Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Prevenzione cecità, al via progetto ‘Ci vediamo al Corviale’

Prevenzione cecità, al via progetto ‘Ci vediamo al Corviale’Roma, 3 mag. (askanews) – Al via a Roma il progetto “Ci vediamo a Corviale” della (Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità). Nel corso delle otto settimane dal 3 maggio al 28 giugno – all’interno del Centro Polivalente Nicoletta Campanella messo a disposizione dall’XI Municipio – saranno efettuate visite oculistche comletamente gratuite e saranno donati occhiali da vista per residenti fragili individuati dalle associazioni coinvolte, ove necessari. Dopo la visita del medico oculista, la realizzazione di occhiali da vista gratuiti sarà effettuata in collaborazione con ottici qualificati.

Si tratta del primo progetto mirato nel quale Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia e IAPB Italia Onlus uniscono le proprie forze e competenze per concentrarsi su zone particolarmente disagiate e intervenire in maniera tale creare la prima area urbana “libera da problemi visivi”. Presenti all’inaugurazione: Marcello Gemmato, Sottosegretario di Stato per la Salute, Massimiliano Maselli, Assessore ai Servizi sociali, Disabilità, Terzo Settore e Servizi alla Persona della Regione Lazio, Alessandro Onorato, Assessore Grandi Eventi, Turismo e Moda di Roma Capitale, Gianluca Lanzi, Presidente XI Municipio di Roma Capitale e Giovanni Malagò, Presidente del CONI.

Il progetto ha il patrocinio di Camera dei Deputati, Regione Lazio, Municipio XI e vede la collaborazione di numerose associazioni presenti sul territorio. Scopo dell’iniziativa è prendersi cura della salute visiva della popolazione di Corviale, che non si esaurisce nel trattamento e correzione dei vizi di rifrazione attraverso un paio di occhiali, ma vuole garantire in caso di presenza di malattie oftalmiche, gli approfondimenti diagnostici di secondo livello, grazie alla collaborazione con Sapienza Università di Roma – Policlinico Umberto I, Università Tor Vergata – Policlinico Tor Vergata e IRCCS Fondazione G.B. Bietti.

Congresso mondiale WFPHA: “Non c’è salute pubblica senza quella planetaria”

Congresso mondiale WFPHA: “Non c’è salute pubblica senza quella planetaria”Roma, 3 mag. (askanews) – Dopo lo scoppio dell’epidemia di Covid-19, il concetto di “sicurezza sanitaria globale” è diventato un argomento di discussione nel dibattito accademico e popolare, e gli specialisti della salute si riuniscono per discutere vari approcci per evitare la prossima pandemia. In un mondo sempre più interconnesso, l’obiettivo principale di questa agenda è quello di identificare e prevenire i problemi di salute che gravano sulle popolazioni, sulla società e sull’economia globale. Una delle sessioni plenarie del 17° Congresso mondiale sulla salute pubblica (2-6 maggio, Roma), intitolata “Non c’è salute pubblica senza salute planetaria”, parla da sé.

“Non esiste la salute di un solo Paese. Siamo tutti responsabili della salute del pianeta e dobbiamo comprendere e attingere ai sistemi di conoscenza delle popolazioni indigene che esistono da tempo immemorabile, impegnandoci davvero con gli elementi in nostro possesso e usandoli per costruire le nostre esigenze di salute globale, e farlo collettivamente partendo dalla consapevolezza che la salute è un diritto umano ed è, quindi, una priorità assoluta”, sottolinea la Prof.ssa Emma Te Patu, vicepresidente del WFPHA e MAORI. La promozione della salute globale è una missione vitale nel mondo moderno della globalizzazione. Richiede la cooperazione di enti governativi, organizzazioni sanitarie globali, professionisti medici, educatori, volontari e sostenitori all’interno delle comunità locali.

La Prof.ssa Te Patu ha definito le cinque iniziative di salute globale che svolgono un ruolo cruciale nel contesto attuale: ” Decolonizzazione della salute pubblica – Rimozione delle barriere sistemiche all’equità. ” Risorse adeguate alla sanità pubblica. ” Meccanismi legislativi per garantire che i Paesi siano responsabili della salute pubblica. ” Sicurezza e crescita del personale della sanità pubblica. ” Educazione alla salute pubblica accessibile e pertinente. Il vicepresidente della WFPHA ha anche classificato le principali minacce alla salute pubblica: ” Individualismo e imperativo finanziario commerciale. ” Risposte reazionarie invece di risposte strategiche. ” Mancanza di risorse adeguate.

