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Vino, Busi: banche ci diano respiro su credito e Bce tagli costo denaro

Vino, Busi: banche ci diano respiro su credito e Bce tagli costo denaroVerona, 17 apr. (askanews) – “Il Chianti si trova ad affrontare un periodo non facile con problematiche relative alla produzione 2023, dove abbiamo avuto una vendemmia molto scarsa. Le banche ci devono dare respiro sul credito, per poter rientrare sul capitale investito: questa sarebbe la soluzione a tanti dei nostri attuali problemi. E la Bce deve ridurre, se non tagliare, il costo del denaro, che sarebbe un grande sollievo per tante aziende”. Lo ha affermato il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi che alla 56esima edizione di Vinitaly a Veronafiere ha incontrato il sottosegretario alle Politiche agricole, Patrizio La Pietra.


“Stiamo assistendo ad un calo delle vendite dovuto, principalmente, all’alto costo del denaro che ha sottratto risorse alle famiglie e, quindi, alla capacità di spesa, e i costi energetici, poi, sono stati un’ulteriore aggravante” ha proseguito Busi, spiegando che “il sottosegretario ci ha detto che il governo sta già lavorando su questo fronte, e prevede una riduzione dei tassi di interesse in tempi abbastanza brevi, spetta comunque alla Bce la decisione finale”. “Sul fronte dei ristori per le calamità naturali, che dallo scorso maggio hanno interessato anche la Toscana, La Pietra ci ha detto che sono stati stanziati sette milioni di euro, fondi che comunque non sono certamente sufficienti a livello nazionale” ha continuato il presidente del Consorzio Vino Chianti, ribadebdo che “fondamentali restano però le agevolazioni da parte delle banche sui crediti”.


“Il Chianti ha investito molto sulla fiera nazionale del Vinitaly e ad oggi il bilancio è certamente positivo” ha quindi precisato Busi, spiegando che “abbiamo registrato una grande affluenza” e che “il sistema fieristico funziona nonostante il complesso periodo che stiamo vivendo a livello internazionale”.

Vino, Conegliano Valdobbiadene per 3 anni bollicina di Biennale Cinema

Vino, Conegliano Valdobbiadene per 3 anni bollicina di Biennale CinemaMilano, 17 apr. (askanews) – Il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg sarà “Sostenitore” dell’81esima Mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia e delle successive due edizioni, e l’unica bollicina presente in esclusiva nel corso delle serate di gala di apertura e chiusura della Mostra.


“La collaborazione con la Biennale di Venezia rappresenta un traguardo che completa la strategia delineata in questi ultimi anni, ovvero portare il nome e le bollicine di Conegliano Valdobbiadene tra i pubblici più ampi e allo stesso tempo autorevoli dell’Italia e del mondo” ha dichiarato la presidente del Consorzio, Elvira Bortolomiol, aggiungendo che “il percorso di accreditamento del nostro prodotto in contesti culturali di rilievo contribuisce a consolidare un posizionamento di prodotto premium che le nostre bollicine, prodotte su territori impervi ed eroici come le Rive del Conegliano Valdobbiadene, meritano. La collaborazione con la Biennale di Venezia – ha precisato – proseguirà per tre anni e ogni anno sarà celebrata con un’etichetta esclusiva disegnata ad hoc”. L’etichetta 2024 nasce dall’idea “Riprese collinari”, realizzata da mimicocodesign+DeRiva e sarà presente su tutte le bottiglie alla Mostra. Il Consorzio ha precisato che il Conegliano Valdobbiadene sarà proposto come aperitivo di benvenuto al momento dell’arrivo degli ospiti, e le bottiglie, caratterizzate dall’etichetta disegnata per l’occasione, saranno poste su ciascun tavolo. Sarà inoltre in degustazione nella sala che ospita le delegazioni dei film invitati e sulla terrazza privata del Palazzo del cinema.

Vino, Maretti: dealcolato può essere ulteriore segmento del settore

Vino, Maretti: dealcolato può essere ulteriore segmento del settoreMilano, 17 apr. (askanews) – “Sappiamo che sono pronti dei provvedimenti normativi per agevolare e far partire questa filiera, e questo vede il nostro favore, perché in questo momento di mercato difficile, il vino dealcolato può essere un ulteriore segmento dove c’è domanda che va incontro ad esigenze di consumo, quello dei giovani, quello attento a certi requisiti di benessere”. Lo ha affermato il presidente di Legacoop Agroalimentare, Cristian Maretti in merito al dibattito sul vino dealcolato che si è riacceso alla 56esima edizione di Vinitaly.


