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Pasqua, rincari in vista

Pasqua, rincari in vistaRoma, 29 mar. (askanews) – Le festività Pasquali sono arrivate e, con esse, anche l’aumento dei costi per materie prime alimentari, viaggi e alberghi. Donatella Prampolini (Vicepresidente Confcommercio) e Daniele D’Antoni (Vicepresidente Assoutenti Lazio) hanno lanciato l’allarme, chiedendo misure adeguate per fronteggiare il fenomeno, nel corso di Iceberg, il contenitore di informazione condotto da Patrizia Barsotti in onda tutti i venerdì alle ore 13 su Anita TV (canale 88 DTT). La puntata odierna, alla quale ha partecipato anche il direttore di askanews Gianni Todini, è stata resa visibile in replica anche sul sito dell’agenzia.


“Ogni anno – ha specificato Prampolini – si grida al caro prezzi rispetto all’anno prima, ma quest’anno il tutto sembra un po’ troppo amplificato. Da inizio 2023, infatti, il caro inflazione ha avuto un freno. Alcuni prodotti, ovviamente, hanno seguito andamenti un po’ anomali, tipo il cacao, a causa di diverse motivazioni, ma la situazione non è così nera L’importante – ha proseguito – è programmare in anticipo la spesa, sfruttando le tante offerte presenti sul mercato e senza farsi strozzare dall’acquisto dell’ultimo minuto. La spesa di prossimità, in tal senso, può aiutarci a risparmiare, ma soprattutto ad evitare lo spreco alimentare. Prestiamo attenzione, inoltre, ai prodotti cosiddetti “non di marca”: molto spesso, infatti, si rivelano ottime scelte con buon rapporto qualità-prezzo”. Per D’Antoni, invece, la situazione appare diversa: “L’aumento è ben visibile in diversi settori e la spesa alimentare per Pasqua sarà una vera e propria mazzata. L’aumento dei prezzi va controllato, soprattutto per salvaguardare le fasce di consumatori più deboli. L’incremento – ha precisato – non è netto come negli anni passati, ma comunque tangibile e tutto ciò comporterà anche una grande quantità di cibo invenduto, andando ad abbattersi sulla problematica dello spreco. Assoutenti, anche quest’anno, vuole fronteggiare tutto ciò, sostenendo quelle organizzazioni del terzo settore che andranno ad aiutare i meno abbienti e, congiuntamente, salvaguarderanno lo spreco”.

Angi, Innovazione e investimenti a sostegno di imprese e ricerca

Angi, Innovazione e investimenti a sostegno di imprese e ricercaRoma, 27 mar. (askanews) – Grande successo di pubblico e di contenuti con il gotha delle istituzioni e del territorio Innovazione, imprese, sviluppo del territorio e investimenti per la transizione digitale. Questo e molto altro la prima tappa del roadshow innovazione Piemonte andata oggi in scena nella città di Novara e ospitata nella sala degli specchi della Confindustria del novarese promosso dall’ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori, punto di riferimento dell’innovazione e del digitale in Italia.


Un grande successo di pubblico e di contenuti con la presenza e intervento di alcune delle maggiori autorità del territorio, della regione Piemonte e delle istituzioni europee, in particolare con Alessandro Canelli, Sindaco della Città di Novara; Matteo Marnati, Assessore Regionale del Piemonte all’Ambiente, Energia, Innovazione e Ricerca; Pietro Pacini, Direttore CSI Piemonte; Simona Pruno, Vicepresidente Novara Sviluppo; Marco Brugo Ceriotti, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Novara Vercelli Valsesia; Andrea Notari, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte, Carlo Corazza Direttore degli Uffici del Parlamento Europeo in Italia. Tante le startup e le imprese del territorio che si sono avvicendate nel corso della conferenza, brillantemente moderata dal direttore di Rainews24, Paolo Petrecca.


