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Manovra, Canelli(Anci): non entusiasti ma riconosciamo sforzi Mef

Manovra, Canelli(Anci): non entusiasti ma riconosciamo sforzi MefMilano, 5 nov. (askanews) – Quella presentata dal governo è una manovra “che non ci lascia entusiasti, perché quando c’è un taglio sulla parte corrente uno non può essere entusiasta, però nello stesso tempo riconosciamo lo sforze che Mef ha fatto per tenere conto” delle nostre osservazioni. Lo hanno detto il membro del comitato direttivo dell’Anci e sindaco di Novara, Alessandro Canelli, in audizione presso la Sala del Mappamondo di Montecitorio di fronte alle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato nell’ambito dell’esame della menovra economica.


Negli ultimi dieci anni, ha rimarcato, i Comuni sono stati “virtuosi” dal punto di vista del contenimento della spesa e oggi “i conti del comparto sono sotto controllo al netto delle crisi finanziarie” che hanno colpito 500 Comuni in Italia, ma l’inflazione, il rinnovo dei contratti e “l’esplosione della spesa sociale soprattutto sui minori” e altre spese “ci hanno messo in difficoltà” sulla spesa corrente. “Il nostro lavoro in tutti questi anni lo abbiamo fatto e queste cose le abbiamo dette al Mef il quale lo ha recepite” ha continuato. A questo punto, ha concluso, “ci possono essere ancora degli spazi di azione, in primis sul turnover al 75% che andrebbe cancellato, sugli investimenti dei piccoli Comuni” e su tutta una serie di richieste che permettrebbero “maggiore elasticità” sull’uso delle risorse nei prossimi anni da parte dei Comuni.

Enti locali, 90mila candidati per assunzioni nei 4.500 comuni Asmel

Enti locali, 90mila candidati per assunzioni nei 4.500 comuni AsmelRoma, 11 lug. (askanews) – Sono 90.098 le candidature chiuse oggi per il maxi avviso indetto dai Comuni Asmel, l’Associazione per la Sussidiarietà e Modernizzazione degli Enti Locali che conta oltre 4.500 Enti soci in tutt’Italia.


L’età media dei candidati è di 37 anni dunque è ben al di sotto dei 51,5 anni dei dipendenti comunali nell’ultimo rapporto MEF. Significativo il 60% di partecipazione femminile con il picco inedito del 65% nei profili dirigenziali rispetto all’attuale 38% di dirigenti donne in servizio. I candidati provengono da tutte le regioni d’Italia, con prevalenza di Piemonte e Liguria, nel Nord, di Lazio e Umbria nel Centro, Molise e Calabria nel Sud.


In aumento rispetto agli avvisi precedenti (+35%), i candidati dall’estero con in testa Germania e Francia, che vedono in questa modalità semplificata di assunzioni l’opportunità di avvicinarsi alla famiglia e mettere a servizio dei Comuni italiani le esperienze acquisite all’estero. Su esplicita richiesta dei Comuni soci di Asmel, sono diventati 37 i profili professionali coperti da questo terzo maxi avviso. Tra le nuove professionalità ricercate dai Comuni anche: Ingegnere civile ed Educatore asilo nido per i profili di laureati, Istruttore tecnico in materie agrarie per i diplomati e Ausiliario del traffico, collaboratore tecnico amministrativo, amministrativo contabile e tecnico manutentivo.


Per il Segretario generale Asmel, Francesco Pinto “I Comuni si trovano ad affrontare costantemente carenze di personale a fronte di crescenti carichi operativi e soprattutto di adempimenti burocratici. Oltre alla ricerca di figure tecniche per portare a termine le scadenze del PNRR servono anche contabili, amministrativi e ingegneri ambientali. I Sindaci preoccupati perché i concorsi ordinari non attraggono i profili specialistici che hanno più mercato e preferiscono carriere altrove, da tre anni puntano con successo su soluzioni sussidiarie e taglia-burocrazia proprio come quella messa in campo da Asmel”. Chiuso l’avviso pubblicato sul portale nazionale InPA, cosa succede? I candidati che superano la preselezione telematica ottengono l’iscrizione nei rispettivi Elenchi di Idonei. L’iscrizione agli Elenchi ha durata triennale e si viene cancellati solo in caso di assunzione a tempo indeterminato. I singoli Enti Locali aderenti alla gestione associata con Asmel possono attingere a questi Elenchi per invitare gli iscritti del profilo di interesse a partecipare ad un ulteriore prova semplificata gestita dallo stesso Ente che poi stila una graduatoria e procede all’assunzione. Come dimostrato dall’esperienza dei primi due Maxi-Avvisi gli Enti, tramite questa procedura prevista dal DL Reclutamento, completano l’iter assunzionale in sole 5 settimane. Un tempo decisamente inferiore rispetto ai classici concorsi.


Ad oggi sono già 757 gli Enti soci di Asmel che hanno già utilizzato questa procedura smart per assumere 1.150 figure professionali, di cui 620 già contrattualizzate.