“Quello che stimoliamo negli incontri istituzionali è di arrivare in porto in tempi brevi, invece di prevedere provvedimenti che magari ricalchino vecchi schemi di estirpazione per equilibrare domanda e offerta” ha proseguito Maretti, spiegando che “come sappiamo, il rischio è infatti che non si riesca a raggiungere l’obiettivo per il quale erano stati pensati e questo porta ad una scarsa soddisfazione dei produttori. Se non, addirittura diventano incentivazioni, buone uscite per chi comunque aveva deciso di smettere di produrre”. “Quello che occorre è, invece, una impostazione di sviluppo di mercato su nuovi prodotti e con nuove modalità, su nuove fasce di consumo e nuovi mercati” ha continuato il presidente, sottolineando che tutto questo “senza mai dimenticare che un vino senza alcol può ambire a posizionarsi come bevanda, come prodotto anche su quei mercati dove per motivi religiosi l’alcol non è permesso. Sono questioni – ha concluso – che hanno un loro valore e il Vinitaly è una tribuna importante, è l’occasione per poterlo ribadire alle forze politiche che numerose sono transitate dal nostro stand”.

Vino, assegnato a Vinitaly il 51esimo “Premio Angelo Betti”

Vino, assegnato a Vinitaly il 51esimo “Premio Angelo Betti”Milano, 16 apr. (askanews) – Riccardo Iacobone (Abruzzo), Francesco Perillo (Basilicata), Salvatore Molettieri (Campania), Luigi Nola (Calabria), Ass. “Modigliana Stella dell’Apennino” (Emilia-Romagna), Daniele Drius (Friuli Venezia-Giulia), Azienda agricola Villa Simone (Lazio), Giacomo Cattaneo Adorno (Liguria), Andrea Virgili (Lombardia), Mario Lucchetti (Marche), Roberto De Stefano (Molise), Michela Marenco(Piemonte), Alois Frotscher (Alto Adige), Matteo Mattei (Trentino), Alessandra Quarta (Puglia), Salvatore Elio Carta (Sardegna), Marisa Leo (Sicilia), Maddalena Guidi (Toscana), Tenute Lunelli – Tenuta Castelbuono (Umbria), André Gerbore (Valle d’Aosta) e Andrea Sartori (Veneto). Sono i vincitori del 51esimo “Premio Angelo Betti – Benemeriti della vitivinicoltura”, nato proprio da un’idea di Betti nel 1973, e diventato uno dei riconoscimento più sentiti di Vinitaly, perché assegnato da Veronafiere a coloro che, “con la propria attività professionale o imprenditoriale, hanno contribuito e sostenuto il progresso qualitativo della produzione viticola ed enologica della propria regione e del proprio Paese”.


Sottolineando che il premio “si conferma tra i più sentiti e prestigiosi riconoscimenti del settore”, il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, presente alla cerimonia di premiazione con l’Ad Maurizio Danese, ha sottolineato che “quest’anno abbiamo voluto fortemente ricordare assieme alla Regione Sicilia, l’impegno civile e la straordinaria luce di Marisa Leo, ‘Donna del vino’ innamorata della sua terra e del suo lavoro, vittima dell’ennesimo femminicidio”. La medaglia e la targa alla memoria della manager della Cantina Colomba Bianca sono stati consegnati dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida alla vicepresidente dell’Associazione Marisa Leo, Samantha Di Laura.

Vino, Brunello booster per economia: 153 mln contributo su territorio

Vino, Brunello booster per economia: 153 mln contributo su territorioMilano, 16 apr. (askanews) – “Da sempre Montalcino vive un rapporto simbiotico con il vino: una comunità agricola tra le più virtuose a livello nazionale insediata in un ecosistema in cui il Brunello fa da traino. Di fatto, l’enoturismo si è affermato proprio qui dove l’esperienza autentica del territorio non può che passare attraverso un calice: non è un caso che già nel 1948 fu proprio una Cantina di Montalcino ad aprire, per la prima volta in Italia, le porte ai visitatori, spianando la strada a quello che poi sarebbe diventato il fenomeno attuale. È da questo legame che nasce il brand oggi conosciuto in tutto il mondo”. Lo ha affermato il presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci ad un convegno a Vinitaly dove una ricerca dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly e Prometeia ha preso in considerazione tre “wine history” dell’economia rurale a trazione enologica: Barolo, Etna e Montalcino.