A fare luce sullo sviluppo della Regione Piemonte, l’intervento dell’Assessore Marnati che ha così commentato: “Il Piemonte è una regione virtuosa, c’è un solido ecosistema e realtà pronte ad innovarsi. La trasformazione ecologica e digitale è fondamentale ma deve essere trasversale e spaziare su tutti i fronti: è indispensabile investire e oggi siamo in un momento in cui le risorse ci sono. Per quanto riguarda il Piemonte siamo la prima regione italiana per numero di addetti nel settore ICT, con oltre 7.000 aziende che danno lavoro a oltre 33.000 addetti; prima regione italiana per investimenti privati in ricerca e sviluppo; 1.300 le multinazionali insediate sul territorio, 800 le start up innovative; e poi ancora 200 centri di ricerca pubblici e privati, 3 incubatori d’impresa, 4 parchi scientifici e tecnologici, 7 Poli d’innovazione adesso riuniti nel Sistema Poli. E proprio per i Poli di innovazione il Piemonte è stata la prima regione italiana a istituirli formalmente nel 2009 come nuovo strumento di politica industriale per sostenere la competitività del sistema produttivo e della ricerca. Abbiamo avviato numerosi bandi, altrettanti sono quelli che partiranno a breve, dedicati alle start up con verso, le quali abbiamo grande attenzione. Stiamo poi fortemente puntando sull’idrogeno rinnovabile prodotto da impianti a fonti rinnovabili. Oltre ai tre progetti per la produzione di idrogeno pulito e alle cinque stazioni di rifornimento selezionati e finanziati con i fondi PNRR, la Regione punta ad attrarre sul proprio territorio la realizzazione di interventi dimostrativi e innovativi di utilizzo di questo vettore, anche al fine di uno sviluppo della filiera. Il nostro ruolo è quello di stare vicino alle imprese: i fondi ci sono, bisogna fare sistema e investire”. Per Pietro Pacini, Direttore Generale del CSI Piemonte “L’evento di oggi ha rappresentato un’occasione importante per confrontarsi sui temi dell’innovazione e raccontare quello che abbiamo realizzato a fianco della Regione Piemonte per la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione. Il Consorzio in questi anni ha avuto un’evoluzione significativa sia in termini di capacità di sviluppo, dalle infrastrutture al cloud fino all’intelligenza artificiale, sia in termini di crescita anche sul territorio nazionale. Il CSI si è arricchito di realtà importanti che confermano l’attrattività dell’azienda e la sua capacità di creare un ecosistema per l’utilizzo di infrastrutture e tecnologie a favore degli enti pubblici, garantendo la sicurezza delle applicazioni”. In conclusione, l’intervento del Presidente dell’ANGI, Gabriele Ferrieri che ha così commentato: “Siamo lieti della grande adesione in merito al nostro progetto del roadshow innovazione che, partendo dal Piemonte vogliamo portare in tutta Italia. L’importanza di ripartire dai territori evidenzia sia l’opportunità di mettere in evidenza progetti e talenti di primo livello sia quello di fare rete con il Sistema Paese per sostenere il tessuto imprenditoriale e incentivare gli investimenti per il digitale e il mondo startup. Un grazie particolare a tutti i partner che sono stati con noi e che ci hanno permesso di realizzare questa grande manifestazione”. Prossima tappa già fissata per il 24 aprile nella città di Vercelli.

Longevità, i consigli per uno stile di vita a prova di invecchiamento

Longevità, i consigli per uno stile di vita a prova di invecchiamentoRoma, 26 mar. (askanews) – “La longevità si conquista ogni giorno sin da giovani scegliendo un approccio olistico al benessere psicofisico. E’ questo l’unico modo per evitare il Silver Tsunami che nasce dall’associazione di una medicina sempre più efficace, come quella attuale, e di uno stile di vita sempre meno salutare, ovvero il rischio di avere in futuro un numero enorme di persone anziane, ma malate”, spiega il Dr. Filippo Ongaro, Longevity & Lifestyle Coach ed ex medico degli astronauti all’Agenzia Spaziale ESA.


Ma quali sono le regole d’oro della longevità messa in pratica ogni giorno? In una Top 6 il Dr. Ongaro, autore del libro “Missione Longevità. Dall’esperienza con gli astronauti le strategie per vivere bene e a lungo” edito da Sperling & Kupfer (2023), svelta i “segreti” dello stile di vita per l’invecchiamento di qualità. 1. Una sana abitudine


Il controllo dei processi epigenetici e neuroplastici che permettono di sviluppare una longevità sana si fonda sulla ripetitività dei giusti stimoli nel tempo. La sfida è quindi quella di creare nuove abitudini salutari che vadano a sostituirsi a quelle vecchie. Questo processo di adattamento prevede una serie di modificazioni neurobiologiche che richiedono tempo e costanza. In pratica…


Qualche esempio? Seguire i ritmi circadiani – la naturale alternanza sonno-veglia, l’esposizione alla luce naturale, l’assunzione dei pasti a orari regolari e della cena prima del tramonto; muoversi ogni giorno e coltivare relazioni socialmente appaganti; meditare mentre si beve il caffè oppure mentre si fa la cyclette e ringraziare ogni giorno per almeno tre cose. 2. Lotta ai radicali liberi e all’infiammazione (anche a tavola):


