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Bambino Gesù: in 3 anni 1.000 trapianti di organi, cellule, tessuti

Bambino Gesù: in 3 anni 1.000 trapianti di organi, cellule, tessutiRoma, 14 apr. (askanews) – Più di 1.000 trapianti tra il 2020 e il 2022. Sono i numeri complessivi dell’attività trapiantologica del Bambino Gesù nell’ultimo triennio, malgrado le difficoltà legate alla gestione della pandemia. L’occasione per fare il punto sui dati dei trapianti è la Giornata nazionale per la donazione e il trapianto di organi e tessuti, prevista domenica 16 aprile. Il presidente dell’Ospedale pediatrico della Santa Sede, Tiziano Onesti, rivolge un ringraziamento alle famiglie che compiono con coraggio una scelta fondamentale: “Donare gli organi è un gesto di grande generosità, che offre una nuova possibilità di vita a piccoli o giovani pazienti a volte privi di speranza”.

Nello specifico, – informa una nota – i trapianti di organi, cellule e tessuti effettuati dall’Ospedale tra il 2020 e il 2022 sono stati 1.080, di cui 33 da donatori viventi. Solo nel 2022 sono stati realizzati 339 trapianti, di cui 24 di rene, 25 di fegato, 7 di cuore, 1 di polmone. Per quanto riguarda quelli di midollo, nel 2022 sono stati 137 i trapianti allogenici e 48 quelli autologhi. Infine, i trapianti di tessuto sono stati 59 homograft, 26 di cornee e 12 di membrana amniotica. Gli impianti di cuori artificiali sono invece stati 8. “Per i pazienti in attesa di un trapianto ogni organo è prezioso – spiega il presidente Onesti – Così come preziosa è la generosità dei donatori. Donare un organo vuol dire infatti regalare una nuova possibilità di vita a chi ne ha bisogno. Una meravigliosa catena di solidarietà umana e professionale che coinvolge famiglie, operatori e istituzioni. A tutti loro va il nostro grazie”.

L’Ospedale Pediatrico della Santa Sede è tra i pochi centri europei autorizzati ad eseguire tutti i tipi di trapianto d’organo, cellule e tessuti in età pediatrica, anche con interventi da vivente (per rene e fegato), combinati e multiorgano e attraverso la gestione integrata di tutte le fasi del processo (candidatura del paziente, gestione medica del periodo in lista, opzioni e intervento chirurgico, follow-up). Oltre ai trapianti di organi solidi (cuore, polmoni, fegato, intestino, reni, pancreas), vengono effettuati trapianti di cellule e di tessuti (midollo, cornea, membrana amniotica, homograft) e impianti di cuore artificiale.

Cooperazione sanitaria italiana, congresso Istituto San Gallicano-IISMAS

Cooperazione sanitaria italiana, congresso Istituto San Gallicano-IISMASRoma, 14 apr. (askanews) – La recente pandemia da Covid-19 ha ormai reso ineludibile l’impegno per migliorare i sistemi sanitari e la ricerca scientifica a livello globale. Il rischio della diffusione di malattie apparentemente presenti solo in alcune aree geografiche, in particolare nelle regioni tropicali dei Paesi in via di Sviluppo (PVS), ha reso necessaria una visione più ampia nella tutela della salute. Per questo motivo oggi nei documenti ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si parla di determinanti sociali della salute, salute planetaria e ONE HEALTH, cioè la difesa del benessere pubblico in tutte le sue forme, umane, animali e vegetali. La salute del Pianeta è Unica!

Si è discusso di questi aspetti durante il Congresso Internazionale “La cooperazione sanitaria italiana nel mondo”, promosso dall’Istituto San Gallicano in collaborazione con l’IISMAS (Istituto Internazionale Scienze Mediche Antropologiche e Sociali) e organizzato da DreamCom – svoltosi il 13 aprile a Roma, presso la Sala Tevere della Regione Lazio – e presieduto da Aldo Morrone e Antonio Cristaudo. Numerosi esperti di diversi Paesi hanno illustrato le strategie messe in atto e quelle future per il raggiungimento dell’obiettivo n. 3 dell’Agenda ONU 2030, Benessere e Salute per tutti. “Le strutture sanitarie italiane – ha affermato il prof. Aldo Morrone, Direttore Scientifico dell’Istituto San Gallicano – nelle loro diverse espressioni (Asl, Ospedali, Policlinici, IRCCSS) da sempre sono all’avanguardia nell’innovazione e nell’eccellenza medica. L’Italia è leader nelle cure mediche e per la ricerca clinico-scientifica, in particolare in quella traslazionale e oggi i nostri centri clinici sono tra i più apprezzati al mondo per la capacità di tecnologie e trattamenti all’avanguardia”.