Secondo l’analisi, che ha calcolato l’impatto prodotto dal vino sull’economia locale, ogni volta che a Montalcino viene aperta una bottiglia di Brunello si producono sul territorio 117 euro tra impatto diretto, indiretto e indotto (il quadruplo rispetto al valore di una bottiglia di vino franco Cantina), per un totale di circa 153 mln di euro l’anno. Si tratta di un vero e proprio effetto moltiplicatore che si riscontra anche nell’enoturismo e nei servizi ad esso connessi, dato che il borgo toscano è infatti una meta importantissima per i turisti winelover, di fatto raddoppiati negli ultimi otto anni. Qui si registrano più di 200mila presenze l’anno, di cui oltre la metà provenienti dall’estero. Le presenze e i soggiorni nel borgo toscano generano un giro d’affari di circa 80 mln di euro, per una spesa pro capite giornaliera, al netto dei viaggi, intorno ai 120 euro. Una ricchezza diffusa su tutto il territorio, che registra indicatori di reddito superiori alla media regionale (24.400 euro contro 21.100), in visibile aumento rispetto anche alla media italiana: +38% contro l’11% di crescita decennale.

Vino, Federvini: aziende siano messe in condizioni di fare dealcolati

Vino, Federvini: aziende siano messe in condizioni di fare dealcolatiMilano, 16 apr. (askanews) – “Rispetto ai vini dealcolati, stiamo assistendo alla nascita di una domanda dall’estero, crescente, in particolare da parte di un nuovo segmento, quello dei giovani, che sembrano guardare con curiosità queste categorie di prodotti. Secondo Federvini, è importante mettere le aziende nelle condizioni di intercettare e soddisfare le scelte dei consumatori producendo in Italia i dealcolati. La Federazione plaude all’apertura del ministro Lollobrigida che ha mostrato la volontà di portare avanti un dialogo per favorire regole chiare che permettano di affrontare il cambiamento”. Lo ha dichiarato la presidente di Federvini, Micaela Pallini, ringraziando il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, “per l’attenzione e la vicinanza al settore delle bevande alcoliche e, in particolare, a quello dei vini”.


“Grazie all’eccellente lavoro del governo, l’Italia è stato il primo Paese a produrre un parere circostanziato al dossier degli ‘health warnings’ irlandesi fino al caso del decreto belga sulla pubblicità delle bevande alcoliche” ha proseguito Pallini, aggiungendo che “così come ricordiamo l’impegno del governo sull’etichettatura dei vini e dei prodotti vitivinicoli aromatizzati che ha consentito una transizione graduale al nuovo sistema delle informazioni nutrizionali e lista degli ingredienti. La presenza delle istituzioni al Vinitaly in questi giorni – ha concluso – conferma la sensibilità del governo rispetto alle nostre tematiche e ai dossier che abbiamo sui tavoli europei”.

Vino, Uiv: 1 mln di nuovi consumatori italiani interessati a dealcolati

Vino, Uiv: 1 mln di nuovi consumatori italiani interessati a dealcolatiMilano, 16 apr. (askanews) – “In Italia il 36% dei consumatori è interessato a consumare bevande dealcolate; negli Stati Uniti, incubatore di tendenze specie tra i giovani, il mercato Nolo (no e low alcohol) vale già un miliardo di dollari. Ma l’Italia in questo caso gioca un ruolo residuale, perché, contrariamente a quanto già succede da due anni tra i colleghi nell’Ue, non è ancora possibile per le imprese elaborare il prodotto negli stabilimenti vitivinicoli e non sono state fornite indicazioni agli operatori sul regime fiscale. In estrema sintesi, il prodotto può circolare anche in Italia (come in tutta l’Ue), ma i produttori italiani non possono produrlo”. Lo ha affermato il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti, aprendo i lavori della tavola rotonda “Dealcolati & Co – Le nuove frontiere del vino” organizzata in collaborazione con Vinitaly a Veronafiere.