Perché il cambiamento climatico dovrebbe essere considerato la più grande minaccia per la salute globale del XXI secolo? Le crisi globali sono strettamente legate al cambiamento climatico. Pertanto, non dobbiamo perdere di vista la minaccia esistenziale che il degrado ecologico rappresenta per la salute planetaria e umana.

“Il cambiamento climatico sta sicuramente toccando tutti i pilastri e i supporti della nostra salute: l’accesso al cibo, all’acqua potabile e all’aria pulita. Sta cambiando il modo in cui proteggeremo il nostro aiuto e il modo in cui dobbiamo prevenire i peggiori impatti del cambiamento climatico. Le persone devono capire che il cambiamento climatico non è solo qualcosa che accadrà al Pianeta in futuro, ma sta influenzando la nostra salute proprio in questo momento: colpisce i nostri polmoni e causa malattie. Ne stiamo già pagando le conseguenze. Sono convinta che affrontare oggi le cause del cambiamento climatico sia la migliore opportunità per la salute pubblica. Porterà benefici al sistema sanitario, all’economia, alla popolazione e renderà la nostra società più sostenibile. Dobbiamo intervenire in fretta a livello nazionale, fissare obiettivi più ambiziosi e, quindi, dotarci di un’assicurazione sanitaria ben coperta. La nostra vita e la nostra sopravvivenza dipenderanno molto da questo”, sottolinea Maria Neira, Direttore del Dipartimento di Salute Pubblica e Ambiente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Secondo le stime dell’OMS:

” Tra il 2030 e il 2050, si prevede che il cambiamento climatico causerà circa 250.000 morti in più all’anno, a causa di malnutrizione, malaria, diarrea e stress da caldo.

” I costi dei danni diretti alla salute (ovvero esclusi i costi in settori determinanti per la salute come l’agricoltura, l’acqua e i servizi igienico-sanitari) sono stimati tra 2 e 4 miliardi di dollari all’anno entro il 2030. Gli impatti destabilizzanti del cambiamento climatico colpiscono in modo sproporzionato i più svantaggiati. Molti Paesi a basso reddito sono particolarmente vulnerabili all’innalzamento del livello del mare, ai disastri naturali e alla scarsità di cibo e acqua. Di conseguenza, la mancanza di risorse può portare a migrazioni forzate. Come possiamo salvaguardare questi territori “malsani”?

“Sappiamo che l’ambiente malsano è responsabile di 13 milioni di morti ogni anno a causa della mancanza di acqua potabile o di aria pulita. Il solo inquinamento atmosferico uccide 7 milioni di persone all’anno. La creazione di ambienti più sani sarà il miglior investimento che possiamo fare per proteggere la nostra salute, garantendo l’accesso ad acqua potabile, cibo sicuro e aria pulita e smettendo di inquinare i nostri oceani con milioni di tonnellate di plastica. È importante ricordare che la plastica può finire sul corpo umano perché i pesci contengono un numero elevato di microplastiche che gettiamo negli oceani. Solo se le persone vedranno la connessione tra il cambiamento climatico e la loro salute, inizieranno ad agire e diventeranno più reattive e più determinate a combattere le cause del cambiamento climatico”, afferma Maria Neira.

La pandemia COVID-19 ha messo a nudo le debolezze e le disuguaglianze dei nostri sistemi sanitari di fronte alle crisi globali. Il mondo ha bisogno di investimenti equi nella ricerca, nella sorveglianza e nella prevenzione sanitaria per costruire una resilienza globale contro questi rischi emergenti. Quali misure dovrebbero essere prese per garantire la sicurezza sanitaria globale?

La Prof.ssa Te Patu ha stilato il seguente elenco di priorità:

” trattato sulle pandemie: uno strumento per preparare il mondo alla prossima pandemia; ” maggiore consultazione della società civile; ” decolonizzazione della salute pubblica; ” maggiore collaborazione tra le comunità di salute pubblica internazionali, regionali, nazionali e locali; ” trasparenza da parte dei governi nella comunicazione e nella gestione della salute pubblica e di ciò che essa è.

“Siamo tutti cittadini del mondo. Le pandemie non riconoscono i confini, ecco perché una risposta internazionale unita è fondamentale. Lo stesso approccio viene utilizzato quando ci occupiamo dell’ambiente. Se, ad esempio, si procede alla deforestazione dell’Amazzonia, in un modo o nell’altro questa azione si ripercuoterà su tutti noi”, conclude Maria Neira.