Cesvi: violenza verbale forma più diffusa di maltrattamento infantile

Cesvi: violenza verbale forma più diffusa di maltrattamento infantileRoma, 3 lug. (askanews) – Lo strascico della pandemia pesa ancora sul benessere di bambine e bambini quando si parla di maltrattamento all’infanzia e trascuratezza, ma si rilevano finalmente anche i primi segnali di ripresa. Questi ultimi andranno consolidati, mentre sulle famiglie pesa l’incertezza causata dalla situazione geopolitica legata alle guerre, così come dinamiche economiche, tra cui l’inflazione e il caro energia. L’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia, curato da CESVI, in questa sesta edizione disegna punti di forza e di debolezza delle Regioni italiane rispetto ai fattori di rischio e ai servizi. Ne emerge, ancora una volta, un’Italia spaccata dove il Nord è generalmente più virtuoso del Mezzogiorno.


Il focus di questa edizione dell’Indice, dal titolo ‘Le parole sono importanti’, è dedicato al ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura all’infanzia. Lo studio si concentra sull’impatto del linguaggio abusante: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’abuso psicologico, di cui la violenza verbale fa parte, è la forma più diffusa di maltrattamento infantile tra i 55 milioni di bambine e bambini che in Europa subiscono abusi, con prevalenza del 36,1%. Quello che emerge dal rapporto è che uno degli strumenti per la prevenzione del fenomeno è investire sull’educazione alla cura e al linguaggio positivo di bambini, genitori e comunità educante, partendo proprio dalla formazione dei professionisti e dalla ricerca di un linguaggio condiviso su maltrattamento e cura nei tavoli di coordinamento territoriale. ‘Il maltrattamento all’infanzia è un grave problema sociale, che ha conseguenze negative sulla salute fisica e mentale di chi viene maltrattato sia nel breve sia nel lungo periodo, ma anche su tutta la comunità’, dichiara Stefano Piziali, direttore generale di CESVI. ‘È un problema di diritti dell’infanzia e di salute pubblica, non solo una questione individuale o familiare: per questo istituzioni, organizzazioni e servizi territoriali devono agire insieme per contrastarlo, ma ancor prima per garantire servizi volti a diminuire i rischi nei diversi territori e prevenire il problema. Con le Case del Sorriso, CESVI fa un importante lavoro di prevenzione e di cura anche in questo ambito, sostenendo i bambini e le loro famiglie, accompagnandoli in percorsi di crescita e consapevolezza finalizzati a promuovere il benessere familiare, a creare ambienti protetti e sicuri dove potersi esprimere e opportunità educative e formative. Attraverso il Programma Case del Sorriso un’attenzione specifica viene data al linguaggio, inteso sia nel rapporto tra professionista e beneficiario, sia come strumento per costruire un dialogo positivo nei nuclei familiari, sia come mezzo per esprimersi ed esternare il proprio stato d’animo. A partire dalla parola è possibile gettare le basi per una vita più degna per bambini e bambine a rischio’, ha aggiunto.


L’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia, redatto dalle ricercatrici di CESVI Giovanna Badalassi e Federica Gentile, è stato presentato a Roma, alla presenza di Piziali, della viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, del consigliere del ministro dell’Università, della Ricerca e dell’Alta formazione artistica, Alessandra Gallone, della ricercatrice Badalassi, della presidente del Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso dell’Infanzia (CISMAI), Marianna Giordano. Il rapporto presenta una graduatoria basata su 64 indicatori, classificati rispetto a sei diverse capacità: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare, di accedere a risorse e servizi. Con l’espressione “maltrattamento infantile” si fa riferimento a varie forme di abuso e trascuratezza nei confronti di persone con meno di 18 anni. Le tipologie riconosciute sono abuso fisico, abuso sessuale, abuso psicologico e trascuratezza, che in comune hanno conseguenze di danni a salute, sopravvivenza, sviluppo e dignità del minore.


‘La tutela dell’infanzia e dell’adolescenza sono una priorità di questo Governo. Lo abbiamo dimostrato sin dal nostro insediamento con una serie di azioni introdotte a supporto della natalità, della famiglia e della protezione dei minori tutti, in particolare di quelli più fragili. Siamo convinti che offrire luoghi in cui i ragazzi possono incontrarsi, fare sport, arte, musica, ricevere sostegno psicologico e pedagogico, sia una delle chiavi di volta per prevenire l’esclusione sociale, combattere la povertà educativa e la violenza contro i minori. Per tale motivo, abbiamo destinato oltre 300 milioni di euro per l’apertura di Comunità per adolescenti, centri dove i ragazzi possono gratuitamente trovare quelle opportunità educative che troppe volte vengono loro negate. Come istituzioni abbiamo il compito di prenderci cura dei loro sogni, di sostenerli in un percorso di vita sana e lontana da ogni tipo di maltrattamento. Lo stiamo facendo e continueremo a farlo’, ha dichiarato la viceministra Maria Teresa Bellucci. La violenza include anche quella inflitta con le parole, che può avere pesanti conseguenze sulla salute mentale, sia nell’infanzia sia una volta diventati adulti. La nuova edizione dell’Indice considera il ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura di bambine e bambini, rilevando quanto sia fondamentale una comunicazione da parte degli adulti che promuova un’idea positiva di se stessi e che sviluppi la sicurezza emotiva. Forme di abuso verbale, come gli insulti e la denigrazione, hanno un impatto negativo sulla crescita, non solo nella percezione del senso di sé, ma anche nel comportamento appreso attraverso l’imitazione.


