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Vino, Ais: Umberto Trombelli “Miglior sommelier del Lazio 2024″

Vino, Ais: Umberto Trombelli “Miglior sommelier del Lazio 2024″Milano, 18 giu. (askanews) – È Umberto Trombelli il “Miglior sommelier del Lazio 2024”. La finale del primo concorso promosso dall’Associazione italiana sommelier (Ais) Lazio si è tenuta il 17 giugno allo stand Arsial all’interno della manifestazione “Vinòforum” in corso al Circo Massimo a Roma, dove Ais Lazio è partner tecnico. Seconda si è classificata Virginia La Torre, mentre al terzo posto è arrivato Mirko Di Simone. I sommelier sono stati esaminati da una giuria tecnica composta dal presidente di Ais Lazio, Francesco Guercilena, dal referente concorso nazionale Ais, Maurizio Zanolla, dal delegato Ais Lazio Colli della Sabina, Gabriele Giacomozzi, e dal giornalista Fabio Turchetti.


Trombelli, 39 anni, è sommelier di Ais Lazio e delegato della sede di Latina, e lavora come ingegnere aerospaziale. “Ho iniziato questo percorso anni fa per coltivare una passione nata in famiglia con nonna ristoratrice e nonno produttore di vino con Trebbiano, Malvasia e Bellone su quello che era il terreno di casa” ha affermato il vincitore, spiegando che “ho approcciato al corso per sommelier perché volevo del tempo da dedicare a me e perché sono tuttora convinto che c’è molto da raccontare nell’enogastronomia”. “Ho iniziato con il territorio di Latina che mi ha dato i natali come sommelier, poi in incognito, gli altri territori del Lazio raccogliendo le storie, i racconti, le tradizioni di aziende e gli stimoli di amici e docenti poi divenuti compagni in vari percorsi” ha proseguito, aggiungendo che “tra questi voglio citare Silvio Nunzio Signore, che ora non c’è più, al quale dedico questa vittoria: intendo intitolargli una borsa di studio per studenti meritevoli nella delegazione di Latina”. “Il concorso è stato un bel momento aggregativo e soprattutto di cultura del vino” ha dichiarato Guercilena, sottolineando che “il Trofeo nazionale Miglior Sommelier del Lazio 2024 attesta una conoscenza di viticoltura, enologia, degustazione, analisi organolettica dei vini del Lazio che fa del sommelier un vero ambasciatore del nostro territorio regionale”.

Vino, “A Montefalco”: la via nuova del Sagrantino e lo spazio ai bianchi

Vino, “A Montefalco”: la via nuova del Sagrantino e lo spazio ai bianchiMontefalco (Perugia), 18 giu. (askanews) – “A Montefalco” non è solo l’anteprima delle nuove annate dei vini prodotti nei territori delle Denominazioni di Montefalco e Spoleto ma la manifestazione, quest’anno andata in scena dal 12 al 14 giugno, che attraverso i suoi vini e i suoi vignaioli vuole raccontare un intero territorio. Vini non solo rossi ma anche bianchi, i vitigni oltre il Sagrantino come Sangiovese, Trebbiano Spoletino e Grechetto, e non la sola Montefalco ma anche Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria e Gualdo Cattaneo. Una vetrina di vini che in questa sua decima edizione è riuscita a riunire in questo borgo storico, tanto piccolo quanto meraviglioso, circa 150 giornalisti specializzati da tutto il mondo che hanno degustato vini e incontrato i produttori. E da loro sono arrivati segnali di cambiamento, indicazioni di nuove vie, idee per il futuro prossimo venturo.