Sul 17° Congresso mondiale di sanità pubblica. Dal 2 al 6 maggio 2023, oltre 3.000 professionisti e ricercatori della salute pubblica, politici e studenti si riuniranno a Roma, in Italia, per il 17° Congresso mondiale sulla salute pubblica, un evento epocale organizzato dalla Federazione mondiale delle associazioni di salute pubblica (WFPHA) in associazione con la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (SItI) e l’Associazione delle scuole di sanità pubblica della regione europea (ASPHER). Il tema del congresso, “Un mondo in fermento: Opportunità di concentrarsi sulla salute pubblica”, riflette l’impegno della comunità sanitaria globale a lavorare insieme per promuovere l’equità nella salute, costruire un futuro sostenibile ed equo e dare alle comunità la possibilità di essere più reattive. L’evento, suddiviso in sessioni plenarie, workshop e dialoghi sulla leadership mondiale, promuoverà la collaborazione e la co-creazione di una visione basata sulle conoscenze professionali e sulle esigenze delle comunità per salvaguardare e nutrire un mondo che richiede guarigione e protezione.

Federfarma Roma: parte screening gratuito malattie cardiovascolari

Federfarma Roma: parte screening gratuito malattie cardiovascolariRoma, 2 mag. (askanews) – Federfama Roma lancia una nuova campagna di screening delle malattie cardiovascolari. Per tutto il mese di maggio e fino al prossimo 31 luglio, in 170 farmacie di Roma e provincia che hanno aderito alla campagna, sarà possibile sottoporsi gratuitamente allo screening preventivo. La campagna è rivolta a tutti i cittadini tra i 28 e i 65 anni, che hanno una vita sedentaria o familiarità con le malattie cardiovascolari. Nel mese di maggio Federfarma Roma metterà a disposizione 25 giornate di screening, mentre da giugno sarà possibile effettuare lo screening contemporaneamente in più farmacie. I cittadini interessati potranno prenotare i controlli direttamente sul sito federfarmaroma.com o su prevenzioneinfarmacia.it, scegliendo la farmacia più vicina a casa. “Ha preso il via dagli ultimi giorni di aprile e fino alla fine di luglio, lo screening della sindrome cardio-metabolica che si potrà effettuare gratuitamente nelle farmacie di Roma e provincia – ha spiegato Andrea Cicconetti, presidente di Federfarma Roma – qui verranno misurati i cinque fattori di rischio: la glicemia, la pressione arteriosa, i lipi gliceridi, lipoproteina HDL, e la circonferenza addominale. Se almeno tre di questi cinque fattori superano i limiti, allora si è a rischio cardio-metabolico. Le farmacie – ha aggiunto Cicconetti – hanno ormai dimostrato di essere capillarmente presenti sul territorio. Per noi era importante dare efficacia a questa presenza con uno screening gratuito per far vedere come fare rete con le farmacie e con i loro servizi di prossimità. Abbiamo già fatto 3 giornate di screening gratuito ad aprile, sono già in programma 25 giornate a maggio e 50 a giugno e luglio. Si tratta di un grande progetto di screening – ha concluso il presidente di Federfarma Roma – che ha un valore aggiunto in termini di prevenzione. Questo vuol dire, infatti, un minore impatto in termini di cure e ricoveri per il servizio sanitario nazionale”.

IntegRARE, UNIAMO: ok consapevolezza, male indicatori supporti sociali

IntegRARE, UNIAMO: ok consapevolezza, male indicatori supporti socialiRoma, 2 mag. (askanews) – UNIAMO pubblica i risultati dell’indagine, svolta nell’ambito del progetto “IntegRare”, relativa all’impatto del progetto e all’evoluzione dei bisogni delle persone con malattia rara. L’indagine ha raccolto, fra la prima e la seconda fase, oltre 1000 questionari, volti ad indagare la qualità di vita delle persone con malattia rara e dei loro familiari/caregiver, il loro rapporto con i centri di competenza e con i servizi territoriali, l’integrazione socio sanitaria.

Nell’indagine sono presi in considerazione anche indici legati alla popolazione generale, che evidenziano come nel periodo in esame (2020-2022) ci sia stato un miglioramento, seppur contenuto, relativo alla speranza di vita in buona salute alla nascita mentre risulta in netta diminuzione la probabilità di morte entro i 5 anni. Risultano stabili l’indice di salute mentale, il numero di persone sole e le persone a rischio povertà a livello Nazionale. Più di 1 PcMR su 10 (11%) vede gli amici tutti i giorni, in linea col dato nazionale e con quello di integRARE 2020. La stessa percentuale, però, dichiara di non avere amici, molto al di sopra del dato sulla popolazione italiana del 2021 (2%) ma in linea con il dato rilevato da integRARE 2020 (11%).