La violenza verbale include vari comportamenti (come insultare, criticare, minacciare) che di solito sono compresi nella definizione di abuso psicologico, anche definito abuso emotivo. È un fenomeno pervasivo: l’Oms lo rileva come la forma più diffusa di maltrattamento infantile, con una prevalenza del 36,1%. Esserne vittima può avere serie conseguenze sulla salute mentale in termini di ripercussioni emotive e psicologiche, e sul comportamento, da bambini e una volta divenuti adulti. Può determinare un forte ritardo nello sviluppo del linguaggio e nella comprensione in bambini di età tra 0 e 6 anni, violenta aggressività verbale dopo i 10 anni, spesso svalutante e discriminatoria come bullismo e cyberbullismo, sessualizzazione precoce e inconsapevole. La violenza verbale di bambini e adolescenti può essere influenzata da social media, musica e coetanei, ma soprattutto da quanto ascoltato in famiglia, sia tra genitori e figli, sia tra i genitori. L’abuso verbale in famiglia è spesso legato alla pedagogia “nera”, retaggio di valori educativi arcaici ancora oggi adottati, con cui si dà legittimazione “morale” a comportamenti maltrattanti o abusanti. L’inconsapevolezza del peso delle parole può far sì che i genitori pronuncino insulti con intenzioni “affettuose” o “educative”, usando toni ed espressioni umilianti e sprezzanti. In questo scenario, emerge l’importanza dell’utilizzo di un linguaggio positivo e orientato alla cura come presupposto fondamentale per il cambiamento: una piena consapevolezza del suo valore nel rinforzare i fattori protettivi, superare traumi importanti, contribuire al recupero psicofisico e allo sviluppo armonioso di personalità ferite negli anni più delicati della crescita. In questa edizione dell’Indice si coglie ancora l’impatto della pandemia, ma si rilevano i primi segnali di ripresa, che andranno consolidati. Nel frattempo, pesa l’incertezza: la situazione geopolitica legata alle guerre è fonte di preoccupazione generale, mentre dinamiche economiche come inflazione e caro energia possono vanificare i progressi occupazionali e aumentare l’impatto della povertà. Le Regioni italiane dove il contesto legato ai fattori di rischio è più favorevole a bambine e bambini sono Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, stabili al primo e secondo posto dalla precedente rilevazione. Seguono Emilia-Romagna e Lombardia, che salgono rispettivamente di una e di due posizioni arrivando al terzo e quarto posto, e poi Veneto, che dal terzo passa al quinto posto. Il fattore di rischio complessivo è massimo invece in Campania, all’ultimo posto e preceduta nell’ordine da Sicilia, Puglia e Calabria, tutte invariate rispetto alla rilevazione precedente. Altre variazioni positive di due posizioni riguardano l’Umbria, di una posizione le Marche, la Basilicata e il Molise. Rimangono invariati anche Toscana e Piemonte, mentre arretrano di una posizione la Valle d’Aosta, il Lazio, l’Abruzzo, la Sardegna, di due posizioni il Veneto e la Liguria. Rispetto ai servizi di prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia, la Regione con la miglior dotazione strutturale è l’Emilia-Romagna, seguita da Veneto, Toscana, Valle d’Aosta, Umbria e Sardegna. Le prime tre sono in posizione invariata dalla rilevazione precedente, le tre successive sono migliorate. Le Regioni con maggiori criticità sono la Campania, all’ultimo posto in posizione invariata, preceduta dalla Sicilia al penultimo posto, peggiorata di un gradino, e ancora Calabria e la Puglia, entrambe in peggioramento. Queste Regioni sono considerate “ad alta criticità”: a fronte di fattori di rischio elevati, non corrisponde una reazione del sistema dei servizi, rimasti al di sotto della media nazionale. Rientrano tra esse anche Molise, Basilicata, Abruzzo, Lazio e Piemonte. Variano di posizione anche il Piemonte, arretrato di quattro, la Sardegna che migliora di tre, il Trentino-Alto Adige, la Liguria e il Friuli-Venezia Giulia che ne hanno perse altrettante. Sulla capacità di fronteggiare il maltrattamento all’infanzia, nella sintesi tra fattori di rischio e servizi, l’Emilia-Romagna si conferma al primo posto. Seguono Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, nelle stesse posizioni dalla precedente edizione, così come la Lombardia. Le Regioni con le maggiori criticità rimangono Sicilia e Campania. Le Marche migliorano di tre posizioni, la Valle d’Aosta di due, l’Umbria, la Sardegna, l’Abruzzo, la Basilicata, il Molise e la Calabria di una. Peggiorano di tre posizioni la Liguria, il Piemonte e il Lazio, mentre la Toscana e la Puglia perdono una posizione ciascuna. Prevenzione per diminuire i fattori di rischio e aumentare i fattori protettivi. Il rapporto sottolinea l’importanza di adottare un approccio che permetta di prendersi cura degli abusati, intervenire su chi abusa, interrompere la trasmissione intergenerazionale della violenza e prevenire l’abuso, individuando i fattori di rischio e rafforzando i fattori protettivi, considerando il contesto sociale. I fattori di rischio che aumentano la probabilità dei bambini di subire il maltrattamento possono essere contrastati o mitigati dai fattori protettivi, che agiscono come efficaci strumenti preventivi, riducendo la probabilità di subire maltrattamento e prevenendo in modo strutturale il fenomeno. CESVI affronta il problema del maltrattamento e della trascuratezza verso bambine e bambini in Italia con progetti di prevenzione e contrasto. Interviene, in particolare, in alcune delle Regioni rilevate dall’Indice come estremamente problematiche, Campania, Sicilia e Puglia. Qui gestisce le Case del Sorriso, parte di un programma mondiale dedicato a bambini e bambine a rischio di maltrattamento o che vivono in condizioni di trascuratezza e povertà educativa. Tra le attività previste ci sono interventi di sup-porto alla genitorialità, laboratori psicomotori, sportivi, artistico-espressivi, spazi di ascolto sicuro e gruppi di parola. Gli spazi di ascolto sicuro prevedono incontri individuali, consulenze psicologiche e percorsi di sup-porto psicologico. I gruppi di parola sono momenti di confronto con minorenni o adulti per prevenire il disagio sociale, incentrati anche sulla cura della parola e dell’espressione del sé, affrontando temi come bullismo e cyberbullismo, comunicazione positiva e non violenta, alfabetizzazione emotiva, alfabetizzazione digitale, violenza di genere, etc. All’estero, le Case del Sorriso si trovano in Regioni con alti livelli di povertà e mortalità infantile. In Brasile, ad Haiti, in India, Sudafrica, Perù e Zimbabwe offrono spazi protetti di gioco e distribuzione di pasti, sostegno alle attività scolastiche e igiene personale, sia a minori, sia a famiglie in difficoltà. Il Programma prevede inol-tre interventi a favore dell’infanzia in zone colpite da gravi emergenze umanitarie come Ucraina, Turchia, Libia e Marocco, dove la Fondazione ha istituito i Child Safe Space, centri diurni su misura per minori in cui svolgere attività educative e ricreative insieme ai propri coetanei e dove ricevere supporto psicosociale. Per Marianna Giordano, presidente Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso dell’Infanzia (CISMAI), ‘il divario esistente tra regioni rispetto ai fattori di rischio e ai servizi in risposta al fenomeno del maltrattamento esprime una vera e propria diseguaglianza di opportunità per le bambine e i bambini e interroga la responsabilità adulta su tutti i fronti: genitoriale, sociale, politico. È infatti la comunità adulta a essere interpellata sulla necessità di invertire la rotta, con un’offerta competente, flessibile e il più possibile diffusa; è una responsabilità culturale, organizzativa, di risorse che coinvolge anche le regioni virtuose e sta-bili. Vi sono territori che esprimono già modelli virtuosi: vanno valorizzati nella loro capacità di prevenire, valutare e curare. E vanno sviluppati come modelli replicabili in altri contesti: un lavoro che richiede investi-mento di risorse e tempo oltre che capacità di agire capillarmente. In questo processo è fondamentale conti-nuare a osservare e rilevare il fenomeno del maltrattamento, nominarlo nel modo corretto, portandolo sem-pre più all’attenzione dei decisori pubblici come un’emergenza sociale’. Secondo Alessandra Gallone, consigliere del Ministro dell’Università, della Ricerca e dell’Alta formazione artistica ‘l’alta formazione di livello terziario sembrerebbe quanto di più lontano da un tema che riguarda i bambini, invece può e deve rappresentare un tassello chiave: la formazione dei docenti assume un’importanza cruciale nella costruzione di un futuro libero da violenza, in particolare da quella verbale, spesso sottovalutata o poco conosciuta. Le università e le istituzioni di alta formazione sono il centro di snodo per creare dei ‘professionisti del linguaggio’, i nuovi docenti che andranno a insegnare. Bisogna ‘educare gli educatori’ al linguaggio, solo così potranno costruire un baluardo per i minori’.