Al tavolo, assieme alle testimonianze di sette imprese (Argea, Doppio Passo, Hofstatter, Mionetto, Schenk, Varvaglione e Zonin) costrette a dealcolare all’estero, anche gli analisti di Swg e dell’Osservatorio del vino Uiv-Vinitaly, per fare il punto su un segmento ritenuto complementare, anche in Italia, ai consumi di vino tradizionale. Lo testimonia l’indagine realizzata da Swg su un campione rappresentativo di italiani: “Questi prodotti interessano prima di tutto un potenziale di un milione di non bevitori di alcolici – ha spiegato l’analista Swg, Riccardo Grassi – oltre ad una platea di consumatori di vino o altre bevande (14 milioni) che li ritiene una alternativa di consumo in situazioni specifiche, come mettersi alla guida”. Una tipologia che potrebbe essere un nuovo alleato anche per il vigneto Italia: “Sentiamo sempre più spesso parlare di espianti finanziati ma le imprese, che negli ultimi anni hanno ristrutturato metà del proprio vigneto (310 mila ettari) con erogazioni pubbliche pari a 2,6 miliardi di euro – ha aggiunto Castelletti – vogliono continuare a svolgere il proprio lavoro, magari riducendo le rese, puntando ancora di più sulla qualità e, perché no, potendo contare su un nuovo asset di mercato come quello dei Nolo che interesserebbe aree produttive più in difficoltà”. Secondo Swg, la quota di attenzione verso i vini dealcolati (21%) è più alta nelle fasce più giovani (28% da 18 a 34 anni), il target a maggior contrazione dei consumi di vino che nel 79% dei casi dichiara ‘importante’ se non ‘molto importante’ o ‘fondamentale’ poter ridurre i problemi legati all’abuso di alcol mettendo a disposizione dei consumatori prodotti a zero o bassa gradazione.


Forte interesse c’è anche da parte dei giovani di Uiv. “La generazione Z sta dimostrando grande attenzione verso una tipologia in grado di rispondere a un pubblico ‘sober curious’ sempre più numeroso, negli Stati Uniti e nel mondo” ha messo in evidenza la presidente di Agivi, Marzia Varvaglione, evidenziando che “l’Italia deve essere in grado di capire prima di tutto sul piano culturale che un prodotto non sostituisce l’altro e insistere su una sperimentazione che può riservare risultati molto interessanti”. Secondo il focus dell’Osservatorio Uiv, il calo dei consumi di vino tricolore negli Usa (-13% le importazioni a volume nel 2023), è dettato in primis dall’onda cosiddetta salutista delle giovani generazioni, oltre che dalla forte competizione di nuove bevande low alcohol e da una questione demografica che vede la popolazione di bianchi diminuire in favore di altre etnie, a partire dagli ispanici, culturalmente meno orientati ai consumi tradizionali di vino. “I vini low alcohol negli ultimi anni sono stati protagonisti di una cavalcata che li ha portati a essere una scelta non più secondaria nell’evoluzione del gusto degli americani, e oggi valgono circa un miliardo di dollari” ha spiegato il responsabile dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, Carlo Flamini, precisando che “a ciò si aggiungeranno sempre più altre tipologie attente alla propria dieta per un target prevalentemente giovane: i vini low sugar, per esempio, hanno registrato crescite astronomiche nel giro di un quinquennio: da 10 mln di dollari del 2019 ai 270 dell’anno appena chiuso”.


I no alcol sono ancora una nicchia (62 mln di dollari, valore cresciuto di sette volte negli ultimi quattro anni), ma le vendite di vini senz’alcol provenienti dall’Italia hanno sovraperformato il mercato nel 2023, sia a volume (+33% contro +8%), sia a valore (+39% contro +24%). Il prezzo medio di un “alcohol-free wine” è leggermente superiore a quello di un vino tradizionale: 12.46 dollari al litro contro 11.96 nel 2023.

Eataly firma il ristorante del Paglione Italia a Expo 2025 a Osaka

Eataly firma il ristorante del Paglione Italia a Expo 2025 a OsakaMilano, 16 apr. (askanews) – Eataly che firma il ristorante del Paglione Italia all’Expo 2025 di Osaka. Ad annunciarlo in occasione della presentazione del Padiglione Italia alla conferenza stampa Cross-Visoin di Interni il Commissario generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka, l’ambasciatore Mario Vattani.


