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Nobel, Karikò: ricerca non dà gratificazione istantanea come un clik

Nobel, Karikò: ricerca non dà gratificazione istantanea come un clikMilano, 6 ott. (askanews) – La ricerca “è molto divertente” anche se non porta a quella “gratificazione istantanea che arriva con il computer, con il telefono o con un clik”. E’ uno degli aspetti messi in luce da Katalin Karikó, la ricercatrice ungherese che ha vinto il premio Nobel per la Medicina per i risultati ottenuti sulla tecnologia mRNA, utilizzata da Pfizer e Moderna per i vaccini contro il Covid.

“Dobbiamo essere ispirazione per i giovani ricercatori, è importante sapere dare l’esempio – osserva Karikó in un’intervista rilasciata a Rainews.it -. Nella società attuale la maggior parte dei giovani vuole una gratificazione immediata, e questa non la si ottiene dalla scienza. Si fanno esperimenti ma a volte ci vogliono settimane o mesi per vedere risultati, forse si fanno domande e si ottengno ancora più domande, e non risposte quando si fa un esperimento. Questa gratificazione istantantana che arriva con il computer con il telefono, con un clik non arriva con la scienza, che però è molto divertente e questo voglio sottolinearlo”. “Dall’esterno sembra che io faccia fatica, in realtà mi sono divertita nei laboratori”, aggiunge lanciando un suggerimento ai giovani ricercatori: “La salute fisica e metale è la cosa più importante, per cui bisogna fare esercizio fisico e soprattutto divertitsi, perchè noi ci divertiamo quando lavoriamo. Poi bisogna imparare a gestire lo stress. Solo a quel punto ci si può concentrare su qualche tipo di ricerca importante: impareranno sempre di più e un certo punto sarà piacevole. Quindi direi di concentrarsi sul divertimento”.

Quanto a una possibile applicazione della tecnologia mRNA per un vaccino anti tumore, “non posso dire quando succederà. Ci sono molti tipi di cancro, In alcuni casi non c’è mutazione, e ci vuole molto tempo. Perciò potrebbe non essere possibile ottenere un vaccino per tutti i tipi di cancro, abbiamo bisogno di maggiori conoscenze e maggiori informazioni”.

Sport e salute: Cattolica lancia tour “Un Campione in Famiglia”

Sport e salute: Cattolica lancia tour “Un Campione in Famiglia”Milano, 6 ott. (askanews) – Un tour itinerante all’insegna del divertimento e del benessere per promuovere lo sport come scuola di vita e volano di aggregazione delle famiglie. Cattolica, Business Unit di Generali Italia, ha lanciato la prima edizione di “Un Campione in Famiglia”, che toccherà nei prossimi mesi otto città italiane, con testimonial importanti come Adriano Panatta, Maurizia Cacciatori, Francesco Graziani e Andrea Lucchetta. Al centro del progetto, che ha la prima tappa a Verona, l’idea di sostenere la domanda di salute.

“È un tema assolutamente prioritario per le famiglie, per i nostri clienti e in generale per tutti gli italiani – ha detto ad askanews Giancarlo Fancel, Country Manager & CEO di Generali Italia -. Noi abbiamo il compito di proporre delle soluzioni, abbiamo il compito di far capire qual è il valore della prevenzione e in particolare con questa iniziativa crediamo di dare un segnale per fare capire l’importanza della prevenzione e dell’attività sportiva come veicolo per stare in forma e stare bene di salute in generale”. L’iniziativa vede coinvolta la rete territoriale di agenti di Cattolica, che animeranno le giornate, nelle quali i bambini e le loro famiglie potranno incontrare i campioni e giocare con loro. “Cattolica – ha aggiunto Samuele Marconcini, Chief Cattolica BU Officer – attraverso il veicolo della rete ha un rapporto molto intenso con il territorio. Questa iniziativa è volta a lavorare sul tema della prevenzione: la nostra risposta alla prevenzione è usare lo sport per mantenersi in salute”.