Paolo Bartoloni, 41enne titolare della Cantina Le Cimate, è stato eletto (all’unanimità) un paio di mesi fa presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco, ente erga omnes che conta 110 soci (di cui 68 vinificatori/imbottigliatori), che dal 1981 sovrintende alle Denominazioni Montefalco Sagrantino Docg, Montefalco Doc e Spoleto Doc e dal 2015 organizza l’anteprima. “Il territorio di Montefalco sta vivendo un momento epocale – spiega ad askanews – perché assistiamo al cambiamento del Sagrantino che dalla struttura e potenza che aveva vent’anni fa, con quegli antociani e polifenoli un po’ ‘arroganti’, è passato ad una struttura più morbida e con invecchiamenti fatti con maggiore sapienza, con il risultato che oggi un vino che esce dopo quattro anni è già pronto da bere. Tutto questo, dopo anni in cui il mercato ci diceva che questo vino non era mai pronto e bisognava aspettare a venderlo”. Già, perché il mercato oggi assorbe più che in passato il bianco e le bollicine, e chiede rossi più snelli, freschi e con un alcol contenuto, a spese dei vini di grande struttura e intensità. Per Montefalco, che storicamente fa rima con Sagrantino (dal 1992 al 2022 gli ettari vitati sono passati da 66 a 390 e negli ultimi vent’anni la produzione è quasi raddoppiata e oggi si attesta intorno al milione di bottiglie) è dunque tempo di trovare una nuova quadra in un mercato sempre più frammentato e complesso, così come succede per altri territori non solo italiani. Le bottiglie presentate all’Anteprima dell’annata 2020 (valutata “5 stelle”, dunque “eccezionale” con una classificazione in centesimi di 96 su 100) raccontano che il difficile lavoro di snellimento è iniziato in quasi tutte le Cantine e ora serve proseguire lungo questa strada guardando a finezza, eleganza e personalità, gestendo l’alcol e il legno imposti dal Disciplinare, senza “asfaltare” i tannini per non snaturarne l’importante e determinante identità. Chi in questo senso già ci lavora, un nome su tutti è quello di Giampaolo Tabarrini, è in grado di proporre oggi un ottimo e vitale Sagrantino, nuovo vino della tradizione e Docg rinnovata, che ben si pone davanti alla spontaneità rustica e “croccante” del Rosso di Montefalco. Doc quest’ultima che più di un prodottore ha reso un vino immmediato in tutta la sua piacevolezza e gastronomicità (persino nella poco comprensibile versione Riserva), esaltadone tutte le sue migliori virtù tanto da essere il best seller della Denominazione, e, per dirla con il presidente, “avere più domanda che offerta”. “Per il Sagrantino – conclude il ragionamento Bartoloni – serve un export forte, e nel nostro caso dobbiamo implementare i mercati che abbiamo aumentando i volumi, perché ora come ora manca uno sfogo significativo sul mercato nazionale”. Oggi in effetti, l’export non brilla, attestandosi complessivamente ad una media del 38% con gli Stati Uniti come primo mercato con il 13%.


“Il cambiamento riguarda anche il vino bianco: il Montefalco Bianco, il Grechetto e il Trebbiano Spoletino, sono Doc che nel 2023 hanno totalizzato poco meno di 630mila bottiglie e all’interno della Doc Montefalco la produzione dei bianchi ha rappresentato il 14% (10% Grechetto e 4% Montefalco Bianco)” continua Bartoloni, ricordando che “il bianco è una tipologia sempre più apprezzata dai consumatori, è un trend, e nonostante la Denominazione produca per il 75% vino rosso, il nostro bianco sta crescendo in numeri e in qualità, anche perché queste Doc oggi rappresentano il ‘cash flow’ delle Cantine, dato che per immettere il Sagrantino sul mercato devono aspettare quattro anni. Quindi – precisa il presidente – produciamo sempre più bianchi, anche se non necessariamente di pronta beva, perché il Trebbiano Spoletino va benissimo che esca anche dopo due anni”. La fotografia dei bianchi, non tantissimi, scattata all’anteprima immortala però una maggioranza ancora un po’ anonima, in cui si fa fatica a ritrovare le caratteristiche del vitigno e del suo terroir, e l’altra metà (o quasi) che restituisce un caleidoscopio di proposte così diverse tra loro (a partire dai colori nel bicchiere) che non può che disorientare il consumatore finale. Non serve certo omologazione ma una visione comune si rende necessaria perché, come ad esempio dimostra ogni anno un “purista” come Gianluca Piernera di Cantina Ninni, l’identitario Trebbiano Spoletino (vitigno che affonda le radici nella storia), può diventare un prezioso asso nella manica per sfruttare la tendenza del mercato. Bartoloni imputa queste diversità stilistiche “alla giovinezza della Doc che risale al 2011: ognuno lo sta interpretando a modo suo e penso che con il tempo si troverà una linea comune”, ammettendo però che “con così poche bottiglie di bianchi Doc e questa molteplicità di prodotti non è proprio così facile andare in giro a venderli perché i consumatori si chiedono quale sia il Trebbiano Spoletino vero. In Consorzio – chiosa – abbiamo deciso di fare più degustazioni dei nostri vini come quella che già facciamo una volta l’anno, perché pensiamo che possa essere un modo per favorire una strada comune”.