Vattani ha parlato di due collaborazioni del Padiglione Italia, quella con Simone Legno, creatore di tokidoki marchio di pop-art di fama internazionale che firma la mascotte, Italia-chan, e quella con Eataly, che gestirà il ristorante situato davanti al giardino all’italiana sul terrazzo del Padiglione Italia. “Quale contesto migliore della Milano Design Week per far conoscere al pubblico la adorabile mascotte del Padiglione Italia a Expo 2025 Osaka – ha spiegato Vattani – ‘chan’ è un vezzeggiativo che in giapponese si usa per le bambine e la nostra Italia-chan è una bambina che guarda a futuro, quello che il Padiglione Italia vuole immaginare insieme ai giovani che ne saranno protagonisti. Dall’originalità creativa all’eccellenza della gastronomia Italiana nel mondo di Eataly che firma il ristorante del Paglione Italia: per far conoscere a un pubblico di 30 milioni di visitatori il meglio della cultura e dell’innovazione italiana”.


“Siamo onorati di rappresentare l’Italia nella straordinaria cornice di Expo 2025 a Osaka – ha detto Andrea Cipolloni, Eataly group Ceo – Il nostro impegno sarà realizzare una full immersion nella cultura gastronomica italiana e un’esperienza autentica in un Paese dalla cultura gastronomica così forte come quella del Giappone, in grado di anticipare le tendenze dei paesi asiatici. Il ristorante del padiglione Italia sarà un luogo in cui promuovere il valore dei prodotti alimentari italiani di alta qualità a livello internazionale e diffondere la passione per il cibo italiano nel mondo”.

Vino, studio: in 20 anni più consumatori 18-34 anni, calano gli altri

Vino, studio: in 20 anni più consumatori 18-34 anni, calano gli altriMilano, 16 apr. (askanews) – In venti anni si registra un aumento della quota di consumatori di vino tra i 18 i e 34 anni e una riduzione nelle fasce 35-64enni e con almeno 65 anni. E’ uno dei dati principali che emergono dall’Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis “Il consumo di vino per generazioni. Analogie e differenze dei modelli di consumo per età”, che è stato presentato alla 56esima edizione di Vinitaly a Veronafiere.


Lo studio fotografa l’evoluzione nel tempo del rapporto tra gli italiani e il vino, caratterizzato da “un consumo transgenerazionale e responsabile”. Il 67,7% dei giovani ama consumarlo in compagnia di altre persone, il 45,3% fuori casa e il 34,4% durante i pasti, mentre il 55,3% degli adulti ama berlo insieme con altri, il 55% associato al cibo, e il 34,5% fuori casa. Infine, per quanto riguarda gli anziani il consumo di vino durante i pasti arriva al 79,1%, quello in compagnia al 36%, mentre si riduce al 14,2% fuori casa. Dalla ricerca emerge inoltre che il 96,5% degli italiani preferisce il vino nazionale, quota che resta alta trasversalmente alle generazioni, e l’83,1% dei consumatori predilige vini Dop e Igp. Per il 96,2% il vino italiano rappresenta la qualità, per il 96,1% il gusto, per il 93,8% la tradizione, per il 92% l’identità e per l’84,4% la sostenibilità. Il 54,8% degli italiani afferma che la scelta di un buon vino lo emoziona: lo dichiara in particolare il 53,7% dei giovani, il 64,8% degli adulti e il 37,8% degli anziani. Il 93,8% pensa che si può educare a bere vino con moderazione e responsabilità: condivide tale convinzione l’88,4% dei giovani, il 94,3% degli adulti e il 96,9% degli anziani. Il 75,3% del campione (66,5% giovani, il 79,4% adulti e il 73,8% anziani) si dice infine contrario alle iniziative che demonizzano il vino, “health warning” in etichetta compresi.


L’Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis mette in luce inoltre che l’87,9% degli italiani apprezza molto le variazioni territoriali dei vini italiani, in particolare l’80% dei giovani, l’89,9% degli adulti e l’89,5% degli anziani. L’82,6% degli pensa che il cambiamento climatico modificherà anche i tipi di vino disponibili(l’83,2% dei giovani, l’82,1% degli adulti e l’83,1% degli anziani). Ma è alta la fiducia nella capacità delle imprese del settore di affrontare la sfida del cambiamento climatico e quella della sostenibilità: l’84,4% afferma infatti che il vino italiano rappresenta la sostenibilità (il 79,4% dei giovani, l’85,3% degli adulti e l’86,5% degli anziani). “Da questo studio emerge un elemento positivo, che è quello di un aumento del 5% dei giovani che bevono in modo consapevole vino, collegandolo indissolubilmente alla relazionalità e alla convivialità, tenendo conto della qualità e dell’indicazione geografica di provenienza: si tratta cioè di un consumo consapevole, responsabile e informato” ha commentato il presidente della Fondazione Enpaia, Giorgio Piazza, spiegando che “gli adulti bevono vino in una modalità diversa, a pranzo e a cena, legandolo quindi a una convivialità più tradizionale. Si tratta comunque di un consumo transgenerazionale – ha concluso – che mette in evidenza come il vino sia un prodotto che accompagna intimamente lo stile di vita degli italiani”.