Una dieta bilanciata e ricca di nutrienti e anti-ossidanti – frutta e verdure di stagione, ad esempio – è fondamentale per contrastare l’azione dei ROS (Radicali Liberi), i materiali di scarto del metabolismo che danneggiano le membrane cellulari determinando l’invecchiamento di DNA, proteine e strutture lipidiche. Proprio grazie alla funzione “bersaglio” svolta dagli anti-ossidanti – i bersagli sui quali i Ros concentrano la loro azione, risparmiando le membrane cellulari – è possibile rallentare l’invecchiamento di tessuti come la pelle e le arterie, contribuendo alla prevenzione di malattie cardiovascolari, neurodegenerative e perfino oncologiche. La lotta ai radicali liberi parte anche dalla tavola. In primis occorre ridurre i prodotti industriali che favoriscono l’infiammazione, tanto quanto i prodotti da forno con olio di girasole, eventuali prodotti con grassi idrogenati, quantità eccessive di zuccheri raffinati. Bisogna invece prediligere pesce azzurro, ricco di omega 3, cereali integrali, olio extravergine d’oliva, avocado, frutta a guscio, legumi. Inoltre, nel carrello della spesa non dovrebbero mai mancare mele, frutti di bosco, uva, tutti ricchi, tra l’altro, di quercetina. In pratica… Integrare la dieta con molecole con proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, come: la quercetina e l’astaxantina, ma anche il coenzima Q10, l’acido alfa lipoico, le vitamine C ed E. Evitare l’esposizione eccessiva ai raggi UV, il fumo di sigaretta, la sedentarietà, troppo stress psicoemotivo 3. Protocolli di allenamento mirati Il mantenimento della massa muscolare e ossea, e la loro sollecitazione tramite specifici allenamenti, è essenziale per la regolazione neuroendocrina e la secrezione di specifici ormoni, come il testosterone e l’ormone della crescita, che contribuiscono al mantenimento della qualità della vita, anche nell’anziano. Basti pensare che la perdita di consistenti quantità di muscolo inizia già attorno ai 30 anni e aumenta dopo i 60: in media si perde il 3-8 per cento della massa muscolare per decade. In pratica… Attività fisica quotidiana (camminare, salire le scale). Allenamento mirato 2 o 3 volte a settimana, sia di tipo aerobico che per la forza. Eseguire un programma progressivo con i pesi, ossia un programma che nel tempo preveda di lavorare su incrementi dei pesi utilizzati, delle ripetizioni, delle serie 4. Gestione positiva dello stress, attenzione alla solitudine La capacità di reagire in modo positivo allo stress della vita quotidiana è fondamentale per rallentare l’invecchiamento e tenere sotto controllo i livelli di cortisolo nel sangue. Questo ci consente, infatti, di mandare segnali protettivi ai nostri telomeri, regolando l’attività delle telomerasi in modo naturale e rispettando l’equilibrio dell’organismo. Da non sottovalutare, infine, anche i danni clinici causati dalla solitudine, emersi di recente anche dallo Study of Adult Development di Harvard, che sottolinea il ruolo chiave delle relazioni sociali per una longevità più felice. In pratica… nelle relazioni sociali è importante prendere atto delle proprie emozioni con un sano distacco, anche nei casi di rabbia o tristezza. E ancora: imparare l’arte della gentilezza e dell’ascolto potrà essere il segreto per sentirsi meno soli. 5. Innescare il silenzio metabolico con il digiuno Il «silenzio metabolico» che si attiva durante il digiuno, ovvero la mancata assunzione di cibo per un certo numero di ore consecutive, è fondamentale per limitare i danni molecolari e ottimizzare il processo di riparazione cellulare. Il silenzio metabolico indotto dal digiuno permette, infatti, di ridurre al minimo i livelli di insulina e di altri fattori di crescita potenzialmente pericolosi nel contesto di cellule tumorali alterate e di favorirne l’eliminazione attraverso processi di autofagia, mitofagia e apoptosi. In particolare, gli effetti benefici del digiuno si manifestano sulla riduzione dell’ipertensione, sul metabolismo e su numerosi parametri biochimici, tra cui i livelli di colesterolo e dei trigliceridi. In pratica… Il protocollo più popolare è il digiuno intermittente 16/8, ossia 16 ore consecutive di digiuno e una finestra di 8 ore in cui inserire i pasti. Altri approcci parlano invece di 24 ore consecutive di digiuno o oltre ma dovrebbero essere svolti sotto controllo medico. I protocolli a intermittenza sono sicuramente i più semplici, e tra questi il più efficace sul piano dei risultati è saltare la cena. 6. L’importanza della Nutraceutica “Occorre dimenticare la vecchia favola che il cibo ci fornisce tutto quello che serve per invecchiare al meglio, perché semplicemente non è vero e non esiste alcun dato a supporto di questa tesi. Al contrario, ci sono dati che indicano che le microcarenze croniche sono diffuse e sono degli acceleratori del processo di invecchiamento”, raccomanda il Longevity Coach. In pratica… Il Dr. Ongaro suggerisce la quotidiana integrazione con alcune sostanze particolarmente utili, quali: un complesso multivitaminico contenente le vitamine del gruppo B, la vitamina E, la vitamina A, la Vitamina D, la vitamina C, rame, zinco, selenio, manganese; l’Astaxantina, un carotenoide con potente protezione antiossidante, antinfiammatoria e vasoprotettiva; la Quercetina, un polifenolo con una forte azione antinfiammatoria e antiossidante, e proprietà cardioprotettive, neuroprotettive e neurotrofiche. Ed infine, il Pterostilbene, uno stilbenoide con azione protettiva sul cuore ed i vasi, che facilita il dimagrimento, regola la glicemia, protegge il fegato e il cervello. Il tutto a dosaggi adeguati e non eccessivi e sotto il controllo di un medico o di un farmacista esperto in materia.

Il 13 aprile torna FedX Legnano, ‘felicizia’ tema sesta edizione

Il 13 aprile torna FedX Legnano, ‘felicizia’ tema sesta edizioneRoma, 18 mar. (askanews) – “Mai come in questo periodo l’umanità ha avuto la necessità di radunarsi, di creare community soprattutto con uno spirito positivo. Ecco che ‘felicizia’, la crasi tra felicità e amicizia, diventa il tema della sesta edizione del Tedx Legnano. Si potranno incontrare Filippo Poletti, giornalista topvoice di Linkedin, che da 5 anni pubblica un contenuto positivo, Andrea Paris, mentalista e attore, che stupirà con i suoi contenuti, o Alexia, la cantante divenuta famosa per ‘Happy’, canzone che meglio non poteva rappresentare il TedX Legnano”. È quanto spiega Enrico Piacentini, licenziatario per l’Italia di Tedx Legnano, in programma il prossimo 13 aprile (info su www.tedxlegnano.com).


“Tremila Tedx in tutto il mondo, trecento in tutta Italia, Legnano uno dei più rappresentativi: un movimento di anime, di cuore, tutte dedicate e volte a idee che vale la pena di divulgare”, conclude Piacentini.

Leolandia alza il sipario sui nuovi spettacoli con Esiste davvero!

