Consorzio vini Doc Sicilia: nuovo spot su Grillo e Nero d’AvolaMilano, 8 giu. (askanews) – Grillo e Nero d’Avola Doc Sicilia sono i protagonisti di un nuovo spot prodotto dal Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia. Un video che celebra vini e territorio con il claim “Sicilia, isola che unisce”, messaggio che traduce in parole le inquadrature di scorci di città e siti archeologici, dei vigneti e di momenti di gioia che hanno il vino come comune denominatore.
“È un grande piacere e orgoglio vedere i valori del Consorzio Tutela Vini DOC Sicilia e dei produttori siciliani raccontati all’interno di questo spot” ha spiegato il presidente del Consorzio, Antonio Rallo, sottolineando che “i vini Doc Sicilia sono infatti simbolo non solo di qualità ma rappresentano un’autentica unione con il territorio in cui nascono, un’unicità che vogliamo trasmettere a tutti coloro che desiderano scoprire anche questo lato della Sicilia”.
Vino, Consorzio Custoza Doc a “Custoza in festa” e “Festa nodo d’amore”Milano, 8 giu. (askanews) – Sabato 10 e domenica 11 giugno, in occasione di “Custoza in festa”, manifestazione che ogni anno anima la piazza del paese del Veronese con l’Enoteca del Custoza, stand gastronomici, musica e intrattenimento, 14 cantine del Consorzio Tutela Vino Custoza Doc apriranno le loro porte al pubblico.
Il prossimo 20 giugno il Custoza sarà invece tra i protagonisti della “Festa del nodo d’amore”. Tra rievocazioni storiche della leggenda che ha dato origine ai tradizionali tortellini e la spettacolare cena per quasi tremila commensali sul Ponte Visconteo, ogni anno la manifestazione richiama a Borghetto sul Mincio (Verona) tantissimi visitatori. Anche in questa edizione il Consorzio sarà partner d’eccellenza con i vini dei soci produttori ad accompagnare la cena. “È sempre una grande soddisfazione promuovere il nostro territorio, quello su cui abbiamo la fortuna di vivere quotidianamente e che ci regala il nostro vino” ha dichiarato la presidente del Consorzio, Roberta Bricolo, sottolineando “vino che è solo lo specchio di un intero patchwork di luoghi, persone e usi che meritano di essere scoperti e conosciuti: esserci in queste occasioni significa per noi rafforzare un impegno con la nostra terra che è ormai diventato una missione”.
Vino, “Cantine non usano vetro leggero perché temono calo vendite”Milano, 8 giu. (askanews) – Il contenimento del peso delle bottiglie, il loro riciclo e l’indicazione in etichetta del corretto processo di smaltimento, sono fra le proposte europee per ridurre l’impatto ambientale della produzione del vino, a cui si sta affiancando il riuso delle bottiglie usate con un progetto che prevede, entro sette anni, una quota fra il 5 e il 10% di quelle immesse nel mercato europeo (l’80% entro il 2040). Questi temi sono stati al centro del convegno “Vetro leggero, sfide e nuovi trend” che si è tenuto oggi alla Vetreria Etrusca della famiglia Bartolozzi a Montelupo Fiorentino (Firenze), promosso dalla delegazione toscana dell’Associazione Donne del vino.
Durante l’evento è stata presentata un’indagine qualitativa realizzata attraverso 22 interviste a produttrici dell’Associazione Donne del vino di Toscana e Veneto, ideata dalla sommelier Paola Rastelli e curata da Marta Galli, direttore operativo dell’Osservatorio sulla sostenibilità nei settori del vino e dell’enoturismo dell’Università Cattolica di Milano. Dall’indagine emerge la diffusa volontà delle produttrici di contribuire alla riduzione dell’impronta carbonica del vino, e che l’impegno per l’ambiente è visto soprattutto come un dovere etico e non tanto come un’opportunità, dato che l’uso del vetro leggero non ha una certificazione facilmente identificabile dal consumatore e quindi non c’è un ritorno commerciale diretto. La capacità di comunicare le proprie scelte ambientali è invece meno generalizzata ed è migliore nelle aziende sopra ai 50 milioni di fatturato, con particolare riferimento ai mercati scandinavi e anglosassoni. In Italia diventa invece quasi irrilevante, perché il suo utilizzo provoca uno svantaggio competitivo a dimostrazione della forza che ancora hanno le “fake news” che associano il peso della bottiglia all’importanza del vino che contengono.
