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Consorzio vini d’Abruzzo: annunciati i vincitori di “Words of Wine”

Consorzio vini d’Abruzzo: annunciati i vincitori di “Words of Wine”Milano, 7 giu. (askanews) – Sono Lorenzo Frassoldati (QN-Quotidiano Nazionale) per la categoria carta stampata Italia, Lara Loreti (Il Gusto – Gruppo Gedi) per la categoria quotidiani online, Alessandro Regoli (WineNews) per la categoria Web TV, Gianluca Atzeni (Tre Bicchieri Gambero Rosso) per la categoria settimanali di settore, e Tom Hyland (Forbes) per la categoria stampa estera, i vincitori del premio giornalistico internazionale “Words of Wine – Parole di vino”. I nomi sono stati ufficializzati oggi alla Tenuta Coppa Zuccari di Città Sant’Angelo (Pescara).

Il riconoscimento, ideato dal Consorzio tutela vini d’Abruzzo e giunto quest’anno alla settima edizione, vuole mettere in luce gli autori di servizi giornalistici pubblicati o mandati in onda nell’ultimo anno, che abbiano raccontato di territori, personaggi, arte e natura abruzzesi legati ai vini dell’Abruzzo. “Non è stato semplice scegliere i vincitori poiché sono arrivate davvero tante candidature per tutte le categorie e da tutto il mondo – ha affermato il presidente del Consorzio, Alessandro Nicodemi – e ciò mi riempie d’orgoglio perché significa che vi è una grande attenzione da parte dei media che sono per noi fondamentali per arrivare al pubblico, di settore e generalista”.

Antinori (Federvini): qualità e valore per mettere settore al sicuro

Antinori (Federvini): qualità e valore per mettere settore al sicuroMilano, 7 giu. (askanews) – “Il valore delle Indicazioni geografiche è riconosciuto dal consumatore finale sia sul mercato italiano che su quello estero, facendo registrare un differenziale di prezzo tra vini Doc-Docg e quelli da tavola sia nella Gdo (+228%), che sul fronte dell’export (+50%). Non solo indicazioni geografiche e territorio, tra i driver di scelta dei consumatori assume un ruolo importante anche il brand: a pensarla così sono il 21% dei consumatori, come rivela la consumer survey condotta da Nomisma per Federvini. Raccogliamo con fiducia questi dati, convinti che la strada della valorizzazione sia un percorso a senso unico: solo lavorando sulla qualità intrinseca e sul valore intangibile dei nostri prodotti saremo in grado di mettere al sicuro il nostro settore dalle tempeste che vediamo all’orizzonte. Al governo chiediamo semplificazione ed un quadro normativo che favorisca la creazione di valore”. Lo ha detto la presidente del Gruppo Vini di Federvini, Albiera Antinori, parlando all’assemblea generale della Federazione a Roma, in merito al valore del sistema IG e delle denominazioni Dop e Igp.

La presidente del Gruppo Vini ha infine sottolineato che “almeno per il vino sarà molto importante che quando il nuovo Catasto dei vigneti enterà in funzione, sia immediatamente agganciato al Registro di Cantina: quello garantisce la qualità. Non è una cosa particolarmente complicata, e almeno nelle Denominazione d’origine e in quelle storiche sarebbe auspicabile che ci sia”. Infine, in merito alla crescita delle Denominazioni, Antinori ha sottolineato che servono “unità d’intenti da parte produttori, perché è imprescindibile che l’immagine deve essere riconoscibile e coerente a partire dal prezzo”.

Federvini: vini, spiriti e aceti italiani valgono oltre 20 mld

Federvini: vini, spiriti e aceti italiani valgono oltre 20 mldMilano, 7 giu. (askanews) – Vini, Spiriti e Aceti italiani valgono oltre 20 miliardi di euro di fatturato e rappresentano il 21% dell’export complessivo del “food & beverage” nazionale. E’ partita da questo dato l’assemblea generale di Federvini in corso a Roma, a pochi giorni dall’approvazione in Irlanda del provvedimento che introdurrà i cosiddetti “health warning” sulle etichette delle bevande alcoliche. Una norma che preoccupa il comparto per le possibili conseguenze economiche sulle filiere produttive.