“Inoltre – continua Morrone – da oltre quarant’anni, l’Istituto San Gallicano (IRCCS), in collaborazione con l’Istituto Internazionale per le Scienze Medico-Antropologiche e Sociali (IISMAS) è attivo in numerosi Paesi in via di Sviluppo (PVS) nei quali ha contribuito a realizzare numerosi progetti clinico-scientifici, come la costruzione di ospedali e la formazione di personale sanitario locale, in particolare in Kurdistan Iracheno Siriano e Turco, in Uzbekistan, Etiopia, Egitto, Libano, Siria, Iraq, Cambogia, Sri Lanka, Afghanistan, Messico e Cuba”. “Sono stati finanziati migliaia di Corsi di aggiornamento professionale e tecnologico per operatori sanitari locali – ha sottolineato dal canto suo Marina Cerimele, Direttore Generale IFO-San Gallicano -. Gli obiettivi perseguiti sono stati e sono tuttora finalizzati al miglioramento delle condizioni di salute dei cittadini di questi Paesi attraverso l’aggiornamento professionale di medici, infermieri ostetriche e il finanziamento di borse di studio per la realizzazione di ricerche scientifiche e assistenziali”.

“L’attività di cooperazione sanitaria – ha sottolineato Ermete Gallo, Direttore Sanitario IFO-San Gallicano – ha permesso di raggiungere e d’intervenire anche in aree rurali remote dove sono stati realizzati oltre 2 mila Training for Trainers, formando così oltre 20 mila Comunity Health Workers, cioè operatori sanitari delle comunità rurali”. Il Governatore di Sulaymaniyah, in Kurdistan, Dr. Haval AbuBaker ha ringraziato il San Gallicano e l’IISMAS per il contributo scientifico che da diversi anni viene condiviso, con l’Università di Sulaymaniyah, così come hanno dichiarato il prof. Abraham Getachew dell’Università di Sodo Wolaita e la prof.ssa Frehiwot Daba Gutema del St. Paul Hospital Millenium Medical College di Addis Ababa, in Etiopia per il supporto che il San Gallicano e l’IISMAS offrono da anni. In particolare, in questo Paese sono stati formati oltre 5 mila operatori, costruiti 3 ospedali generali e numerosi centri ambulatoriali per la salute della donna e dei bambini, riuscendo a ridurre la mortalità materno-infantile ai livelli europei.

“La salute è un bene universale – ha concluso Morrone -. Se difeso e condiviso nelle aree più remote del mondo, diventa un grande vantaggio per tutti e poter rimanere nel proprio Paese, per il personale sanitario e per i cittadini che possono usufruire di sistemi socio-sanitari efficiente e appropriati, diventa una reale vantaggio per tutti. Anche per i cittadini italiani”.

”Nasi Rossi”, la terapia del sorriso a sostegno delle cure mediche

”Nasi Rossi”, la terapia del sorriso a sostegno delle cure medicheRoma, 13 apr. (askanews) – Aumento delle difese immunitarie, riduzione dei tempi di degenza e innalzamento della soglia del dolore. Sono solo alcuni dei benefici effetti rilevati nei pazienti che negli ospedali pediatrici incontrano i “Nasi Rossi” della Fondazione Dottor Sorriso, che da quasi 30 anni opera, in stretta collaborazione con il personale medico, all’interno delle strutture sanitarie e degli istituti per disabilità per rendere più serena e meno traumatica la degenza dei piccoli pazienti. Per potenziare le attività della Fondazione, che ogni anno supporta, con la Terapia del Sorriso, 36mila bambini, è stata lanciata la campagna solidale “La Magia di un sorriso”: dal 9 al 29 aprile con un sms o una chiamata da rete fissa al 45597 sarà possibile contribuire a migliorare lo stato d’animo dei bambini ricoverati in ospedale e dei loro genitori. La campagna solidale, in particolare, sosterrà i Dottori del Sorriso che operano nei reparti oncologici o lungodegenti e in un Hospice pediatrico, strutture dove le cure richiedono degenze più impegnative e lunghe e dove «la presenza costante degli operatori e’ uno degli elementi chiave per l’efficacia della Terapia del Sorriso, permettendo di instaurare con i bambini un rapporto confidenziale, di amicizia e di complicità», spiega la direttrice delle Fondazione Cristina Bianchi. La Fondazione Dottor Sorriso è attualmente presente in 33 reparti pediatrici di 21 strutture ospedaliere, in un hospice pediatrico e in cinque istituti per disabilità distribuiti in 12 province italiane e ogni anno sostiene, tra bambini e familiari, oltre 100mila persone. La Terapia del sorriso, infatti, oltre ad aiutare i piccoli pazienti, ha effetti positivi anche su tutti gli altri protagonisti del percorso di cura di un bimbo: dal personale medico e paramedico ai parenti e amici del paziente, che esercitano anche una grande influenza sul piccolo e sull’ambiente che lo circonda.

