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Pnrr, Scuttari (CoDAU): per raggiungere meta 2026, cambiare approccio

Pnrr, Scuttari (CoDAU): per raggiungere meta 2026, cambiare approccioRoma, 17 apr. (askanews) – In occasione dell’evento annuale dedicato ai Gruppi di Lavoro CoDAU su Ricerca e Terza Missione, svoltosi presso l’Università Europea, il Presidente del CoDAU (Convegno dei Direttori Generali delle Amministrazioni Universitarie) Alberto Scuttari è intervenuto su diversi temi centrali per il futuro delle Università italiane e sulle sfide attuali nella gestione dei fondi PNRR. In particolare Scuttari ha sottolineato la centralità del ruolo del management per raggiungere i risultati che sono attesi dagli Atenei e dagli altri enti di partecipazione pubblico-privata che sono veicolo del PNRR. “I progetti PNRR che le università stanno portando avanti e che valgono un sesto del PNRR, dovranno concludersi entro il 2026 producendo un impatto positivo per l’intero Paese dal punto di vista della crescita scientifico-tecnologica – ha affermato Scuttari – e questo richiede che le amministrazioni universitarie privilegino l’efficacia rispetto al mero rispetto della procedura, all’interno di un contesto di regole che va tuttavia ancora semplificato. Un salto quantico che è una grande opportunità che deve essere raccolta. Il rinforzo del potenziale della ricerca, con nuove attrezzature e nuovi ricercatori, deve essere accompagnato da una parallela crescita qualitativa e quantitativa delle risorse amministrative, tecniche e manageriali, per dare fiato e durevolezza ai progetti. Vanno anche sfoltiti quei passaggi multipli tesi al controllo meramente formale, eliminati i vincoli nell’attrazione e valorizzazione delle persone e trovate efficaci forme di comunicazione ai portatori di interesse circa l’impatto delle attività finanziate”.

Scuttari ha quindi insistito sulla necessità che il CCNL di comparto attualmente in discussione incorpori strumenti organizzativi e gestionali che permettano agli atenei di affrontare queste sfide.

Juice, Sapienza alla guida dello strumento di radioscienza 3GM

Juice, Sapienza alla guida dello strumento di radioscienza 3GMMilano, 14 apr. (askanews) – La missione dell’Esa, sfociata nel lancio in orbita della sonda JUICE (Jupiter Icy Moon Explorer) che raggiungerà Giove nel 2031, vede un’importante partecipazione dell’Italia attraverso l’Agenzia spaziale italiana (Asi) e diversi enti e università tra i quali Sapienza Università di Roma, che hanno partecipato alla realizzazione di 3 strumenti: lo strumento di radioscienza e geofisica 3GM, il radar RIME, la camera JANUS.

3GM (Gravity and Geophysics of Jupiter and the Galilean Moons), guidato da Luciano Iess, del Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale della Sapienza, comprende un transponder in banda Ka e un oscillatore ultrastabile (USO), realizzato dall’Agenzia Spaziale Israeliana (ISA). Questo insieme di strumenti sarà utilizzato per misurare il campo di gravità e la struttura profonda delle lune ghiacciate, per determinare l’estensione dell’oceano interno di Ganimede e per studiare l’atmosfera di Giove. La strumentazione di 3GM comprende anche un accelerometro ad alta precisione (HAA), necessario per calibrare i disturbi dinamici interni del satellite, in particolare dovuti al movimento del propellente nei serbatoi. RIME (Radar for Icy Moon Exploration), radar sottosuperficiale ottimizzato per penetrare la superficie ghiacciata dei satelliti galileiani fin alla profondità di 9 km con una risoluzione verticale fino a 30 m.Il radar RIME è frutto di una collaborazione tra l’Università di Trento e il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA. JANUS (Jovis, Amorum ac Natorum Undique Scrutator) è una camera ottica per studiare la morfologia e i processi globali regionali e locali sulle lune e per eseguire la mappatura delle nubi di Giove. Importante, inoltre, il coinvolgimento italiano per quanto riguarda la testa ottica dello strumento MAJIS (Moons and Jupiter Imaging Spectrometer), uno spettrometro iper-spettrale a immagine per osservare le caratteristiche e le specie minori della troposfera di Giove nonché per la caratterizzazione dei ghiacci e dei minerali sulle lune ghiacciate. Ai team scientifici dei quattro strumenti finanziati dall’Asi partecipano molte università e istituti di ricerca italiani e stranieri. I Principal Investigator di 3GM, RIME e JANUS appartengono rispettivamente a Sapienza Università di Roma, all’Università di Trento e all’Inaf – Istituto Nazionale di Astrofisica, a cui appartiene anche il Co-Principal Investigator di MAJIS.