“La scelta irlandese mette sullo stesso piano consumo e abuso, senza intervenire sull’educazione ad un approccio responsabile e moderato e quel che è peggio è che si rivelerà sostanzialmente inutile. Sulla questione, l’Italia ha saputo muoversi compatta, istituzioni e imprese, ma dobbiamo ora continuare a fare squadra sul piano internazionale per evitare che il caso irlandese possa indurre altri Paesi a seguire la stessa strada” ha detto la presidente di Federvini, Micaela Pallini, aggiungendo che “alla base della decisione irlandese c’è la mancata comprensione che l’abuso si sradica e si combatte con l’educazione, non con il proibizionismo. L’Irlanda – ha concluso – e più in generale Bruxelles, guardino all’Italia, ai valori della dieta mediterranea e alla sua cultura di consumo consapevole”.

Il formaggio grattuggiato è il “re” della tavola per gli italiani

Il formaggio grattuggiato è il “re” della tavola per gli italianiMilano, 7 giu. (askanews) – E’ il formaggio grattugiato il “re” della tavola per gli italiani che lo scelgono soprattutto a pranzo e a cena come il partner ideale per la personalizzazione di numerose ricette. È quanto emerge dai risultati della ricerca condotta da Swg per Ferrari Giovanni Industria Casearia, in occasione del suo 200esimo anniversario dell’azienda che nel 2022 ha fatto registrare un giro d’affari di 157 milioni di euro e conta 175 dipendenti diretti, distribuiti nei due impianti produttivi di Ossago, nel Lodigiano, e Fontevivo, in provincia di Parma, dove nel 2022 sono state prodotte circa 91,9 milioni di confezioni di formaggio (tra cui più di 67 milioni sono buste di grattugiato).

Secondo la ricerca, a guidare le scelte di acquisto “pesa” anche la componente del Made in Italy, che si conferma un elemento centrale nell’identità alimentare dei consumatori e nella loro definizione del proprio rapporto con il cibo, con una sensibilità crescente per il km0 e la sostenibilità delle filiere. Cresce quindi l’attenzione alla filiera corta, all’impatto ambientale e al rispetto degli animali anche nel settore dei formaggi, in misura ancor maggiore tra i consumatori più affezionati di Ferrari Formaggi: oggi, per 7 consumatori su 10 il tema della sostenibilità contribuisce a definire “l’idea di formaggio di qualità”. Il 63% degli italiani, inoltre, dichiara di consumare “abitualmente” i formaggi duri stagionati: ma a voler allargare lo sguardo anche ai consumatori “saltuari”, il dato complessivo sale al 96%. Consumi in crescita, dunque, soprattutto negli ultimi cinque anni: il 28% degli intervistati ha dichiarato di aver aumentato il proprio consumo di grattugiati; bene anche il segmento degli stagionati in pezzi interi (+20). I formaggi giocano, dunque, un ruolo fondamentale nella dieta degli italiani: quasi 6 intervistati su 10 ne dichiarano un consumo settimanale regolare, almeno 3-4 giorni su 7.