Leolandia alza il sipario sui nuovi spettacoli con Esiste davvero!Roma, 11 mar. (askanews) – A Leolandia, il parco a tema più amato dai bambini a due passi da Milano, continua la stagione più lunga di sempre: dopo i fasti del Carnevale, il parco cambia veste e alza il sipario sulla nuova stagione degli spettacoli dal vivo, che si confermano uno degli appuntamenti più apprezzati dagli ospiti di ogni età, occasione ideale per ritemprarsi tra una giostra e l’altra nelle giornate ancora fresche di fine inverno.


Tra le sorprese più attese, il primo posto spetta alla nuova edizione di Esiste Davvero!, lo show “cult” lanciato da Leolandia nel 2022 che riunisce per la prima volta tutti i personaggi dei cartoni animati più amati dai bambini sullo stesso palcoscenico. Trionfo di fantasia, musica e ritmo, con 3 cambi d’abito tra paillettes, colori sgargianti e ben 1.000 metri di tulle arcobaleno, Esiste Davvero! in 2 anni di programmazione ha coinvolto decine di migliaia di ospiti, aggiudicandosi il premio come Miglior Attrazione per Famiglie ai Parksmania Awards, gli oscar dei parchi divertimento. Dal 23 marzo debutterà con una nuova trama e con un ospite d’eccezione: accanto a Leo e Mia, Masha e Orso, Bing e Flop, Ladybug e Chat Noir e ai tre Superpigiamini, entrerà infatti nel cast anche Bluey, fenomeno del momento nel mondo dei cartoni animati. Novità anche nella colonna sonora, con un brano inedito cantato dal vivo in apertura, seguito dall’ormai iconico jingle Esiste Davvero! Esiste Davvero! è rivolto a tutta la famiglia per la trama che entusiasma i piccoli e la qualità dell’allestimento che occhieggia ai grandi, e si affianca a tanti nuovi appuntamenti, come In vacanza con Leo e Mia: dove trascorreranno le avventure estive i due simpatici padroni di casa di Leolandia? Leo opta per la montagna, Mia per il mare ma con le loro canzoni entrambe le mete saranno raggiunte insieme al pubblico con una scatenatissima baby dance che farà ballare anche i bambini più timidi! Decisamente più adrenalinico il ritorno de L’Isola Perduta, il musical acrobatico che vede oltre 30 artisti internazionali accompagnare una giovane ricercatrice alle prese con la costruzione di un totem di luce, tra pappagalli colorati e tutti gli animali della giungla. Confermato, inoltre, il Banchetto dei Pirati: l’atmosfera di Cuba coinvolgerà grandi e piccini nella colorata festa per celebrare la conquista di una nuova terra oltreoceano piena di colori, musica ed energia.


Ad animare le giornate del parco anche tanti ospiti speciali, a cominciare da Hello Kitty, che festeggia in esclusiva a Leolandia il suo cinquantesimo anniversario con uno spettacolo inedito tratto dall’ultima serie televisiva “Hello Kitty Superstyle!”: i bambini potranno cantare insieme alla loro beniamina e aiutarla a risolvere un divertente intrigo che nascerà proprio durante lo show! Da non perdere anche l’appuntamento del 6 aprile con Lucilla, i cui biglietti sono già in vendita sul sito del parco: conosciutissima dai piccoli e dai loro genitori, la fatina cantante tornerà a Leolandia a grande richiesta, presentando dal vivo per la prima volta il singolo Una lettera vera, uscito in questi giorni, e l’inedito Il safari africano, in uscita a metà aprile.


Leolandia ha chiuso la stagione 2023 con più di un milione di visitatori ed oltre 40 milioni di fatturato. Il risultato si accompagna ad un EBIDTA cresciuto in modo proporzionalmente maggiore. Tutte le informazioni relative al parco, compresi i giorni e gli orari di apertura, e i dettagli delle promozioni sono disponibili sul sito www.leolandia.it.

Per 91% italiani inglese rilevante al lavoro ma 64% lo studia solo a scuola

Per 91% italiani inglese rilevante al lavoro ma 64% lo studia solo a scuolaMilano, 10 mar. (askanews) – Nove italiani su 10 sono consapevoli che l’inglese giochi un ruolo importante per la propria vita lavorativa (91%). Da noi la conoscenza della lingua è considerata un vero e proprio fattore di empowerment. Tuttavia il 64% ha imparato l’inglese esclusivamente a scuola, con un percorso medio che dura 6,6 anni. A tracciare il quadro è una ricerca commissionata da Pearson, editore nel settore education, a Bps Insight, condotta in Italia, Arabia Saudita, Florida, Giappone e Brasile per sondare l’impatto della conoscenza della lingua inglese come carburante per una vita migliore a 360 gradi. In tutti i Paesi oggetto dell’indagine, eccezion fatta per il Giappone che appare ancora linguisticamente chiuso, questa rilevanza è pienamente riconosciuta da oltre l’85% degli intervistati e lo sarà ancora di più nei prossimi cinque anni.


