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Tumori: benessere sessuale a rischio per oltre 6 donne su 10

Tumori: benessere sessuale a rischio per oltre 6 donne su 10Milano, 25 set. (askanews) – Il benessere sessuale è ancora oggi un argomento tabù in oncologia. Per pudore, i pazienti spesso non ne parlano, eppure l’impatto che un tumore e le terapie hanno sulla sfera intima può essere molto pesante, compromettendo la qualità di vita. Un problema sentito soprattutto dalle donne: oltre 6 su 10, dopo una neoplasia, vanno incontro a qualche forma di “disfunzione sessuale”. In più, mancano linee guida che indirizzino i clinici nella gestione della tossicità legata alle cure. Per affrontare il tema, a pochi giorni dal World Gynecologic Oncology Day, il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (Cnao), Fondazione Irccs Policlinico San Matteoe gli Istituti Clinici Scientifici Maugeri Irccs hanno organizzato il 25 settembre l’incontro “Cancro e benessere sessuale”. L’obiettivo è fornire a tutti i professionisti sanitari coinvolti nel percorso di diagnosi, cura e follow up e alle pazienti strumenti idonei a identificare e fronteggiare con successo le possibili problematiche sessuali indotte dai trattamenti oncologici.

“A seguito delle terapie oncologiche, la paziente si trova a relazionarsi con l’immagine di un corpo che visivamente cambia: cicatrici chirurgiche, variazioni di peso, perdita dei capelli, eritemi da radioterapia – spiega Amelia Barcellini, radioterapista oncologo del Cnao -. Esistono, però, anche altri effetti collaterali non visibili: menopausa precoce, infertilità, osteoporosi e ancora sindrome genito-urinaria,alterazione dell’elasticità vaginale, queste ultime condizionanti pesantemente la vita sessuale. Tutto questo si ripercuote inevitabilmente sulla psiche della paziente, sulla vita di coppia e di relazione, spesso alterandone gli equilibri. Pur essendoci strumenti che ci consentono di contrastare alcuni di questi sintomi,oggi la salute sessuale, soprattutto quella femminile, è ancora trascurata in ambito oncologico. Lo scopo del convegno è quello di offrire al personale sanitario gli strumenti idonei a riconoscere e gestire la tossicità sessuale e a superare l’imbarazzo di parlarne con le pazienti. Inoltre, nel pomeriggio sensibilizzeremo le pazienti e i partner sull’importanza di parlarne apertamente con il proprio medico o con il proprio psicologo”. Dopo la sessione scientifica, associazioni di volontariato e pazienti si sono confrontati in alcune tavole rotonde sul diritto al benessere psico-fisico durante e dopo una diagnosi di cancro, condividendo esperienze e idee per una presa in carico globale della donna con tumore. E’ stato inoltre possibile accedere gratuitamente a sedute di riabilitazione del pavimento pelvico e a colloquipsico-oncologici.

“Occorre abbattere il muro del silenzio. La gestione del problema attraverso team interdisciplinari dedicatiè la chiave per trovare soluzioni personalizzate per lasingola paziente – osserva Chiara Cassani, ginecologo oncologo dell’Irccs Policlinico San Matteo -. Ad esempio, oggi è quasi sempre possibile preservare la fertilità prima dell’inizio dei trattamenti, somministrare farmaci che proteggano le ovaie dagli effetti negativi della chemioterapia, offrire percorsi di riabilitazione prima e dopo i trattamenti chirurgici e radianti, utilizzare terapie locali o sistemiche per contrastare i sintomi legati all’atrofia vaginale e alla menopausa e sostenere le pazienti con l’aiuto di psicologi specializzati e terapisti sessuali. Non tutto però è sempre facilmente accessibile o previsto dai Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) ed è fondamentale che la ricerca scientifica lavori per cercare soluzioni sempre più efficaci”. “Si parla ancora poco nei nostri ambulatori di tossicità sessuale e di quanto le cure oncologiche interferiscano con la vita di coppia delle nostrepazienti – aggiunge Laura Locati, Professore Associato di Oncologia Medica all’Università di Pavia, Direttrice dell’Oncologia Medica presso gli Istituti Clinici Scientifici Maugeri -. La sopravvivenza dei malati oncologici è migliorata nel corso degli anni, per il tumore alla mammella, ad esempio, abbiamo un 88% di sopravviventi a 5 anni in base ai dati Airtum2022 e, se a questo aggiungiamo che il 41% dei nuovi casi di tumore alla mammella si verifica in giovani donne con età inferiore ai 50 anni, è evidente la necessità di una presa in carico multidisciplinare e olistica che accompagni le pazienti durante le cure e al termine delle stesse. La tossicità sessuale legata alle terapie oncologiche può avere un impatto deflagrante nella coppia per cui è importante incominciare a censire il fenomeno, a prevenirlo e ad occuparsene attivamente fin dall’inizio del percorso di cura”