E per Generali Italia questa scelta di riempire le piazze italiane per promuovere stili di vita più sani ha quattro perché: “Il primo – ci ha spiegato Arianna Nardi, responsabile. Marketing di Generali Italia e Cattolica – è fare un’attività di brand experience, quindi vogliamo portare i nostri valori sul territorio, all’interno delle piazze; la seconda è che noi siamo famiglia, l”85% dei nostri clienti dichiara di avere famiglia e di questi il 62% con bambini a ario, quindi è importantissimo il nucleo familiare, con genitori e nonni naturalmente. Il terzo è che i nostri agenti sono il riferimento del territorio. Il quarto è legato al nostro payoff che è ‘pronti alla vita’ ed essere pronti alla vita significa prima di tutto farlo insieme”. Oltre a Verona, le città interessate dal tour sono Bari, Viterbo, Asti, Brescia, Reggio Emilia, Ancona e Catania.

Progetto Itaca, il Ministero si illumina di verde per la salute mentale

Progetto Itaca, il Ministero si illumina di verde per la salute mentaleRoma, 6 ott. (askanews) – Nella serata di martedì 10 ottobre – in occasione della Giornata Mondiale della salute mentale – le facciate del Ministero della Salute si tingeranno di verde aderendo così all’appello promosso da Fondazione Progetto Itaca ETS, realtà impegnata dal 1999 nel promuovere programmi di informazione, prevenzione, supporto e riabilitazione rivolti a persone affette da disturbi della salute mentale e alle loro famiglie. Le principali istituzioni italiane saranno quindi al fianco di Progetto Itaca nel richiamare l’importanza dell’attenzione e della cura da rivolgere a favore della salute mentale.

Secondo lo studio Headway – Mental Health Index 2.0 realizzato da The European House – Ambrosetti, il 20% degli italiani soffre di almeno un disturbo psichico, in particolare ansia e depressione, un dato di prevalenza che supera quello della media europea. Ad essere colpiti sono anche tantissimi giovani: tra i problemi di salute mentale più comunemente riscontrati tra gli adolescenti il 28% soffre di ansia, il 23% si depressione, il 5% paura, stress e solitudine. Nel corso del 2022, l’attività promossa dalla Fondazione è stata molto intensa e ha raggiunto migliaia di persone: per quanto concerne le iniziative di prevenzione portate avanti all’interno delle scuole con il supporto di psicologi, psichiatri e volontari, sono state coinvolte ben 78 scuole italiane e un totale di 10.044 giovani formati.

Analogo impegno sul fronte dell’ascolto: sono state 9.943 le chiamate di aiuto a cui hanno risposto i 91 volontari di Progetto Itaca. Sul piano dell’inclusione sociale, altro tema su cui Progetto Itaca si impegna assiduamente, sono 11 i Club Itaca – centri per lo sviluppo dell’autonomia sociolavorativa di persone con una storia di disagio psichico e che abbiano rapporti continuativi di cura – che hanno raggiunto 728 beneficiari. Sono invece 5 le JOB Stations – centri di smart working gestiti da organizzazioni specializzate sulla salute mentale, dove le persone con storie di disagio psichico possono lavorare al meglio, grazie al supporto di Tutor esperti in ambito psicologico, in costante contatto con le aziende, lanciato in collaborazione con Fondazione Accenture – che hanno operato a favore di 29 beneficiari, coinvolgendo 27 aziende partner e promuovendo ben 20 contratti di lavoro.

“Siamo onorati che il Ministero della Salute abbia accolto il nostro invito a illuminarsi di verde in occasione della Giornata Mondiale della salute mentale” dichiara Felicia Giagnotti, Presidente di Fondazione Progetto Itaca, nominata a maggio dal presidente Mattarella Commendatore ordine al merito della Repubblica Italiana, “è la dimostrazione che la consapevolezza dell’importanza relativa alla prevenzione e cura delle persone affette da disturbi mentali e vicinanza alle loro famiglie sta sempre più crescendo nel nostro Paese. Questa iniziativa è per noi lo sprone a sempre meglio agire a favore del prossimo che a noi si rivolge quotidianamente”.

Covid, positivi in aumento del 13% e tasso di positività al 16,3%

Covid, positivi in aumento del 13% e tasso di positività al 16,3%Milano, 6 ott. (askanews) – Aumentano i casi di Covid in Italia: secondo quanto emerge dal Report Settimanale del Ministero della Salute e dell’Iss, nella settimana compresa tra il 28 settembre e il 4 ottobre sono stati accertati 44.139 nuovi casi positivi, in aumento del 13,8% rispetto alla settimana precedente, quando erano 38.775. In salita anche il numero dei morti: 137, contro i 129 registrati nella settimana precedenti, con un aumento percentuale del 6,2%.

