento delle istituzioni ha finalmente permesso di evitare il fuori esercizio dell’invaso, consentendo la ripresa dell’accumulo idrico e restituendo una risorsa fondamentale agli agricoltori del territorio”. Lo ha detto Dino Taschetta, presidente della cooperativa vitivinicola Colomba Bianca che opera in provincia di Trapani con oltre 2.400 vigneron, commentando la decisione del MIT di continuare a invasare acqua, per raggiungere 2 milioni e 500 mila metri cubi di acqua.


“Uno notizia che ci rincuora e che ci fa guardare al futuro con maggiore ottimismo, senza ignorare il prezzo che gli agricoltori hanno già pagato per le scelte errate del passato” continua Taschetta, evidenziando che “decenni di cattiva gestione e decisioni che hanno letteralmente distrutto una parte significativa del patrimonio agricolo siciliano, lasciando i produttori in balia di una crisi idrica devastante. Oggi ci troviamo di fronte a una realtà in cui migliaia di ettari di vigneti sono andati persi – ricorda – a causa della mancata manutenzione degli impianti, della dispersione incontrollata delle risorse idriche e dell’assenza di una strategia lungimirante. L’agricoltura siciliana ha subito un colpo durissimo – aggiunge – e i danni non si misurano solo in ettari coltivati, ma anche nelle famiglie che hanno visto sfumare anni di lavoro e investimenti. Speriamo che questa sia solo la prima tappa di un percorso più ampio – chiosa – in cui le istituzioni, insieme alle aziende e agli agricoltori, possano finalmente costruire una strategia efficace per la gestione dell’acqua in Sicilia”. “La Diga Trinità deve tornare ad essere una risorsa stabile e affidabile per il territorio, non un’incognita che mette a rischio ogni anno il futuro delle nostre produzioni” mette in luce Taschetta, chidedendo “che questo impegno non si esaurisca qui ma che si lavori fin da subito per pianificare interventi strutturali che garantiscano una gestione razionale dell’invaso e per stabilire un piano di manutenzione regolare per evitare il ripetersi di queste emergenze, ascoltando la voce degli agricoltori e delle aziende vitivinicole, che conoscono il territorio e le sue esigenze reali. L’agricoltura – conclude – è il cuore pulsante della Sicilia, e l’acqua è il suo bene più prezioso: è tempo di adottare scelte concrete per proteggerlo”.

Vino, biodinamica e recupero vitigni autoctoni: un binomio naturale

Vino, biodinamica e recupero vitigni autoctoni: un binomio naturaleMilano, 11 mar. (askanews) – Il recupero dei vitigni autoctoni rappresenta un aspetto fondamentale per la valorizzazione del territorio e la tutela della biodiversità. Queste varietà, frutto di secoli di adattamento all’ambiente circostante, custodiscono l’identità culturale e agronomica delle regioni vinicole italiane e salvaguardarle non significa solo preservare la storia del vino ma anche offrire un modello di agricoltura sostenibile, resiliente ai cambiamenti climatici. Il recupero di questi vitigni è uno degli impegni dei vignaioli biodinamici Demeter, come nel caso delle Comunità biodinamiche regionali dell’Emilia-Romagna, dove le antiche vigne divengono simbolo della storia delle comunità locali.