Spazio anche al tema della prevenzione e della salute sessuale in una chiave “arcobaleno”: “Dai dati di letteratura recente – evidenzia ancora Barcellini – sappiamo infatti che i pazient* della comunità Lgbtqia+ lamentano disagio durante le visite cliniche, non sentendosi adeguatamente accolt* dal personale sanitario; pertanto, non accedono spesso ai programmi di screening. Questo può comportare diagnosi tardive di tumore. Inoltre,sulla salute sessuale post terapie oncologiche nella comunità Lgbtqia+ c’è un silenzio ancora più assordante”.

Infermieri, Nursind sarà voce Italia al Global Nurses United (GNU)

Infermieri, Nursind sarà voce Italia al Global Nurses United (GNU)Roma, 25 set. (askanews) – Il diritto e la difesa della salute come asset sempre più importante e strategico a livello mondiale, visto il rischio ormai ricorrente di virus e pandemie globali. Ma anche il confronto internazionale sui temi scientifici, tecnologici, organizzativi e professionali che riguardano gli infermieri. Temi che saranno al centro del congresso della Global Nurses United, la federazione che unisce i sindacati infermieristici di 35 Paesi, e sui quali pure l’Italia con il Nursind farà sentire la sua voce. Tutti i vertici del sindacato italiano saranno infatti a San Francisco (al Moscone Center), dal 4 all’8 ottobre, per partecipare ai lavori congressuali e festeggiare anche i 120 anni della California Nurses Association/National Nurses Organizing Committee (CNA/NNOC), la più grande sigla tra i sindacati Usa degli infermieri. “Il confronto con la Gnu va avanti ormai da quasi due anni e mezzo. Siamo orgogliosi di essere l’unico sindacato degli infermieri italiani a prendere parte ai lavori del loro congresso. Non a caso la nostra delegazione sarà composta da tutto il direttivo – sottolinea il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega -. Sarà un’occasione importante per confrontarsi con le realtà di altri Paesi, ma anche per fare massa critica sulle tante battaglie che ci uniscono. Il futuro dell’assistenza, l’impatto dell’intelligenza artificiale e la sfida della copertura universale delle cure, infatti, sono le questioni chiave più sentite a ogni latitudine”. Ma Bottega chiosa: “Da parte nostra, però, cercheremo in particolare un confronto sul tema della carenza di infermieri che in Italia ha ormai assunto i caratteri dell’emergenza e che quindi merita soluzioni tempestive e strutturali”.

Disturbi dell’alimentazione, una community per aiutare

Disturbi dell’alimentazione, una community per aiutareMilano, 25 set. (askanews) – Una community al fianco di chi soffre di disturbi dell’alimentazione. Animenta è un’associazione nata nel 2021 dall’idea di Aurora Caporossi, 25 anni, romana, con alle spalle un passato di anoressia nervosa e oggi vuole aiutare chi sta combattendo la sua stessa battaglia: ossia circa 3 milioni di persone in Italia, in gran parte adolescenti.

La community di Animenta ha più di 37mila utenti online e 300 volontari in tutta Italia. Grazie ai suoi canali di comunicazione ha supportato e accolto oltre 500 richieste di aiuto. A oggi ha ricevuto 21mila euro di donazioni con cui ha organizzato eventi divulgativi nelle scuole e reti territoriali locali di supporto. Collabora con le ASL territoriali, gli enti locali, partner specializzati nei disturbi alimentari e oltre 80 specialisti tra dietisti, psicologi ed educatori. “Ho deciso di fondare Animenta perché ho una storia da raccontare, che mi rende vicina a chi, come me, ha sofferto o soffre oggi di disturbi alimentari. Si tratta di malattie complesse che richiedono un linguaggio specifico. Ricordo benissimo il senso di disorientamento e di incomunicabilità che viene percepito da chi sta attraversando la malattia e non sa a chi rivolgersi. Questo, insieme alla mancanza di coordinamenti territoriali nella gestione delle cure e ai costi elevati che restano a carico delle famiglie, costrette spesso a rivolgersi a specialisti privati, mi ha portato a fondare Animenta. Il progetto risponde alla necessità di adeguare la sensibilizzazione al tema ai nuovi canali di comunicazione, usati dai più giovani, per riuscire davvero a dare voce a tutte le storie. Le parole curano”, ha spiegato la fondatrice e presidente Aurora Caporossi.