Oltre l’80% degli intervistati ritiene che la conoscenza dell’inglese sia una condizione fondamentale per avere vantaggi a livello economico in campo lavorativo, tanto che il 40% ritiene che una buona conoscenza della lingua inglese possa portare a un aumento salariale del 50-80%. Questa convinzione è fortissima in Arabia Saudita (98%) al pari della Florida. Per quanto riguarda invece l’Italia, il 91% ritiene che conoscere l’inglese sia importante per la propria vita lavorativa. I motivi principali che muovono l’apprendimento dell’inglese sono l’accesso a una gamma di posizioni professionali più ampia (44%) e l’opportunità di retribuzioni migliori (42%). Rispetto alle altre nazioni, inoltre, l’Italia si distingue per essere l’unico che riconosce a questa competenza il ruolo di fattore chiave nel momento in cui l’intelligenza artificiale dovesse portare alla ricerca di un’alternativa professionale. Insomma, l’inglese è un vero e proprio fattore di “empowerment”, in particolare per le donne, per cui questa lingua diventa un’importante leva per superare determinati gap.


Secondo la ricerca di Pearson, il lavoro è on top come stimolo per apprendere la lingua inglese. Il suo uso quotidiano tra gli italiani è molto più comune di quanto si pensi (36%) e lo è ancora di più tra coloro che hanno competenze avanzate, dove il 70% lo usa quotidianamente. La maggior parte degli studenti italiani (58%) afferma inoltre che troverebbe lavoro più facilmente se conoscesse meglio questa lingua. “La vera rivoluzione avviene quando nella percezione degli studenti e delle studentesse la lingua inglese da disciplina di studio si trasforma in uno strumento per comunicare, viaggiare, lavorare e vivere. L’idea del ruolo cruciale della lingua inglese nella propria sfera personale e professionale è molto forte nelle ragazze, come testimonia il dato Istat in base al quale l’86% degli studenti universitari di lingua è donna” afferma Letizia Cinganotto, PhD Università per Stranieri di Perugia Milano, 10 mar. (askanews) – Al di là del lavoro, il principale agente motivatore per l’apprendimento dell’inglese per gli italiani è la voglia di viaggiare di più (69%). Sapere l’inglese è ormai imprescindibile anche nei contesti sociali e culturali. Basti pensare alle categorie più giovani, cresciute a videogames e musica hip-hop. Ma anche per le altre fasce d’età questa lingua costituisce un migliore accesso alla socialità, alla cultura, alla moda, all’arte e, più in generale, all’intrattenimento. “Ciò che una volta fu un’esigenza, oggi è un’opportunità – afferma Steven Sprague, president of The british chamber of commerce for Italy – L’inglese non è solo la lingua degli affari, ma il ponte che collega culture e mercati globali. In un mondo sempre più interconnesso, padroneggiare l’inglese non è solo un vantaggio competitivo, ma una necessità per il successo nel commercio internazionale”.


In Italia, il percorso medio di apprendimento dell’inglese dura 6,6 anni con il 64% che ha imparato l’inglese esclusivamente a scuola e il 23% che ha imparato l’inglese sia a scuola sia all’università. Poco più della metà degli italiani (55%) afferma di aver raggiunto un buon livello di inglese attraverso l’istruzione formale contro il 45% globale. In Italia, come in altri mercati, l’ostacolo più significativo all’apprendimento dell’inglese è la mancanza di tempo (39%), seguita dal divario tra istruzione formale e requisiti sul posto di lavoro (34%) e limitate opportunità di praticare (32%). Non è un caso che la classificazione di “inglese scolastico” corrisponda a una conoscenza della lingua di livello minimo. “Questa nuova ricerca dimostra l’importanza dell’inglese nell’aiutare le persone a condurre una vita più appagante sia dentro che fuori dal posto di lavoro – ha affermato Gio Giovannelli, presidente di Pearson, English language learning – Eppure, molte persone lottano ancora con una mancanza di fiducia nella propria conoscenza dell’inglese, che ha un impatto sulla loro capacità di svolgere le attività quotidiane al lavoro, di interagire con gli altri e persino di interagire semplicemente con il mondo che li circonda o sui social media”.

Libri, Walter Rodinò anticipa temi di “Idee, ideologie, ideali”

Libri, Walter Rodinò anticipa temi di “Idee, ideologie, ideali”Roma, 10 mar. (askanews) – In attesa dell’uscita prossima del suo libro “Idee, ideologie, ideali” , lo scrittore Walter Rodinò dà un’anticipazione sul tema “Dalla sacralizzazione dell’assetto costituzionale ad una riforma per migliorare la democrazia”. Continua dunque la serie dello scrittore, esperto in Comunicazione, dei suoi libri caratterizzati anche dal titolo sempre con tre parole. “Una trilogia” che avrà seguito a formare una collana su vari temi.