Quasi 1 famiglia su 5 delle PcMR (18,1%) ha molte difficoltà nell’arrivare a fine mese con le risorse finanziarie a disposizione: un dato quasi doppio rispetto alla media nazionale, relativa all’anno precedente (9,1%) ed al valore della rilevazione di integRARE del 2020 (10,1%). I principali problemi relativi all’assistenza della PcMR sono riconducibili a: – Assenza/Carenza di diagnosi tempestiva (34,1%). – Difficoltà di riconoscimento dei diritti esigibili (33,9%). – Mancanza/Carenza di continuità assistenziale nel passaggio dall’ospedale alle cure territoriali (33,3%). – Assenza/Carenza dei servizi di supporto psicologico (33,1%). – Mancanza/Carenza di informazione alle famiglie (32,3%). – Oltre 9 persone su 10 (93,1%) dichiarano che la malattia rara ha un forte impatto sulla salute e sulla propria vita quotidiana: dato confermato dalle 245 presenze per sostegno psicologico individuale e dalle 643 presenze per percorsi psico-educazionali.

I punti più critici rispetto al 2020, alcuni in netto peggioramento e legati anche agli effetti della pandemia, sono: – una maggior insoddisfazione rispetto alla mancanza/carenza di continuità assistenziale nel passaggio dall’ospedale alle cure territoriali (si passa dal 25,5% al 33,3%, con un incremento di ben 7,8 punti); – la mancanza di servizi di supporto psicologici (+3,6% di risposte, da 29,5 al 33,1%); – la carenza di inclusione socio sanitaria (+ 3,7%); – l’assenza/carenza dei servizi di supporto e di sollievo per i caregiver/i familiari (+1,7%); – la mancanza/carenza di coinvolgimento della PcMR/dei suoi familiari nel percorso di cura (+5,5%); la mancanza/carenza delle cure domiciliari (+5,1%). Il grado complessivo di soddisfazione dell’assistenza sanitaria e socio sanitaria offerta si attesta intorno al 2,7 su una scala di valutazione da 1-5, mentre sono positivi i giudizi medi su centri di riferimento (4,0) e sulle associazioni di pazienti (4,3).

In generale, aumenta leggermente l’impatto sul quotidiano della malattia rara (+1,1); nel complesso le persone sono però più informate. Maggiori dettagli sui principali risultati emersi dalla valutazione di impatto sociale sono disponibili sul sito di UNIAMO al link uniamo.org/pubblicazioni.

Il progetto “integRARE – Interventi e servizi per l’inclusione delle persone con malattie rare” è stato promosso da UNIAMO (Federazione Italiana Malattia Rare Onlus), in partenariato con ABC (Associazione Bambini Cri du chat), AIDEL22 (Associazione Italiana Delezione del Cromosoma 22 A.P.S.), AISAC (Associazione per l’Informazione e lo Studio dell’Acondroplasia), Mitocon (Insieme per lo studio e la cura delle malattie mitocondriali Onlus), finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ai sensi dell’articolo 72 del Decreto Legislativo 3 luglio 2017, n.117 – Anno 2018. L’indagine è stata svolta grazie alla collaborazione della società Sinodè, che ha curato anche la rendicontazione dei questionari.

A.I. per la neuroriabilitazione col San Raffaele al Rome Cup 2023

A.I. per la neuroriabilitazione col San Raffaele al Rome Cup 2023Roma, 2 mag. (askanews) – L’Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico San Raffaele e l’Università Telematica San Raffaele Roma saranno tra i protagonisti della 16° edizione del RomeCup 2023 con tre stand dedicati alle nuove frontiere ispirate alla phygital rehabilitation a testimonianza dell’importanza delle sinergie tra sistemi meccatronici, stimoli virtuali e robotica biomedica applicate alla riabilitazione. I visitatori avranno modo di “immergersi” in due veri laboratori di ricerca: “Brain Connectivity” e “Bioingegneria della Riabilitazione” per confrontarsi con i più innovativi robot per la simulazione del cammino, tra questi Atlas, l’esoscheletro ‘overground’ indossabile in età pediatrica. Presso gli stand saranno disponibili dei “visori Quest 2” forniti da Meta, la società di Mark Zuckerberg, partner d’eccezione dell’IRCCS San Raffaele per l’iniziativa, che consentiranno ai partecipanti di esplorare le opportunità di utilizzo del Metaverso in medicina. Tra i panel di esperti, a discutere delle frontiere della Ricerca in Italia ci sarà anche il Prof. Marco Franceschini, Direttore del Laboratorio di Ricerca Clinica in Riabilitazione Neuromotoria dell’IRCCS San Raffaele e docente di “Traumatologia e riabilitazione dell’apparato locomotore” dell’Università Telematica San Raffaele Roma. Mentre la Prof.ssa Fiorella Guadagni, Responsabile della Biobanca e banca dati associata dell’IRCCS San Raffaele e docente di “Biologia” presso l’Università Telematica San Raffaele Roma nel talk dedicato agli atenei presenterà “Sfide e opportunità dell’AI nella medicina del futuro”.

