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Appello urgente UNHCR: milioni di rifugiati nella morsa del freddo

Appello urgente UNHCR: milioni di rifugiati nella morsa del freddoRoma, 2 nov. (askanews) – Per milioni di rifugiati e sfollati nel mondo sta per iniziare il periodo più difficile dell’anno. La stagione invernale comporta infatti rischi concreti per la sopravvivenza di moltissime famiglie vulnerabili, già provate da cambiamenti climatici sempre più estremi, dall’impatto a lungo termine della pandemia di COVID-19 e dalla mancanza di soluzioni pacifiche a conflitti ed emergenze.

Secondo le ultime stime contenute nel recente rapporto Mid-Year Trends di UNHCR (Agenzia ONU per i Rifugiati), il numero di persone in fuga da guerre, persecuzioni, violenze e violazioni di diritti umani nel mondo, ha con tutta probabilità superato i 114 milioni. Per almeno 4,7 milioni di loro, quello alle porte si preannuncia come uno dei peggiori inverni di sempre, soprattutto per chi vive in Paesi come l’Ucraina, la Siria e l’Afghanistan. Parliamo di centinaia di migliaia di famiglie in fuga che faticano enormemente a proteggersi dal gelo invernale, a trovare un riparo e abiti adatti all’inverno, ma anche ad acquistare cibo e medicine anche a causa dell’impennata dei prezzi globali dell’energia e delle materie prime. Raccogliere fondi per fornire subito ai rifugiati e agli sfollati assistenza salvavita nella stagione più fredda e difficile dell’anno è l’obiettivo della campagna che UNHCR lancia oggi, dal titolo: “Fai sentire il tuo calore”.

“Purtroppo, stiamo vivendo una fase nella quale i conflitti continuano a proliferare e si intensificano quelli esistenti, mentre mancano soluzioni pacifiche. Il risultato è che troppe vite vengono spezzate e troppe persone vengono sradicate dalla propria casa. – spiega Laura Iucci, direttrice della raccolta fondi UNHCR Italia – L’inverno moltiplica le sofferenze dei rifugiati e degli sfollati, fino a minacciare la sopravvivenza dei più vulnerabili. Il nostro piano mira a raggiungere quasi 5 milioni di persone con aiuti salvavita, che vanno dalla riparazione delle abitazioni danneggiate dai bombardamenti alla fornitura di coperte e abiti invernali. Come accaduto lo scorso inverno, anche quest’anno esiste il rischio concreto che non siano disponibili i fondi sufficienti per aiutare tutte le persone che ne hanno bisogno, per questo facciamo un appello alla generosità di tutti: basta un piccolo aiuto per fare la differenza, anche una coperta può salvare una vita”. Ucraina, affrontare il gelo in case danneggiate, senza calore e senza elettricità.

Con oltre 6,2 milioni di rifugiati e più di 5 milioni di sfollati interni, il Paese si appresta a vivere il suo secondo inverno in guerra. In Ucraina le temperature invernali possono scendere parecchi gradi sotto le zero. Moltissime case sono state danneggiate o distrutte dai bombardamenti. Non tutti i danni causati alle infrastrutture energetiche e di riscaldamento lo scorso inverno sono stati riparati e c’è un alto rischio che vengano attaccate di nuovo. UNHCR è al lavoro per dare sostegno a 900 mila persone che hanno bisogno di assistenza urgente per l’inverno. Gli interventi sul campo mirano ad assicurare assistenza abitativa alla popolazione sfollata, compreso il sostegno ai costi di affitto, l’isolamento termico degli alloggi danneggiati e la fornitura di stufe e kit termici; aiuti in denaro per il fabbisogno energetico invernale, tra cui combustibile o generatori elettrici, per le persone più vulnerabili; consegna di kit invernali con coperte termiche, termosifoni, trapunte e lanterne solari, che saranno distribuiti alle persone che vivono lungo la linea del fronte o che hanno esigenze e vulnerabilità specifiche. Afghanistan, dove le temperature possono scendere fino a quasi -25.