Nel 2010 le aziende agricole con coltivazione di vite erano 388.881 e sono diventate 255.514 nel 2020, con una riduzione di oltre il 34%. La superficie coltivata si è invece ridotta di solo il 5%, con un balzo del 44% degli ettari per azienda. In sintesi: meno aziende ma significativamente più ampie. Le imprese industriali impegnate nella produzione di vino sono anch’esse diminuite del 3% rispetto al 2012 (nel 2021 erano 1.775), mentre gli addetti sono aumentati di quasi quattromila unità (+22,6%). I prezzi del vino sono aumentati del +6,2% tra 2021 e 2023 ma al contempo hanno dovuto assorbire incrementi con crescita dei prezzi a doppia cifra: il +52,4% per l’energia, il +50,4% per concimi e ammendanti, il 28,6% per le sementi e il 22,3% per gli antiparassitari. Incrementi significativi, anche se non a doppia cifra, si registrano anche per la manutenzione e riparazione macchine (+8,9%), e per la manutenzione e riparazione fabbricati rurali (+5,9%).

Vinitaly, Antonini: vino tra i punti di forza del made in Marche

Vinitaly, Antonini: vino tra i punti di forza del made in MarcheMilano, 16 apr. (askanews) – “Anche il vino può essere un traino per il territorio, a partire dalla qualità delle produzioni fino all’enoturismo, grazie alla capacità attrattiva che i marchigiani possono migliorare, facendo leva quindi sugli alti standard di servizio, che sono un driver vincente. È la forza del nostro made in Marche e della nostra artigianalità, che celebriamo nella prima Giornata nazionale del made in Italy”. Lo ha detto l’assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Andrea Maria Antonini, intervenendo al convegno “Radici profonde, visioni future: l’evoluzione del vino marchigiano” alla 56esima edizione di Vinitaly.


All’incontro, l’enologo Roberto Potentini ha ricordato che “nei primi dieci posti dei vini più premiati d’Italia ci sono tre etichette marchigiane”, sottolineando che “ora dobbiamo saper diversificare”, mentre Marta Cocci Grifoni (terza generazione dell’azienda Cocci Grifoni di Ripatransone), ha evidenziato che “il futuro passa dalla formazione e dal’innovazione, una soluzione che ritengo indispensabile per contrastare i cambiamenti climatici”. Secondo Gianluca Garofoli della Cantina Garofoli di Castelfidardo, “noi cerchiamo di capire quali risposte dare ai consumatori futuri: gli americani bevono meno, in Italia non c’è più il consumo quotidiano e questo porta a diversi tipi di scelte: ritengo comunque importante l’esperienza enoturistica, lo storytelling, così da far capire cosa c’è dietro a una bottiglia di vino”. Dal 1999 quando è nato, ad oggi, l’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) è passato dai 19 fondatori agli attuali oltre 500 soci, con una concentrazione sulle prime dieci aziende che rappresentano il 75% della produzione commercializzata. “L’importanza dell’azienda familiare è fondamentale, perché quella del vino è un’attività di business che richiede molto tempo per il rientro, non bastano pochi anni” ha messo in luce, il presidente Michele Bernetti, sottolineando che “per il futuro non abbiamo timore: siamo una regione un po’ chiusa, forse per il carattere che contraddistingue i marchigiani, molto dediti al lavoro e meno alla comunicazione, per questo ritengo che qualche innesto esterno potrebbe essere interessante per tutti quanti”. Anche per Simone Capecci, presidente del Consorzio Vini Piceni, il futuro è nelle mani dei giovani, “che gestiscono i social e sono un nuovo modo di comunicare, più immediato: sarà fondamentale per noi, che abbiamo seguito la vocazione al biologico e ai vitigni autoctoni come punto di forza”.


“La strategia è quella di favorire la sinergia fra le aziende, il dialogo fra imprenditori e giovani – ha chiosato la wine maker Eleonora Marconi – siamo le Marche e quando facciamo le cose insieme sappiamo brillare come un diamante”.