Anci e Fig insieme per promuovere il golf, sport inclusivo e aggregante

Anci e Fig insieme per promuovere il golf, sport inclusivo e aggreganteRoma, 28 mag. (askanews) – Anci e Federgolf insieme per promuovere sempre di più uno sport inclusivo e aggregante, tra fair play, rispetto, per le regole e l’avversario, ma anche per l’ambiente. E’ stato sottoscritto oggi a Roma il protocollo d’intesa triennale tra l’Associazione Nazionale Comuni Italiani e la Federazione Italiana Golf. L’accordo è stato presentato durante una conferenza stampa, nella sede nazionale dell’Anci, alla presenza del vicepresidente, Stefano Locatelli, del presidente della FIG, Franco Chimenti, di sindaci e altre autorità politiche e sportive.


“I campi da golf, spesso situati in scenari paesaggistici mozzafiato, attirano appassionati e professionisti da tutto il mondo, contribuendo allo sviluppo economico delle località ospitanti. Il turismo golfistico non solo favorisce la crescita delle strutture ricettive e dei servizi locali, ma promuove anche la cultura e le tradizioni del territorio, rendendo il golf una risorsa preziosa per il turismo sostenibile e di qualità. Ecco perché con questo accordo l’Anci punta a creare una rete duratura tra istituzioni, tra comuni e circoli, per un ritorno sia sportivo che turistico”, ha detto Locatelli. “Ringrazio l’Anci e il vicepresidente Locatelli per l’importante sostegno e le idee condivise. Questo è un accordo fondamentale per il golf italiano, che può accrescere sempre di più la popolarità di uno sport magico e inclusivo”, ha sottolineato il numero uno della Fig. “L’intesa raggiunta permetterà di promuovere i territori, dando una forte spinta al turismo golfistico che, dopo la Ryder Cup italiana, ha avuto lo slancio che meritava. L’iniziativa, inoltre, valorizzerà il ruolo dei circoli che ne trarranno un grande beneficio”, ha concluso Chimenti.