Animenta è un progetto che nasce con l’intenzione di promuovere una differente narrazione sui disturbi alimentari (DCA), andando al di là della visione generalmente comunicata dai media di ragazze adolescenti con disturbi restrittivi, per parlare invece di una patologia psichica complessa, che supera stereotipi di genere, provenienza geografica ed età, che porta a utilizzare il cibo e il peso per controllare e gestire le emozioni. Per farlo, Animenta punta soprattutto sul digitale: il portale web custodisce tante storie di chi ha affrontato la malattia e ha chiesto aiuto, per condividere testimonianze che possano incoraggiare chi ha bisogno di supporto. I social media, Facebook, Linkedin e in particolare Instagram, sono i canali privilegiati da Animenta, che qui incontra la sua community, composta da più di 37mila followers, per diffondere una corretta informazione, creare occasioni di ascolto e condivisione e raggiungere anche i soggetti più giovani.

Dsa e Bes: seminario al Mario Negri per i dieci anni di RIDInet

Dsa e Bes: seminario al Mario Negri per i dieci anni di RIDInetMilano, 25 set. (askanews) – Un seminario di studi per celebrare i 10 anni di attività di RIDInet, la piattaforma per la teleriabilitazione integrata di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e di altri Bisogni Educativi Speciali (BES) che fa capo Anastasis Società Cooperativa. L’appuntamento è per il 21 ottobre, 10 alle 17, al Centro Congressi Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, in via M.Negri 2, Milano.

La partecipazione è gratuita – ma bisogna iscriversi entro il 29 settembre – e prevede il rilascio di crediti ECM. Altre informazioni su https://www.anastasis.it/eventi/ridinet-10-anni-di-teleriabilitazione-dsa-e-bes/ Negli ultimi 10 anni si osserva un trend in crescita della diffusione dei disturbi nell’area del neurosviluppo. I dati della Direzione Generale per i Sistemi Informativi e la Statistica del Ministero dell’Istruzione indicano un aumento del 4,9% dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA); del 3-4% dei Disturbi dell’attenzione e iperattività (ADHD); del 2,5-7% del Funzionamento Intellettivo Limite (FIL); e del 0,8-1% dello Spettro Autistico (ASD).

Si rileva inoltre che le certificazioni di dislessia sono aumentate da circa 94 mila a oltre 198 mila, le certificazioni di disgrafia da 30 mila a 99,8 mila unità. Anche il numero di alunni con disortografia sono aumentati notevolmente, passando da circa 37 mila a 117,8 mila e gli alunni con discalculia da 33 mila a 108 mila.  Un’area, quella dei DSA e dei BES, che va dunque progressivamente allargandosi e che intensifica la riflessione con chi si occupa di servizi riabilitativi.   In questo contesto la riabilitazione a distanza assume un ruolo centrale rendendo possibile una maggiore frequenza ed intensità del lavoro di stimolazione da svolgere, e riducendo il carico su clinici (in termini di tempo) e famiglie (spostamento e onere economico). In questo contesto il seminario intende essere un luogo di incontro, di scambio di punti di vista e di aggiornamento, indagherà lo stato dell’arte della riabilitazione dei disturbi specifici dell’apprendimento e del linguaggio attraverso gli interventi di alcuni tra i più autorevoli esperti del settore. 