“Oggi, recuperare e reintrodurre queste varietà – sintetizza Francesco Bordini, titolare di Villa Papiano Modigliana (Forlì Cesena) – significa garantire stabilità ai vigneti, resistenza ai cambiamenti climatici e una maggiore complessità nei vini”. La storia della viticoltura italiana dimostra inoltre come il concetto di monovarietale sia relativamente recente perché, in passato, vitigni come il Trebbiano, il Ciliegiolo o il Negretto venivano coltivati insieme, “creando blend naturali che contribuivano all’equilibrio del vino”. “Queste varietà, un tempo trascurate per la loro scarsa resa alcolica – aggiunge Bordini – oggi tornano di grande attualità, permettendoci di produrre vini con un minore tenore alcolico senza interventi artificiali. In più – prosegue – i vitigni autoctoni si sono già adattati al loro ambiente naturale e richiedono meno trattamenti, contribuendo a una viticoltura più sostenibile”. Danila Mongardi, vignaiola dell’azienda agricola “Al di là del Fiume” di Marzabotto (Bologna), ricorda come nell’Ottocento la sola area bolognese contasse oltre 80 varietà autoctone, molte delle quali scomparse a causa della fillossera. “Recuperare questi vitigni significa ridare voce alla nostra storia e alle nostre radici contadine” spiega Mongardi, sottolineando che “l’Albana e la Barbera erano il cuore della viticoltura locale, affiancate da ecotipi minori come Montuni, Aglionza e Sciaslà, che donavano aromi unici ai vini: ripartire da queste varietà significa anche riscoprire un legame profondo con il territorio e anche con noi stessi, perché essendo piante in grado di crescere e prosperare nel proprio ambiente anche di fronte alla difficoltà, hanno qualcosa da insegnarci”.


Secondo Paride Benedetti della Tenuta Santa Lucia di Mercato Saraceno (Forlì Cesena), il recupero di varietà locali come il Famoso può rappresentare anche un valore aggiunto per il mercato del vino: “Un vitigno autoctono non ha concorrenza, presentarlo all’estero significa offrire un prodotto unico, con una forte identità territoriale e una capacità distintiva sul mercato”. “Il terroir è fatto di uomini: conservare le varietà autoctone significa custodire la nostra storia, il nostro paesaggio e la nostra cultura” chiosa il direttore di Demeter Italia, Giovanni Buccheri, concludendo che “la viticoltura biodinamica non è solo un metodo agricolo ma una visione olistica che ci permette di interpretare la complessità della natura e di valorizzare le caratteristiche uniche dei nostri vitigni”.


Foto di Demeter Italia

Cantine Settesoli capofila contratto di filiera “White Wine Identity”

Cantine Settesoli capofila contratto di filiera “White Wine Identity”Milano, 9 mar. (askanews) – Cantine Settesoli è capofila del contratto di filiera “White Wine Identity”, progetto quadriennale che coinvolge l’Università di Palermo assieme ad altre dieci aziende vitivinicole, di cui sette siciliane, con lo scopo di promuovere in Italia e all’estero il vino bianco prodotto nelle terre sicane attraverso diverse iniziative, “oltre che di riorganizzare la struttura per renderla più moderna e tecnologicamente avanzata”. Il contratto di filiera è promosso dal ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e ha l’obiettivo “di favorire la collaborazione tra i soggetti coinvolti, stimolare la creazione di migliori relazioni di mercato e garantire delle ricadute positive sulla produzione agricola”.


Cantine Settesoli investirà 10 milioni di euro in alcuni interventi volti a migliorare le performance produttive e tecnologiche dell’azienda. Saranno infatti installati due nuovi impianti fotovoltaici per aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili che si aggiungono agli 11 impianti già attivi, di cui tre di ultima generazione, producendo 2 mln di kWh annui. “‘White Wine Identity’ è la prima iniziativa di questo tipo attuata in Sicilia” afferma il presidente di Cantina Settesoli, Giuseppe Bursi, spiegando che “il concetto di sviluppo sostenibile, tema alla base del contratto, è un’introiezione culturale che desideriamo venga condivisa in ogni suo aspetto e praticata da ciascun socio. L’attenzione per il territorio, sia in senso ambientale sia sociale – aggiunge – contraddistingue da sempre il nostro lavoro: questo progetto ci permette di essere ancora più all’avanguardia e di valorizzare ulteriormente i nostri vini bianchi e le produzioni delle terre sicane”.