Tra le finalità del protocollo d’intesa triennale ci sono lo sviluppo della mappatura delle aree geografiche in cui sono presenti i circoli di golf, la cooperazione con enti associati, istituzioni pubbliche e private, società, associazioni, organizzazioni, università, centri di ricerca e sperimentazione. Uno dei tanti obiettivi è quello di promuovere l’accesso degli alunni/e, anche con disabilità o bisogni educativi speciali, delle scuole di ogni ordine e grado alle strutture adibite al gioco del golf tramite la promozione di progetti mirati. L’accordo permetterà inoltre di creare una rete di ‘Comuni del Golf’, che valorizzerà il ruolo dei circoli e delle associazioni e società sportive affiliate o aggregate permettendo, tra le altre cose, di affrontare temi importanti con i Comuni di riferimento e, al tempo stesso, di aprire tavoli di lavoro su aree dismesse per la realizzazione di campi pratica. L’attuazione del protocollo sarà assicurata attraverso l’istituzione di un Comitato Tecnico composto da due rappresentanti dell’Anci e due della FIG.

Delegazione italiana al Comitato europeo delle Regioni

Delegazione italiana al Comitato europeo delle RegioniRoma, 17 apr. (askanews) – La Delegazione italiana al Comitato europeo delle Regioni, insieme alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e Province autonome, ANCI e Upi ha organizzato il Seminario su “La partecipazione dell’Italia al Comitato delle Regioni nel mandato 2020-25: lavoro svolto e prospettive future.” L’evento che si è tenuto mercoledì 17 aprile è stato un’occasione importante per approfondire le iniziative ed il lavoro svolto dai Membri italiani che rappresentano le Regioni, le Province e i Comuni a Bruxelles.


“Il messaggio emerso dal seminario è chiaro per avvicinare l’Europa ai cittadini le Regioni, le Province e i Comuni devono essere messi al centro dell’agenda strategica europea ed essere protagonisti delle attività a livello comunitario”, ha dichiarato il Capo Delegazione, Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte. “E in questa direzione è andato il nostro impegno: oltre il 25% dei pareri approvati dal Comitato europeo delle Regioni, nell’ultimo biennio, ha avuto come relatore un membro della delegazione italiana che ho l’onore di guidare. Continueremo a muoverci in questa direzione, con l’auspicio che il Parlamento e la prossima Commissione possano lavorare a favore dei territori con ancora maggiore sinergia, in nome del principio di sussidiarietà. Questi sono stati anni complessi che hanno visto e vedono l’Italia e l’Europa intera confrontarsi con nuove sfide, come la ripresa economica dopo il Covid, la crisi internazionale generata dalle guerre in Ucraina e in Medioriente, la transizione ecologica, le emergenze legate al cambiamento climatico e la sfida delle nuove tecnologie a partire dall’intelligenza artificiale. Su questo e sull’utilizzo dell’Ai all’interno della pubblica amministrazione, il Comitato delle Regioni è stato chiamato a redigere un parere, la cui stesura è affidata al Piemonte: l’obiettivo è contribuire a promuovere un approccio etico, trasparente, coordinato, e mi piace dirlo, europeo”, ha aggiunto Cirio. Durante il seminario è stata sottolineata l’importanza di lavorare per promuovere tre priorità politiche: al primo posto, garantire la resilienza dei territori e delle comunità locali, anche attraverso l’utilizzo dei fondi della coesione, che non possono diminuire; poi, la transizione ecologica, che deve essere giusta, garantire la crescita economica e la competitività delle imprese europee; infine, l’UE deve semplificare le sue regole ed i suoi processi amministrativi e questo può avvenire anche grazie alla digitalizzazione e all’utilizzo dell’Intelligenza artificiale.


Nel biennio 2023-24, 18 dei 76 pareri approvati dal CdR – oltre il 23% – hanno avuto come relatore un membro della Delegazione italiana e hanno toccato temi di assoluto rilievo e di grandissima attualità: dalle risposte alla crisi del mondo agricolo alla politica alimentare europea, che deve difendere la dieta mediterranea, dalle misure regionali e locali per una giusta transizione alle politiche europee che guardano alla sostenibilità ambientale, come l’economia circolare, alla sicurezza energetica (idrogeno) e alla gestione dei flussi turistici nelle grandi città. Il lavoro di squadra e le numerose iniziative promosse dai rappresentanti delle Regioni e delle Città italiane a Bruxelles dimostra che il CdR può fare la differenza nel quadro del processo legislativo dell’UE e nella definizione della nuova agenda strategica dell’UE nel periodo 2024-29.