“La partecipazione all’evento nasce dal desiderio di divulgare gli approcci teorici, tecnologici e operativi altamente innovativi alla base delle ricerche condotte presso l’Istituto” spiega il Prof. Massimo Fini, Direttore Scientifico dell’IRCCS San Raffaele, “I nostri ricercatori mostreranno alcune strategie multidisciplinari di indagine e intervento legate a diversi tipi di strumenti tecnologicamente avanzati: la riabilitazione robotica con esoscheletri di ultima generazione per il recupero del cammino in adulti e bambini, la valutazione funzionale attraverso la misura di grandezze elettrofisiologiche (EEG ed EMG), comportamentali (eye-tracking, valutazione delle risposte a compiti motori) e biomeccaniche (reti di sensori indossabili)” prosegue. Nel programma delle attività pratiche e dimostrative organizzate dagli scienziati, medici e bioingegneri del gruppo San Raffaele e dell’Università Telematica San Raffaele Roma verranno incluse anche ulteriori esperienze immersive alla scoperta delle potenzialità della realtà virtuale e aumentata nella diagnosi e nel trattamento delle patologie umane.

Il 16% dei 13enni fuma regolarmente, in maggioranza ragazze

Il 16% dei 13enni fuma regolarmente, in maggioranza ragazzeRoma, 28 apr. (askanews) – In Italia, uno studente di 13-15 anni su quattro ha usato almeno una volta nell’ultimo mese un prodotto tra sigarette, e-cig e prodotti a tabacco riscaldato (HTP) e quasi uno su tre ha fumato una sigaretta ‘tradizionale’ almeno una volta nella vita. Lo affermano i dati della quarta edizione della sorveglianza Global Youth Tobacco Survey (Gyts), condotta ogni quattro anni su un campione di 13-15enni delle scuole italiane, che per la prima volta vede una maggiore percentuale di utilizzo tra le femmine rispetto ai maschi per tutti i prodotti considerati. L’indagine ha registrato anche una ancora non sufficiente adesione al divieto di fumo nelle scuole, una forte esposizione dei ragazzi al fumo passivo, a casa o in auto, e una grande accessibilità a tutti i prodotti nonostante i divieti. Secondo i dati, tra i 13-15enni, dal 2010 al 2022, la quota di current smokers (che hanno utilizzato sigarette tradizionali/e-cig/HTP almeno un giorno nell’ultimo mese) è scesa in media dal 21% al 16% (ovvero dal 19% al 13% per i ragazzi e dal 22% al 17% per le ragazze). La grande maggioranza fa un uso concomitante di sigarette tradizionali, e-cig e prodotti a tabacco riscaldato, mentre solo il 2% del campione fa un utilizzo esclusivo di sigarette tradizionali. Aumenta l’uso della e-cig che, rilevato per la prima volta con l’indagine del 2018, è salito in 4 anni dal 18% al 20%, come conseguenza di una riduzione fra i ragazzi dal 22% al 18% e un aumento fra le ragazze dal 13% al 21%. Il dispositivo a tabacco riscaldato (HTP), per la prima volta registrato nell’indagine 2022, viene utilizzato dal 14% dei current users (12% maschi e 16% femmine).