E oltre al bianco, c’è pure il rosé. “Il trend del rosato c’è, non dico che noi siamo dei cultori di questa tipologia ma abbiamo visto che il Sagrantino si presta anche ad una versione rosa, così come è ottimo come passito” afferma il presidente, spiegando che “oggi i produttori che lo fanno sono 21, utilizzando non solo uve Sagrantino, ma anche Sangiovese, Merlot e blend”. A marzo scorso, dopo aver vagliato le intenzioni dei soci, il Cda dell’ente consortile ha avvitato l’iter in Regione per apportare una serie di modifiche al Disciplinare della Doc Spoleto, la più importante della quale è quella di allargare l’areale (che oggi si attesta intorno ai 48 ettari) fino a farlo sovrapporre con quello della Docg Sagrantino, arrivando potenzialmente ad un centinaio di ettari. “Ampliando la possibilità di produrre – precisa il presidente – i numeri sono inevitabilmente destinati a crescere e le Cantine più grandi che faranno più Trebbiano Spoletino daranno la linea da seguire, lanceranno il trend così come è stato in passato con il Sagrantino e questo permetterà di essere più coesi e presentarsi insieme con una maggiore forza sul mercato”.


Per metà ricoperta da boschi e foreste, e per circa un terzo montuosa, l’Umbria è la cartina di tornasole del vino italiano: nonostante buona parte del suo territorio agricolo sia occupato da cereali e tabacco, tra le sue dolci colline, vallate e altopiani ci sono ben 21 Dop: due Docg, 13 Doc e sei Igt, diverse delle quali sono semisconosciute agli stessi abitanti. In questo quadro i vini di Montefalco, che nascono da un migliaio di ettari vitati in una territorio di antica tradizione vitivinicola, rappresentano circa il 22% della produzione del vino Dop regionale, con il Montefalco Sagrantino Docg e il Montefalco Rosso Doc che si attestano rispettivamente all’8% e al 14%. Foto di Pier Paolo Metelli

Si è aperta a Roma l’assemblea generale di “spiritsEUROPE”

Si è aperta a Roma l’assemblea generale di “spiritsEUROPE”Milano, 18 giu. (askanews) – Si è aperta oggi a Roma l’assemblea generale di “spiritsEUROPE”, l’associazione europea che rappresenta 31 associazioni nazionali e 11 imprese multinazionali che producono distillati. L’appuntamento annuale, quest’anno ospitato in Italia, si è aperto con il saluto della presidente di Federvini, Micaela Pallini, e del presidente di “spiritsEUROPE”, Ian McLernon.


Al centro dei lavori, temi quali la promozione del consumo responsabile, l’impegno per la sostenibilità, le azioni da adottare per contrastare l’insorgenza di politiche neo-proibizionistiche, la collaborazione con le autorità sanitarie. Di particolare rilevanza per questa edizione 2024, la presentazione dello Studio di impatto in collaborazione con Nomisma sul contributo economico e sociale dell’industria degli spiriti in Italia. “Si osserva con preoccupazione uno scenario sempre più caratterizzato da provvedimenti normativi unilaterali, da tensioni commerciali internazionali che gravano sulla libera circolazione delle merci, rischiando di compromettere la competitività di comparti produttivi come quello degli spiriti, molto importanti per l’economia europea” ha affermato Pallini, aggiungendo che “guardiamo con preoccupazione a nuove forme di proibizionismo che invece di affrontare il problema degli abusi attraverso la prevenzione e l’educazione dei consumatori, cercano scorciatoie in obblighi, divieti e fiscalità, leve notoriamente poco efficaci. Il futuro presenta molte ombre, il rischio di nuovi dazi è dietro l’angolo – ha proseguito la presidente di Federvini – e bisogna evitare che il nostro settore torni ad essere destinatario di ritorsioni per noi ingiustificate, come già avvenuto in passato. È cruciale – ha concluso – lavorare attivamente con la diplomazia europea per scongiurare possibili controversie commerciali”.