In Afghanistan vivono 3,2 milioni di sfollati interni; oltre 3,4 milioni di rifugiati afghani si trovano attualmente in Iran e 2,1 milioni in Pakistan. UNHCR ha identificato in totale 1 milione e 890 mila persone per le quali l’inverno rappresenta un immediato e grave pericolo per la sopravvivenza. Ad aggravare il quadro, il 7 e il 15 ottobre scorsi l’Afghanistan è stato sconvolto da forti terremoti nella provincia di Herat che hanno causato migliaia tra vittime e feriti, 12 villaggi sono stati completamente distrutti e più di 440 colpiti e 2.500 case crollate. In un vasto territorio nel quale le temperature invernali possono scendere fino a -25, l’inverno rappresenta una grave minaccia per le famiglie sfollate, soprattutto per quelle che vivono sotto le tende, in rifugi danneggiati o in alloggi senza protezioni e quindi più esposti al freddo gelido. Siria, il gelo in arrivo sul tredicesimo inverno di crisi. Questo sarà il 13° inverno consecutivo lontano da casa per molti rifugiati siriani: sono 6,7 milioni quelli sfollati in Siria, 5,2 milioni di rifugiati siriani si trovano in Libano, Turchia, Giordania, Iraq ed Egitto (paese che ospita anche 310 mila rifugiati sudanesi arrivati di recente). Il freddo intenso in gran parte del Medio Oriente, combinato con frequenti tempeste invernali, crea condizioni molto pericolose per la sopravvivenza. Inoltre, in Siria il terremoto dello scorso febbraio ha causato la distruzione di rifugi e dei mezzi di sussistenza della popolazione sfollata a causa del conflitto, aggravando ulteriormente le loro difficoltà. La campagna: “Fai sentire il tuo calore” a sostegno del piano in 8 Paesi. Con la campagna “Fai sentire il tuo calore” UNHCR intende sensibilizzare l’opinione pubblica sulla grave minaccia dell’inverno alla sopravvivenza di centinaia di migliaia di famiglie e raccogliere fondi a sostegno del piano per l’inverno 2023-2024. In particolare, UNHCR intende fornire assistenza urgente a 4.745.860 persone in 8 Paesi: Afghanistan, Egitto, Giordania, Iran, Libano, Pakistan, Siria e Ucraina. La prima emergenza è quella abitativa: poter assicurare un alloggio dignitoso, sicuro e caldo è vitale, soprattutto per bambini e anziani. Lo staff dell’UNHCR è già operativo e una serie di interventi preventivi sono in atto tra cui: riparazione e isolamento termico delle abitazioni danneggiate da bombardamenti; l’ampliamento e il miglioramento di strutture di accoglienza, in modo che siano attrezzate per affrontare la stagione invernale; rafforzamento delle infrastrutture nei campi rifugiati, compresi i sistemi di drenaggio per evitare inondazioni. Il Piano invernale prevede poi la distribuzione di beni di prima necessità come coperte termiche, sacchi a pelo e utensili da cucina, nonché forme di assistenza economica diretta per le necessità di base, come il combustibile per il riscaldamento, cibo o medicine. Per assicurare questa assistenza salvavita sono necessari 267 milioni di dollari. L’appello di UNHCR è accorato: con il gelo ormai in agguato, non c’è più tempo. Per salvare milioni di vite di bambini, anziani, donne e uomini che hanno perduto tutto, il momento di agire è adesso. Per donare: https://bit.ly/aiuti-inverno.

Poste Italiane ottiene la certificazione per la parità di genere

Poste Italiane ottiene la certificazione per la parità di genereRoma, 2 nov. (askanews) – Poste Italiane ottiene la certificazione UNI/PdR 125:2022 per la sua capacità di garantire la parità di genere nell’ambiente di lavoro. L’attestato, previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), è stata rilasciato dall’IMQ, organismo internazionale di certificazione, riconoscendo la capacità di Poste Italiane di garantire concrete condizioni di parità nelle attività di progettazione, indirizzo, controllo, coordinamento ed erogazione di Servizi Postali, Logistici, Finanziari, Assicurativi e Digitali. Poste Italiane ha ottenuto il punteggio complessivo del 96% (rispetto al minimo richiesto di 60%), raggiungendo eccellenti risultati nelle sei macroaree oggetto di valutazione: cultura e strategia, governance, processi del personale (HR), opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