“In Italia, per nostra fortuna, vige un sistema liberale e democratico ma, c’è sempre un ma, ritenuto intoccabile scrive Rodinòm -. Si è sviluppata una sorta di atmosfera sacrale intorno all’attuale assetto costituzionale, che impedisce qualsiasi adattamento alle mutevoli circostanze e al nuovo habitat geopolitico multipolare, qualsiasi possibilità di ripensamento, anche se potrebbe portare a risultati migliorativi per la nostra democrazia. Come se ri-pensare diversamente funzioni e competenze facesse di nuovo sprofondare il Paese nelle tenebre di decenni che tutti vorrebbero dimenticare. Alle proposte di riforma più audaci, si accompagna sempre l’eco delle accuse più variegate, dalla voglia di autoritarismo a quelle di criptofascismo. Se usassimo di meno la pancia e un po’ più la testa, ci renderemmo conto che tale atteggiamento riposa su alcuni malintesi concettuali e non mette in risalto un punto essenziale”. Per Rodinò “Il primo equivoco è che l’assetto liberale, proprio per definizione, non può che liberamente mettersi in discussione. Non certo per uscire dal recinto della democrazia (il che è impossibile, in tale frangente storico), ma per migliorare in termini di efficienza nella risposta all’accelerazione forsennata che il processo storico della globalizzazione ha impresso alle democrazie liberali. Nel 1946 il mondo era diviso in blocchi d’influenza che ingessavano naturalmente l’evoluzione del mondo. In tale contesto, a maggior vantaggio, l’Italia non subiva la concorrenza né dei paesi comunisti, compresa la Cina, e nemmeno di quelli usciti o in procinto di uscire dalle dominazioni coloniali. Il sistema, perciò, poteva tranquillamente riposare sulla legge formulata dai Padri Costituenti che, in larga parte, ricordiamolo, erano ancora legati a una visione ideologica ottocentesca. Gli eventi di crescente democratizzazione susseguitisi velocemente nel dopoguerra, hanno allargato a dismisura gli attori sul palco della scena mondiale. L’inedito fenomeno dei BRICS (le economie di Brasile, Russia, India e Cina) che comprende anche paesi mediorientali (l’Iran) e addirittura africani (Egitto ed Etiopia) è solo uno dei tanti riflessi dello scongelamento geopolitico avvenuto dopo il 1989. Per un’apparente paradosso, proprio la vittoria universale dell’idea di democrazia liberale, ha vertiginosamente messo in discussione il nostro ruolo di capofila. Se Gianni De Michelis negli anni Ottanta poteva ancora vantarsi di un’Italia ai primissimi posti delle nazioni più industrializzate del mondo, oggi, in piena deindustrializzazione da global economy, siamo scesi a occupare posti di rincalzo nella graduatoria mondiale. Se, forse, la realtà istituzionale non ha preso atto di ciò che sta accadendo, è anche vero che pare poco munita degli strumenti per evitare lo splashdown finale. La nostra struttura impone ritmi lenti (anzi: lentissimi) nel rispondere adeguatamente alle sfide del nuovo millennio. La diffusa sensazione popolare è che in Italia nessuno pare decidere niente, se no quando si devono recepire decisioni sovranazionali, e questo attendismo si riflette inevitabilmente sul sistema-Paese, dalla giustizia al lavoro alla sanità, settori ormai impastoiati in iter e assolvimenti macchinosi e dispersivi a cui nessuno sembra voler metter mano. Anche il pacifico uccello marino chiamato dodo, finché poteva aggirarsi nella deserta isola di Mauritius cibandosi di semi e radici, prosperò tranquillamente; quando l’isola, in seguito alla prima grande globalizzazione innescata da Cristoforo Colombo, fu invasa dagli Olandesi alla fine del XVI secolo, per il dodo non ci fu nulla da fare. Incapace di volare e di contrastare quegli aggressivi intrusi, si estinse in nemmeno un secolo”.


Il secondo malinteso “riposa sulla paura del passato prossimo. Qualunque modifica alla Costituzione viene guardata col sospetto di una ricaduta nell’inferno di un occulto autoritarismo: come se dei postmoderni Pinochet o Videla, dismessi gradi e mostrine, in un rassicurante completo grigio perla, potessero annidarsi fra le pieghe delle riforme pronti a ghermire la nostra fragile democrazia. E se tale riflesso pavloviano è intrinsecamente sbagliato, lo è ulteriormente oggi, 2024, in una situazione di rapporti e alleanze internazionali che non permette all’Italia di muoversi come un’individualità a sé stante, con impennate autarchiche. Il multiculturalismo, la secolarizzazione e, soprattutto, l’interconnessione concessa dalla rapidissima rivoluzione social-digitale, fa sì che l’Italia sia legata a comportamenti ed etiche istituzionali largamente condivisi da altre democrazie; un italiano, un norvegese, un tedesco sono ormai immersi in un flusso condiviso di notizie, pulsioni e consapevolezze pienamente “democratici”. I timori per una “pretesa del comando” sono, perciò, infondati e inesistenti”. Da ultimo, “il punto essenziale. Pare assai grottesco che le raffinatissime o allarmate disquisizioni sulla forma istituzionale italiana avvengano spesso in assenza di Italiani. Come se i titolari della sovranità fossero un maldestro inciampo da interpellare svogliatamente solo in occasione delle elezioni. Nei talk show, ad esempio, il giornalista intervista un politico che rimpalla la vexata quaestio a un costituzionalista che ispira un opinionista il quale, a sua volta, cita lo storico preferito dal giornalista che, in estasi, si rifà sotto col politico … Un gioco dell’oca consumantesi in un girotondo che non porta da nessuna parte. E anche un poco allucinato poiché la volontà popolare che nessuno nomina, per paura o perché non conviene, pare il Convitato di pietra di Don Giovanni. Presente, ma non interpellata. In realtà, cosa pensano gli Italiani? I sondaggi si susseguono, ma paiono fatti per celarne i desideri più che esprimerli e tramutarli in azione politica. Gli Italiani sono, nella maggior parte, sfiduciati e rassegnati. Dagli impacci burocratici, dai bizantismi, dalle piroette di chi decide poco e, spesso, lo fa non nel loro interesse. Gli Italiani hanno preso pure a rimpiangere gli uomini della Prima Repubblica dai quali potevano dirsi, coi loro limiti, pienamente rappresentati”. “Gli Italiani sentono l’indefinibile nostalgia non dell’uomo forte, ma di un leader che dica un sì che sia un sì, senza infingimenti o trucchi o retromarce più o meno velate. Gli Italiani hanno bisogno e richiedono sicurezza. Di chi? Di una serie di statisti che infondano quella serenità che deriva dall’osservare un orizzonte stabile. In fondo reclamano poco, solamente una direzione di marcia condivisa; e dei partiti abili a intrattenere con l’elettorato un rapporto basato su una corrispondenza di reciproca fiducia e che non s’interroghi continuamente sui limiti di tale fiducia. Questo sarà reso possibile solo da una riforma che riporti gli elettori a scegliere la persona e la maggioranza in grado di interpretare i loro bisogni in un momento di trapasso epocale. E che plachi il loro grande smarrimento”, conclude Rodinò.