Il tasso di positività, calcolato sulla base dei 270.748 tamponi processati (+7,8% rispetto alla settimana precedente) sale al 16,3%, con una variazione di +0,9% rispetto alla settimana precedente (15,4%). In lieve aumento anche le ospedalizzazioni: il tasso di occupazione in area medica è pari a 5,0% (3.136 ricoverati), contro il 4,4% registrato il 27 sembre scorso, mentre il tasso di occupazione in terapia intensiva è salito all’1,1% (94 ricoverati), rispetto allo 0,9% del 27 settembre.“Il Covid è presente ma non sfonda. I dati di questa settimana confermano il trend, già registrato negli ultimi tempi, di un lieve incremento che, però, non incide sugli ospedali – spiega il Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, Francesco Vaia -. La riapertura delle scuole, ad oggi, non sembra aver inciso più di tanto sull’andamento epidemiologico. Continuiamo, come Ministero della Salute, a tenere alta la guardia attraverso un sistema serrato di monitoraggio, pronti come sempre ad intervenire in qualsiasi momento fosse davvero necessario, con le misure più appropriate”.

 

Università Campus Bio-Medico Roma ospita Consiglio Direttivo Unindustria

Università Campus Bio-Medico Roma ospita Consiglio Direttivo UnindustriaRoma, 5 ott. (askanews) – L’Università Campus Bio-Medico di Roma ha ospitato il Consiglio Direttivo di Unindustria, un’occasione per discutere insieme dell’importanza della collaborazione costante tra imprese e Università sui temi della ricerca e dell’innovazione ma, soprattutto, per promuovere l’alta formazione ai fini di una nuova imprenditorialità. All’incontro hanno partecipato Angelo Camilli e Maurizio Tarquini, Presidente e Direttore Generale di Unindustria, Francesca Mariotti, Direttore Generale di Confindustria, Paolo Arullani, Presidente onorario dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e Andrea Rossi, Amministratore Delegato e Direttore Generale UCBM.

“Avvicinare la ricerca universitaria all’impresa, favorire una didattica più vicina al mondo industriale e far conoscere gli sbocchi professionali e le prospettive di crescita agli studenti. Con questi obiettivi abbiamo scelto di entrare come Università in Confindustria”, ha affermato il prof. Paolo Arullani che ha contribuito alla nascita e al consolidamento di questo rapporto, da oltre 20 anni nel Consiglio Generale di Unindustria e che, in occasione del trentennale dell’Università, lascia il testimone all’AD-DG Andrea Rossi. “Ci tengo a ringraziare il Presidente UCBM Carlo Tosti per la fiducia e il Presidente Angelo Camilli per aver consentito alla nostra Università di far parte ancora del Consiglio Generale di Unindustria accogliendo la mia candidatura – dichiara Andrea Rossi – come Ateneo, siamo fortemente convinti che solo se i percorsi formativi vengono costruiti in sinergia con le nuove esigenze delle aziende possiamo contribuire alla competitività del nostro sistema industriale. Come fatto dal prof. Arullani, continueremo a far crescere il “Sistema Campus” come un’impresa per le imprese, condividendo con il sistema imprenditoriale il valore etico della crescita e dell’innovazione”.

Tra le diverse iniziative in campo come segno concreto di questa sinergia il progetto della Fondazione Rome Technopole, il polo multi-tecnologico che riunisce gli Atenei di Roma e del Lazio, tra cui UCBM, fortemente voluto da Unindustria per alimentare la filiera di ricerca, formazione e innovazione in sinergia con il mondo imprenditoriale, nell’ambito di tre direttrici tematiche ad alta priorità per la Regione: la transizione energetica, la transizione digitale e i settori legati al biopharma e alla salute.