“Siamo orgogliosi di aver tagliato questo nuovo traguardo – ha commentato l’Amministratore Delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante – La certificazione ufficializza l’importanza dei risultati raggiunti nel nostro percorso con l’obiettivo di costruire un ambiente di lavoro più equo e inclusivo. La diversità di genere è un valore che arricchisce la nostra organizzazione e contribuisce al nostro successo e alla crescita sostenibile”. “La certificazione rappresenta un altro importante riconoscimento lungo il percorso di serietà, concretezza e misurabilità dei risultati che l’Azienda sta perseguendo – ha affermato Giuseppe Lasco, Condirettore Generale di Poste Italiane – è importante che ci sia consapevolezza del ruolo di leadership di Poste Italiane e che essa deriva in maniera esclusiva dalla qualità delle donne e degli uomini che ogni giorno svolgono la loro attività con professionalità e dedizione”.

“Le norme e le Prassi di Riferimento UNI servono a creare un mondo migliore anche e soprattutto in un’ottica di sostenibilità e responsabilità sociale. Sebbene siano presenti in quasi tutti gli aspetti della vita quotidiana – lavorativa in primis ma anche quella strettamente personale – non è facile percepirle. Alcuni “grandi esempi” della loro applicazione da parte di organizzazioni sistematicamente in contatto con i cittadini – come quello di Poste Italiane per la gestione della parità di genere – possono aiutare a diffondere la cultura della normazione e farne percepire i benefici nella società”, ha dichiarato Ruggero Lensi, Direttore Generale UNI. L’organizzazione inclusiva e il rispetto della parità di genere creano valore sociale condiviso e favoriscono l’elevazione del livello di engagement rispetto agli obiettivi aziendali, generando un vantaggio competitivo per l’intero Gruppo. La certificazione ottenuta rappresenta infatti un ulteriore merito dell’Azienda, che va ad aggiungersi ad altri importanti riconoscimenti ottenuti da Poste Italiane nell’ambito dell’inclusività, tra cui la leadership globale nell’uguaglianza di genere secondo il Gender-Equality Index di Bloomberg e la certificazione Equal Salary.

La certificazione UNI/PDR 125:2022 si aggiunge alle altre numerose certificazioni ottenute dal Gruppo Poste Italiane: UNI ISO 30415:2021 (Diversity and Inclusion), UNI ISO 37301:2021 (sistema di gestione per la compliance), UNI EN ISO 9001:2015 (qualità), UNI ISO 37001:2016 (prevenzione della corruzione), UNI ISO 45001:2018 (Salute e Sicurezza sul lavoro), UNI EN ISO 14001:2015 (Ambiente), UNI CEI ISO/IEC 20000-1:2018 (Gestione dei Servizi ICT), UNI CEI EN ISO/IEC 27001:2013 (Sicurezza delle Informazioni), UNI CEI EN ISO/IEC 27701:2019 (protezione dei dati personali), UNI ISO 20400:2017 (Acquisti Sostenibili), IMQ IMS:2021 (integrazione dei sistemi di gestione), UNI ISO 29993 (formazione), UNI ISO 22222 (Consulenti finanziari in materia di investimenti) e UNI TS 11348 (servizio di consulenza in materia di investimenti) nonché la UNI 11402:2020 (educazione finanziaria) e la UNI ISO 37002:2021 (sistema di gestione whistleblowing).