La missione Juice dell’Esa in viaggio verso Giove e le sue lune

La missione Juice dell’Esa in viaggio verso Giove e le sue luneRoma, 14 apr. (askanews) – La missione dell’Agenzia spaziale europea Juice ha iniziato il suo lungo viaggio verso Giove e le sue lune Callisto, Europa e Ganimede. Il secondo tentativo di lancio – dopo lo stop arrivato ieri per condizioni meteo avverse con pericolo di fulmini – è andato oggi a buon fine. Il razzo Ariane 5 con a bordo la sonda europea è partito come previsto alle 14.14 ora italiana dalla base di Kourou in Guyana francese. E’ iniziato dunque il viaggio di Juice (Jupiter Icy Moons Explorer) che impiegherà circa 8 anni per raggiungere, nel luglio 2031, il gigante gassoso – distante oltre 600 milioni di chilometri dalla Terra – dopo aver effettuato flyby con Venere, con la Terra e con il sistema Terra-Luna una manovra quest’ultima che consentirà un risparmio significativo di propellente. La sonda trascorrerà molti mesi intorno a Giove completando sorvoli ravvicinati di Europa, Ganimede e Callisto ed effettuando un tour orbitale di Ganimede la più grande delle tre Lune, considerata quasi un nano-pianeta con caratteristiche molto particolari come la presenza di una sottile atmosfera ricca di ossigeno, oceani sotterranei che potrebbero potenzialmente ospitare forme di vita, ed è l’unica luna del Sistema Solare ad avere un proprio campo magnetico. La missione scientifica di Juice inizierà 6 mesi prima dell’arrivo a Giove e l’Esa si aspetta che le prime immagini interessanti potranno arrivare nel febbraio 2032 dopo il primo flyby di Ganimede e il primo passaggio ravvicinato al pianeta. L’obiettivo della missione – che ha una durata nominale di 4 anni ed è stata selezionata nel 2012 come prima missione di classe Large del programma Cosmic Vision- è lo studio delle lune ghiacciate dotate di oceani di acqua per capire se possa esserci o esserci stata in passato vita sul sistema gioviano. La comunità scientifica si aspetta importanti informazioni sul sistema gioviano per poter formulare teorie sempre più precise riguardo alle condizioni di formazione dei pianeti e delle loro lune, e per lo studio di ambienti in grado di ospitare la vita. Juice vede una forte partecipazione del nostro Paese che sotto l’egida dell’Agenzia spaziale italiana ha imbarcato sulla navicella tanta scienza e tecnologia, frutto del lavoro di enti, università e industrie italiane. Dei 10 strumenti a bordo tre – la camera ottica JANUS, il radar RIME, lo strumento di radio scienza 3GM – sono sotto la guida dell’Italia (e la metà sotto la responsabilità dell’Inaf) con principal investigator, rispettivamente, Pasquale Palumbo dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope, Lorenzo Bruzzone dell’Università degli Studi di Trento e Luciano Iess della Sapienza di Roma; e uno, lo spettrometro MAJIS, frutto di un accordo bilaterale tra l’Asi e l’agenzia spaziale francese Cnes, è sotto la responsabilità francese ma ha come co-principal investigator Giuseppe Piccioni dell’Inaf di Roma. La realizzazione degli strumenti ha visto il coinvolgimento dell’industria nazionale. La camera multispettrale ad alta risoluzione JANUS e la testa ottica di MAJIS sono state realizzate da Leonardo, mentre il radar RIME e lo strumento 3GM sono stati realizzati da Thales Alenia Space (joint venture tra Thales 67% e Leonardo 33%) in Italia. Leonardo ha anche fornito i pannelli solari di JUICE, i più grandi mai realizzati per una missione interplanetaria, con una superficie di 85 metri quadrati, per fornire la potenza elettrica necessaria a una distanza di oltre 750 milioni di km dal Sole dove le temperature raggiungono i -230°C. La generazione costante di energia elettrica è un requisito indispensabile, senza il quale la missione non potrebbe perseguire gli obiettivi scientifici. Strumenti preziosi affidati a un veicolo spaziale attrezzato per affrontare durante il suo lungo viaggio condizioni estreme: temperature superiori a 250°C durante i sorvoli ravvicinati di Venere che scendono drasticamente a -230°C in prossimità di Giove; scarsità di luce, 25 volte più debole che sulla Terra; forti radiazioni. A bordo di Juice anche un omaggio a Galileo che, per primo, nel 1610 osservò con un telescopio Giove e le sue quattro lune più grandi (Io, Europa, Ganimede e Callisto) notando che questi quattro piccoli corpi, da allora noti come “satelliti galileiani”, cambiavano posizione notte dopo notte. Più di 400 anni dopo un veicolo spaziale sorvolerà le lune di Giove in cerca di risposte sulla formazione dei pianeti e sul Sistema solare, portando con sé idealmente lo scienziato che per primo le osservò: sulla sonda è stata infatti collocata una placca con alcune immagini dalla copia del “Sidereus Nuncius” – il volume in cui Galileo pubblicò le sue osservazioni – messa a disposizione dall’Inaf.