RIDInet riveste da dieci anni, nell’ambito della teleriabilitazione in Italia, un ruolo di assoluta importanza, rappresentando un’esperienza unica nel nostro Paese e nel contesto europeo. La piattaforma prevede un sistema che integra le sessioni di lavoro che bambini e ragazzi svolgono in studio con il clinico a quelle che svolgono a casa con la famiglia. Si rende così possibile una maggiore frequenza ed intensità del lavoro di stimolazione, rispondendo in modo puntuale alle raccomandazioni scaturite dalle Conferenze di Consenso (AID 2007, PARCC 2011 e ISS 2011). Durante l’evento verrà presentato il libro “Teleriabilitazione: l’esperienza decennale di RIDInet con i Disturbi Specifici dell’Apprendimento e i Bisogni Educativi Speciali”, a cura di Agnese Capodieci e Andrea Frascari, una collettanea a più voci che, a partire dalla storia decennale di RIDInet, propone e approfondisce un modello di intervento per la presa in carico di DSA e BES basato su tecnologia, pluralità, alleanze, dialogo, ricerca ed efficacia.

Nel volume si alternano riflessioni e punti di vista diversi, sia di carattere teorico che pratico, come quello di Chiara Pecini che illustra i principi di base della teleriabilitazione e come questa possa rappresentare una risposta efficace rispetto alle crescenti esigenze di intervento riabilitativo in particolare in relazione ai DSA e ai BES, o l’esperienza decennale di utilizzo di RIDInet da parte di Claudio Vio nella NPIA di San Donà di Piave (che in dieci anni ha preso in carico oltre 1.700 ragazzi con DSA e altri BES) o ancora le indicazioni di Pierluigi Zoccolotti sulla stesura di un progetto di intervento che tenga conto della comorbidità. Ma il libro mette insieme anche il vissuto di bambini e famiglie, soggetti attivi di un’alleanza indispensabile per il percorso con RIDInet e restituisce la voce autorevole del Comitato Scientifico. Il libro, che presenta un approccio innovativo ed efficace al trattamento, si rivolge in particolare a psicologi, logopedisti e neuropsichiatri infantili che, in centri pubblici o privati, hanno in carico bambini con DSA e BES. Tra i temi del convegno, la presentazione di TeleFE (https://www.telefe.it/), nuova piattaforma web per la tele-valutazionemultidimensionale delle Funzioni Esecutive (FE) in età evolutiva: dai 6 ai 13 anni. Gian Marco Marzocchi, professore Associato di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso l’Università di Milano Bicocca, e Chiara Pecini, professore Associato in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, Università di Firenze, interverranno condividendo una panoramica sullo sviluppo presente e futuro della “Televalutazione e Teleriabilitazione nei disturbi del neurosviluppo”, quadro all’interno del quale si colloca TeleFE.  Attivo dallo scorso 15 maggio, TeleFE è uno strumento progettato e realizzato da un sottogruppo del GRIFE – Gruppo di Ricerca sulle Funzioni Esecutive – in collaborazione con Anastasis.  

Tumori e CAR-T, la rivoluzione dei “farmaci viventi”

Tumori e CAR-T, la rivoluzione dei “farmaci viventi”Roma, 22 set. (askanews) – Possiamo considerarli veri e propri “farmaci viventi”. I linfociti T sono cellule del sistema immunitario. I ricercatori sono oggi capaci di “istruirli” contro i tumori tramite tecniche di ingegneria genetica. Le famose CAR-T sono infatti ormai una realtà: ad oggi si contano già sei farmaci approvati e più di 1400 studi clinici registrati nel mondo. A discutere di questa nuova frontiera dell’immunoterapia sono oltre mille scienziati che partecipano al CICON23 (International Cancer Immunotherapy Conference), evento organizzato dal Network Italiano per la Bioterapia e l’Immunoterapia dei Tumori (NIBIT) che si chiude domani a Milano. La conferenza offre uno spaccato unico sulle realtà accademiche e industriali impegnate nello sviluppo di nuove terapie volte ad eliminare selettivamente le cellule impazzite.