«I nostri ‘Dottori del Sorriso’ – aggiunge Cristina Bianchi – con un gioco o una magia donano allegria e serenità ai bambini in un momento molto delicato come la degenza ospedaliera, alleviando le preoccupazioni dei genitori e consentendo al personale medico di operare con più serenità: non si tratta di una semplice attività di gioco o intrattenimento, ma di una vera e propria attività professionale che integra le cure tradizionali, contribuendo a ricostruire, attraverso il sorriso, le difese del bambino di fronte al trauma del ricovero in ospedale». I Dottori del Sorriso sono, infatti, operatori formati per rapportarsi con i bambini in ospedale attraverso un training specifico che riguarda da un lato le tecniche artistiche di improvvisazione e di divertimento, dall’altro gli aspetti legati alla psicologia infantile, alla cura e all’igiene medica. A integrazione del percorso formativo, i Dottori del Sorriso vengono supportati da psicologi e medici per tutta la loro storia professionale e lavorano in stretto contatto con tutte le figure mediche coinvolte nella cura del bambino. Oltre a sostenere i bambini in corsia, aiutano i piccoli pazienti anche nei difficili momenti che precedono e seguono un intervento chirurgico, accompagnandoli in sala operatoria e assistendoli nel delicato momento del risveglio dopo l’anestesia. Uno studio della Mayo Foundation for Medical Education and Research ha rivelato che ridere riduce drasticamente gli ormoni dello stress: il cortisolo del 39%, l’epinefrina del 70% e la dopamina del 38%. Gli effetti positivi della risata si estendono anche i bambini costretti ad affrontare situazioni complesse come la malattia, contesti in cui i benefici della Terapia del Sorriso sono oggi pienamente riconosciuti. Secondo una ricerca del medico e psicoterapeuta dell’Università di Bologna Mario Farnè e il saggio “Is Laugther the best medicine?” con la Terapia del Sorriso si registra un aumento fino al 94% delle difese immunitarie, che determina un miglioramento delle condizioni cliniche e un incremento fino al 90% del livello delle endorfine, con conseguente innalzamento della soglia del dolore nel paziente. Già nel 2001, la Fondazione Dottor Sorriso ha rilevato gli effetti positivi della presenza dei Dottori del Sorriso su 343 bambini ricoverati nei reparti di pediatria di tre ospedali lombardi. Dati confermati da due ricerche più recenti condotte all’ospedale San Camillo di Roma, dalle quali emerge che con la Terapia del Sorriso si assiste ad una riduzione dei tempi di degenza di almeno 1/3 e fino alla metà rispetto ai bambini non coinvolti e una diminuzione fino al 20% nella somministrazione di analgesici; i bambini assistiti dai Dottori del Sorriso migliorano in 3,76 giorni, mentre quelli del gruppo di controllo in 5,36. Con la “terapia del sorriso” gli ospedali diventano, quindi, a misura di bambino e la guarigione è più a portata di mano. Per aiutare la Fondazione Dottor Sorriso con una piccola donazione di 2, 5 o 10 euro basta fare una telefonata o inviare un sms al numero solidale 45597 dal 9 al 29 aprile.

Autonomia, Gimbe: aumenterà il divario tra Nord e Sud in sanità

Autonomia, Gimbe: aumenterà il divario tra Nord e Sud in sanitàMilano, 13 apr. (askanews) – “Concedere alle Regioni maggiori autonomie in materia di ‘tutela della salute’ aumenterà le diseguaglianze regionali e legittimerà normativamente il divario tra Nord e Sud rendendo la sanità un patrimonio pubblico per i residenti nelle Regioni più ricche e un bene di consumo per quelle più povere”. E’ l’opinione di Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, intervenuto oggi dal convegno organizzato da WITHUB sul comparto socio-sanitario italiano ed europeo.