I formaggi duri risultano particolarmente graditi ai consumatori durante i pasti, ma non solo: 6 italiani su 10 si dimostrano particolarmente interessati a nuove confezioni con mix di formaggi stagionati provenienti da diverse regioni italiane o Dop, ma anche a tagli dello stesso formaggio con stagionature diverse (52%), magari in abbinamento con prodotti complementari di degustazione (45%), aprendo così a diversi format e soluzioni, ideale per le più svariate occasioni di consumo: aperitivi in casa, idee regalo e occasioni speciali, come il Natale o la Pasqua. Fu proprio Giovanni Ferrari a mettere a punto, negli anni ’80, il confezionamento dei formaggi grattugiati freschi, avvalendosi della tecnologia dell’atmosfera protettiva: un’innovazione pionieristica che aprì un nuovo segmento di mercato che oggi vale circa un terzo del mercato dei formaggi duri in Italia. Infatti, per 2 consumatori su 3 il grattugiato “semplifica la vita”, conciliandosi con la frenesia quotidiana e la scarsità di tempo, mentre per il per il 52% è un valido sostituto del formaggio grattugiato a mano e, inoltre, è un valido aiuto contro lo spreco alimentare. Al punto che, senza grattugiati in busta, circa 4 consumatori su 10 preferirebbero ridurre il proprio consumo di formaggio. Per il 60%dei consumatori, però, la visibilità della marca rappresenta un elemento centrale nei processi di scelta, insieme ad una corretta informazione sull’origine del formaggio (soprattutto per il target più maturo).

I giovani, infine, si mostrano più attenti alle indicazioni sulle modalità di utilizzo e in cucina e sul corretto smaltimento del packaging a tutela dell’ambiente. Tra chi sceglie Ferrari, infatti, il pack di un grattugiato racconta ed esprime la qualità del prodotto (88%, + 16 punti rispetto alla media dei consumatori), dell’attenzione all’ambiente (76%, +9 punti) del portato innovativo dell’azienda produttrice (76%, +13 punti). Non a caso, per 9 consumatori su 10 il settore lattiero caseario costituisce un vanto per il Paese e un’eccellenza invidiata in tutta Europa, nonché una leva per favorire l’attrattività dei territori. Allo stesso modo, la qualità pesa più della convenienza, e un italiano su cinque la considera un aspetto “irrinunciabile e senza prezzo”. Per la maggioranza degli italiani il formaggio si conferma quindi un alimento imprescindibile, un emblema di gusto, versatilità e tradizione.

Accordo Consorzio Vino Nobile – Unicredit per supportare Cantine

Accordo Consorzio Vino Nobile – Unicredit per supportare CantineMilano, 6 giu. (askanews) – UniCredit e il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano hanno siglato un nuovo accordo per affiancare le aziende del territorio, “supportandole nella realizzazione degli investimenti e nel loro percorso di crescita, al fine di rafforzarne le potenzialità di sviluppo, sostenendone la liquidità e rispondendo alle necessità determinate dall’attuale contesto di mercato”. Lo ha riferito lo stesso Consorzio, spiegando che grazie a questa convenzione la banca “renderà tra l’altro disponibili per le imprese afferenti al Consorzio soluzioni mirate in tempi rapidi, in termini di credito e di consulenza, attraverso il supporto di un team di specialisti e grazie alle sinergie di network del Gruppo”.

“Una collaborazione, quella con UniCredit, che punta a sostenere la crescita del nostro territorio e delle nostre imprese, grazie alla possibilità di continuare a investire in miglioramenti che contribuiscono all’innalzamento della reputazione del nostro prodotto a livello internazionale” ha dichiarato il presidente del Consorzio, Andrea Rossi, aggiungendo che “questo accordo costituisce inoltre un vero e proprio progetto di sistema capace di stimolare un virtuosismo economico che negli ultimi anni ha caratterizzato Montepulciano, dove il 70% dell’economia (tra diretta e indotta) ruota proprio intorno al Vino Nobile di Montepulciano”.

Vino, da Eataly è il mese delle bollicine, con focus sulle autoctone

Vino, da Eataly è il mese delle bollicine, con focus sulle autoctoneMilano, 6 giu. (askanews) – Dal 12 giugno al 16 luglio Eataly dedica più di un mese al racconto dei vini frizzanti, selezionando oltre 500 etichette di bollicine, con un’attenzione particolare per quelle da vitigni autoctoni.