All’assemblea sono intervenuti il consigliere diplomatico del Masaf, Cesare Morbelli, e Paolo De Castro, mentre il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha fatto pervenire un suo messaggio di saluto nel quale ha ricordato come la filiera degli spiriti europea rappresenti uno dei settori di esportazione agroalimentare più preziosi che, attraverso 44 categorie di prodotti e 250 prodotti IG riconosciuti, racconta al mondo i valori e le tradizioni di un intero continente. Come evidenziato dai dati dell’Osservatorio Federvini, presentati da Nomisma al consesso, il settore italiano degli spiriti conta oggi ben 578 aziende che generano un giro d’affari di 4,8 mld di euro e un fatturato di 1,7 mld di euro in termini di esportazioni (il 3% della quota del food and beverage complessivo), impiegando direttamente oltre 6.200 lavoratori. Una produzione, quella italiana, fortemente orientata all’export che negli ultimi dieci anni ha segnato una crescita del 154%. La filiera degli spiriti italiana conta 35 prodotti a IG riconosciuta, che rappresentano il 14% del totale delle IG europee, dimostrando uno spiccato legame con i territori di riferimento, dato che l’82% delle forniture alimentari provengono da fornitori locali.


Durante i lavori, un’attenzione particolare è stata dedicata al tema della promozione del consumo responsabile di bevande alcoliche, che vede la componente di Federvini “tra le più attive” in seno a “spiritsEUROPE” con il progetto di sensibilizzazione “No binge – Comunicare il consumo responsabile”.

Il 29 giugno al Castello di Govone prima edizione di “Vini Piwi”

Il 29 giugno al Castello di Govone prima edizione di “Vini Piwi”Milano, 18 giu. (askanews) – Sabato 29 giugno al Castello Reale di Govone (Cuneo) si tiene la prima edizione di “Vini Piwi”, manifestazione dedicata alla scoperta del mondo dei vitigni resistenti e delle loro declinazioni.


L’evento, il primo di questo genere in Piemonte, prende il via alle 10 con il convegno “Vitigni resistenti, una grande opportunità per la viticoltura piemontese” dedicato ai professionisti del settore (previo accredito). Ad aprire l’incontro è l’agronomo ed enologo Marco Stefanini, presidente di Piwi Italia e coordinatore dell’Unità di genetica e miglioramento genetico della vite presso la Fondazione Edmund Mach, seguito da Davide Sordi che illustrerà le sfide e le opportunità nel mercato dei vitigni resistenti. Tocca poi all’enologo Nicola Biasi fare un focus enologico sulla vinificazione dei vini Piwi, che precede Alexander Morandell, presidente di Piwi International dal 2020, in una panoramica sul panorama europeo dei vitigni resistenti, esplorando le tendenze e le innovazioni nel settore. Si continua con Mario Deltetto, responsabile della Accademia Alberghiera di Alba, che parla di come abbinare questi vini ai nuovi trend culinari, e infine Giacomo Dacomo, vicepresidente della Scuola enologica di Alba, con un intervento sulle sperimentazioni in vigna portate avanti proprio ad Alba. Dalle 15 alle 20 nella sala polifunzionale “La Serra” viene allestita la “Mostra dei vini Piwi”, degustazione con oltre 100 vini resistenti raccontati da 25 Cantine provenienti da tutta Italia, e da una selezione di aziende internazionali.