Secondo Cartabellotta, che ha introdotto il terzo e ultimo panel dedicato ad ‘Autonomia differenziata: l’impatto sulla sanità regionale e sulla cooperazione tra pubblico e privato’, infatti, “nonostante le prestazioni che il SSN è tenuto a fornire a tutti (cosiddetti Livelli Essenziali di Assistenza) siano definite dal 2001 e vengano monitorate ogni anno dallo Stato, persistono inaccettabili diseguaglianze tra i diversi sistemi sanitari regionali. In secondo luogo, le Regioni che hanno già sottoscritto i pre-accordi (Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto) sono proprio quelle che erogano i migliori servizi sanitari e hanno maggiore capacità attrattiva sui pazienti del centro-sud, alimentando il fenomeno della ‘migrazione sanitaria’. Infine, le maggiori autonomie richieste dalle tre Regioni rischiano di sovvertire l’organizzazione dei servizi sanitari, ostacolando il monitoraggio del Ministero della Salute. In un momento di grave crisi della sanità pubblica, facendo accelerare chi già corre senza prima ridurre le distanze, si assesterà il colpo di grazia al SSN, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute”, ha concluso il Presidente della Fondazione Gimbe.

Cattolica, domani e sabato i test di ammissione a Medicina e Odontoiatria

Cattolica, domani e sabato i test di ammissione a Medicina e OdontoiatriaRoma, 13 apr. (askanews) – E’ tempo di test all’Università Cattolica, campus di Roma, per gli aspiranti Medici e Odontoiatri. Domani venerdì 14 e sabato 15 aprile si terrà, presso Fiera Roma (Via Portuense 1645-1647), il concorso di ammissione per l’anno accademico 2023/24 ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e chirurgia e in Odontoiatria e protesi dentaria della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica. I posti a concorso sono 360 per Medicina e chirurgia e 25 per Odontoiatria e Protesi dentaria (in base alle domande di ammissione: per Medicina e chirurgia circa 1 ammesso ogni 20 candidati; per Odontoiatria e protesi dentaria 1 ammesso ogni 11 candidati). Quest’anno gli iscritti al concorso sono 7.253 – di cui 5.148 femmine e 2.105 maschi – così suddivisi: 7.026 per Medicina e chirurgia, 227 per Odontoiatria e protesi dentaria provenienti da tutte le regioni d’Italia, in primis da Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Calabria.

Come lo scorso anno, il concorso di ammissione sarà espletato in due giorni, e suddiviso in quattro sessioni d’esame, in modo da creare 4 gruppi di partecipanti distribuiti in 4 padiglioni; ogni padiglione conterrà circa 500 candidati ciascuno. L’esame di ammissione sarà svolto in modalità multisessione con i seguenti orari: sessione della mattina: orario di convocazione ore 09:30, termine procedure concorsuali ore 11:30 circa. Sessione del pomeriggio: orario di convocazione ore 15:30; termine procedure concorsuali ore 17:00 circa. I candidati dovranno rispettare i suddetti orari in base alla propria convocazione pubblicata dal 4 aprile 2023 nel sito Internet del campus di Roma dell’Università Cattolica (https://roma.unicatt.it/) e pervenuta a ciascuno anche tramite posta elettronica. La prova ha durata 60 minuti e consiste in una prova scritta di 60 quesiti a risposta multipla su argomenti di ragionamento logico e logico-matematico, Biologia, Chimica e Fisica, cultura generale, inglese e cultura etico-religiosa che presentano cinque opzioni di risposta tra cui il candidato deve individuarne una soltanto scartando le conclusioni errate.

Gli esiti del test saranno resi noti a partire dal 19 aprile nel sito Internet del Campus di Roma dell’Università Cattolica mediante pubblicazione delle graduatorie finali di merito per ciascun corso di laurea.

Malattie del sangue: la SIE al fianco delle associazioni dei pazienti

Malattie del sangue: la SIE al fianco delle associazioni dei pazientiMilano, 13 apr. (askanews) – SIE, la Società Italiana di Ematologia, in cammino insieme alle Associazioni dei pazienti che operano nell’ambito delle malattie del sangue. Favorire la corretta informazione, cercare di essere sempre più presenti laddove i pazienti esprimono delle necessità, è l’obiettivo della Società Italiana di Ematologia che ha dedicato ai pazienti ematologici il secondo evento nazionale con il convegno “SIE incontra i pazienti”, aperto dal Prof. Paolo Corradini, Presidente della SIE.