Si è ridotta dal 2010 al 2022 la quota degli ever smokers, coloro, cioe che hanno utilizzato sigarette tradizionali/e-cig/tabacco riscaldato almeno un giorno nella vita passando, per quanto riguarda le sigarette, dal 46% del 2010 al 33% del 2022. Anche per le sigarette elettroniche gli ever users diminuiscono dal 43% del 2018 al 33% del 2022 e per HTP il dato del 2022 è 23%. “Questi numeri – sottolinea Valentina Minardi del Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute (Cnapps) – fanno capire come ormai negli adolescenti si debba monitorare non solo l’utilizzo delle sigarette ‘tradizionali’, ma occorra prendere in considerazione tutti i prodotti in commercio che possono dare dipendenza da nicotina”. Nonostante il decreto “Tabacchi” del 2016 preveda l’inasprimento delle sanzioni per inosservanza del divieto di vendita ai minori, infatti, l’indagine del 2022 rileva come queste misure non si siano ancora tradotte in una piena inaccessibilità per i minori a questi prodotti: un 13-15enne su 4 si è procurato le sigarette direttamente al tabaccaio (erano il 49% nel 2010) e il 14% dichiara di aver acquistato e-cig o HTP direttamente dai rivenditori. Per entrambi questi due prodotti quasi la metà dichiara di averli ottenute da un parente o un amico. Tra i current smokers che hanno cercato di comprare le sigarette al tabaccaio, il 73% dichiara di non aver ricevuto alcun rifiuto dal venditore a causa della minore età (percentuale che nel 2010 raggiungeva il 92%), quote simili riguardano coloro che hanno cercato di acquistare e-cig o HTP.

Ed è ancora troppo alta l’esposizione al fumo passivo, nelle scuole, in casa e in auto. Nonostante dal 2003 la legge Sirchia imponga il divieto di fumo in tutti i locali chiusi, incluso le scuole, e dal 2013 il Ddl Lorenzin vieti il fumo nelle pertinenze esterne degli istituti scolastici, 1 studente su 3 riporta di aver visto fumare qualcuno all’interno della propria scuola e il 58% nelle pertinenze esterne (cortili, parcheggi, ecc.). Quasi la metà dei giovani intervistati (47%) dichiara che qualcuno ha fumato in casa in sua presenza (dato stabile rispetto al 2010, pari al 49% ). Un adolescente su 4 ricorda di essere andato in auto con qualcuno che fumava in sua presenza negli ultimi 7 giorni. Indagine regionale Il focus sui dati regionali conferma il rischio più elevato di uso dei prodotti del tabacco e della sigaretta elettronica per il genere femminile; questo viene confermato anche da una più elevata suscettibilità femminile a fare il primo tiro o svapo. I ragazzi riportano una alta fiducia nella propria capacità di smettere di fumare, ma circa la metà dei fumatori di sigarette è a rischio dipendenza, fenomeno che è più importante per chi fa uso della sigaretta elettronica con nicotina. • Per quanto riguarda il fumo passivo, si osserva un gradiente Nord-Sud nell’esposizione in tutti gli ambienti a sfavore nelle Regioni del Sud partecipanti alla rilevazione regionale, con valori più allarmanti per il fumo passivo in ambito scolastico.

Equitazione e non udenti: arriva progetto “Io sento con il cavallo”

Equitazione e non udenti: arriva progetto “Io sento con il cavallo”Milano, 28 apr. (askanews) – Il cavallo come strumento di inclusione e integrazione per non udenti. E l’obiettivo del progetto “Io sento con il Cavallo – Nel segno del Cavallo” che sarà presentato giovedì 4 maggio alle ore 11.00 nella Sala del Refettorio della Camera dei Deputati.

L’idea è contribuire, attraverso il cavallo, all’integrazione ed inclusione delle persone sorde e ipoacusiche che ancora oggi, a causa della patologia da cui sono affette, trovano difficoltà a ritagliarsi uno spazio di relazione nel contesto sociale e di individualità in quello sportivo.

Alzheimer: alterazioni negli astrociti condizionano il cervello

Alzheimer: alterazioni negli astrociti condizionano il cervelloRoma, 28 apr. (askanews) – Un team di ricercatori dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Padova e Pisa (Cnr-In) e del Dipartimento di scienze biomediche dell’Università degli studi di Padova ha studiato le alterazioni dei segnali intracellulari nella malattia di Alzheimer, una patologia neurodegenerativa – ancora oggi incurabile – che colpisce oltre 50 milioni di persone nel mondo.