Nelle enoteche dei suoi punti vendita sarà allestito il tavolo delle bolle autoctone: un banco di degustazione diviso in Metodo Classico, Metodo Martinotti (o Charmat) e rifermentati, con la possibilità di fare una degustazione guidata da un esperto di Eataly. Tra i vinificati con metodo Classico si può assaggiare l’Erbaluce, il Carricante o il Bellone, mentre tra i vinificati con metodo Charmat la Ribolla Gialla, il Vermentino nero o il Lambrusco Grasparossa; tra i rifermentati la Falanghina, la Garganega o il Pignoletto. “Raccontare questa ricchezza e educare alla scelta di una bollicina a denominazione locale è il focus delle enoteche di Eataly, luoghi in grado di incidere qualitativamente sul consumo di vino offrendo un nuovo approccio all’acquisto” ha spiegato il Group CEO Eataly, Andrea Cipolloni, aggiungendo che “la presenza dei produttori, degustazioni e personale altamente qualificato fanno vivere l’enoteca come un punto d’incontro aperto a tutti, da chi il vino lo produce a chi lo seleziona e acquista. Luoghi in cui incontri, eventi e formazione sono propedeutici a stimolare un modello di consumo di vino più consapevole e attento alla nostra straordinaria tradizione enologica”.

I ristoranti del gruppo accompagneranno la ricchissima carta di bollicine con alcuni piatti tipici dell’estate. Completa il panorama delle possibilità il ricco programma di corsi a tema, il tour delle enoteche di Eataly e gli incontri con i produttori che durante tutti i fine settimana si alterneranno fornendo occasioni per completare la conoscenza del mondo del vino.

Nei Colli Berici i vini nascono tra ville palladiane e castelli

Nei Colli Berici i vini nascono tra ville palladiane e castelliMilano, 6 giu. (askanews) – I Colli Berici sono una sorta di “altro Veneto”. Queste dolci colline tra i 250 e i 450 metri di altezza che corrono per poco meno di 25 chilometri nella territorio più a Sud di Vicenza, sono infatti una sorta di “oasi” di biodiversità, uno spazio libero dall’incontinente edificazione che caratterizza questa regione. Curiosamente però, a differenza di zone del Veneto ben più compromesse dal punto di vista ambientale, non solo per gli insediamenti commerciali e industriali ma anche per la presenza di monoculture coltivate in maniera intensiva, questo territorio di circa 165 km quadrati è ancora poco conosciuto e merita davvero di essere scoperto.

Un po’ come i suoi vini, la cui qualità è in costante ascesa, a partire da quelli figli dei suoi due vitigni autoctoni, la Garganega e il Tocai Rosso, a cui dai primi dell’Ottocento sono stati affiancati quelli internazionali, con il Franc che qui è stato il primo Cabernet d’Italia a ricevere la Doc. Sempre che fosse effettivamente il Franc, perché per anni è stato confuso con il Carmenére, vitigno originario del Médoc che qui ha avuto un grandissimo successo. Buona parte dei 750 ettari vitati complessivi dei Colli Berici sono circondati da boschi e a fianco delle viti, spesso ci sono gli ulivi. Qui la vite si coltiva fin dalla notte dei tempi, e l’acqua dei due grandi laghi che intorno all’anno Mille bagnava i piedi dei Berici, ha lasciato suoli calcarei, con argille rosse e basalti, che associati alle temperature miti, a una buona escursione termica, e a precipitazioni molto contenute, ha creato un microclima ideale, sopratutto per i vini rossi. Infatti il 72% della superficie vitata della Doc Colli Berici è coltivata a bacca nera (Merlot, Cabernet Sauvignon, Tai Rosso e Cabernet Franc), mentre le uve bianche più allevate sono, nell’ordine, Chardonnay, Pinot Bianco, Sauvignon e Garganega. Ai bordolesi dal lungo affinamento (con un legno qui ancora molto evidente), fa da contraltare il Tai Rosso (figlio del Tocai rosso, e con i medesimi geni del Cannonau sardo, del Grenache francese e della Garnacha spagnola), modernissimo nella sua freschezza e croccante genuinità, in grado, a differenza della versione Riserva, di restituire l’identità del suo terroir e l’autenticità dei suoi vignaioli, oltre che di contenere la gradazione alcolica che qui sui Berici difficilmente scende sotto i 13,5 gradi. A darsi un gran daffare per promuovere questo territorio, è il Consorzio Vini Colli Berici e Vicenza che tutela due Denominazione: la Doc Colli Berici (1973), la cui produzione annua si attesta su circa 1,7 milioni di bottiglie, e la Doc Vicenza (2000) che fa, a seconda degli anni, tra le 500mila e le 600mila bottiglie. Nato a cavallo tra il 2011 e il 2012 dalla fusione tra il Consorzio Colli Berici (fondato nel 1982) e il Consorzio Vini Vicenza Doc (aperto nel 2000), questo Ente consortile conta oggi 28 soci: 25 Cantine private, due cooperative (Vitevis e Gruppo Cantine Colli Berici che fa parte del Gruppo Collis) e un imbottigliatore (Cielo e Terra Spa, controllata dal Gruppo Cantine Colli Berici). Le due cooperative rappresentano circa l’80% del totale della superficie vitata e il 70% dell’imbottigliato, anche perché la media della vigna delle aziende agricole si aggira intorno ai 10 ettari, nonostante la presenza di aziende importanti come Piovene e Inama.