Indagine, in Italia 907mila con problemi vista ma difficoltà economiche

Indagine, in Italia 907mila con problemi vista ma difficoltà economicheRoma, 5 ott. (askanews) – Sono 968.000 in Italia le persone con difficoltà visive gravi e oltre 9 milioni quelle con difficoltà visive moderate. 907 mila persone in condizioni di difficoltà economica soffrono anche di difetti visivi non curati. Sono i dati del Report intitolato “Vedere meglio, vivere meglio, tutti. La povertà, le malattie della vista e la sfida per sconfiggerle in Italia e nel mondo entro il 2050”, presentato oggi, curato da Filippo Cruciani, oftalmologo e componente del comitato scientifico della Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia ETS (Ente Terzo Settore), in collaborazione con la società di ricerca Tolomeo su dati Istat. Si tratta della prima ricerca dedicata al tema della salute visiva, con particolare riferimento alle categorie sociali economicamente più svantaggiate. Dallo studio è emerso che l’1,9% degli intervistati lamenta importanti e gravi deficit della vista, e il 16,7% moderate difficoltà e menomazioni visive con variabili legati all’età, al genere e alla distribuzione geografica. La ricerca ha inoltre dimostrato la forte relazione tra fragilità sociale e difetti visivi non corretti, con conseguenti difficoltà di inclusione. Dallo studio emerge che il numero di persone con limitazioni della vista in difficoltà economica sono all’incirca 907 mila in tutta Italia, dei quali 91 mila hanno limitazioni gravi della vista. Più di un terzo di essi si concentra nel Sud Italia (332 mila), dove si registra anche il numero più elevato di persone in povertà assoluta. Di queste, dei circa 96 mila senzatetto rilevati dall’ultimo censimento Istat, si stima che il 13,8% abbia difetti visivi. Proprio in questo contesto si inserisce il lavoro della Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia, che riunisce le azioni filantropiche del Gruppo EssilorLuxottica.

Anche in un paese come l’Italia – è stato sottolineato nel presentare il lavoro – è importante educare la popolazione sull’importanza di controlli della vista regolari. L’attenzione delle persone nei confronti di queste tematiche, fino a quando non si manifestano malattie serie come la retinopatia, la cataratta e il glaucoma, è infatti modesta. I dati affermano che per 1 milione di persone che sono in cura per il glaucoma, ce ne sono almeno altre 500.000 che non diagnosticano la patologia, con gravi rischi di perdita della vista. La disinformazione implica anche una scarsa protezione dai raggi solari, soprattutto nei più piccoli. Basti pensare che in Italia solo il 25% dei bambini indossa regolarmente occhiali da sole contro il 58% di USA e il 77% di Francia. Eppure, l’assorbimento dei raggi ultravioletti è causa di problematiche a cornea, cristallino e retina in quanto i mezzi diottrici del bambino sono molto più trasparenti alla luce diretta e riflessa rispetto a quelli dell’adulto. Nel primo anno di attività, l’impegno della Fondazione è stato rivolto anche all’aiuto delle persone più fragili e sono già stati raggiunti importanti risultati in questo campo, garantendo il diritto alla vista a quante più persone possibile. Con l’iniziativa “Giornate della Vista” sono state allestite delle vere e proprie cliniche oculistiche temporanee ed è stato garantito l’accesso a un’assistenza oculistica di qualità a oltre 5.800 persone svantaggiate in tutto il territorio nazionale. Alle “Giornate della Vista” si è aggiunto nel 2023 il progetto “Ci vediamo a Corviale”, nel quale – con la collaborazione di IAPB Italia Onlus – ci si è concentrarti su aree urbane particolarmente disagiate con l’obiettivo di dichiararle “libere da problemi visivi”. Nel 2024 si realizzerà “Ci vediamo a Scampia” presso l’omonimo quartiere periferico di Napoli, in collaborazione con il Dipartimento di Oftalmologia dell’Università Federico II e l’associazione AIRO Onlus. Anche quando non è possibile agire sulle condizioni visive, la Fondazione ha scelto di impegnarsi per contribuire a migliorare l’integrazione sociale, e quindi la vita stessa delle persone con problemi visivi gravi, attraverso l’attività sportiva. Da questo impegno, è nata nella seconda parte dell’anno, la Judo Academy in collaborazione con FISPIC (Federazione italiana sport paralimpici per ipovedenti e ciechi) che si caratterizza per l’impegno profuso nello sviluppo dello sport, in particolare il judo, come importante leva di inclusione sociale.

In corsa 222 progetti per Premi sanità, c’è anche Metaverso

In corsa 222 progetti per Premi sanità, c’è anche MetaversoRoma, 5 ott. (askanews) – Sono in corsa 222 progetti da 92 aziende sanitarie pubbliche e private per la sesta edizione del Lean Healthcare Award, i premi della sanità.