Avviso Pubblico: 315 minacce a amministratori e sindaci, una ogni 28 ore

Avviso Pubblico: 315 minacce a amministratori e sindaci, una ogni 28 oreRoma, 17 apr. (askanews) – Sono 315 gli atti intimidatori censiti da Avviso Pubblico nel 2023 a danno di sindaci, Amministratori locali e dipendenti della Pubblica Amministrazione. Un caso ogni 28 ore, con un incremento degli episodi al Nord che rappresenta il 39% del totale. È quanto emerge dalla presentazione del nuovo Rapporto “Amministratori sotto tiro”, presentata a Roma nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana. I dati del 2023 confermano il trend degli ultimi 14 anni del report, in cui Avviso Pubblico ha censito oltre 5.300 eventi di violenze e minacce.


“I dati confermano quantitativamente un fenomeno inaccettabile, che in alcuni luoghi d’Italia ha una pervasività tale da diventare quasi ‘ordinaria’ modalità di relazione con le istituzioni. Atti concreti come violenza fisica, incendi e attentati dinamitardi – non solo lettere minatorie, offese, fake news e ingiurie sui social – si concentrano soprattutto al Centro-Sud”, dichiara il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà. “Una condizione che si cronicizza, in particolare laddove la presenza criminale è più forte e dove si registrano scioglimenti dei comuni, a dimostrazione di un nesso pericoloso che deve essere oggetto di attenzione da parte del legislatore in vista di una possibile revisione della legge”, aggiunge.


Per la prima volta la Calabria – e in particolare la provincia di Cosenza, dove sono stati registrati ben 30 atti di intimidazione in 15 differenti aree comunali – si attesta la regione italiana più colpita, con 51 episodi di atti intimidatori. Seguono la Campania, la Sicilia e la Puglia. Ma se da un lato i numeri sono allarmanti, dall’altro rivelano almeno in parte un risvolto positivo della medaglia: laddove si concentrano attentati e minacce, si è spesso in presenza di una resistenza al fenomeno mafioso da parte di amministratori che non cedono alle pressioni dei clan. Ma a preoccupare ora è l’avvicinarsi delle prossime elezioni, quando il fenomeno potrebbe inasprirsi per i tentativi delle organizzazioni criminali di condizionare l’esito delle urne. “Infatti ad essere minacciato oltre agli amministratori locali, è anche chi si candida a rivestire un incarico pubblico, fenomeno registrato in tutti i rapporti e che richiede un supplemento significativo di attenzione in vista della prossima tornata elettorale di giugno, quando andranno al voto il 47% dei Comuni italiani. Un quadro preoccupante, che riguarda in particolare i comuni medio-piccoli, in cui più forte è la solitudine, l’assenza di attenzione mediatica, e dove spesso si annida la ‘cifra oscura’ del silenzio, e che descrive contesti territoriali, economici e sociali in cui fare il sindaco e l’amministratore diventa sempre più una attività pericolosa”, prosegue.


Il 55% dei casi di aggressione e minacce si registra nei comuni al di sotto dei 20mila abitanti; mentre il 21% avvengono in Comuni che in un passato piu’ o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiosa. È il caso di ben 42 Comuni. Ancora una volta si registra un’alta percentuale di minacce e aggressioni alle amministratrici: il 17% del totale. Ma a cambiare è la modalità di intimidazione: le lettere minatorie cedono il passo ad azioni più violente come gli incendi. “Per queste ragioni Avviso Pubblico conferma la propria disponibilità a portare esperienza, conoscenza e proposte all’interno dell’Osservatorio costituito presso il ministero dell’Interno, manifestando al Parlamento e al Governo la necessità di confermare per l’anno 2025 e seguenti gli stanziamenti del fondo a beneficio degli amministratori e di chi è oggetto di atti di intimidazione. La vicinanza di tutti i cittadini e il sostegno a chi è in prima linea sul territorio si manifesta con gesti concreti e con la cooperazione delle forze dell’ordine e della magistratura a tutela di chi rappresenta le istituzioni repubblicane”, conclude Roberto Montà.


Per il secondo anno consecutivo il Rapporto si arricchisce di un focus dedicato agli episodi di violenza politica nel resto d’Europa, redatto da Acled (Armed Conflict Location & Event Data Project), organizzazione no-profit statunitense. “Oltre all’Italia, almeno altri sette paesi dell’Unione Europea hanno registrato atti di violenza e intimidazione agli amministratori locali nel 2023. Sono 216 i casi censiti nei paesi dell’Ue, in aumento del 76% rispetto all’anno precedente. Tra i paesi europei, e in controtendenza rispetto agli anni precedenti, è la Francia a registrare il dato più alto, con poco meno del 60% del totale dei dati censiti. Tra i maggiori fattori di rischio per gli amministratori locali in Europa vi è l’aumento nelle contestazioni violente contro le politiche dei governi locali e nazionali, che in diversi paesi sono sfociate in aggressioni contro gli amministratori locali”.