La cooperativa con sede a Menfi (Agrigento) è inoltre parte attiva nella valorizzazione del territorio anche attraverso la collaborazione con Fondazione SOStain, programma del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia e Assovini Sicilia “che promuove uno sviluppo etico e sostenibile del settore vitivinicolo siciliano, accompagnando e indirizzando le cantine aderenti verso la misurazione costante e la riduzione dell’impatto che le pratiche agricole hanno sull’ambiente”. “A partire dalla prossima vendemmia verrà apposto il marchio SOStain su alcuni dei nostri vini – prosegue Bursi – si tratta di prodotti già in possesso della certificazione VIVA, ma il programma del protocollo prevede parametri più stringenti, un Disciplinare composto da 10 requisiti minimi che include vari aspetti, dalla misurazione della water footprint e della carbon footprint al controllo del peso della bottiglia, dalla conservazione della biodiversità floristica e faunistica alla valorizzazione del capitale umano e territoriale, dal risparmio energetico alla salute dei consumatori”.


Cantine Settesoli ha chiuso il bilancio per l’anno 2023-2024 con un fatturato pari di poco meno di 50 mln di euro, registrando un aumento del 6,5% rispetto all’anno precedente, con un export pari al 55% dell’imbottigliato.

Il 10 marzo c’è la sesta edizione di “mareMMMa, la natura del vino”

Il 10 marzo c’è la sesta edizione di “mareMMMa, la natura del vino”Milano, 9 mar. (askanews) – Il 10 marzo va in scena la sesta edizione di “mareMMMa, la natura del vino”, evento diventato negli anni la più grande selezione di etichette del territorio e che ora vedrà 124 aziende per un totale di 592 vini. L’evento, che consente agli operatori di degustare un ampissimo e completo ventaglio di referenze di tutte le Doc e Docg della Maremma Toscana (Maremma Toscana, Montecucco e Morellino di Scansano), si svolgerà nella tradizionale location del salone centrale del Granaio Lorenese di Spergolaia ad Alberese, in provincia di Grosseto. Per la prima volta i produttori saranno presentati in base all’ubicazione del vigneto, raggruppati quindi per Comune.


“Un vero e proprio viaggio attraverso la vitivinicoltura maremmana che consentirà di scoprire le tante aziende, dalle più piccole alle più conosciute e blasonate, che compongono il tessuto produttivo di questa terra” spiega Francesco Mazzei alla guida del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, parlando di “un evento diventato ormai appuntamento imprescindibile e che testimonia la volontà da parte dei nostri Consorzi di fare sempre più sinergia per valorizzare al meglio il territorio e la sua produzione enologica. Come Doc Maremma Toscana saremo presenti con 390 etichette di 76 aziende”. “Con grande entusiasmo torniamo a presentare i nostri Morellino di Scansano, Sangiovese della costa, in questo evento che si sta confermando come uno degli appuntamenti di riferimento per il settore e un’importante occasione di confronto tra i produttori e gli operatori” afferma Bernardo Guicciardini Calamai, presidente del Consorzio Morellino di Scansano, spiegando che come ente consortile “quest’anno saremo presenti con ben 28 aziende e 123 vini. Edizione dopo edizione – conclude – è sempre più chiaro che la vera forza di questa manifestazione si trova nella sinergia tra i tre territori coinvolti”.


“Il successo di ‘mareMMMa’ è la prova di quanto sia fondamentale per i Consorzi lavorare insieme, valorizzando le specificità di ciascun territorio per offrire un’esperienza unica. Il nostro Consorzio ha sempre creduto in questa sinergia e non farà mai mancare il suo supporto a eventi di tale importanza, che rappresentano un’opportunità concreta per le aziende locali di creare rete ed entrare in contatto con professionisti e appassionati” mette in luce Giovan Battista Basile alla guida del Consorzio Tutela Vini Montecucco, sottolineando che “vogliamo contribuire a far conoscere la bellezza, la qualità e la sostenibilità della nostra terra, dove le eccellenze enologiche vanno di pari passo con il paesaggio e la cultura che ci circondano”. Oltre ai grandi rossi a base Sangiovese delle Doc e Docg Montecucco e Morellino, sarà possibile degustare anche i bianchi, per la maggior parte Vermentino e, più limitatamente, Ansonica, Viognier, Sauvignon e Chardonnay, i rosati, i rossi autoctoni come Ciliegiolo, Alicante e Pugnitello, i blend in stile Supertuscan e i rossi da vitigni internazionali Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, Merlot, Syrah e Petit Verdot.