Iride, Cheli (Esa): contratti aggiudicati nei tempi, ora la fase 2

Iride, Cheli (Esa): contratti aggiudicati nei tempi, ora la fase 2Roma, 12 apr. (askanews) – Siamo molto soddisfatti del lavoro fatto dal team integrato Esa-Asi per lo sviluppo di Iride e del lavoro fatto con le aziende italiane “che sono state capaci di rispondere alle gare in tempi molto stretti, tempi imposti dal Pnrr e dalla Commissione europea per l’Italia. Un grande successo di tutti. Ma questa è solo la fase uno, adesso bisogna lavorare per realizzare quanto previsto per arrivare puntali alla data del lancio alla fine del 2025”. Così Simonetta Cheli, direttore dei Programmi di Osservazione della Terra dell’Agenzia spaziale europea e capo dell’Esrin durante l’evento organizzato all’Esrin di Frascati per presentare IRIDE, uno tra i più importanti programmi spaziali satellitari europei di Osservazione della Terra, alla presenza di Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega allo Spazio, di Roberto Formaro Direttore dei Programmi dell’Agenzia Spaziale Italiana e Guido Levrini Programme Manager di IRIDE dell’Esa.

IRIDE sarà realizzata in Italia su iniziativa del Governo grazie alle risorse del PNRR, con un budget complessivo di 1 mld e 70 mln di euro, e sarà completata entro il 2026 sotto la gestione dell’ESA – European Space Agency – e con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). L’ESA ha raggiunto il primo degli obiettivi programmatici imposti dal PNRR, ovvero l’aggiudicazione di tutti i contratti entro il termine del 31 marzo 2023. Il comparto industriale spaziale italiano partecipa al progetto con oltre 47 aziende, che costruiranno il sistema e offriranno servizi agli utenti. Tra le aziende che concorrono, a vario titolo, al programma Iride ci sono Leonardo, Thales Alenia Space Italia, Sital, D-Orbit, Optec, Argotec, Officina Stellare, Medialario, Telespazio, Exprivia. Rilevante anche l’adesione di oltre 10 Amministrazioni, – evidenzia l’ESA – che rappresentano circa il 23% della superficie italiana, il 37% della popolazione, il 33% del PIL nazionale, che utilizzeranno i dati che IRIDE metterà a disposizione nei prossimi anni.