I temi principali sono l’utilizzo del Metaverso per fornire un’esperienza di cura completa anche a distanza, telemedicina e business intelligence per l’analisi e la strutturazione dei progetti; e ancora idee sulla reingegnerizzazione del percorso del paziente chirurgico, modelli per la gestione dello spazio, dashboard per misurare il valore generato, nuovi modelli organizzativi per favorire la gestione di alcune patologie attraverso l’integrazione ospedale/territorio, progetti volti a favorire la crescita delle case di comunità, ospedali di comunità e assistenza domiciliare. Tra le tematiche più interessanti, spicca il percorso del paziente oncologico e l’empowerment delle figure professionali sanitarie come l’infermiere.   Adesso la palla passa alla giuria tecnica che dovrà scegliere i progetti che si sfideranno per accedere alla finale del 16 novembre, dove decreterà le aziende e i team vincitori del Lean Health Award 2023.    

Indagine: 2 pazienti su 3 insoddisfatti del dialogo con lo specialista

Indagine: 2 pazienti su 3 insoddisfatti del dialogo con lo specialistaRoma, 3 ott. (askanews) – Oltre 400 storie di pazienti con malattie croniche, analizzate passo passo, per individuare le criticità emerse nelle relazioni medico-paziente. L’indagine – condotta da Helaglobe in collaborazione con diverse associazioni di pazienti aderenti al progetto “Insieme per” – ha raccolto 414 narrazioni di persone con malattie croniche, in prevalenza infiammatorie o malattie genetiche rare, e dei loro caregiver, e rivela un percepito insoddisfacente della relazione con il medico, in particolare lo specialista, nel momento della prima comunicazione (la diagnosi) della malattia e nei successivi anni di terapia che si prolunga, in media, per poco meno di una decina d’anni. Circa un terzo dei pazienti ha una proiezione positiva sulla propria malattia, il restante si ‘cronicizza’ in modo pessimista sulla propria condizione. Complice anche le modalità di comunicazione del medico, spesso scarsamente empatico, motivante, coinvolgente. Il dialogo, più incentrato sulla cura della malattia, quali ad esempio i controlli da effettuarsi nel tempo o gli aspetti più burocratici della stessa, trascura invece parole e aspetti del lato umano della malattia, legati alla cura della persona, al suo coinvolgimento motivazionale a fronteggiare, reagire, resistere, gestire la propria condizione clinica, invece fattori determinanti. Il dialogo, dunque, capace di guarire è stato il tema al centro del Seminario Istituzionale “Dall’ascolto al dialogo: la relazione medico-paziente”, che si è svolto al Senato, promosso dalla senatrice Ylenia Zambito, segretaria della decima Commissione permanente (che si occupa di affari sociali e sanità).

“L’umanizzazione della medicina – ha detto Zambito – ha come punto di forza e di fulcro il concetto del ‘paziente al centro’, che tuttavia, sembrerebbe oggi vacillare. Invece, le parole del medico hanno anche la potenziale capacità di agire sul vissuto di malattia: influenzandone il presente, rielaborandone il passato, orientandolo al futuro, impostandone la nuova relazione con gli altri. La relazione positiva con il medico è un fattore di coping essenziale anche per il caregiver (genitore, figlio/a, marito/moglie, fratello/sorella), da cui poter trarre equilibrio e supporto per la convivenza con una situazione di patologia cronica, debilitante e grave, che spesso vive con difficoltà”. Dall’indagine oltre il 60% dei pazienti parla della propria malattia in termini di «illness» e non di «disease», raccontata non come mera alterazione della struttura e della funzionalità degli organi, bensì come esperienza che impatta sulla qualità della vita in termini di relazioni, cambio di abitudini, emozioni, rottura con il passato e visione del futuro. Solo la minoranza dei pazienti, all’incirca un terzo mostra una relazione positiva con la propria malattia, a fronte del restante per lo più ‘fermi’, se non regressi, sulla propria condizione di salute: un approccio e visione peggiorativi che hanno radice, spesso, nel vissuto della relazione con il medico specialista. “La comunicazione in Oncologia è una questione complessa – afferma Giordano Beretta, Presidente Fondazione AIOM -. Soprattutto oggi, in tempi di terapie innovative, è fondamentale costruire una solida relazione tra medici e pazienti, contraddistinta da lealtà e fiducia. È giunto il tempo di gettare le basi per una nuova alleanza terapeutica e per noi è importante che un ulteriore passo sia stato fatto oggi, in occasione di questo seminario, proprio nel mese per la prevenzione del tumore”.