Violenza domestica o di genere: 13.793 richieste di aiuto nel 2023

Violenza domestica o di genere: 13.793 richieste di aiuto nel 2023Milano, 3 apr. (askanews) – Nel 2023 in Italia, le richieste di aiuto e intervento per episodi di “violenza domestica o di genere” subita dalle donne sono state 13.793. Nell’ambito degli interventi classificati per “presunte violenze domestiche/di genere” nei quali la presunta vittima è di sesso femminile, solo nell’1,5% dei casi l’autore risulta sconosciuto alla vittima. Di contro, nel 61,5% dei casi l’autore risulta legato alla vittima da una relazione di tipo sentimentale, attuale o passata (in particolare: nel 43,2% dei casi il coniuge/convivente o ex; nel 18,3% dei casi il partner o ex). Nell’ambito di tali violenze operate nei confronti della donna da parte di autori legati da relazioni di tipo sentimentale, attuali o passate, in due casi su cinque (42%) risultano esserci minori coabitanti. E’ quanto emerge dal report stilato dal Servizio analisi criminale del Dipartimento di pubblica sicurezza e da Save the children Italia sulla base dei dati relativi al 2023 ricevuti dall’applicazione Scudo, che raccoglie le richieste di aiuto e gli interventi effettuati dalle Forze di polizia che riguardano gli episodi di violenza di genere.


Il report registra, inoltre, numerosi casi (2.124) di violenza in cui le presunte vittime sono i minori, abbastanza equamente divisi tra i due sessi (51,1% femmine e 48,7% maschi); in più della metà dei casi (52%) si tratta di bambini e bambine di età pari o inferiore ai 10 anni. In un elevato numero di casi i minori sono i presunti, involontari testimoni di violenza domestica o intrafamiliare ai danni delle donne; in altri casi risultano essere le vittime dirette della violenza. I numeri restituiscono l’immagine di un fenomeno rilevante nel numero degli eventi e potenzialmente grave per le conseguenze sullo sviluppo psico-fisico dei minori, che rischiano di subirne l’impatto nel corso della propria vita, anche da adulti. La paura costante, il senso di impotenza e l’incapacità di reagire sono conseguenze che segnano la crescita dei bambini esposti alla violenza. L’impatto psicologico su bambine, bambini e adolescenti coinvolti in questi gravi episodi di violenza è ancora più devastante nei casi di donne che muoiono a causa della violenza per le conseguenze profonde sull’intera sfera di vita degli orfani.

Tabacchi ed e-cig, illegalità genera perdita ricavi da 540 mln

Tabacchi ed e-cig, illegalità genera perdita ricavi da 540 mlnMilano, 3 apr. (askanews) – L’acquisto di prodotti da fumo e da inalazione attraverso canali non ufficiali genera complessivamente una perdita di fatturato pari a circa 540 milioni di euro, considerando il solo impatto diretto (produzione, distribuzione e vendita) sul settore. La perdita è legata soprattutto al mondo dell’elettronico, dove si stima un mancato fatturato di circa 410 milioni di euro. Il mancato fatturato complessivo si traduce in una perdita di 5.100 posti di lavoro e 620 milioni di euro di mancate entrate erariali, attribuibili alle e-cig per 160 milioni di euro e ai prodotti con combustione, dove Iva e accisa hanno un peso rilevante sul prezzo pagato dal consumatore, per 460 milioni di euro. In particolare, per le e-cig (sia usa e getta sia capsule e liquidi) il valore totale che transita online da canali non ufficiali (siti internet illegali e social network) raggiunge il 65% del valore del mercato online totale (legale e illegale). E’ quanto emerge dalla ricerca “Prodotti da fumo e da inalazione: studio sul fenomeno dell’illegalità” presentata oggi in Senato da Logista, uno dei principali distributori in Europa di prodotti e servizi per i punti vendita, in collaborazione con Ipsos, società di ricerche di mercato, sondaggi d’opinione e consulenza strategica.


Lo studio affronta inoltre il dimensionamento del mercato della cannabis light, che ha un valore complessivo di oltre 2 miliardi di euro. I valori economici stimati si attestano sugli 829 milioni di euro per il consumo di infiorescenze, 522 milioni per le e-cig con cannabis light, 741 milioni per i liquidi di inalazione. La cannabis light, che in Italia è venduta per usi tecnici, da collezionismo o come prodotto convenience, secondo l’indagine viene invece fumata o inalata dal 2,8% della popolazione tra 16 e 85 anni (1,4 milioni di persone). Di questi, un terzo si rifornisce nei negozi specializzati, uno su cinque sui siti internet, uno su dieci ricorre ad altri esercizi commerciali e ai distributori automatici. In generale, dall’indagine emerge che i consumatori di prodotti da fumo e da inalazione che ricorrono ai canali non ufficiali siano soprattutto uomini (59%), under 35 (45%) e dichiarino una maggiore propensione al rischio, che si sostanzia in “una minore preoccupazione delle conseguenze delle proprie azioni, anche se sbagliate, e una maggiore accettazione degli atti illeciti”. Quanto agli effetti sulla criminalità, sia la maggior parte degli italiani, sia dei fumatori/vaper considera l’acquisto da canali non ufficiali un vero e proprio reato che andrebbe punito penalmente. “Sebbene il contrabbando e la contraffazione nel nostro Paese non abbiano raggiunto i picchi di altri Paesi europei, anche grazie al nostro sistema distributivo, si tratta di un fenomeno criminale che impoverisce l’Erario e tutta la filiera – commenta Mario Antonelli, presidente Nazionale Federazione Italiana Tabaccai -. Noi tabaccai, quale parte lesa, siamo a disposizione per offrire ogni possibile contributo esperienziale alle Istituzioni ed alle Autorità di vigilanza e controllo per individuare insieme tutte quelle possibili strategie e quegli interventi che possono risultare efficaci in questa lotta senza quartiere”.