“Il nostro sistema immunitario si è evoluto per imparare a riconoscere agenti infettivi come virus e batteri, ed è capace di riconoscere anche ‘cellule tumorali impazzite’ e spesso di eliminarle prima ancora che si sviluppi un vero e proprio tumore. In alcuni casi però, il tumore si nasconde o spegne le risposte immunitarie, sfuggendo al controllo e prendendo il sopravvento. Da qui l’idea di provare ad amplificare i meccanismi naturali delle cellule del sistema immunitario”, spiega Anna Mondino, responsabile dalla Unità di attivazione linfocitaria presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele. Aggiunge Giulia Casorati, responsabile dell’Unità di immunologia sperimentale presso lo stesso istituto: “Ad oggi, si possono ottenere linfociti anti-tumorali direttamente dai tumori dei pazienti (linfociti infiltranti i tumori), o generarli in laboratorio tramite ingegneria genetica. Abbiamo infatti imparato a modificare geneticamente cellule del sistema immunitario del paziente con molecole naturali (come il recettore delle cellule T, TCR), o sintetiche (come il recettore antigenico chimerico, CAR) che le guidano a riconoscere ed uccidere le cellule tumorali”. Una strategia studiata da Chiara Bonini, oggi professore ordinario di Ematologia all’Università Vita-Salute San Raffaele, che già da studentessa nel gruppo diretto da Claudio Bordignon pubblicò nel 1997 su Science il primo lavoro di ingegneria genetica dei linfociti. “Sappiamo oggi come accendere e spegnere molecole che possono rispettivamente attivare o inibire i linfociti e abbiamo nuove metodologie sempre più efficaci e sicure per modificare geneticamente le cellule dei pazienti – spiega la scienziata -. I risultati sono entusiasmanti. La terapia con CAR-T ha ottenuto una risposta completa in una elevata percentuale di pazienti nel trattamento di alcune neoplasie ematologiche. Sappiamo però che i pazienti possono avere ricadute cliniche perché il tumore impara a sfuggire alla terapia”.

Inoltre, il trattamento dei tumori solidi rappresenta ostacoli aggiuntivi. “Stiamo dotando le CAR-T di nuove armi contro il neuroblastoma, una malattia, ad oggi senza una vera alternativa terapeutica”, commenta Gianpietro Dotti, ricercatore italiano ora al Lineberger Comprehensive Cancer Center dell’Università del North Carolina negli Stati Uniti.

Sanità, Cartabellotta (Gimbe): grave crisi di sostenibilità del Ssn

Sanità, Cartabellotta (Gimbe): grave crisi di sostenibilità del SsnMilano, 22 set. (askanews) – “Siamo di fronte a una grave crisi di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, con conseguenze tangibili sulla vita degli italiani, i quali non riescono spesso a prenotare un esame o un intervento chirurgico, costretti quindi a ricorrere al privato. È evidente che la politica deve fare delle scelte importanti, soprattutto rispetto al finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, visto che abbiamo un gap enorme rispetto alla media dei Paesi europei o dell’Ocse”. Lo ha detto Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, intervenendo alla due giorni “Crea! L’Italia che faremo”, in programma oggi e domani a Iseo, nel Bresciano.

“Va anche rilevato che l’esigibilità dei livelli essenziali d’assistenza in Italia oggi è sostanzialmente caratterizzata da una profonda frattura tra Nord e Sud e noi, come Fondazione Gimbe, abbiamo chiesto di espungere la Sanità dalla legge sul regionalismo differenziato – ha aggiunto il presidente della Fondazione Gimbe – Infine bisogna tenere alta l’attenzione sul Pnrr perché di fatto non può essere la stampella del Servizio Sanitario Nazionale, la politica deve crederci, deve utilizzare al meglio queste risorse, ma le recenti rimodulazioni richieste dal governo sembrano in qualche maniera voler smontare l’impianto originale”, ha concluso Cartabellotta.

Malattie rare, UNIAMO a Expo Aid: promuovere approccio olistico alla salute

Malattie rare, UNIAMO a Expo Aid: promuovere approccio olistico alla saluteRoma, 22 set. (askanews) – Al Palacongressi di Rimini si sta svolgendo EXPO AID 2023, la prima edizione dell’evento nazionale dedicato alle persone con disabilità, che coinvolge il mondo del Terzo Settore e dell’associazionismo italiano. Alla due giorni voluta dal Ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, è presente anche UNIAMO: nello stand allestito nell’area espositiva – visitato anche dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che è stata invitata per la prossima edizione della Giornata Malattie Rare – la Federazione Italiana Malattie Rare ed alcune delle Associazione Federate stanno presentando iniziative e progetti messi in campo per migliorare la qualità della vita delle persone con malattia rara, dei loro familiari e caregiver, e per tutelare e difendere i loro diritti, a cominciare da quello alla salute.