L’evento è l’occasione per SIE per confermare il suo essere a fianco delle Associazioni, per garantire un’informazione correEa e rigorosa ai pazien6, ai familiari, ai caregiver su patologie del sangue e novità terapeu6che, per collaborare a supporto dei mala6, a sostegno della ricerca scien6fica e per affrontare le numerose sfide del presente e del futuro in ambito ematologico, cooperando insieme. Insomma, la SIE vuole coesione e un dialogo più intenso tra ematologi e pazienti. “La SIE storicamente si era sempre occupata solo di attività educazionali per i medici e di promozione della ricerca scientifica in ematologia – dichiara il professor Paolo Corradini, Direttore della Divisione di Ematologia, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano Cattedra di Ematologia, Università di Milano e Presidente della SIE- Nel 2021 è nato il primo incontro della società scientifica con le associazioni dei pazienti che si occupano di patologie ematologiche. Non è casuale che sia stato il primo evento in presenza per la SIE dopo le prime terribili ondate della pandemia Covid-19. Infatti, la valanga di disinformazione che noi ematologi abbiamo sentito e letto nel tempo della pandemia e dell’arrivo dei primi vaccini, ci ha fatto comprendere che la corretta informazione ai pazienti non poteva arrivare solo dai talk shows e quindi abbiamo deciso di essere in prima linea nell’informazione nei confronti dei malati. AIL è stata da subito al nostro fianco ed abbiamo anche realizzato insieme alcuni webinar dedicati solo ai pazienti. L’obiettivo più ampio è quello di lavorare fianco a fianco con le diverse organizzazioni per portarle all’attenzione delle istituzioni”.

Numerose le adesioni al meeting, ampio il dibattito e tante le questioni sulle quali clinici e rappresentanti delle associazioni si sono confrontati. Il ruolo delle Associazioni ha segnato la prima sessione della giornata di incontro moderata da Paolo Corradini e da Giuseppe Toro, Presidente Nazionale AIL che ha fatto il punto sulle molteplici attività e servizi socio sanitari portati avanti a supporto dei malati ematologici e delle loro famiglie in tutta Italia (Case alloggio, cure domiciliari, trasporti, ecc.) e sul futuro dell’associazione, che intende mantenere fede alla sua vocazione solidaristica caratterizzata dal valore della gratuità volontaria e di sostegno alla ricerca scientifica con una particolare attenzione alla qualità della vita dei pazienti. L’AIL è decisa a operare in collaborazione con le società scientifiche affinchè la ricerca e l’assistenza siano sostenute dalle Istituzioni nazionali e regionali. AIL insieme alla Società Italiana di Ematologia chiede che ai pazienti in cura e a chi ha sconfitto la malattia siano garantiti pieni diritti sociali e lavorativi come il diritto all’oblio, la depenalizzazione dell’omessa informazione sulla malattia pregressa una volta superato quel periodo di tempo che consente di parlare di ‘assenza di malata’”.

L’inquinamento genera ansia e depressione: è allarme “climate change”

L’inquinamento genera ansia e depressione: è allarme “climate change”Bormio (SO), 13 apr. (askanews) – L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di problemi psichiatrici. Restare esposti a lungo a inquinanti presenti nell’aria come l’ozono o il particolato fa salire il pericolo di soffrire di ansia e depressione. Lo dimostrano studi recentissimi, a riprova di quanto l’inquinamento, che sia da smog o anche da rumore, ricopra un ruolo molto importante nello sviluppo di problemi psichiatrici. Di questo e della complessa interazione tra cambiamenti climatici e salute mentale si è parlato nel corso del convegno “Il cervello e i cambiamenti. Le sfide climatiche, ambientali, affettive e adattive” che si è aperto oggi a Bormio e che per tre giornate metterà a confronto oltre 50 tra i massimi esperti italiani della materia, espressione del mondo accademico, della ricerca e della pratica clinica. Obiettivo dell’evento è di offrire un momento di riflessione e approfondimento dei grandi cambiamenti cui stiamo assistendo e di quanto le profonde modifiche avvenute nella società, nella cultura e nella scienza abbiano impattato sulla pur straordinaria capacità di adattamento della nostra mente.