Da sei anni, a dirigere l’Ente consortile, che rappresenta oltre il 98% delle aziende, c’è Giovanni Ponchia, professionista appassionato e uomo innamorato di queste terre. “Se nel 2022, per la siccità, la produzione in collina è stata inferiore di quasi il 30% rispetto all’anno precedente, la qualità non è diminuita, anzi è in costante crescita e registriamo un aumento del valore medio delle bottiglie: calano quelle nella fascia ‘entry level’, sale la fascia media e qualche produttore entra anche in quella ‘premium’” ha spiegato Ponchia ad askanews, ricordando che i vini vicentini hanno iniziato ad essere premiati sulle guide specializzate e a comparire sui periodici internazionali dedicati al vino. Ad essere consapevoli del buon lavoro svolto da queste aziende private sono anche le Cantine sociali che qui, più che in altri territori, contribuiscono a fare squadra all’interno del Consorzio, consci della necessità di promuovere i vini del territorio in platee diverse. “Il dato dell’export è invece ancora basso – precisa Ponchia – perché si attesta intorno al 40%, con i mercati principali rappresentati da Svizzera, Austria, Germania e Russia”. Qui, come in altre Denominazioni “minori”, il problema principale è quello di farsi conoscere sia in Italia che all’estero, e una delle chiavi è quella di promuovere un territorio con una natura viva, costellato di castelli, ville palladiane e antichi mulini a ruota verticale, meta ideale per il turismo sostenibile a partire da quello legato al vino. “I Berici impressionano tutti quelli che ci vengono per la prima volta perché si respira un’atmosfera di un altro tempo, è un territorio che ha un insieme di storia, architettura e natura con pochi eguali in Italia” spiega Ponchia, aggiungendo che “c’è cosi tanta storia che facciamo fatica a metterla in fila e a raccontarla. Qui non parliamo di un vino, di una varietà né di uno stile – continua – qui si parla di tanti vini, di tante varietà e di tanti stili diversi: siamo complicati da raccontare e proprio per questo ci dobbiamo impegnare di più”. Preso dunque atto che fare sintesi è impossibile, “siamo convinti che il modo migliore per farci conoscere e apprezzare sia far venire le persone qui perché vedano e tocchino con mano” continua il direttore, spiegando che “negli ultimi due anni ci siamo quindi impegnati a portare in queste zone operatori di lingua tedesca, e nel prossimo biennio ci concentreremo sui Paesi Scandinavi, puntando sui mercati più ricettivi dei vini rossi, magari quelli un po’ più avvezzi ai rossi con gradazioni importanti”. Ma oltre all’incessante attività di promozione classica, il Consorzio si è anche “inventato” una serie televisiva di 14 puntate da 12 minuti ciascuna, trasmesse dal circuito nazionale 7 Gold, durante le quali Ponchia intervista i produttori e parla dei Colli Berici spiegando la morfologia e la relativa produzione enologica.