Un altro problema del vetro leggero è che attualmente dispone di un minor numero di formati, circostanza che può costringere le Cantine a dover modificare il “look” delle loro bottiglie. C’è poi il tema ancora più delicato della tappatura: infatti anche ammettendo un’omologazione dei vetri a pochi formati e l’allestimento di un circuito di recupero delle bottiglie usate, è difficile immaginare l’assenza di differenze fra i colli realizzati da vetrerie diverse. Difformità che potrebbero creare seri problemi ai vini “premium” e a quelli a lungo affinamento. All’iniziativa sono intervente anche la vicepresidente e assessora all’Agroalimentare della Regione Toscana, Stefania Saccardi, e la sua collega alle Politiche Sociali e alle Pari Opportunità Stefania Fontanelli. “L’utilizzo del vetro leggero spesso va di pari passo con quello del biologico o comunque di coltivazioni sostenibili: credo che sia una scommessa importante, bisogna fare molti passi avanti sia sul fronte culturale sia sul tema del riuso del vetro su cui occorre ragionare” ha affermato Saccardi, aggiungendo “noi siamo al vostro fianco e vogliamo come Regione Toscana lavorare assieme a voi perché l’apporto delle Donne del Vino sia un patrimonio non solo di questo straordinaria associazione ma sia un valore da acquisire da parte di tutti”. “L’uso del vetro leggero – gli ha fatto eco Donatella Cinelli Colombini, delegata delle Donne del Vino toscane – è fondamentale per la sostenibilità del comparto enologico così come è determinante per l’economia delle Regione Toscana, perché la produzione di ogni chilogrammo di vetro equivale all’emissione di 2,7 chilogrammi di CO2”.
Effetto “birra” per agroalimentare italiano: 8 volte su 10 si beve a pastoMilano, 8 giu. (askanews) – Quando vale “l’effetto birra” sull’agroalimentare italiano nel fuori casa? A misurarlo è una ricerca realizzata da Nomisma per Osservatorio birra e Agronetwork che racconta i consumi di birra nell’horeca attraverso il punto di vista di un campione di 1.000 consumatori tornati nei luoghi della socialità e di 100 professionisti del fuoricasa.
L’anno scorso fuori casa e birra sono cresciuti insieme: al +39% dei consumi agroalimentari fa eco il +21% di quelli della birra. Quando al ristorante, in pizzeria, al pub o in trattoria si ordina una birra, otto volte su 10 si sceglie di accompagnarla con cibo della tradizione italiana: con una pizza, per aperitivo con formaggi e salumi del territorio, con un primo della tradizione o un secondo di carne o di pesce. La birra, quindi, si conferma un traino per la fetta di consumi agroalimentari nel fuoricasa che, stime Nomisma/Istat, nel 2022 vale 89,7 miliardi di euro. Un fuoricasa che, rivela lo studio Osservatorio Birra/Agronetwork, è sempre più legato a materie prime italiane, ai prodotti agroalimentari e alle bevande di qualità, locali o legati al territorio. Secondo gli addetti ai lavori dell’horeca, negli ultimi due anni il consumo di prodotti agroalimentari di alta qualità nei locali italiani è aumentato (44%). E quello delle bevande registra addirittura il 53%. Interrogati sulle tendenze del momento del fuoricasa, i ristoratori italiani hanno risposto “il ritorno della tradizione, ma di qualità” (50%), “ricette e materie prime legate al territorio” (41%), “trattorie moderne e cibo come una volta” (32%). E c’è anche un ristoratore su 10 (il 9%) che sostiene che la vera novità di questo nuovo trend basato sugli elementi della tradizione siano le bevande low o zero alcol.