La costellazione satellitare – i contratti firmati prevedono 34 satelliti che saranno lanciati con Vega C, con un’opzione addizionale per altri 35 – insieme ad altri sistemi spaziali nazionali ed europei, è concepita per servire le Amministrazioni Pubbliche, quali la Protezione Civile e molte altre, per contrastare il dissesto idrogeologico e gli incendi, tutelare le coste, monitorare le infrastrutture critiche, la qualità dell’aria e le condizioni meteorologiche. Fornirà, infine, dati analitici per lo sviluppo di applicazioni commerciali da parte di startup, piccole e medie imprese e industrie di settore. In particolare IRIDE offrirà 8 macro servizi relativi al monitoraggio marino e costiero, alla qualità dell’aria, al monitoraggio dei movimenti del terreno, alla copertura del suolo, all’idro meteo clima, al monitoraggio delle risorse idriche, alla gestione delle emergenze e alla sicurezza. IRIDE è un sistema end-to-end costituito da costellazioni di satelliti LEO (Upstream Segment), dall’infrastruttura operativa a terra (Downstream Segment) e dai servizi destinati alla Pubblica Amministrazione italiana (Service Segment). Essendo basata su una serie di strumenti e tecnologie di rilevamento diverse, la costellazione IRIDE sarà unica nel suo genere; spazia dall’imaging a microonde (tramite Radar ad Apertura Sintetica, SAR), all’imaging ottico a varie risoluzioni spaziali (dall’alta alla media risoluzione) e in diverse gamme di frequenza, dal pancromatico, al multispettrale, all’iperspettrale, alle bande dell’infrarosso. Iride può essere considerata una costellazione di costellazioni.

“L’Europa – ha sottolineato Simonetta Cheli – guadagna un sistema complementare nazionale al sistema europeo Copernicus con dati in più, con risoluzioni maggiori e con una ripetitività in termini di revisit sull’Italia, che non vuol dire solo l’Italia ma anche il Mediterraneo”. Se il sistema guarda innanzitutto agli utenti istituzionali italiani, le potenzialità dei prodotti e dei servizi che potranno derivare da Iride hanno valenza europea interessando diversi ambiti come monitoraggio e gestione dei beni culturali, dissesto idrogeologico, disastri naturali. Iride, conclude Simonetta Cheli, “è un progetto abbastanza unico sia in termini di investimenti, un miliardo e 70 milioni di euro, sia in termini di architettura sia in vista di quello che potrà offrire in termini di dati”.

Urso: il settore spaziale è il Made in Italy del futuro

Urso: il settore spaziale è il Made in Italy del futuroRoma, 12 apr. (askanews) – “Ministero delle Imprese, del made in Italy e dello Spazio. In questa denominazione c’è tutto il meglio del nostro Paese. Il settore dello spazio è il Made in Italy del futuro”. A dirlo il ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega allo Spazio Adolfo Urso intervenendo all’Esa Esrin di Frascati all’evento di presentazione di IRIDE, uno tra i più importanti programmi spaziali satellitari europei di Osservazione della Terra che sarà realizzata in Italia su iniziativa del Governo grazie alle risorse del PNRR per 1 mld e 70 mln di euro e sarà completata entro il 2026 sotto la gestione dell’ESA – European Space Agency – e con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).