“Durante i lavori approfondiremo le correlazioni fra cambiamento socio-culturale e psicopatologia, fra ambiente e psicopatologia, i ‘nuovi disturbi’, ma anche come si sono modificate le espressioni psicopatologiche delle malattie psichiche. E naturalmente faremo il punto sulle nuove opportunità terapeutiche che il progredire delle conoscenze scientifiche ci consente oggi”, spiega Claudio Mencacci, presidente del convegno, direttore emerito di Neuroscienze al Fabetebenefratelli di Milano e Co-Presidente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf). “Sul cambiamento climatico il mondo continua a essere diviso tra catastrofisti e scettici – precisa Emi Bondi, direttore del dipartimento di salute mentale all’ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo e presidente della Società Italiana di Psichiatria (SIP) -. Ma da tempo ormai gli scienziati stanno rilevando gli effetti di questa evoluzione sulla salute dell’uomo. Innanzitutto non è affatto un falso mito, ma un mutamento in corso che non possiamo permetterci di sottovalutare, come dimostra il tema di questo convegno. Sappiamo che molti studi correlano alla depressione l’infiammazione da esposizione a sostanze tossiche nell’aria. Non solo: l’inquinamento è stato chiamato in causa anche per l’aumento dei disturbi del neurosviluppo tra i figli di donne esposte a inquinanti atmosferici, così come per l’incremento delle patologie degenerative cerebrali come l’Alzheimer. Per non dire del rumore: è stato dimostrato che l’inquinamento acustico può causare disturbi del sonno anche molto seri”. “Nel nostro Paese, negli ultimi sessant’anni, la temperatura media annua è aumentata di quasi un grado centigrado (0,8°), raggiungendo il suo picco nel 2016 – avverte Andreas Conca, direttore del Servizio Psichiatrico Comprensorio di Bolzano e docente all’Università di Innsbruck -. In un contesto simile, stiamo assistendo a un evidente impennarsi delle curve relative all’impatto sulla salute nelle sue diverse forme: dalle malattie infettive a quelle respiratorie, alla malnutrizione fino ai problemi di salute mentale. E proprio i disturbi psichiatrici, negli ultimi trent’anni, hanno fatto registrare il terzo più alto aumento in correlazione ai cambiamenti climatici”.

Il punto di partenza della discussione del congresso sono gli effetti dei processi di urbanizzazione e, più in generale, delle azioni dell’uomo. “Si tratta di fattori che hanno portato a un aumento significativo dei livelli di inquinamento, con conseguenze rilevanti sulla salute globale – spiega Alfonso Tortorella, ordinario di psichiatria all’Università degli studi di Perugia -. In particolare, l’inquinamento acustico ha dimostrato un’associazione con malattie cardiovascolari, metaboliche e respiratorie. Ma l’aspetto che più ha destato la nostra sorpresa e il nostro interesse, sono state le prove sempre più frequenti sul possibile ruolo dell’inquinamento nello sviluppo dei disturbi psichiatrici”. L’esempio più importante proviene da uno studio italiano pubblicato molto di recente su Epidemiology and Psychiatric Sciences, che ha dimostrato come uno dei principali inquinanti presenti nell’aria, cioè l’ozono, sia un potenziale fattore di rischio per la salute mentale: “Per due anni, dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2016, sono stati raccolti i dati relativi agli accessi ai servizi di emergenza psichiatrica degli ospedali generali di Perugia e Foligno, in Umbri, collegandoli con i livelli di inquinanti atmosferici – continua Tortorella -. L’osservazione dei 1860 casi complessivi di ricoveri in Pronto Soccorso per disturbi mentali (1461 dei quali a Perugia e 399 a Foligno) ha permesso di individuare proprio nell’ozono l’inquinante che poteva essere collegato al ricovero. Si può dunque affermare che questo inquinante possa essere considerato un potenziale fattore di rischio per la salute mentale e che l’esposizione all’ozono può essere associata a un aumento di ricoveri psichiatrici. Un risultato che conferma quanto riportato dalla letteratura esistente sul rapporto tra inquinamento atmosferico e salute mentale”.

Salute: obeso o in sovrappeso il 48% degli italiani

Salute: obeso o in sovrappeso il 48% degli italianiMilano, 13 apr. (askanews) – In Italia oltre il 48% della popolazione è obeso (più del 10%) o in sovrappeso (circa il 38%) e a livello europeo il nostro è tra i Paesi con la più bassa incidenza, mentre a Malta o in Irlanda oltre il 60% della popolazione è obesa e in sovrappeso. L’OMS ha messo in guardia l’Europa perché nel 2030 la situazione peggiorerà per quasi tutti gli Stati europei. Secondo quanto emerso dal convegno organizzato da WITHUB sul comparto socio-sanitario italiano ed europeo, ancor più preoccupante è la situazione dell’obesità infantile: in Europa, l’Italia è dove si registra il numero maggiore di bambini affetti da questa malattia. “Fotografare l’obesità infantile oggi per noi medici studiosi è molto importante perché un bambino obeso ha il 75-80% di probabilità di essere domani un adulto obeso. Questo porterà a un peso insostenibile per il Servizio Sanitario Nazionale”, ha detto il Prof. Michele Carruba, UNIMI e President of the Center for Study and Research on Obesity.