“Grazie a decenni di lavoro, incrociando varietà di vitis vinifera e specie resistenti americane o asiatiche, attraverso una impollinazione naturale, i vitigni Piwi hanno prodotto un’alta resistenza alle malattie, mantenendo al contempo elevate qualità enologiche e caratteristiche gustative e organolettiche uniche” ricordano gli organizzatori, sottolineando che “in questo modo è possibile ridurre i costi legati ai trattamenti fitosanitari, aumentare contemporaneamente la produttività dei vigneti e promuovere la sostenibilità, in quanto coltivabili facilmente in regime biologico: in altre parole dare una risposta concreta alle sfide poste dai cambiamenti climatici”. La manifestazione è organizzata da Piwi Piemonte, Piwi International e Torino Wine Week.

Vino, Toscana dà via libera a ampliamento vigneto Rosso di Montalcino

Vino, Toscana dà via libera a ampliamento vigneto Rosso di MontalcinoMilano, 18 giu. (askanews) – Via libera all’aumento del vigneto Rosso di Montalcino: lo ha deliberato la Regione Toscana che ratifica formalmente l’ampliamento della superficie rivendicabile per la D.O. approvato dall’assemblea dei soci del Consorzio del vino Brunello di Montalcino lo scorso dicembre.


Il vigneto della Doc (attualmente di 519,7 ettari) potrà essere incrementato fino a 364 ettari (+60%). L’ampliamento, inoltre, non comporterà l’impianto di nuove vigne: gli ettari aggiuntivi rivendicabili fanno infatti già parte delle mappe del territorio come quota di vigneti coltivati a Sangiovese ma liberi da albi contingentati. In termini di bottiglie, la produzione potenziale aggiuntiva del Rosso sarà di poco superiore ai 3 milioni che si andranno a sommare alla media attuale di circa 3,6 milioni di pezzi l’anno. “La delibera della Regione arriva proprio in occasione dei quarant’anni del Rosso di Montalcino: i nostri produttori potranno così ufficialmente ampliare la propria produzione così da rispondere alla crescente richiesta di mercato, anche internazionale” ha dichiarato il presidente del Consorzio, Fabrizio Bindocci, aggiungendo che “infatti il Rosso è un prodotto versatile, di pronta beva che però si presta bene anche all’invecchiamento. Un vino – ha concluso – in cui i vignaioli hanno sempre creduto e che ora sta ottenendo il giusto riconoscimento anche da buyer e consumatori”.


La notizia arriva a pochi giorni dalla terza edizione di “Red Montalcino”, l’evento organizzato dall’ente consortile dedicato proprio al Rosso contemporaneo della Denominazione in programma venerdì 21 giugno (dalle ore 18) alla Fortezza del borgo toscano, con 68 produttori che proporranno i loro vini nel consueto “walk around tasting”.

Vino, Tamara Maccherini nuova Head of sales di Leone Alato

Vino, Tamara Maccherini nuova Head of sales di Leone AlatoMilano, 18 giu. (askanews) – Tamara Maccherini assume da oggi l’incarico di Head of sales di Leone Alato, la holding agroalimentare del Gruppo Generali. A capo della nuova funzione Sales “creata appositamente per sviluppare la vendita dei vini sia per il mercato nazionale che internazionale”, Maccherini riporta direttamente all’Ad di Leone Alato, Igor Boccardo.


“Con questa scelta intendiamo dare un nuovo impulso al nostro business, accogliendo all’interno della nostra azienda una figura di grande capacità, che si occuperà di definire e attuare le politiche di supporto alla rete commerciale, comprese la logistica e la distribuzione” ha dichiarato Boccardo, aggiungendo che “siamo contenti che abbia accettato la nostra proposta di collaborazione, nell’ottica di far crescere ancora di più il nostro Gruppo chiamato a fronteggiare sfide molto impegnative negli anni a venire”. Di origine toscane e di formazione umanistica, Maccherini ha mosso i primi passi lavorativi a Montalcino (Siena) come responsabile dell’ospitalità dell’azienda di Donatella Cinelli Colombini, per poi diventare direttore commerciale della Tenuta Fanti, sempre a Montalcino, e quindi della realtà italo-canadese Tolaini, nel Chianti classico. Dal 2018 ha ricoperto la posizione di direttore commerciale in Tasca d’Almerita, con responsabilità del mercato Italia ed estero.