La birra, dunque, al centro del nuovo fuoricasa? In realtà lo era anche prima della pandemia. Se tre addetti ai lavori su 10 hanno notato un aumento dei consumi di birra nel locale, sei su 10 ritengono che il consumo di birra sia stabile rispetto al 2019. Per il 55% è una bevanda che non può mancare nell’offerta del locale, per il 58% lo era già prima della pandemia. Quello che sembra emergere è che il peso della birra nella ristorazione italiana sia destinato a crescere ancora: a sentire i gestori in quattro locali su 10 questa bevanda incide oggi tra il 10% e il 15% sul business. E nei prossimi 5 anni questa percentuale è destinata a crescere fino al 20-25%, con punte del 50%. In particolare, la birra è la bevanda più richiesta nei locali (59%), davanti alle bollicine (39%) al vino bianco (38%) e al vino rosso (34%). Secondo i ristoratori la versatilità, nelle occasioni di consumo (40%) e nell’abbinamento a tutto pasto (24%), è la chiave del suo successo rispetto ad altre bevande. Lo confermano i consumatori, che nell’ultimo anno hanno preferito la birra per il suo gusto (62%), per la sua leggerezza (52%) e perché si abbina bene con tutte le portate (43%). Otto consumatori su 10, poi, sostengono che la qualità dell’offerta delle birre sia fondamentale per la scelta del locale. Preferiscono (60%) birra prodotta nel nostro Paese o in una regione specifica.
A proposito di abbinamenti, per oltre il 90% dei professionisti dell’horeca la birra è adatta a sostenere anche il consumo di prodotti agroalimentari di qualità. I consumatori dal canto loro affermano, per il 76%, che pizza e birra sono un mix evergreen, anche se ormai viene ordinata a tutto pasto. È infatti, molto gettonato anche il connubio con stuzzichini o finger food per l’aperitivo (51%), con antipasti di terra o di mare (43%) e primi piatti (27%). L’approccio alla qualità, nel bicchiere e nell’abbinamento, è confermato dall’identikit del consumatore di birra agli occhi di chi lo osserva tutti i giorni dalla cucina, dalla sala o da dietro al bancone. Millennial, curioso e attento a qualità del servizio e dell’abbinamento col cibo; ha tra i 30-44 anni (la fascia di età con maggiori disponibilità economiche), è attento allo stile/tipologia di birra (51%) e al suo corretto servizio (23%); apprezza la varietà dell’offerta, chiedendo, indifferentemente la classica lager (che resta la preferita per due consumatori su tre) o birre speciali e di territorio.
Consorzio Garda Doc presenta alla stampa la prima Carta dei suoliMilano, 8 giu. (askanews) – Il Consorzio Garda Doc ha presentato oggi alla stampa la prima Carta dei suoli della Denominazione, nel corso di un convegno sui vini e sul territorio del Garda Doc organizzato all’Auditorium de il Vittoriale degli italiani a Gardone Riviera (Brescia).
“Questo documento rappresenta un punto di arrivo di diversi studi promossi dal Consorzio, condotti negli ultimi anni, a testimonianza del continuo impegno ed investimento del nostro Ente nel campo scientifico” ha dichiarato il presidente del Consorzio Garda Doc, Paolo Fiorini, sottolineando che “questa importante opera scientifica sarà sicuramente una risorsa preziosa per tutta la comunità”. “Lavorando a questo progetto ho coniato un nuovo termine per esprimere al meglio ciò che costituisce l’aspetto più caratterizzante della denominazione Garda Doc, ovvero la sua sorprendente varietà di suoli: ‘pedodiversità’” ha dichiarato Giuseppe Benciolini, pedologo specialista in rilevamento ed elaborazione delle carte dei suoli che ha curato il progetto, spiegando che “questo territorio, infatti, racchiude al suo interno diversi tipi di suolo che sono a loro volta derivati dalla grande varietà di processi geologici e di modellamento geomorfologico che hanno interessato il continente negli ultimi 200 milioni di anni”.
La Carta dei suoli è entrata anche in un documentario di 11 minuti che racconta la ricchezza e la storia millenaria dell’areale vitivinicolo gardesiano. “Un video che cerca di unire un linguaggio scientifico con un taglio divulgativo e accessibile a tutti” ha precisato Benciolini, sottolineando che “l’intento è stato quello di realizzare uno strumento che non rischiasse di restare archiviato in qualche libreria, ma diventasse una vera risorsa per la comunità”.