Sorridere è un diritto: via a Campagna Operation Smile Italia ETS

Sorridere è un diritto: via a Campagna Operation Smile Italia ETSRoma, 3 ott. (askanews) – Il sorriso significa benessere psico-fisico. Per chi conosce direttamente ciò che significa nascere con una malformazione del volto, il sorriso è molto di più e può avere mille facce. Ecco perché, in occasione della Giornata Mondiale del Sorriso, che si celebra il 6 ottobre, la Fondazione Operation Smile Italia ETS – impegnata nel portare cure a pazienti affetti da labiopalatoschisi nel mondo – lancia la Campagna “I Mille Volti del Sorriso”, per raccontare le storie di chi, grazie a Operation Smile, ha potuto ricevere l’assistenza medica di cui necessitava ma anche di chi il sorriso lo porta. Grazie a una rete globale con più di 6mila volontari medici e operatori sanitari, di cui oltre 100 italiani, Operation Smile può contare sull’impegno di tante persone nel mondo per migliorare la qualità e l’accesso alle cure chirurgiche per tutti quei pazienti nati con malformazioni cranio-maxillofacciali nei Paesi a basso e medio reddito, dove nascere con questo tipo di patologia e significa di fatto essere condannati ad una vita di sofferenza e solitudine.

“In occasione della Giornata Mondiale del Sorriso, istituita per ricordarci la profondità e la bellezza di un gesto semplice, segno tangibile di umanità e amicizia tra le persone, vogliamo ricordare che sorridere è un diritto, avere accesso alle cure mediche è un diritto – afferma Marcella Bianco, Direttore Generale della Fondazione Operation Smile Italia ETS – nascere con una malformazione del volto nei Paesi a basso e medio reddito significa spesso vivere in condizioni di estrema difficoltà. Nei circa 40 Paesi in cui è presente, Operation Smile incontra un importante numero di bambini malnutriti ed emarginati, con difficoltà nel linguaggio e senza possibilità di ricevere cure per mancanza di personale medico qualificato o strutture adeguate. Il nostro obiettivo è aumentare gli investimenti sulla formazione del personale sanitario, sulle risorse e sulle strutture sanitarie, intervenendo in maniera efficace su un ampio panorama di specialità mediche: chirurgia, nutrizione, pediatria, ortodonzia e logopedia”. Operation Smile ad oggi ha condotto 151 programmi chirurgici in 28 Paesi, con una notevole presenza di personale medico-sanitario locale, formato sul modello multidisciplinare dell’Organizzazione per garantire cure mediche e chirurgiche gratuite ad alti standard di qualità e sicurezza. Ha fornito assistenza medica e chirurgica a 20.776 pazienti, tra cui cure odontoiatriche, logopedia, assistenza psicosociale e supporto nutrizionale nei 35 Centri di cura presenti in 20 Paesi ed ha fornito a circa 40mila pazienti oltre 151mila consultazioni specialistiche complete, compresa l’assistenza medico-chirurgica.

Al Gemelli arriva la mostra itinerante “Invisible Body Disabilities”

Al Gemelli arriva la mostra itinerante “Invisible Body Disabilities”Roma, 3 ott. (askanews) – Vivere con una malattia infiammatoria cronica intestinale (MICI), come la malattia di Crohn o la rettocolite ulcerosa (RCU), non è facile perché queste patologie hanno un impatto profondo non solo sul fisico, ma anche sulla vita quotidiana, sulla socializzazione e sull’affettività, sull’essere persona in una vita di relazione. Sono queste le disabilità invisibili che vivono in silenzio i pazienti con MICI, alle quali la fotografa Chiara De Marchi, lei stessa affetta da RCU dall’età di 21 anni, ha cercato di dare corpo e voce attraverso una serie di bellissimi scatti in bianco e nero, raccolti nel libro ‘Women fighters’, che rappresenta un inno alla resilienza e alla rinascita di tante donne. La mostra itinerante ‘Invisible Body Disabilities’ fa tappa il 5 ottobre in Fondazione Policlinico Agostino Gemelli IRCCS e darà modo a medici, pazienti e pubblico di confrontarsi su questi temi in un incontro presso la Hall del Policlinico. Invisible Body Disabilities, che gioca con l’acronimo IBD, il termine inglese per MICI (Inflammatory Bowel Diseases), è una campagna di sensibilizzazione itinerante nata nel 2017, che mira proprio a portare a galla queste invalidità invisibili, nutrite di frustrazioni e depressione e a far conoscere meglio queste malattie e il vissuto dei pazienti. Nell’impianto della mostra, le cicatrici lasciate dalla malattia e dal chirurgo dialogano con le disabilità invisibili delle donne, ritratte nella loro metamorfosi fisica e dell’anima. Donne spesso giovani, in età fertile, nelle quali ai problemi inerenti alla malattia si aggiungono tutte le preoccupazioni relative ad un desiderio di maternità che può essere frustrato a lungo o rimanere solo un sogno.