“La puntualità della firma dei contratti, il 31 marzo scorso, per la costellazione italiana di Osservazione della Terra Iride – ha detto ancora il ministro – è di buon auspicio nella timeline del Pnrr” del nostro Paese: “Oggi diamo realtà al progetto IRIDE – ha detto ancora Urso nel suo intervento – un risultato che è il primo dei traguardi stabiliti dal PNRR: l’invito ora è di lavorare con costanza e con il massimo impegno affinché l’Italia possa usufruire della costellazione IRIDE dal 2026. La presenza a questo evento di tutta la filiera che parteciperà alla realizzazione della costellazione satellitare conferma l’ampia collaborazione in questo progetto che avrà ricadute importanti sull’intero territorio italiano. Il nostro Paese e l’Europa ci guardano e sono sicuro che grazie alla nostra esperienza scientifica, tecnologica e industriale, l’Italia saprà, anche in questo frangente, essere all’altezza delle aspettative”. Urso ha ricordato il forte investimento dell’Italia all’ultima Ministeriale, per 3 mld di euro. “Siamo il secondo Paese contributore dell’Agenzia spaziale europea a pari merito con la Francia e prossimi alla Germania”. Il risultato di oggi, ha sottolineato Urso, evidenzia che nel nostro Paese c’è “un ecosistema unico che coinvolge grandi imprese ma anche tante Pmi che nelle loro nicchie sono spesso eccellenze invidiate in tutto il mondo”.

Nasce un master per nuove figure professionali hi-tech

Nasce un master per nuove figure professionali hi-tech




Nasce un master per nuove figure professionali hi-tech – askanews.it




















Roma, 5 apr. (askanews) – Parte il Master in Cloud & DevOps per formare nuove figure professionali hi-tech. Il corso è realizzato da Talent Gardeninsieme a Var Group, operatore leader nel settore dei servizi e delle soluzioni digitali per le imprese e parte del gruppo Sesa: i posti disponibili sono 24 tutti coperti da borse di studio.

Il progetto punta a formare DevOps Specialist, una delle 4 professioni più richieste nel mondo tech, e a offrire la possibilità di accedere subito al mondo del lavoro grazie ad un percorso di 9 settimane, che prevede la realizzazione di progetti concreti e lezioni tenute da professionisti del settore. Grazie a questa collaborazione, il Master consentirà agli studenti di acquisire competenze in ambito Cloud computing, automazione e gestione delle infrastrutture. Il DevOps Cloud Engineer, infatti, è un professionista in grado di combinare l’ambito tecnico di codifica con le operazioni ICT; è la figura di riferimento per l’introduzione di processi, strumenti e metodologie volti a soddisfare le esigenze delle varie fasi del ciclo di sviluppo del software, dal coding al deployment, dalla manutenzione agli aggiornamenti. “Siamo entusiasti di collaborare con Var Group in questa iniziativa che darà l’opportunità a 24 studenti di accedere al nostro Master in Cloud Computing, un settore strategico che sta guadagnando sempre più terreno in tutto il mondo. Il 90% delle aziende sta adottando il cloud e la transizione verso questa tecnologia rappresenta una grande opportunità sia per migliorare l’efficienza operativa che per promuovere la sostenibilità ambientale”, dichiara Irene Boni, Ceo di Talent Garden.

“Var Group crede che la formazione continua sia una leva fondamentale per la crescita dei professionisti. Per questo abbiamo lanciato insieme a Talent Garden una serie di iniziative indirizzate a chi si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro per guidare le risorse di domani, ma anche a tutti coloro che voglio fare reskilling edare una nuova spinta al proprio percorso professionale”, spiega Francesca Moriani, Ceo di Var Group. Il Master, a cui si accede tramite un percorso di selezione basato su competenze tecniche e trasversali, è riservato a diplomati, laureandi o laureati in ambito informatico o materie STEM, con una predisposizione all’architettura Cloud e proiettati verso il mondo del lavoro. Il Master si svolgerà online a partire dal 19 maggio.

Competenze digitali, Aidr a Valencia per conferenza finale progetto Re-Educo

Competenze digitali, Aidr a Valencia per conferenza finale progetto Re-Educo



Competenze digitali, Aidr a Valencia per conferenza finale progetto Re-Educo – askanews.it


Competenze digitali, Aidr a Valencia per conferenza finale progetto Re-Educo – askanews.it




















Roma, 31 mar. (askanews) – Le competenze digitali a scuola – tra nuove metodologie di studio e nuovi approcci alla formazione – al centro della conferenza finale del progetto Re-Educo, in corso a Valencia. Il progetto dedicato alle digital skills, promosso dall’Unione europea e finanziato nell’ambito del programma Erasmus+, ha coinvolto nell’ultimo triennio oltre duemila studenti provenienti da Italia, Spagna, Grecia, Cipro e Finlandia.