AssoDistil: preoccupati per misure Ue e mancata tutela nostre IGMilano, 8 giu. (askanews) – Nel 2022 l’aumento della produzione e l’export di alcol e acquaviti, l’Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti (AssoDistil) esprime la propria preoccupazione per il 2023, a partire “dalle misure preannunciate dalla Unione Europea che mirano a demonizzare il consumo di bevande spiritose”.
Misure come, ad esempio l’etichetta sanitaria contenente l’introduzione di informazioni nutrizionali e sulla salute nella presentazione delle bevande alcoliche prevede di fatto l’esclusione di questi prodotti dai fondi di promozione per i prodotti agricoli. Ma a preoccupare le aziende del settore, riunite a Roma per la 77esima assemblea annuale di AssoDistil, è anche “la contemporanea assenza di strumenti legislativi che garantiscano la necessaria tutela e promozione delle bevande spiritose ad Indicazione Geografica, che mettono a rischio fino a mille posti di lavoro solo nelle distillerie”. “A proposito di restrizioni sul consumo di alcool, vogliamo sottolineare come non si debba e non si possa separare il consumo di vino da quello delle bevande spiritose – spiega il presidente di AssoDistil, Antonio Emaldi – ma occorre portare avanti un’unica battaglia in quanto l’etichetta non risolverebbe il serio problema dell’abuso di alcolici, ma rischierebbe di oscurare il contributo positivo che la produzione di distillati offre in termini di occupazione e di sostenibilità”.
Dai dati di Format Research, precisa AssoDistil, emerge che il 53% delle imprese della distillazione troverebbe interessante promuovere un piano di eventi promozionali da tenersi nei Paesi dell’UE per incrementare la conoscenza del prodotto e le vendite, cosa che non sarebbe assolutamente più realizzabile con l’entrata in vigore dell’etichetta sanitaria. “Azzerare i progetti di promozione per la Grappa e per gli altri spirits rischia di vanificare la ripresa dell’export di tutte le acquaviti e liquori” sottolinea l’Associazione, aggiungendo che “a questo si aggiunge il fatto che ancora oggi risulta inspiegabilmente sospeso il Decreto sui Consorzi di tutela delle bevande spiritose, strumento cruciale per la tutela e promozione delle produzioni tradizionali nazionali”. “Auspichiamo che finalmente venga firmato il Decreto che riconosce il Consorzio della Grappa, che è fermo da cinque anni” prosegue Emaldi, evidenziando che “le bevande spiritose devono poter usufruire delle stesse prerogative di cui godono i vini e gli alimenti ad IG, altrimenti con il rischio di produzione di bevande a nome grappa fuori dall’Italia rischia di compromettere il fatturato del comparto che per i soli distillati vale circa 500 milioni”.
AssoDistil: nel 2022 produzione italiana di alcol e acquaviti +15%Milano, 8 giu. (askanews) – Nel 2022 la produzione italiana di alcol e acquaviti è aumentata del 15% in volumi rispetto all’anno precedente, con una produzione pari a circa 120 milioni di litri e un fatturato di 500 milioni di euro. E’ sostanzialmente positivo il bilancio 2022 del settore delle bevande spiritose, tracciato da alcuni studi presentati oggi alla 77esima assemblea annuale dell’Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti (AssoDistil).
Secondo una ricerca di Nomisma, l’anno scorso l’export di Grappa ha fatto registrare 60 milioni di euro contro i 51,5 milioni del 2021, dato che si traduce in +16,7% in valore e +8% in volume. Tra i mercati internazionali che apprezzano di più la grappa vi è la Germania, che da sola concentra ben il 59% dell’export di settore, seguita da Svizzera (14%) e dall’Austria (5%). Da segnalare il positivo risultato nel mercato Usa (+31% di export in volume) dove da 5 anni sono attivi progetti di promozione della grappa IG. Nel focus di Nomisma, emerge inoltre che i risultati molto positivi per la produzione di alcool e acquaviti e nell’export, che testimoniano l’aumento dell’immagine del valore della Grappa percepito dai consumatori di tutto il mondo, si contrappone però un trend negativo della distribuzione moderna nazionale. In questo canale si assiste a una diminuzione delle vendite del -3,4% in valore rispetto al 2021. Nel primo trimestre del 2023, però, rallenta il calo a volume e i valori mostrano un +0,9% grazie all’inflazione.