“Ringraziamo Logista per averci fornito uno strumento valido per individuare aree di miglioramento. A nostro parere i rivenditori possono e devono essere utilizzati per aumentare la consapevolezza dei consumatori relativamente all’importanza di acquistare prodotti attraverso i canali legali – sottolinea Flavio Romeli, Coordinatore Nazionale Assotabaccai -. Dal report emerge che gli user dei canali illegali hanno una scarsa conoscenza della provenienza dei prodotti da fumo e da inalazione acquistati e non si preoccupano del fatto che, non essendo sottoposti a controllo, possono essere pericolosi e nocivi per la salute più di quanto sia già noto”. “Nel commissionare lo studio Ipsos, che per la prima volta analizza il fenomeno del mercato illegale per canale di vendita e misura il mercato della cannabis light, Logista si conferma come punto di riferimento per l’intera filiera. L’indagine evidenzia come l’illecito stia drammaticamente sottraendo risorse strategiche per il Paese: 620 milioni di euro di mancate entrate erariali e una perdita di oltre 5.000 posti di lavoro – puntualizza Federico Rella, vicepresidente e direttore Corporate Affairs di Logista Italia -. Un dato molto preoccupante è il proliferare dei canali illegali online. Confidiamo che questo studio possa essere di supporto alla politica per intervenire a livello normativo e ricondurre un’importante quota di mercato entro i confini della distribuzione autorizzata. La stessa attenzione andrebbe posta anche al settore della cannabis light, ancora privo di una chiara regolamentazione e di imposizioni assimilabili agli altri prodotti da fumo”.

Archivi Stato, MIC-Agenzia Demanio: saranno centri culturali polivalenti

Archivi Stato, MIC-Agenzia Demanio: saranno centri culturali polivalentiRoma, 25 mar. (askanews) – Nuove funzioni per gli Archivi di Stato: centri culturali polivalenti che, attraverso interventi di riqualificazione, aggiungono alla tradizionale funzione di conservazione, studio e consultazione della secolare documentazione, quella di luoghi aperti ai cittadini o hub archivistici interprovinciali per la conservazione documentale, creando valore culturale, sociale ed economico per il territorio. È l’obiettivo al centro dell’Accordo firmato dal Direttore generale Archivi del Ministero della Cultura, Antonio Tarasco, e dal Direttore dell’Agenzia del Demanio, Alessandra dal Verme.


L’intesa prevede già una lista di 19 immobili da rifunzionalizzare ad archivi con l’Agenzia che potrà essere stazione appaltante e seguire la progettazione attraverso la Struttura per la Progettazione. Tra questi, l’ex Convento di Santa Maria della Ripa di Forlì destinato a diventare centro multifunzionale, intervento che assume particolare significato per la città colpita dall’alluvione maggio 2023; l’Archivio di Stato di Milano nel Palazzo del Senato e quello di Napoli nel Convento dei SS Severino e Sossio che verranno riqualificati per offrire ai cittadini sale aperte alla consultazione e digitali accanto a spazi ricreativi e verdi. Sono solo alcuni degli interventi avviati o da avviare. L’Agenzia del Demanio e il Ministero della Cultura, nell’ambito di un Tavolo Tecnico, valuteranno la possibilità di inserire nel portafoglio immobiliare altri beni con concept mirati alla valorizzazione culturale anche in partenariato con i privati. Una nuova concezione degli archivi, immobili pubblici che entrano in relazione con la città nell’ambito di una più ampia pianificazione sul patrimonio immobiliare pubblico da attuare in sinergia con le istituzioni e il territorio in risposta alle esigenze delle amministrazioni e dei cittadini.


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Unesco, aperto il bando per la Capitale mondiale del libro 2026

Unesco, aperto il bando per la Capitale mondiale del libro 2026Roma, 21 mar. (askanews) – Il segretariato generale dell’Unesco ha aperto il nuovo bando per designare la Capitale mondiale del libro del 2026. Ne dà notizia il segretario generale Enrico Vicenti in una lettera inviata al presidente dell’Anci Antonio Decaro. Lanciato nel 2001, il programma ha lo scopo di promuovere la lettura e i suoi valori in tutte le fasce di età e popolazione, impegnando le capitali vincitrici del riconoscimento a un’attività lunga almeno dodici mesi per incentivare il consumo di libri e la cultura letteraria.


Per il 2024 l’Unesco ha designato città di Strasburgo (Francia) mentre nel 2025 il testimone passerà alla città di Rio de Janeiro. Le candidature per il 2026 dovranno essere presentate al Segretariato Generale dell’Unesco entro venerdì 10 maggio 2024. Per permettere alla Commissione Nazionale di valutare l’eventuale sostegno alle domande, è necessario che le proposte siano trasmesse entro il 13 aprile 2024 all’indirizzo segretariato.cniu@unesco.it. Le candidature dovranno essere presentate direttamente attraverso la piattaforma online seguendo le istruzioni contenute nel sito Joint the network Unesco.