Un percorso di apprendimento, ma anche di condivisione e scambio di buone pratiche per la promozione della cultura digitale a scuola, che va al di là della conoscenza degli strumenti tecnologici e ne implica un uso consapevole. Partendo da una formazione approfondita del personale scolastico e degli studenti sulle potenzialità e rischi delle tecnologie digitali, sono stati forniti gli elementi per integrare le nuove tecnologie nel percorso di studio e formazione. “Il progetto Re-Educo, di cui Aidr (Associazione italian digital revolution) è partner per l’Italia – ha sottolineato il presidente Mauro Nicastri, presente a Valencia insieme a Roberto Vescio, account manager di AIDR – ha messo al centro il ruolo della cultura digitale nel processo di formazione degli studenti, supportandoli nel percorso di studi in vista delle competenze richieste dal mercato del lavoro. A tale scopo, infatti, all’interno del progetto è stato condotto uno studio dal quale è emerso ancora un forte disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. I risultati delle indagini potranno contribuire a fornire un quadro dello stato di conoscenza, per le politiche educative dei prossimi anni”.

“Forti di questo importante bagaglio culturale acquisito – conclude Nicastri – continueremo con azioni volte alla promozione della cultura digitale, cui l’Europa guarda con molta attenzione, tanto da aver proclamato il 2023 Anno europeo delle Competenze. L’Italia è stato il primo Paese in Europa ad aver avviato i progetti in questa direzione”.

Accessibilità e inclusione digitale, il 12 aprile convegno a Torino

Accessibilità e inclusione digitale, il 12 aprile convegno a Torino


Accessibilità e inclusione digitale, il 12 aprile convegno a Torino – askanews.it



Accessibilità e inclusione digitale, il 12 aprile convegno a Torino – askanews.it


















Roma, 27 mar. (askanews) – Sono un miliardo e mezzo al mondo le persone con disabilità che necessitano di adattamenti del web e il 98% dei contenuti digitali non è accessibile. In Italia, quanti sono i contenuti realmente accessibili? La Pubblica Amministrazione è digitalmente fruibile per tutti? A Torino il prossimo 12 aprile, durante il convegno organizzato da AccessiWay, in occasione della presentazione del primo “Report sullo stato dell’accessibilità dei siti web in Italia”, si parlerà di accessibilità digitale.

AccessiWay è un’azienda torinese under 30 che in soli due anni è diventata leader internazionale nel settore. Nel corso dell’evento verrà anche lanciata l’Academy, il polo di formazione per i contenuti digitali accessibili a tutti. Interverranno: Edoardo Arnello (CEO di AccessiWay); Dajana Gioffrè (Chief Visionary Officer di AccessiWay); Paolo Berro (Chief Accessibility Officer di AccessiWay); Andrea Mariatti (Head of Training di AccessiWay); Alessio Lupo (Chief Revenue Officer di AccessiWay); Riccardo Donadon (CEO di H-FARM); Umberto Basso (Managing Director Italy di AKQA); Vincenzo Falabella (Presidente Nazionale di Fish ONLUS); Stefano Maiandi (Presidente di Fiaba ONLUS); Andrea Stella (Presidente dell’Associazione Lo Spirito di Stella ONLUS); Alessandro Martini (Direttore della Fondazione Marca Treviso); Raffaella Grisafi (Vice Presidente dell’Osservatorio Imprese e Consumatori). Per informazioni e iscrizioni, scrivere a: media@accessiway.com Location: Auditorium della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Via Modane n° 16, Torino Orario: 15:00 – 18:00, a seguire aperitivo Evento gratuito.

Conferenza stampa, 12 aprile, ore 12:00, Sala Colonne Palazzo Civico di Torino AccessiWay ha scelto di supportare il primo Disability Pride di Torino e in occasione della conferenza stampa di presentazione interverrà con il CEO Edoardo Arnello e la Chief Visionary Officer Dajana Gioffrè. La conferenza precede la manifestazione che si svolgerà sabato 15 aprile, a partire dalle ore 15:00, nel centro cittadino. Durante l’evento saranno affrontate le tematiche dell’accessibilità, dell’inclusione e, soprattutto, della promozione dei diritti di tutti.