Vino, è un arazzo l’opera di Simeti per il “Masciarelli Art Project”

Vino, è un arazzo l’opera di Simeti per il “Masciarelli Art Project”Milano, 18 giu. (askanews) – Si intitola “Combriccola al Castello” l’opera site specific realizzata per il Castello di Semivicoli da Francesco Simeti, protagonista dell’edizione di quest’anno del “Masciarelli Art Project”. Si tratta di un arazzo, frutto degli spunti raccolti dall’artista palermitano classe 1968 durante il periodo di residenza al Castello, ed è animato da un susseguirsi di specie animali e da una varietà di piante, sia tipici del territorio che non autoctone, assieme a riferimenti simbolici.


Invitato da Marina Cvetic Masciarelli e dalla figlia Miriam Lee Masciarelli per il progetto che intende raccontare il poliedrico universo della casa vinicola Masciarelli attraversi l’arte, Simeti ha spiegato che “l’opera agisce come un ponte tra passato, presente e futuro, e vuole essere un invito a una meditazione sulle responsabilità che abbiamo nei confronti della terra che ci ospita e delle generazioni future. È un richiamo all’azione – ha evidenziato – è un promemoria che ogni scelta e ogni gesto hanno un impatto sul mondo naturale che ci circonda”. Simeti ha inoltre pensato anche la speciale etichetta in edizione limitata per il Villa Gemma Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva 2019, uno dei vini più rappresentativi dell’azienda abruzzese. Evocando le stesse figure che caratterizzano “Combriccola al Castello”, l’artista ha immaginato un’immagine elegante in cui si susseguono curiosi animali e rigogliose piante su un prezioso fondo dorato.

Guida “Pane e panettieri d’Italia 2025”: tornano i grani locali

Guida “Pane e panettieri d’Italia 2025”: tornano i grani localiMilano, 17 giu. (askanews) – Circa il 10% dei panifici censiti nella nuova “Guida Pane e Panettieri d’Italia 2025” coltiva direttamente i propri grani: un segnale che testimonia la crescente attenzione verso la filiera corta e la valorizzazione delle produzioni locali. Perché un pane che nasce dal seme che germoglia nella stessa terra in cui viene lavorato non può che raccontare un’identità precisa, un vero e proprio “terroir”, come direbbe il celebre panificatore Davide Longoni. Un ritorno alle tradizioni e alle tecniche di lavorazione che si tramandano di generazione in generazione e che non cedono alla schiavitù della mollica alveolata.


“Perché gli alveoli possono essere, sì, indicativi della qualità della lievitazione ma non sempre, a maggior ragione se le farine utilizzate sono a basso contenuto proteico come la segale. Per riconoscere il buon pane bisogna annusarlo: deve sapere prima di tutto di grano” scrive nella prefazione Annalisa Zordan, curatrice della Guida. E se gli alveoli, spesso osannati come simbolo di lievitazione perfetta, non sempre sono un indice affidabile, il Gambero Rosso invita a riscoprire il valore del gusto come segnale di buona qualità. Preziosa bussola per gli amanti del pane buono, la geografia dei fornai artigiani è rappresentata nel volume con i “Tre Pani” che crescono in maniera omogenea lungo tutto lo stivale: 64 con sei new entry. Tra le nuove eccellenze spicca il Lazio con ben due new entry, cui segue il Friuli-Venezia Giulia, la Campania, e la Puglia e la Sardegna che vantano un nuovo ingresso ciascuna.


Per quanto riguarda i “Premi Speciali”, Andrea Cirolla di Settecroste a Galatina (Lecce) si è imposto come “Panettiere emergente”, mentre la “Bakery dell’anno” è stata assegnata a “Stria Pane e Cucina” a Reggio Emilia, e “Pane e territorio” a “Farina del mio sacco” ad Atessa (Chieti).