Già oggi il 35% dei cancri è imputabile all’obesità così come il 40% degli infarti; il 95% dei diabetici di tipo 2 (quello alimentare) è in sovrappeso od obeso. Il 64% di questi malati ha necessità di ospedalizzazione, la causa maggiore di spesa per un’azienda sanitaria. Il mangiare tanto e male inoltre riduce l’aspettativa di vita di 8 anni per l’uomo obeso e di 6 anni per la donna obesa; riduce anche gli anni di vita in salute, gli ultimi per intenderci, 18 anni di vita non in salute per l’uomo, ben 19 per la donna. L’aumento di questi numeri porterà a un severo tracollo della sanità italiana ed europea. Se non si agirà al più presto negli Usa per la prima volta la generazione di domani avrà un’aspettativa di vita più bassa rispetto a quella di oggi. L’Italia poi sta investendo nella sanità molto meno rispetto agli altri Paesi del G7: la spesa pubblica sanitaria tedesca, ad esempio, è più del doppio di quella italiana. “Occuparsi di salute significa fare attenzione a come e dove viviamo e alle scelte che compiamo ogni giorno – ha affermato il Presidente ISS Silvio Brusaferro -. L’attenzione a quello che si mangia, l’attività fisica praticata, l’evitare sostanze come fumo e droghe ci consente di mantenere una buona salute. Allo stesso modo bisogna prendersi cura dell’ambiente in cui si vive, perché anche questo determina la qualità della nostra vita”.

Ci sono due modi per cambiare rotta: il primo è investire sull’educazione alimentare nelle scuole. “Bisogna insegnare ai bambini come e quanto mangiare, fargli conoscere la dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell’umanità, con la piramide alimentare e con l’importanza delle giuste porzioni. A proposito di questo, come Centro Studi dell’Università di Milano proponiamo un’armonizzazione a livello europeo”, continua Carruba.

Donazione di organi, Schillaci: Italia generosa ma fare di più

Donazione di organi, Schillaci: Italia generosa ma fare di piùMilano, 13 apr. (askanews) – In Italia sono stati quasi 2 milioni i consensi alla donazione di organi raccolti nel 2022 al momento del rinnovo della carta d’identità ma è comunque “necessario che sempre più persone si rendano disponibili alla donazione”. E’ il messaggio lanciato dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel corso del suo intervento di apertura a un evento dedicato alla 26esima giornata nazionale per la donazione e il trapianto di organi e tessuto.

“Donare gli organi significa donare la vita, e l’Italia è estremamente generosa: grazie alla solidarietà biologica degli italiani, ogni anno è possibile effettuare quasi 4 mila trapianti di organi ma anche più di 20 mila trapianti di tessuto, circa 1000 trapianti di cellule staminali, e quasi 3 mln di trasfusioni per oltre 650 mila pazienti. Risultati particolarmente significativi, raggiunti grazie all’eccellenza del nostro sistema trapianti che si pone ai primo posti in Europa per qualità degli interventi e sicurezza dei processi”, ha evidenziato il ministro. “Senza donazione e senza solidarietà – ha aggiunto Schillaci – non può esserci alcun trapianto. C’è un Italia generosa che ogni giorno registra il proprio consenso a donazione organi durante rinnovo carta identità, ma i dati indicano quasi 900 mila no alla donazione degli organi, quasi il 32% in leggero peggioramento sul 2021”.

“Il nostro impegno deve sensibilizzare ulteriormente i cittadini perchè donare è un atto altruismo”, ha detto ancora il titolare del ministero della Salute assicurando che la “promozione della cultura della donazione sarà un impegno prioritario”.

Fnomceo: sanità integrativa non deve sostituire Servizo Sanitario

Fnomceo: sanità integrativa non deve sostituire Servizo SanitarioMilano, 13 apr. (askanews) – La sanità integrativa non deve entrare in concorrenza con quella pubblica ma, appunto, integrarla: è questo, in estrema sintesi, il senso di quanto affermato questa mattina dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, per voce del segretario Roberto Monaco, in audizione al Senato, di fronte alla decima Commissione Affari sociali, per l’Indagine conoscitiva sulle forme integrative di previdenza e assistenza sanitaria.