Massoneria, Leo Taroni Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia

Massoneria, Leo Taroni Gran Maestro del Grande Oriente d’ItaliaRoma, 5 mar. (askanews) – Dopo una dura battaglia elettorale il romagnolo Leo Taroni ha battuto il calabrese Tonino Seminario ed è diventato Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia per il prossimo quinquennio. La sua vittoria è stata minima, con solo qualche decina di voti a favore. Leo Taroni ha avuto successo puntando contro le infiltrazioni mafiose nelle logge italiane. Taroni è ora pronto a prendere in mano il Grande Oriente d’Italia già dalla prossima Gran Loggia prevista per il prossimo 5-7 Aprile a Rimini.

Fattoria Latte Sano festeggia i 75 anni di attività

Fattoria Latte Sano festeggia i 75 anni di attivitàRoma, 5 mar. (askanews) – Settantacinque anni e non sentirli. Fattoria Latte Sano, storica azienda lattiero-casearia alle porte della Capitale, situata nella Riserva del Litorale Romano, festeggia i suoi 15 lustri di attività, all’insegna della costante valorizzazione della filiera e degli allevatori locali.


Con 65 milioni di litri di latte lavorati a fine 2023 (di cui il 70% fresco), provenienti da una filiera corta e controllata, 130 conferitori rigorosamente locali, 2 stabilimenti di produzione (Roma e Rieti), 4 piattaforme logistiche, 8000 punti vendita serviti ogni giorno nella regione da oltre 200 mezzi isotermici refrigerati, Fattoria Latte Sano si presenta oggi come il primo operatore di latte fresco nel Lazio (storicamente tra le regioni più vocate al suo consumo) e il terzo in Italia, dopo Centrale del Latte Italia e Parmalat, considerando la sua presenza sia nella grande distribuzione organizzata (GDO) sia quella nel canale del normal trade. Il tutto grazie a una sempre maggiore capacità produttiva (75mila litri di latte fresco confezionati ogni ora, insieme ai 12mila litri di Uht e Esl in bottiglia, per un totale di 87mila litri l’ora), un’organizzazione aziendale sempre più capillare, altissimi standard di servizio e puntualità nelle consegne: fattori che hanno permesso nel 2023 a Fattoria Latte Sano di varcare, con prodotti Uht e Esl, i confini regionali e distribuire anche in Toscana, Umbria, Abruzzo, Campania, Sardegna, Sicilia e parte della Puglia.


Il processo di crescita aziendale si è consolidato sempre più anche nelle lavorazioni per conto terzi, producendo per importanti marchi della GDO. Attività queste che hanno consentito di chiudere il 2022 con oltre 100 milioni di Euro di fatturato consolidato, con una stima di incremento di un +20% nel 2023 appena concluso. “Quali gli obiettivi del 2024? Sicuramente consolidare la nostra leadership nella regione, sviluppare maggiormente la nostra posizione anche fuori dei confini laziali e continuare ad investire le nostre risorse in macchinari ed impianti ad alto contenuto tecnologico, nell’ampliamento della nostra capacità di stoccaggio e nell’implementazione del nostro impianto fotovoltaico”, spiega Marco Lorenzoni, presidente di Fattoria Latte Sano.


“Da sempre infatti il nostro latte fresco è un eccellente esempio di filiera corta, munto nelle campagne romane e lavorato a pochi chilometri di distanza dalle stalle dove viene prodotto, nel rispetto dell’ambiente e delle proprietà organolettiche che lo caratterizzano. L’asset in cui ancora crediamo è infatti la produzione di latte fresco di qualità, in un’ottica di valorizzazione non solo della filiera ma anche di un’eccellenza del nostro territorio. Tutto ciò nonostante la realizzazione di prodotti freschi sia sempre più impegnativa da portare avanti”. Ma non basta. Tra le mission aziendali nel 2024 c’è anche la promozione del latte fresco e dei suoi derivati come ingrediente di qualità, da utilizzare in pasticceria, gelateria e nella cucina gourmet. Grazie alla holding Ariete Fattoria Latte Sano, il gruppo opera infatti sia nella produzione diretta di derivati del latte (panna, mozzarella e ricotta) che nella commercializzazione di prodotti alimentari a proprio marchio ed a marchio di terzi (oltre 160 referenze). Da qui la collaborazione, già avviata nel 2023, con brand ambassador: per mettere a punto prodotti sempre più vicini alle esigenze dei professionisti del settore. Ma anche per andare incontro ai nuovi gusti dei consumatori. E siccome il latte è anche il prodotto principe della colazione italiana ecco nascere nel 2022, nell’ambito dell’iniziativa Latte Art, il Decalogo per il cappuccino perfetto, 10 regole per la corretta preparazione dell’amatissimo caffellate. Attività questa che vede il gruppo Latte Sano impegnato presso bar e gelaterie in una capillare attività di formazione: proprio per trasmettere un adeguato know how circa le proprietà organolettche e l’utilizzo ottimale del prodotto.