Infine non si può citare il bel libro pubblicato nel 2020 dal Consorzio, dal titolo “Colli Berici – Le Terre, le vigne e le ville”. Un volume di 219 pagine in italiano e in inglese curato sempre da Ponchia, che di questo altipiano racconta tutto ciò che si deve sapere e anche di più, dato che in appendice ci sono persino le schede con le caratteristiche delle annate vinicole 2000-2019.

Vino, l’11 giugno “Merano WineFestival Georgia” a Chateau Mukhrani

Vino, l’11 giugno “Merano WineFestival Georgia” a Chateau MukhraniMilano, 6 giu. (askanews) – Oltre 350 vini in degustazione, seminari, masterclass e showcooking: “Merano WineFestival” approda a Tbilisi in Georgia, terra che custodisce ottomila anni di cultura vitivinicola. In collaborazione con la Georgian Wine Association, la rassegna meranese ideata da The WineHunter Helmuth Köcher varca per la seconda volta i confini italiani con un evento, domenica 11 giugno, che celebra le eccellenze georgiane e italiane wine & food nel suggestivo contesto di Chateau Mukhrani, storica Cantina che sorge a qualche chilometro dalla capitale georgiana.

Alla manifestazione saranno presenti oltre 350 etichette provenienti da 60 aziende produttrici georgiane: occasione in cui avranno luogo le degustazioni per l’assegnazione dei The WineHunter Qvevri Award. Presenti anche una selezione dei migliori 30 prodotti gastronomici georgiani, e cinque Consorzi di Tutela della Campania, insieme ai vini del Consorzio Barbera D’Asti e Monferrato. Un format simile alla rassegna meranese che include, oltre alla parte espositiva di prodotti wine & food, anche un ricco programma di talk, seminari, masterclass e showcooking. Al Palace Winter Garden, è prevista, tra l’altro, la “Masterclass vini d’Italia” diretta da Helmuth Köcher dedicata ai vini campani e piemontesi, mentre Seyit Karagözoglu, proprietario Pasaeli Wines, cura la degustazione di rare varietà turche, e Giorgi Samanishvili, presidente della National Wine Agency of Georgia guida il tasting di vini rossi di differenti regioni della Georgia.

L’11 e 12 giugno i vini campani a Napoli per “Campania.Wine”

L’11 e 12 giugno i vini campani a Napoli per “Campania.Wine”Milano, 6 giu. (askanews) – L’11 e il 12 giugno le bellezze architettoniche e monumentali di Napoli accoglieranno “Campania.Wine”, rassegna promossa e organizzata in cooperazione dai cinque Consorzi di Tutela Vini della Campania: i Consorzi del Sannio, del Vesuvio, dei Vini d’Irpinia, Viticaserta e Consorzio Vita Salernum Vites, oltre che da quello del Pomodorino del Piennolo Vesuvio Dop.

L’obiettivo della manifestazione è quello di valorizzare e promuovere i vini a Indicazione Geografica della Campania e i loro produttori-attori, attraverso un suggestivo itinerario di conoscenza esperienziale rivolto ad esperti, giornalisti di settore, addetti ai lavori e appassionati del mondo del vino. Un intenso programma della durata di due giorni con degustazioni, masterclass, seminari, wine tour, wine talk e wine forum in due luoghi di assoluto pregio: Galleria Umberto I, monumentale opera del XIX secolo, e Museo artistico politecnico di Napoli (Musap) a Palazzo Zapata, monumentale palazzo di origine seicentesca affacciato sulla elegante piazza Trieste e Trento. Il taglio del nastro è in programma domenica 11 giugno alle ore 11 presso la Galleria Umberto I, che ospiterà il walk-around tasting con i banchi d’assaggio delle cantine (aperto sia l’11 che il 12 giugno dalle 11 alle 19.30), alla presenza di rappresentanti istituzionali e operatori del mondo vinicolo campano. Il Musap sarà invece la sede delle masterclass e dei laboratori di approfondimento sulle denominazioni. Per gli appassionati, oltre al percorso degustazione in Galleria, è previsto il programma di masterclass “La Campania in 10 vini” condotte da Chiara Giorleo in collaborazione con Ais Campania.