Alla Camera un convegno sulla famiglia: “Investire per sostenerle”

Alla Camera un convegno sulla famiglia: “Investire per sostenerle”Roma, 31 ott. (askanews) – L’importanza degli investimenti a sostegno della famiglia e le misure prioritarie in vista della Legge di Bilancio per incentivare la natalità e contrastare il fenomeno del cosiddetto inverno demografico. Queste le tematiche principali al centro del convegno: “Dal costo del figlio al valore sociale ed economico della natalità”, organizzato dal Forum delle Associazioni Familiari svoltosi alla Camera dei Deputati.     Costo per il mantenimento di un figlio Crescere un figlio è un’esperienza emotivamente straordinaria e che cambia l’approccio alla vita e alla comunità. Ma può anche essere molto costoso se non adeguatamente supportato. L’impatto finanziario dei costi legati all’accudimento e accrescimento dei figli è uno dei motivi più significativi per cui alcuni adulti scelgono di ritardare o addirittura rinunciare ad avere figli. I dati Istat rielaborati dall’Università di Verona basati sui Consumi delle Famiglie Italiane indicano che il costo di mantenimento di un figlio, che si riferisce alle spese per beni necessari quali gli alimenti, la casa e i vestiti, di età compresa tra 0 e 5 anni è di circa 530 euro al mese, pari a circa la metà del costo della vita di un adulto. Per un figlio di età dai 6 ai 18 anni, il costo è di circa 390 euro, pari al 40% del costo di un adulto.

Costo di accrescimento di un figlio Il costo del semplice mantenimento di un figlio rappresenta una stima conservativa rispetto al cosiddetto costo di accrescimento di un figlio che, invece, incorpora le spese per beni non strettamente necessari e per la cura dei figli e della casa, quali l’istruzione, lo sport, le attività culturali e ricreative, le vacanze, l’assistenza dei figli, etc. Nel caso di coppie con figli in cui entrambi i genitori lavorano, i servizi di cura devono necessariamente essere acquisiti sul mercato a costi molto alti. Il costo di accrescimento è stato stimato in un costo medio di 1.100 euro mensili che aumenta a 1.600 euro quando si tiene conto anche del “lavoro non pagato” impiegato nella cura dei figli e della casa. Costi complessivi Se si cumulano i costi dei figli nel tempo sino al raggiungimento della maggiore età, si ottiene un costo medio di circa 125.000 euro quando si considera il solo costo di mantenimento, e di circa 258.000 euro, invece, se si considera il costo di accrescimento al netto del valore del tempo impiegato in attività di produzione domestica, ovvero il lavoro impiegato per la cura dei figli e della casa. Se si includesse anche il valore del tempo di cura di figli e casa, si arriverebbe in media attorno a valori di molto superiori ai 300.000 euro.

Rapporto Istat sulla natalità  La denatalità rischia di avere un impatto particolarmente drammatico per il nostro Paese sia sul versante economico sia su quello sociale. Secondo l’Istat, negli ultimi 9 anni si sono persi 1.561.000 abitanti (pari a tutti i residenti in una Regione come la Sardegna). Erano 60 milioni e 346 mila i residenti il 1° gennaio 2014 mentre risultano 58 milioni 781 mila il 31 luglio 2023. Come fotografato recentemente dall’Istat nel rapporto sulla “Natalità e fecondità della popolazione residente”, nel 2022 le nascite sono scese a 393mila, registrando una riduzione dell’1,7% sull’anno precedente. Tale calo prosegue ininterrottamente da 15 anni. Rispetto al 2008, oggi si rilevano oltre 183mila nascite in meno (-31,8%). La situazione appare particolarmente critica anche nel 2023: secondo i primi dati provvisori a gennaio-giugno le nascite sono circa 3.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022, con una fecondità pari a 1,22 figli per donna. 