Pasqua, menù a prova di pairing con consigli Maison Comte de Montaigne

Pasqua, menù a prova di pairing con consigli Maison Comte de MontaigneRoma, 28 feb. (askanews) – La scelta delle bollicine può davvero fare la differenza per il successo del menù di Pasqua. Ma quali sono i migliori pairing? Comte de Montaigne, Maison di Champagne de Prestige dell’Aube, ci regala alcuni preziosi consigli per esaltare ogni portata con il brindisi perfetto.


Champagne Rosé: il pairing ideale per salumi, carpacci e paté. Il Rosé Grande Réserve, 100% Pinot Noir dall’espressione fruttata e vinosa, è il vero re della tavola in abbinamento agli antipasti pasquali. Ideale come pairing con i salumi stagionati grazie alla sua bocca strutturata e vinosa, fresca ed elegante, smorza l’acidità dovuta alla percentuale di grasso del salume. Qualche esempio? Salumi come lo Strolghino di Culatello DOP, il prosciutto francese di Bigorre o la Pata Negra rappresentano l’abbinamento ideale. Ma non solo. Il Rosé è una scelta azzeccata anche per esaltare il sapore del carpaccio di vitello o di tonno oppure del paté di fegato toscano.


Il Blanc de Blancs esalta primi piatti e risotti gourmet. Il Blanc de Blancs, finezza dello Chardonnay al suo apogeo, è un pairing azzeccatissimo per un primo piatto a base di pesce, come le linguine all’astice oppure all’aragosta, un piatto raffinato della tradizione campana. I suoi aromi di agrumi, frutta esotica e fiori bianchi esaltano, senza sovrastarlo il sapore delicato del crostaceo, donando al palato una piacevole sensazione di armonia e freschezza. La mineralità e l’eleganza dello Chardonnay si sposano alla perfezione anche con un risotto primaverile e gourmet, come quello al pecorino e scampi crudi profumati allo zenzero.


La Cuvée Spéciale: abbinamento vincente con agnello, fois gras e formaggi. La Cuvée Spéciale, quintessenza del Pinot Noir, é ideale in abbinamento a selvaggina, foie gras e formaggi. Ma soprattutto, è perfetta con il secondo d’agnello, il piatto principe nel menu pasquale secondo la tradizione, del quale esalta il sapore grazie alla sua bolla strutturata e complessa. Sia preparato alla romana che come abbacchio al forno con le patate, che alla lucana, cioè impanato, questo secondo piatto viene esaltato dalla complessità del Pinot Nero e dagli aromi di frutta rossa e nera, di spezie e di crosta di pane.


A ogni Colomba le bollicine “giuste”. Da sempre Pasqua è sinonimo di Colomba. E, oggi più che mai, questa golosa creazione dolciaria non smette di conquistare i gourmet con declinazioni che sposano l’innovazione alla selezione dei migliori ingredienti della tradizione. Brut ed Extra Brut sono il brindisi più azzeccato per le colombe alle creme, delle quali mitigano l’elevata dolcezza grazie alla combinazione equilibrata fra acidità, lunghezza e mineralità. E ancora: il Blanc de Blancs è ideale con la Colomba Classica, mentre il Rosé de Saignée è super azzeccato con le Colombe alla frutta e con quelle più “innovative”. Glicemia sotto controllo in poche mosse (anche a Pasqua). Per evitare che le dolci indulgenze pasquali si trasformino in un “attentato calorico” alla nostra linea, è consigliabile seguire alcune semplici regole, come raccomanda la Private Nutritionist Ilenia Grieco: “Una fetta di colomba classica da 100 grammi apporta circa 350 calorie ed una alle creme può raggiungere fino a 500 calorie. Ecco perché, per evitare picchi glicemici che possono pesare sulla bilancia, è preferibile concedersi il tanto amato dolce a colazione, ad esempio in abbinamento allo yogurt greco, oppure dopo il pranzo o la cena, avendo cura però di dimezzare la porzione del primo e di aprire il pasto con una insalata di carciofi, che riduce l’assorbimento dei grassi, per concludere con un secondo di carne o pesce”, spiega la Dottoressa Grieco. E ancora: per evitare i picchi glicemici può essere utile iniziare la giornata con una colazione salata, idratarsi correttamente e consumare verdure crude prima dei pasti principali. “Più che il giorno di Pasqua, però, il momento critico è sicuramente nei giorni successivi”, prosegue la Private Nutritionist. E raccomanda di “aumentare l’idratazione fino a due litri circa di acqua e tisane non zuccherate, evitare digiuni e dieta liquida, puntando invece su alimenti a basso indice glicemico e antinfiammatori come mirtilli, frutti rossi, cannella, verdure, crude, pesce, legumi”. Champagne, oltre i falsi miti: in un calice solo 80 calorie. Una doverosa precisazione arriva direttamente da Philippe Narcy, Enologo della Maison Comte de Montaigne, che sfata un falso mito sullo Champagne: “Esistono numerosi studi scientifici che confermano le proprietà benefiche dello Champagne per il nostro organismo e possiamo anche sfatare un falso mito: le bollicine non fanno ingrassare, anzi. Hanno una ridotta gradazione alcolica – di soli 12° contro la media di 13°-14° dei vini rossi e bianchi – consentendo quindi di ridurre le calorie per calice da 130 a circa 80”.