UNIAMO è stata protagonista anche nel seminario “Salute e benessere”, uno dei sei incontri organizzati per declinare il tema dell’evento “Io, Persona al centro” che hanno contato oltre 2300 partecipanti. Nel suo intervento la Presidente, Annalisa Scopinaro, ha evidenziato l’importanza della rete delle famiglie a supporto della ricerca e della risposta ai bisogni di salute: “Negli ultimi anni abbiamo raggiunto risultati importanti grazie al fatto di essere uniti, ma restano molti i problemi per le persone con malattia rara, nella maggioranza dei casi anche persone con disabilità: ritardi diagnostici, limitata conoscenza delle patologie, terapie insufficienti, poca sensibilità verso le malattie cosiddette invisibili, difficoltà di riconoscimento, diritti negati, scarsa integrazione sociosanitaria. Come indicato dal Ministro Locatelli, serve rafforzare ancora di più la collaborazione tra tutti gli attori del sistema, promuovendo un approccio olistico alla salute, con la persona sempre al centro e protagonista di tutti i processi”. Fondamentale, quindi, il ruolo delle Associazioni delle persone con malattia rara nell’essere il primo punto di riferimento per le famiglie che impattano con la diagnosi e nel raccogliere la voce e i bisogni dei singoli pazienti. La Federazione nasce per unire queste voci, rendere i bisogni trasversali e tradurli in istanze comuni. Allo stand numero 27 di UNIAMO sono presenti con i loro progetti di inclusione e innovazione: Fondazione Alessandra Bisceglia Viva Ale, Butterfly APS, Federazione Italiana Prader-Willi, Aidel22, ACAR Aps, Amour Onlus, Aima-Child APS, AIMFT odv,, ALMA Onlus e PKS Italia Aps.

Tumori seno, Mic e Komen: i capolavori italiani indossano la prevenzione

Tumori seno, Mic e Komen: i capolavori italiani indossano la prevenzioneRoma, 21 set. (askanews) – In occasione del Mese Internazionale della Prevenzione dei Tumori del Seno, il Ministero della Cultura e Komen Italia uniscono nuovamente le forze per la tutela della salute femminile dando vita a importanti iniziative di informazione e sensibilizzazione, utili a tenere alta l’attenzione sui tumori del seno. Con oltre 56.000 nuovi casi l’anno solo in Italia, i tumori del seno rappresentano le neoplasie più frequenti nel sesso femminile. L’incidenza è in continuo aumento e si stima che entro il 2025, nel mondo, si ammaleranno quasi 6 milioni di donne. Sebbene si tratti di tumori altamente curabili, restano comunque al primo posto tra le cause di morte per cancro nella popolazione femminile mondiale. La prevenzione può fare la differenza: con la prevenzione primaria si potrebbe ridurre di un terzo l’incidenza dei tumori del seno e con la diagnosi precoce (prevenzione secondaria) le percentuali di guarigione possono superare il 90%, con cure meno invasive. Proprio per questo Komen Italia è da sempre in prima linea nella diffusione della cultura della prevenzione e ha investito oltre 26 milioni di Euro per avviare più di 1500 nuovi progetti di tutela della salute femminile su tutto il territorio nazionale. Da anni questo impegno è condiviso dal Ministero della Cultura che ha realizzato con Komen la campagna “La Prevenzione è il nostro Capolavoro” per legare insieme i temi dell’arte e della cura. Grazie al MIC, la Campagna ha avuto ogni anno come protagonista un’opera d’arte diversa: la Venere di Botticelli, la Fornarina di Raffaello, il Ritratto di Fanciulla di Luca della Robbia e quest’anno la Venere Callipigia, scultura marmorea del II secolo esposta al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Nel prossimo mese di ottobre, il MIC offrirà nuovamente l’accesso gratuito a molti musei statali (in allegato la lista) a coloro che sceglieranno di sostenere le attività di Komen Italia con una donazione sul sito www.prevenzione.komen.it La prestigiosa campagna istituzionale, che quest’anno proseguirà fino a maggio 2024 per celebrare al meglio la 25esima edizione della Race for the Cure di Roma, prevede anche l’illuminazione in rosa di decine di monumenti italiani, in una staffetta di sensibilizzazione che si estenderà progressivamente su tutto il territorio nazionale: si inizierà dal Colosseo che, grazie anche alla sensibilità di Acea, vestirà simbolicamente il Ribbon Rosa nella notte tra il 21 e 22 settembre, per proseguire con l’illuminazione in rosa della Galleria Borghese per tutto il mese di ottobre e poi, ogni mese, di altri prestigiosi luoghi di cultura tra cui la Reggia di Caserta. Lucia Borgonzoni, Sottosegretario alla Cultura: “L’arte come strumento per veicolare ed amplificare campagne di sensibilizzazione su tematiche importantissime come quelle legate alla prevenzione e alla ricerca. Dai luoghi della cultura un messaggio sulla rilevanza della diagnosi precoce. Il Ministero della Cultura anche quest’anno è in prima linea per la tutela della salute femminile, al fianco di Komen Italia per contribuire alla promozione della salute e del benessere delle donne”. Oltre a rafforzare la preziosa sinergia con il MIC, nel mese di ottobre Komen Italia svolgerà nuovi eventi e progetti con altri partner istituzionali. Si intensificheranno infatti le attività della Carovana della Prevenzione, il Programma Nazionale Itinerante di Promozione della Salute Femminile ideato in collaborazione con la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.