“La malattia stessa, eventuali conseguenze di un intervento chirurgico e a volte anche i farmaci stessi – spiega il professor Franco Scaldaferri, direttore della UOS IBD di Fondazione Policlinico Gemelli – possono frapporsi tra il legittimo desiderio di una donna di diventare mamma e la realizzazione di questo sogno. E questo naturalmente crea un’altra ‘disabilità invisibile’ che impatta notevolmente sul vissuto di una giovane donna. Ma questo non è sempre il caso naturalmente. Anzi, il nostro ambulatorio delle MICI è particolarmente ‘fertile’ e in questi anni abbiamo assistito alla nascita di tanti bambini”. “Le MICI- riflette il dottor Daniele Napolitano, infermiere case manager MICI presso il CEMAD di Fondazione Policlinico Gemelli e componente del Consiglio Nazionale di AMICI Italia – sono una battaglia quotidiana che molti pazienti cercano di combattere da soli. Ma i medici del CEMAD e l’associazione pazienti AMICI vogliono essere al loro fianco per aiutarli a combattere insieme. Entrare a far parte di AMICI Italia come paziente, mi ha anche aiutato sul piano professionale ad avere un engagement migliore con i pazienti”. Presso il Centro Malattie Apparato Digerente (CEMAD) di Fondazione Policlinico Gemelli sono assistiti oltre duemila pazienti (oltre il 60% ha un’età compresa tra i 20 e i 50 anni) affetti da MICI (Crohn e rettocolite ulcerosa) e altri 200 sono in trattamento con farmaci sperimentali all’interno di trial clinici di fase 2-3 riguardanti malattia di Crohn, rettocolite ulcerosa e pouchite acuta. In Italia le persone affette da MICI sono circa 250.000. “Ma si tratta di una stima per difetto – sostiene il dottor Scaldaferri – perché questi sono i dati desunti dal codice di invalidità 009, che non comprende tutti i pazienti con MICI, per i quali non si dispone ancora di un registro nazionale. Secondo stime recenti, entro il 2030 in Italia potrebbero essere oltre 400 mila le persone affette da queste condizioni”. E anche la diagnosi non è sempre facile. “Mentre per la rettocolite ulcerosa – spiega ancora Scaldaferri – vale l’aforisma ‘non c’è RCU senza sangue e senza scariche diarroiche’, la diagnosi di malattia di Crohn può essere molto più complessa perché a volte all’esordio i sintomi sono sfumati e possono confondersi con un malassorbimento o con un colon irritabile; altre volte l’esordio invece è iperacuto e la diagnosi diventa più immediata”. “Quello del Policlinico Gemelli – ricorda il professor Antonio Gasbarrini, Direttore della Unità Operativa Complessa di Medicina Interna e Gastroenterologia presso la Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – è uno dei principali centri in Italia ed Europa per la ricerca e la cura delle MICI. La nostra scuola ha lavorato con un approccio multidisciplinare, psicologico e nutrizionale, oltre a quello farmacologico con farmaci tradizionali e innovativi e si è da sempre distinta per l’attenzione alla persona. E quando queste patologie si manifestano in forma grave, chirurghi, endoscopisti, radiologi e altri specialisti devono lavorare di concerto con i gastroenterologi per una presa in carico integrata dei pazienti. Questi aspetti sono cruciali nella gestione delle persone affetti da MICI e vanno valorizzati sul piano clinico-assistenziale e organizzativo, sia a livello locale, che nazionale”.