Lunedì 12 giugno alle 11.30 al Musap si terrà il “Campania.Wine Sustainability Forum: la bellezza dei paesaggi della Campania e il ruolo dell’enoturismo”, focus sulle potenzialità turistiche del settore vitivinicolo in un territorio di grande attrattività come quello campano. Alle 17, è prevista invece l’iniziativa speciale “La Campania che ama la Campania 2023”, assegnazione dei riconoscimenti alle migliori carte dei vini con referenze regionali condotta dai giornalista Luciano Pignataro. L’iniziativa ha il patrocinio del Comune di Napoli e della Regione Campania ed è realizzata con il cofinanziamento dell’Unione Europea, Campagna Medways EU “European Sustainability. From Mediterranean to the East: new ways to advance Food”.

Enogastronomia, mete migliori sono Sicilia, Emilia-Romagna, Campania

Enogastronomia, mete migliori sono Sicilia, Emilia-Romagna, CampaniaMilano, 6 giu. (askanews) – Sicilia (46%), Emilia-Romagna (44%) e Campania (40%): è questo il podio della classifica delle migliori mete italiane dal punto di vista enogastronomico. Le stesse tre Regioni, ma in ordine diverso (Emilia-Romagna, Campania e Sicilia), sono anche quelle i cui prodotti e specialità culinarie sono le più note ai turisti italiani. Per le città., la top tre è composta da Napoli, Bologna e Roma. E’ uno dei dati che emergono dalla sesta edizione del “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano” curato da Roberta Garibaldi, che è stata presentata oggi alla stampa al Palazzo del Touring Club Italiano a Milano.

“Ci sono destinazioni che hanno grandi opportunità di sviluppo, gli stessi italiani conoscono poco i prodotti di determinate regioni, ma queste destinazioni devono diventare più competitive, accrescendo le competenze professionali, attraendo giovani talenti e individuando soluzioni alle difficoltà attuali nel reperimento di lavoratori per il settore” evidenzia l’Associazione italiana turismo enogastronomico, aggiungendo che “a livello politico, manca consapevolezza sul valore dell’enogastronomia per il turismo italiano. Inoltre, il recepimento delle normative sull’enoturismo e l’oleoturismo è in divenire, e non tutte le Regioni hanno emanato i decreti attuativi” continua, sottolineando che “tra gli aspetti positivi compare la previsione, nel nuovo disegno di legge sull’enoturismo, della realizzazione di un portale nazionale dedicato”. “Il turismo sta andando benissimo e ci sono delle previsioni di crescita estremamente importanti, e in questo momento, a livello europeo, le esperienze enogastronomiche sono considerate le più gradite superando tutte quelle di altro tipo. Se a questo aggiungiamo che l’Italia è la meta più desiderata, abbiamo un tris d’assi che dobbiamo giocarci nei migliori dei modi nel prossimo futuro” afferma ad askanews Roberta Garibaldi a margine della presentazione del rapporto, evidenziando che “da questo lavoro emerge un turista curioso, innovativo, che vuole sperimentare e mettersi in gioco, ‘bleisure’ e che cerca offerte diversificate. Risalta però a – prosegue – anche un grande gap tra l’interesse alle esperienze e l’effettiva fruizione: il turista vuole un accesso facile alle esperienze che oggi non c’è, così come quando prenota un volo o un albergo”.

“Ci vuole inoltre un approccio sostenbile che oggi è una ‘condicio sine qua non’, e un grande intervento da parte del pubblico che deve riuscire a sciogliere tutti i nodi che ci sono” continua Garibaldi, secondo cui il tema più importante e delicato “è sicuramente quello di mappare le esperienze e di renderle facilmente disponibili al turista, questo per iniziare, poi dovremo svilupparle e mapparle”.