Tumori: dieta ricca di fibre “potenzia” la risposta immunitaria

Tumori: dieta ricca di fibre “potenzia” la risposta immunitariaRoma, 21 set. (askanews) – Mele, pere, prugne e kiwi; ma anche noci, pistacchi e arachidi; fagioli, ceci, lenticchie; carote, melanzane, carciofi; cereali e addirittura il cioccolato fondente: sono tutti alimenti ricchi di fibre in grado di “nutrire” il nostro microbioma – l’insieme dei microrganismi che ognuno di noi ospita nel proprio intestino – e di conseguenza possono aumentare l’efficacia dell’immunoterapia. Sono infatti sempre più numerose le evidenze scientifiche secondo le quali quello che mettiamo in tavola può influire in modo significativo sulla risposta dell’organismo ai trattamenti antitumorali, compresa l’immunoterapia. In particolare, numerosi studi in corso in tutto il mondo mostrano un legame tra una dieta ricca di fibre e una maggiore efficacia dell’immunoterapia. Entro il prossimo anno, è in programma al San Raffaele di Milano un nuovo trial clinico che prevede la somministrazione di una dieta controllata ricca di fibre nei pazienti con mieloma indolente. Sono inoltre in corso ricerche sui trapianti fecali e studi che hanno come obiettivo quello di confermare i potenti effetti che gli acidi grassi esercitano sulla risposta immunitaria contro i tumori. A fare il punto sulle ultime novità sulla immunoterapia dei tumori e su come questa possa essere modulata dal microbioma intestinale sono oltre mille scienziati arrivati da oltre 38 nazioni del mondo al CICON23 International Cancer Immunotherapy Conference (cancerimmunotherapyconference.org), evento organizzato da società scientifiche internazionali insieme al Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori (NIBIT) e in corso a Milano fino al 23 settembre.

“L’immunoterapia ha rivoluzionato la cura di molti tumori – spiega Pier Francesco Ferrucci, direttore dell’Unità di Bioterapia dei Tumori presso l’istituto Europeo di Oncologia e presidente del Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori (NIBIT, nibit.org) -. Tuttavia, non tutti i pazienti rispondono allo stesso modo. Da qui l’ipotesi, che ormai è diventata una certezza, che la composizione del microbioma intestinale di un paziente influenzi il successo del trattamento immunoterapico. In sostanza, i pazienti che ospitano determinati batteri intestinali sembrano rispondere meglio all’immunoterapia rispetto ai pazienti che ne sono privi”. Ancora più sorprendente l’ipotesi, basata su recenti evidenze scientifiche, che somministrare ai pazienti una dieta ricca di fibre potrebbe aumentare le probabilità che il trattamento contro il cancro sia più efficace. “Che il microbioma sia una parte cruciale del nostro sistema immunitario lo sappiamo ormai da tempo – aggiunge Vincenzo Bronte, direttore scientifico dell’Istituto Oncologico Veneto e next-president di NIBIT -. Secondo alcune stime, oltre il 60% delle cellule immunitarie del nostro corpo risiedono nell’intestino. Ma solo di recente abbiamo accumulato sufficienti evidenze secondo le quali questi microbi possono essere ‘modificati’ per influenzare positivamente l’esito dei trattamenti contro il cancro, compresa l’immunoterapia”.