Secondo i dati di uno studio di Format Research sulle prospettive delle imprese di distillati, l’82% delle aziende del comparto lamenta un incremento dei costi dell’energia, mentre l’87% un aumento dei costi delle materie prime. Una impresa su due ha registrato rincari superiori al 20%, e in questo scenario cresce il numero di imprese che si sono rivolte alle banche per ottenere credito: il 34% ha fatto richiesta per un finanziamento e tra queste, nel 67% dei casi l’operazione è andata a buon fine. Sul fronte della sostenibilità, 8 imprese su 10 hanno interesse ad essere percepite come sostenibili e il 72% di esse ritiene che il fattore green costituisca un driver per il consumatore in fase di acquisto. Sempre secondo lo studio di Format Research, il 21% delle imprese possiede almeno una certificazione green, e il 43% che non è ancora in possesso, intende dotarsi di queste certificazioni nei prossimi due anni: una percentuale che sale al 46% se si considera il prossimo quinquennio.
Da 10 a 12 giugno a Gabicce “Marche diWine”: vini e birre marchigianeMilano, 7 giu. (askanews) – Dal 10 al 12 giugno, sul lungomare Cristoforo Colombo di Gabicce (Pesaro e Urbino) si svolgerà “Marche diWine”, manifestazione dedicata all’eccellenza del vino e della birra marchigiane.
La manifestazione, che coinvolge in totale novanta aziende del territorio, prevede per sabato 10 e domenica 11 due giornate aperte al pubblico dedicate alle degustazioni, mentre il lunedì 12 sarà invece riservata agli operatori del settore, nel corso della quale i produttori marchigiani avranno modo di presentare i propri vini a buyer nazionali e internazionali in una sorta di “speed date” a rotazione. Sul lungomare sarà dunque allestito una sorta di “Wine and beer village”, con la presenza quaranta Cantine il sabato e altre quaranta la domenica, e di dieci birrifici artigianali. Le 80 aziende vinicole fanno capo ai due principali consorzi marchigiani: l’Istituto marchigiano di tutela vini (Imtv) e il Consorzio di tutela dei vini Piceni. “Abbiamo voluto fin da subito investire e promuovere il settore enologico e birrario marchigiano – ha dichiarato il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli – non solo con iniziative di legge ad hoc, come la legge sull’enoturismo, ma soprattutto attraverso eventi come questo, una fiera del vino e della birra artigianale marchigiana che potrà diventare un appuntamento fisso per appassionati, visitatori e buyers”.
“La vera sfida è quella di dimostrare che anche qui nelle Marche abbiamo prodotti qualitativamente perfetti, competitivi e idonei ai mercati di tutto il mondo” ha commentato il direttore dell’Azienda turismo e internazionalizzazione delle Marche, Marco Bruschini, aggiungendo che “dopo Piazza di Siena, che ha visto in esclusiva la somministrazione dei migliori vini marchigiani, Gabicce rappresenta infatti il punto di arrivo e di partenza di una nuova promozione dei vini marchigiani, il più possibile organica e vincente”. “Marche diWine è un’occasione davvero unica per far conoscere le nostre magnifiche venti denominazioni e siamo felici anche perché l’evento si incentra sul mondo del vino e della birra, due prodotti della terra” ha spiegato il direttore dell’Imtv, Alberto Mazzoni, sottolineando che “questo ci permette di puntare i riflettori sul mondo dell’agricoltura marchigiana in cui negli ultimi anni sono stati fatti enormi passi avanti”. “Il vino funge da testa da ariete per aprire molti mercati, sia interni che internazionali ed è stato il primo ambasciatore di molti territori, ognuno dei quali ha la sua denominazione che identifica questa bi-direzionalità tra il territorio e il vino” ha detto il presidente del Consorzio di Tutela dei Vini Piceni, Giorgio Savini, ricordando che “oltre il 50% della produzione dei vini marchigiani arriva dal nostro territorio”.