Attualmente la sanità integrativa rappresenta una spesa di 4,3 miliardi di euro a fronte di una spesa previsionale del Servizio Sanitario Nazionale per il 2022 di circa 124 miliardi di euro. La spesa diretta delle famiglie è di quasi 38 miliardi. “Riteniamo che quello della sanità integrativa sia un tema complesso – ha premesso Monaco – e anche molto sentito dalle professioni medica e odontoiatrica. Per avere una corretta visione della questione è necessario distinguere tra le prestazioni che devono essere garantite dal Servizio Sanitario Nazionale, e che sono i Livelli essenziali di assistenza, e le prestazioni che sono invece di pertinenza della sanità privata e che sono appunto prestazioni integrative. Si tratta di prestazioni diverse: per la sanità integrativa si parla appunto di prestazioni che ‘integrano’ e non di prestazioni essenziali.In altri termini, la sanità integrativa non deve entrare in concorrenza con quella pubblica, ma deve bensì integrarla.L’obiettivo è anche determinare un nuovo sistema di regole che garantisca l’intermediazione della spesa privata. Ciò significa individuare un soggetto terzo, che non può essere il mercato, da frapporre tra il cittadino utente ed il sistema di sanità integrativa, al fine di regolare tale rapporto, con regole chiare anche su tariffe e prestazioni”. “Non c’è alcuna preclusione – ha chiarito – rispetto al settore privato laddove contribuisca a rendere più sostenibile il sistema: bisogna che la sanità resti universalistica al fine di garantire a tutti i cittadini pari diritti di cura. Il Servizio Sanitario Nazionale sta, infatti, perdendo quote importanti di universalismo contraddicendo la sua funzione storica di strumento di coesione sociale e rimanendo esposto ad un contingentamento progressivo delle risorse che sta creando delle disuguaglianze territoriali socialmente inaccettabili”.

“Per concorrere all’obiettivo della massima tutela della salute – ha continuato – occorre potenziare e concentrare l’impegno nell’ambito delle prestazioni e dei servizi non previsti dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini per tramite delle regioni. L’obiettivo è quindi quello di garantire la tutela della salute ad un numero sempre maggiore di persone e a persone sempre più anziane: per raggiungerlo è necessario sviluppare un modello di sanità integrativa che sia di reale sostengo al sistema pubblico, che pur mantenendo un ruolo centrale in termini di universalità del servizio a tutti i cittadini, possa essere supportato allo stesso tempo nelle aree più critiche, quali assistenza domiciliare, cronicità, non autosufficienza e prevenzione e promozione della salute e stili di vita. Inoltre, le forme sanitarie integrative devono essere finalizzate al recupero e al contenimento delle liste di attesa, fenomeno che ad oggi costringe molti cittadini a ricorrere al privato, nonostante la maggioranza degli italiani abbia grande fiducia nel SSN”. Il nuovo modello di sanità integrativa, deve, quindi, fondarsi sul principio di mutualità, essendo in grado di garantire maggiore equità fra i cittadini e più elevati livelli di tutela sanitaria per tutti. Il welfare solidaristico finanziato con risorse private andrebbe quindi incoraggiato e inserito in un contesto organico e coerente, non è un privilegio riservato a pochi: è un’espressione concreta di sussidiarietà, è la via per rendere sostenibile il welfare negli anni a venire, affrontando l’avversa curva demografica. Dunque, oggi, si può sicuramente parlare di sanità integrativa, dopo però aver reso più efficiente la sanità pubblica. Quella integrativa, infatti, può essere utile nel momento in cui integra il SSN, ma diventa una cosa negativa se finisce per sostituirsi al Servizio sanitario pubblico, come di fatto purtroppo sta già accadendo”. “In relazione specificatamente alla professione odontoiatrica – ha sottolineato – si evidenzia la funzione che i fondi integrativi possono svolgere quali strumenti complementari nelle terapie e nella prevenzione odontoiatrica, rappresentando una opportunità ed una risposta al problema della sostenibilità del costo della terapia odontoiatrica per il singolo cittadino”. Critica, invece, la Fnomceo verso quelle regole che impediscono al cittadino di potersi avvalere del medico di sua scelta, pena la perdita del beneficio economico assicurativo.

“Si auspica i un intervento legislativo – ha concluso Monaco – volto a porre sullo stesso piano l’assistenza diretta e quella indiretta. In questo modo il paziente sarebbe libero di rivolgersi al medico di cui ha piena fiducia, certo di ricevere il livello di qualità delle prestazioni, in termini di assistenza medica, ritenuto più adeguato, conservando al contempo il beneficio assicurativo. È dunque indispensabile la definizione di regole e di organi di controllo delle attività e delle gestioni dei capitali dei Fondi integrativi per attivare sistemi di garanzia e di verifica indipendenti”.