Ripristino natura, Slow Foood: vittoria importante ma è solo primo passo

Ripristino natura, Slow Foood: vittoria importante ma è solo primo passoMilano, 17 giu. (askanews) – “Una vittoria importante che comunque consideriamo solo il primo passo contro le miopi spinte contrarie, perché la crisi climatica, la perdita di biodiversità e il degrado di ecosistemi naturali devono avere risposte lungimiranti e immediate. Molta strada verso quella transizione ecologica di cui si parla da anni è da percorrere e la società civile non può più attendere! La strategia che cerca di contrapporre agricoltura e ambiente è dannosa per tutti: pertanto siamo felici che la proposta del ripristino della natura sia diventata legge e consapevoli che devono essere intrapresi al più presto. Tra quelli già contenuti nel Green Deal e depennati, i più urgenti sono la cancellazione dell’uso dei pesticidi e l’obbligo della rotazione colturale e soprattutto del riposo dei terreni”. Lo ha dichiarato la presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini, commentando l’adozione della legge sul ripristino della natura (“Nature Restoration Law”) da parte del Consiglio Ambiente dell’Unione europea.


“Ora gli Stati membri devono ripristinare entro il 2030 almeno il 30% degli ecosistemi terrestri, costieri e di acqua dolce dell’Unione” ha ricordato Slow Food Italia, parlando di “un provvedimento importante di riqualificazione che riguarda, oltre le aree protette, anche terreni agricoli e aree urbane”.“Oggi 20 nazioni che rappresentano oltre il 66% della popolazione europea hanno detto sì e la legge è vincolante in tutti gli Stati dell’Unione” ha detto Nappini, sottolineando “ci dispiace che il governo italiano non abbia compreso l’importanza di questo provvedimento”.


 

Vino, in Burkina Faso nascerà la prima Cantina con vitigni toscani

Vino, in Burkina Faso nascerà la prima Cantina con vitigni toscaniMilano, 17 giu. (askanews) – C’è un imprenditore italo-africano dietro al primo progetto di azienda vitivinicola in Burkina Faso: si tratta di Francois Desirè Bazie, 44enne ex rifugiato politico burkinabé fuggito nel 2008 dalla Costa d’Avorio ed oggi affermato vignaiolo toscano. A rendere nota la sua storia è Coldiretti Toscana, spiegando che Bazie sta piantandole le prime barbatelle di Sangiovese, Vermentino toscano, Massaretta, Cabernet e Merlot in dieci ettari nella campagna di Bagre, nella provincia di Boulgou.


“Ho portato le barbatelle dall’Italia e le sto piantando assieme ad un gruppo di giovani che partecipano al progetto, giovani che stanno dimostrando dedizione e che oggi riescono ad intravedere una prospettiva per restare nel loro Paese” ha spiegato l’imprenditore, sottolineando che “costruiremo una Cantina e produrremo qui il primo vino con vitigni toscani per il mercato africano: ora c’è un pezzo della Toscana nella mia terra di origine”. Bazie ha imparato a prendersi cura delle viti e a produrre vino prima in Piemonte e poi in Toscana, dove ha fondato l’azienda “InCandiaBio” che produce Candia dei Colli Apuani Doc, oltre alla curiosa e ricercata moringa, “superfood africano che assomiglia all’acacia che gli è valso, nel 2020, l’Oscar Green di Coldiretti”. “I terreni dove sta piantando le viti, e in seconda battuta ortaggi, sono stati messi a disposizione dal governo del Burkina Faso nell’ambito di un progetto per la sicurezza alimentare” ha precisato Coldiretti Toscana, evidenziando che i terreni “sono ben serviti dalla disponibilità di acqua”, requisito indispensabile per avviare l’attività agricola.


“Sono tornato nel mio Paese di origine per aiutare i miei connazionali grazie al governo che ha concesso l’utilizzo di queste terre” ha affermato Bazie, spiegando che “voglio insegnargli quello che ho imparato in Italia sull’agricoltura e sulle viti”. “In Italia ho trovato ospitalità e gente per bene che mi ha insegnato molto” ha proseguito, sottolineando che “il Burkina Faso è un Paese in via di sviluppo, con grandi potenzialità e risorse, che sta purtroppo perdendo la generazione che dovrebbe costruire i pilastri del nostro futuro. Creiamo qui le condizioni perché restino – ha concluso – ma anche perché tornino: è l’unico modo per fermare le migrazioni”.