Alcuni gruppi di ricerca stanno cercando di superare la resistenza all’immunoterapia effettuando trapianti fecali: i microbi intestinali “buoni” vengono prelevati da campioni di feci di pazienti che hanno risposto bene ai farmaci per poi essere trapiantati tramite colonscopia a un altro paziente. Un’altra strada è quella di disegnare diete ad hoc, ricche di fibre, in grado di modificare il microbiota in modo da renderlo “alleato” dell’immunoterapia. “A questo proposito stiamo pianificando un trial clinico su pazienti affetti da mieloma indolente – afferma Matteo Bellone, responsabile dell’Unità di Immunologia Cellulare presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano , tra gli organizzatori di CICON23 -. Ai pazienti proporremo una dieta controllata ricca di fibre con l’obiettivo di comprenderne gli effetti, non solo sulla composizione del microbioma intestinale, ma anche sulle modificazioni metaboliche dell’organismo, sul decorso e sulla prognosi della malattia”.

Individuati nuovi biomarcatori per diagnosi carcinoma midollare tiroide

Individuati nuovi biomarcatori per diagnosi carcinoma midollare tiroideRoma, 21 set. (askanews) – Un nuovo studio coordinato dalla Sapienza Università di Roma ha utilizzato una tecnologia innovativa, non invasiva ed economica per identificare caratteristiche molecolari peculiari di questa neoplasia. I risultati dello studio, pubblicati su Biomarker Research, possono migliorare la diagnosi e la prognosi dei pazienti

Il carcinoma midollare della tiroide è un tumore la cui diagnosi, a oggi, si basa sul riscontro di alti livelli di calcitonina, ormone prodotto dalle cellule C della tiroide da cui origina il tumore, in pazienti con nodulo tiroideo rilevato mediante esame ecografico. Tuttavia, alti livelli di calcitonina non sono specifici di tale neoplasia e possono essere dunque riscontrati anche in pazienti non affetti da questo tipo di tumore. Inoltre, i livelli di tale ormone, in presenza di neoplasia, non sempre correlano con l’estensione del tumore stesso. Pertanto, la ricerca biomedica sta facendo grossi sforzi per migliorare la diagnosi e di conseguenza la prognosi dei pazienti. In questo contesto, il gruppo di ricerca coordinato da Elisabetta Ferretti e Agnese Po della Sapienza di Roma ha utilizzato una tecnologia innovativa e al tempo stesso relativamente economica per identificare nuove caratteristiche molecolari nel DNA circolante presente nel sangue di pazienti affetti da carcinoma midollare della tiroide. Lo studio, nato dalla collaborazione di tre dipartimenti della Sapienza e importanti enti nazionali come l’Università di Siena, l’Università di Pisa, l’Università di Cagliari e l’Istituto Pascale di Napoli, è stato pubblicato sulla rivista Biomarker Research del gruppo Nature.

“Da alcuni anni il DNA circolante nel sangue dei pazienti oncologici viene analizzato alla ricerca di mutazioni presenti nelle cellule tumorali. Tuttavia, il numero di diverse mutazioni che possono essere presenti è molto elevato e le indagini possono mancare la diagnosi poiché cercano la molecola sbagliata – spiega Agnese Po. Ci sono altre caratteristiche del DNA circolante che possono essere sfruttate per identificare una patologia, e tra queste abbiamo analizzato la metilazione e la frammentazione, che sono legate al fenotipo e al comportamento delle cellule”. Raccogliendo campioni di biopsia liquida di pazienti affetti da carcinoma midollare della tiroide al momento della diagnosi per estrarre il DNA circolante (o cell-free DNA) è infatti possibile integrare le indagini che già si eseguono, migliorando il livello di caratterizzazione del paziente.

“Per queste analisi abbiamo utilizzato una tecnologia altamente specifica come la PCR digitale o droplet digital PCR – afferma Elisabetta Ferretti – che permette una risoluzione fino alla singola molecola di DNA”. “Questi risultati – concludono Anna Citarella e Zein Mersini Besharat, prime autrici dello studio e ricercatrici presso il Dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza – gettano le basi per l’aggiunta di nuovi biomarcatori non invasivi, utili per la diagnosi e gestione del paziente affetto da carcinoma midollare della tiroide nell’ambito della medicina di precisione”.

Inoltre questi risultati aprono la strada alla ricerca di nuovi biomarcatori circolanti anche per altre tipologie di tumore, dove la ricerca di biomarcatori diagnostici e prognostici specifici e sensibili è un’importante esigenza medica.