Creato il primo modello 3D della rete neurale dell’ippocampo umano

Creato il primo modello 3D della rete neurale dell’ippocampo umano


Creato il primo modello 3D della rete neurale dell’ippocampo umano – askanews.it



Creato il primo modello 3D della rete neurale dell’ippocampo umano – askanews.it



















Roma, 24 mar. (askanews) – Un team di ricerca della infrastruttura di ricerca ‘Ebrains-Italy’, composto dall’Istituto di biofisica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnt-Ibf), dall’Università di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con l’Institut de neurosciences des systèmes di Marsiglia, ha realizzato il primo modello virtuale in 3D della struttura e della connettività neuronale dell’area CA1 dell’ippocampo umano. Lo studio, pubblicato sulla rivista ‘Nature Computational Science’, descrive la tecnologia utilizzata per la ricerca e rappresenta un primo risultato del lavoro di gruppi appartenenti a ‘Ebrains-Italy’ finanziata dal Mur, tramite la Commissione Europea (Next-Generation EU), nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e diretta dal Cnr.

Secondo lo studio, la stessa metodologia potrebbe essere applicata per generare modelli in scala naturale di altre aree del cervello umano, predisposte ad essere utilizzate per applicazioni di simulazione virtuale (c.d. digital twin o gemello digitale). Da immagini ad altissima risoluzione di un cervello umano si è estratto un dataset di oltre 5 milioni di neuroni, individuando successivamente con un algoritmo, realizzato appositamente, gli oltre 40 miliardi di sinapsi che connettono la rete neurale. Il modello virtuale full-scale in 3D dell’area CA1 dell’ippocampo, attraverso la piattaforma ‘EBRAINS-Italy’, sarà aperto alla comunità scientifica per favorire la ricerca e lo studio sulle diverse funzioni cognitive, come l’apprendimento, la memoria e l’elaborazione spaziale, ma anche le disfunzioni, quali l’epilessia, le malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, e l’invecchiamento; il risultato trova inoltre applicazione nella ricerca farmacologica riducendo sensibilmente i relativi tempi e costi. “La quantità di dati sui singoli neuroni del cervello umano è molto limitata, sia in termini di coordinate 3D relative, sia in termini di connettività tra i neuroni”, spiega Michele Migliore del Cnr-Ibf di Palermo, coordinatore scientifico della infrastruttura di ricerca EBRAINS-Italy, “abbiamo eseguito un’operazione di data mining su immagini ad alta risoluzione dell’ippocampo umano, ottenute dal database BigBrain. La posizione dei singoli neuroni è stata ricavata da un’analisi dettagliata di queste immagini”. I ricercatori hanno sviluppato un algoritmo di elaborazione delle immagini personalizzato per ottenere una distribuzione realistica del posizionamento neuronale e un algoritmo per generare connettività neuronale approssimando le forme dendritiche e assonali. “Il nostro algoritmo analizza immagini ad alta risoluzione e, dopo la creazione di specifiche forme geometriche da associare a proprietà morfologiche, ci permette di calcolare la probabilità che due neuroni siano connessi” spiega Daniela Gandolfi di UNIMORE. Il metodo fornisce non solo il loro posizionamento 3D, ma anche la loro connettività. “Analizzando la distribuzione della densità dei neuroni nel nostro modello 3D, abbiamo verificato consistenza con i dati di letteratura sull’ippocampo umano”, conclude Gandolfi. I ricercatori stanno condividendo sia il set di dati che la metodologia di estrazione sulla piattaforma Ebrains. “Il nostro obiettivo principale con questo studio era rendere i dati prontamente disponibili con Human Brain Project (HBP) – il grande progetto europeo per la costruzione di una simulazione digitale completa del cervello – e la più ampia comunità delle neuroscienze. Ora stiamo usando lo stesso approccio per modellare altre regioni del cervello”.