Sul lungomare sarà inoltre allestito un piccolo palco dove la conduttrice dell’evento, Chiara Giannotti, presenterà le aziende vinicole e birrarie e dove si esibiranno alcune band musicali. Domenica è infine previsto un convegno sull’enoturismo marchigiano, a cui sono attesi, tra gli altri, il presidente della Regione, Acquaroli. “Marche diWine” ha il patrocinio della presidenza e dell’assessorato regionale all’Agricoltura della Regione Marche, dell’Azienda Turismo e Internazionalizzazione delle Marche (Atim), del Comune di Gabicce Mare e del Consorzio di Tutela Vini Marche.
Vino, Tenuta di Biserno acquisisce Villa Caprareccia di BibbonaMilano, 7 giu. (askanews) – Tenuta di Biserno ha finalizzato l’acquisto dell’azienda agricola Villa Caprareccia di Bibbona (Livorno): 30 ettari complessivi, di cui 15 vitati, oltre alla Cantina, l’agriturismo e il ristorante. Lo ha reso noto la stessa Cantina fondata da Piero, Lodovico e Ilaria Antinori, con il socio Uberto Mannoni, e oggi guidata dal figlio di Ilaria, Niccolò Marzichi Lenzi, spiegando che l’investimento si aggira attorno ai 5 milioni di euro.
“È stata un’occasione che non abbiamo voluto lasciarci sfuggire trattandosi di terreni molto rari, simili ai migliori terroir di Tenuta di Biserno” ha spiegato Niccolò Marzichi Lenzi, Ad dell’azienda, aggiungendo che “per quanto riguarda la parte immobiliare abbiamo diversi progetti in mente, tra cui la costruzione di una Cantina dedicata al nostro vino di punta, il Biserno. Con questo acquisto, il secondo in due anni, abbiamo voluto rafforzare l’azienda – ha concluso – pensando al futuro ma senza denaturare la sua natura di piccolo Chateau: di fatto siamo e rimarremo una piccola azienda”. Con questa nuova acquisizione l’azienda, localizzata nel territorio di Bibbona a due passi da Bolgheri (Livorno), raggiunge quota 100 ettari vitati, divisi in tre zone differenti. La parte storica, coltivata a Cabernet Franc, Merlot, Cabernet Sauvignon e a Petit Verdot, è deputata alla produzione del prestigioso Biserno e dell’altrettanto rinomato Pino di Biserno. Più in basso si trova Tenuta Campo di Sasso, dove nascono il Vermentino Occhione e il rosso Insoglio del Cinghiale, quindi Tenuta Collemezzano, ultima acquisizione prima di Villa Caprareccia, circa 15 ettari di vigneto da cui tra qualche anno nasceranno nuove etichette.
Attualmente la realtà guidata da Marzichi Lenzi produce circa 500mila bottiglie all’anno per un fatturato di 12 milioni di euro, raggiunto per il 25% in Italia e per il 75% all’estero, esclusivamente nel canale Horeca.
Tajani a Federvini: difenderemo sempre e comunque dieta mediterraneaMilano, 7 giu. (askanews) – “Intendo rafforzare ulteriormente il dialogo con voi, associazioni di categoria e imprese, per sostenervi in maniera sempre più efficace, sapendo bene che intendiamo difendere sempre e comunque la dieta mediterranea”. Lo ha detto il ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, nel videomessaggio che ha inviato oggi all’assemblea generale di Federvini.
“Il sostegno all’internazionalizzazione delle aziende italiane è una priorità del mio mandato di governo e per questo, sin dall’inizio, ho attivato una strategia di diplomazia della crescita che mira a portare più Italia nel mondo e a promuovere a 360 gradi le eccellenze delle nostre filiere produttive come quelle del vino” ha aggiunto il ministro, evidenziando che “le imprese, che operano nei territori e sono custodi delle eccellenze, hanno un ruolo chiave in questa azione di promozione integrata”. “La nostra diplomazia della crescita – ha proseguito – è infatti concepita per e con le aziende che sono vere ambasciatrici dlel’Italia nel mondo”. “A sostegno del settore vitivinicolo – ha concluso Tajani – ci sono vari strumenti: fiere, saloni internazionali, misure di finanza agevolata, iniziative di promozione, come la rassegna della settimana della cucina italiana nel mondo che vogliamo rafforzare con il ministro Lollobrigida”.