L’Alzheimer si caratterizza per una progressiva atrofia cerebrale con perdita di memoria e problemi cognitivi e, nella maggior parte dei pazienti, si presenta in forma sporadica. Solo nel 5% dei casi è familiare, ovvero causata da mutazioni genetiche ereditarie. Per questa ricerca, pubblicata su Nature Communications, sono stati utilizzati modelli murini che conservano alcune caratteristiche tipiche delle forme ereditarie della malattia. “Sappiamo che gli animali che presentano questo tipo di mutazioni genetiche manifestano difetti di memoria”, spiega Micaela Zonta, ricercatrice del Cnr-In e autrice dello studio. “La ricerca fino ad oggi si è concentrata principalmente sulle disfunzioni a carico dei neuroni, ma numerosi studi hanno evidenziato l’importanza degli astrociti, cellule che interagiscono in maniera continua e dinamica con i neuroni per un corretto funzionamento del cervello. Nel nostro progetto abbiamo rilevato una riduzione dell’attivazione degli astrociti nella corteccia cerebrale deputata alla ricezione degli stimoli sensoriali: questo difetto degli astrociti compromette la plasticità sinaptica neuronale, un fenomeno che è alla base dei processi di memoria e apprendimento. Abbiamo quindi esplorato la capacità di memoria sensoriale in questi animali, rivelando che non sono in grado di mantenere memoria del riconoscimento di un oggetto percepito con l’esplorazione tattile”.

La ricerca approfondisce anche il meccanismo che è alla base della riduzione del segnale degli astrociti, dimostrando che questo deficit è causato dalla diminuzione di una particolare proteina. “Abbiamo indotto la produzione della proteina STIM1 negli astrociti, ottenendo la completa riattivazione del loro segnale e il recupero della plasticità sinaptica. Questo risultato è importante perché propone un nuovo meccanismo su cui poter agire per contrastare la progressione dei sintomi cognitivi. Nelle patologie del sistema nervoso, porre l’attenzione su tutte le cellule cerebrali con un approccio integrato potrà portare allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche e all’identificazione di nuovi potenziali biomarcatori, allo scopo di ottenere una diagnosi precoce che consenta di intervenire nei primi stadi della malattia”, conclude Zonta.

Roma riapre le porte alla Roma Jewelry Week

Roma riapre le porte alla Roma Jewelry WeekRoma, 27 apr. (askanews) – L’appuntamento con Roma Jewelry Week torna ad ottobre 2023 e si rinnova: tantissime iniziative inedite tra cui esposizioni, conferenze, talk, tour, performance e, ovviamente, l’immancabile contest, del quale sono già aperte le iscrizioni, con la partecipazione di designer e orafi provenienti da tutto il mondo. Ivan Barbato, artista premiato durante la seconda edizione della kermesse, ha partecipato con il suo gioiello “Sulle orme della materia” al Premio Incinque Jewels 2022 avente come tema “Grand Tour – i colori del viaggio”.

In riferimento al riconoscimento che la giuria gli ha assegnato lo scorso anno, il designer sarà in mostra con la sua personale da venerdì 5 sino a domenica 7 maggio presso la galleria Incinque Open Art Monti con la curatela dell’architetto Monica Cecchini. L’esposizione di Barbato partirà con gioielli che celebrano l’Antica Roma, fino ad arrivare all’Art Nouveau. Nel viaggio della mostra intitolata “Sulle orme della materia” sarà possibile ammirare i gioielli della collezione “Infinity” e opere che rimandano allo stile liberty o che richiamano il Rinascimento fiorentino. La grande passione per i mosaici romani e l’interesse per la Città Eterna trovano nella galleria Incinque Open Art Monti la location perfetta per un connubio tra storia e arte orafa. L’opening si terrà 5 maggio alle ore 18:30 e, in occasione del vernissage, l’artista, accompagnato dalla curatrice Cecchini, inaugurerà il suo percorso espositivo svelando il gioiello vincitore.

“Ammirandolo, si rivive l’eccellenza del Rinascimento fiorentino grazie alla peculiarità della tecnica del traforo applicata al metallo e alla raffinata decorazione ottenuta su di essa dall’incisione a bulino; il tutto in perfetta sinergia con un micromosaico in marmo che ricorda gli antichi pavimenti romani e una figura mitologica figlia dell’antica civiltà greca, culla della cultura mediterranea”, spiega Barbato parlando del suo medaglione. Nell’incontro tra tradizione e innovazione, la creatività dell’artista lombardo si esprime come in un viaggio nella storia, supportato dalla scenografia della galleria che lo ospita. “I miei gioielli sono eseguiti in modo del tutto artigianale, prestando particolare attenzione alla lavorazione del metallo, alla tecnica del traforo e alla modellazione in cera. Si tratta di creazioni realizzate a mano con gemme di qualsiasi tipo, preziose, semipreziose e non. Il mio mantra è un mix: plasmare ogni pezzo con la sua montatura e un fascino che sappia regalare emozioni nel tempo”, aggiunge il creativo. Roma Jewelry Week ha come obiettivo la valorizzazione del gioiello contemporaneo e del patrimonio artistico, culturale e immateriale della città attraverso i pilastri della condivisione e della collaborazione. Con questa finalità oltre quella di mettere in connessione le realtà più importanti del settore, la mostra sarà anticipata da una conferenza, che si terrà giovedì 4 maggio alle ore 18:30 sul lavoro dell’artista e su alcune tematiche relative. Il meeting sarà ospitato dal Nobil Collegio degli Orefici, Gioiellieri, Argentieri dell’Alma Città di Roma e vedrà la partecipazione del Console Camerlengo Aldo Vitali e dell’artista e curatore Claudio Franchi, che parlerà del concetto di “Costruire il valore”.