Fotografato per la prima volta stato “chirale” molecole su scala atomica

Fotografato per la prima volta stato “chirale” molecole su scala atomica


Fotografato per la prima volta stato “chirale” molecole su scala atomica – askanews.it



Fotografato per la prima volta stato “chirale” molecole su scala atomica – askanews.it



















Roma, 24 mar. (askanews) – Un team di ricerca internazionale guidato dall’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifn) di Milano ha utilizzato un approccio innovativo per indagare la chiralità di una molecola, una proprietà essenziale per sviluppare soluzioni tecnologicamente innovative nei campi della scienza dei materiali, della farmaceutica, e nei processi di catalisi. Lo studio, i cui risultati sono pubblicati su Physical Review X, è stato condotto presso i laboratori del Sincrotrone Elettra di Trieste in cui si trova laser a elettroni liberi FERMI: uno strumento di ultima generazione grazie al quale è stato possibile, per la prima volta, “fotografare”, nel corso di un processo ultraveloce, la proprietà della chiralità a livello di singoli atomi.

“Una molecola chirale non è sovrapponibile alla sua immagine speculare: in altre parole, è una molecola che non ha una simmetria speculare, e che esiste in due forme diverse, chiamate enantiomeri, non sovrapponibili tramite rotazioni o traslazioni”, spiega Caterina Vozzi, direttrice del Cnr-Ifn. “Comprendere tale proprietà è importante per molti aspetti della chimica, della biologia e della fisica: la reattività chimica e l’attività biologica e farmacologica delle molecole chirali, infatti, possono variare in modo significativo a seconda della configurazione degli enantiometri. Nelle applicazioni con queste molecole complesse, è quindi importante capire come ogni atomo contribuisca alla chiralità totale, soprattutto durante le reazioni chimiche”. Nello studio, è stata analizzata la variazione nel tempo delle proprietà chirali di una molecola, utilizzando la radiazione prodotta da un laser a elettroni liberi (FEL), una tecnologia all’avanguardia che consente di generare impulsi di luce estremamente intensi e brevi, della durata di pochi femtosecondi (1 femtosecondo corrisponde ad un milionesimo di miliardesimo di secondo). “Il laser a elettroni liberi FERMI è l’unico al mondo in grado di produrre impulsi di luce polarizzata circolarmente capace di sondare questi fenomeni. Questo tipo di luce è in grado di fornire informazioni dettagliate sulla struttura e sulla dinamica delle molecole, aprendo nuove prospettive nella ricerca di base e applicata”, aggiunge Oksana Plekan, ricercatrice di Elettra Sincrotrone Trieste, co-autrice dello studio. “In questo studio abbiamo dimostrato come cambia la chiralità di una molecola durante un processo ultraveloce quando la osserviamo dalla prospettiva degli atomi che la compongono. Questa capacità di osservare la chiralità da più punti di vista è assimilabile alla visione stereoscopica nell’uomo, grazie alla quale possiamo percepire la profondità e la tridimensionalità del mondo che ci circonda,” ha dichiarato Davide Faccialà, ricercatore presso il Cnr-Ifn e primo autore dello studio, “la tecnica che abbiamo dimostrato ci permette dunque di osservare in tempo reale come cambia la chiralità di una molecola con un livello di dettaglio senza precedenti, aprendo nuove strade per la compresione delle proprietà chimiche e fisiche delle molecole chirali nelle reazioni chimiche”. Lo studio ha dimostrato l’importanza di combinare le competenze in diversi campi scientifici per raggiungere risultati innovativi nella ricerca. Alla ricerca hanno contribuito anche l’Istituto di struttura della materia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ism), il Centre national de la recherche scientifique e l’Università di Bordeaux (Francia), l’Università di Nottingham (UK), il Deutsches Elektronen-Synchrotron e l’Università di Amburgo (Germania), il Politecnico di Milano (Italia), l’Università di Nova Gorica (Slovenia), il Sincrotrone Soleil (Francia) e l’Università di Tokyo (Giappone).