“In un oggetto piccolo per dimensioni come il gioiello esiste una quantità di elementi per i più inimmaginabili, questi costituiscono nella loro somma la costruzione del valore del gioiello stesso, che non si limita ai materiali preziosi utilizzati. Per costruire il valore si rende necessario conoscerli e destreggiarli, al pari della tecnica e dei materiali”, sottolinea Franchi. Il tema della terza edizione della RJW è “Second Life”. L’obiettivo è quello di approcciare le tematiche contemporanee con uno sguardo riflessivo che non fugga dal presente e riesca a dialogare con il futuro. Guardare al passato non con la fascinazione di una storia mai vissuta ma con la consapevolezza di quanto è stato creato. Non si vuole negare l’uso della tecnologia ma fare una riflessione sull’utilizzo della stessa, considerando l’esperienza di un mondo immersivo come valore aggiunto a quella fisica.

Controlli gratuiti della vista alla Race for the Cure 2023

Controlli gratuiti della vista alla Race for the Cure 2023Roma, 26 apr. (askanews) – È partito il conto alla rovescia per la manifestazione solidale che anche quest’anno vedrà Commissione Difesa Vista Onlus al fianco di Race for the Cure 2023, per offrire la possibilità di screening gratuiti della vista effettuati da medici oculisti, ortottisti e ottici volontari. A Roma dal 4 al 7 maggio presso il Circo Massimo sarà possibile effettuare gratuitamente test visivi, con professionisti del settore a disposizione per rilevare ed evidenziare eventuali deficit o anomalie visive. Gli screening seguiranno i seguenti orari: giovedì, venerdì e sabato dalle 10:00 alle 18:00 e domenica dalle 9:00 alle 13:00. Nata negli Stati Uniti e organizzata dall’associazione senza scopo di lucro Susan G. Komen Italia, Race for the Cure è l’evento più significativo per la lotta ai tumori al seno in Italia e nel mondo. CDV Onlus condivide da 7 anni con la manifestazione, l’impegno nella sensibilizzazione dei valori legati alla ricerca e alla prevenzione. Pertanto presso il Villaggio della Salute sarà possibile usufruire di consulti medici ed effettuare visite specialistiche gratuite, in un percorso all’insegna della salute e del benessere che prevederà anche laboratori alla scoperta degli stili di vita salutari. A mettere a disposizione la loro migliore strumentazione per effettuare i test della vista saranno i partner tecnologici, nonché leader del mercato, Zeiss, Essilor e Frastema Ophthalmics. “Siamo felici di rinnovare anche quest’anno il nostro impegno al fianco di Race for the Cure, per promuovere consapevolezza nelle persone e così contribuire alla diffusione di una cultura della prevenzione”, spiega Vittorio Tabacchi, presidente di Commissione Difesa Vista Onlus, “dopo i rallentamenti dati dalla crisi pandemica, siamo finalmente tornati a buon ritmo a percorrere la strada della prevenzione. Tradotto nel nostro ambito, questo significa valorizzare il benessere visivo attraverso controlli regolari della vista, che è possibile effettuare ad esempio anche in importanti occasioni come questa”.

Per CDV Onlus un evento come Race for the Cure rappresenta il contesto ideale dove promuovere campagne di sensibilizzazione e dove a essere protagonista assoluto è il valore della prevenzione diffuso e condiviso con un ampio numero di persone: una visibilità testimoniata dalle oltre 50.000 presenze registrate alla tappa romana Race for the Cure dello scorso anno. Il carattere prioritario della salute oculare emerge dagli ultimi dati diffusi da CDV Onlus secondo cui la predisposizione a sviluppare malattie che determinano ipovisione si può prevenire mediante visite oculistiche regolari. L’importanza di valutazioni oculari preventive è condivisa anche dall’OMS, secondo le cui ultime stime su cecità e ipovisione almeno 2,2 miliardi di persone nel mondo hanno una disabilità visiva, di cui almeno un miliardo ha una disabilità visiva che avrebbe potuto essere prevenuta o che non è stata presa in carico.