Interventi a sostegno della famiglia Per tentare di arrestare il fenomeno dell”inverno demografico’, che sta investendo il nostro Paese, assumono un’importanza centrale le politiche a sostegno della natalità. In tale prospettiva si collocano misure come l’Assegno Unico, l’incremento dei servizi per la prima infanzia, le politiche per il lavoro femminile e giovanile e per la conciliazione tra vita e lavoro, le risorse per finanziare il potenziamento dei servizi territoriali per la prima infanzia ed il caregiving, oltre che il sostegno alle spese di cura e di crescita dei figli. Secondo Eugenia Roccella, Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità: ‘Il Governo intende rimettere al centro la natalità e le pari opportunità. In tal senso, abbiamo aumentato l’Assegno Unico per le famiglie numerose, sebbene sia una misura sotto procedura di infrazione da parte dell’Ue. La scelta che abbiamo fatto in questa Manovra è stata quella di investire su genitorialità, maternità e famiglia. In questa direzione vanno misure come la decontribuzione per le donne dal secondo figlio e con l’asilo nido gratuito per le famiglie dopo il primo figlio. L’obiettivo è quello di tornare a dare valore sociale alla maternità’.   Michela Vittoria Brambilla, Presidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza ha osservato che: “Bisogna soffermarsi sul problema del declino della natalità che peserà sul futuro della società italiana. La famiglia è stata lasciata sola per troppo tempo, quando invece i figli sono un investimento per tutta la comunità. Nonostante l’attuale congiuntura economica, la famiglia ha ottenuto più risorse del previsto. In questa scelta ho visto una salutare inversione di tendenza. Ci vuole un’attenzione importante da parte di tutti”.

Per Giorgio Mulè, Vicepresidente della Camera dei Deputati: “Bisogna continuare la strada già avviata con questa Manovra e in parte con quella dell’anno scorso riducendo l’impatto del caro vita sulle famiglie. Occorre invertire ciò che i dati ISTAT hanno certificato, ovvero il fenomeno del cosiddetto inverno demografico e uscire dalla logica per cui il figlio sia un costo. Al contrario è un percorso non solo di amore ma anche di incremento sociale”. Secondo Simona Malpezzi, Vicepresidente Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza: ‘Occorre mettere in campo misure e strumenti che possono aiutare i nostri figli a valorizzare capacità e talenti. Bisogna aiutare le famiglie ad accompagnare la crescita del figlio, basti pensare al costo dei libri di testo. Il fondo attuale non è sufficiente e va incrementato, favorendo, al contempo, il trasporto pubblico gratuito. È necessario, pertanto, incentivare le agevolazioni per i mutui e rafforzare le retribuzioni, per garantire un sostegno effettivo alle famiglie’. Andrea De Bertoldi, Commissione Finanze della Camera dei Deputati, ha spiegato che: “La politica deve insistere sulle misure a sostegno della famiglia facendo i conti con le risorse che abbiamo. Se non invertiamo la rotta investendo sulla natalità la previdenza non regge. Ringrazio il Forum delle Associazioni Familiari per il riconoscimento ideologico della famiglia naturale. Le politiche devono concentrare gli sforzi per il contrasto al fenomeno dell’inverno demografico”. Adriano Bordignon, Presidente Forum delle Associazioni Familiari, ha rilevato che: “È necessario passare dalla cultura del figlio come costo individuale a carico delle famiglie, alla pratica del figlio come bene ed investimento per la società. Mettere al mondo un figlio, educarlo e aiutarlo a diventare un buon cittadino è una esperienza umana straordinaria. Questo lungo ed intenso percorso ha costi economici elevati che meritano di essere supportati. Per ridare dignità al prezioso lavoro dei genitori e provare a rilanciare la natalità è necessaria una riforma fiscale che tenga conto della composizione del nucleo familiare e dei costi di accrescimento dei figli, cui affiancare un assegno unico molto più generoso e servizi per la prima infanzia più estesi. Le misure in legge di Bilancio sono di per sé positive ma insufficienti ad invertire il trend demografico e dare vero sollievo al compito dei genitori’. Per Gian Carlo Blangiardo, Docente presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, già Presidente Istat: “Quello della denatalità è un tema delicato. Stiamo andando avanti in una situazione complicata che rappresenta un problema e lo sarà da tanti punti di vista. Bisogna intervenire in fretta con misure a sostegno di chi vuole fare figli, in particolare, sul costo, sulla compatibilità rispetto al lavoro, sulla cura e sul tempo, che in una società come la nostra diventa un elemento importante”. Per Federico Perali, Docente presso l’Università di Verona: “Il costo di accrescimento del figlio può fortemente condizionare le scelte di natalità soprattutto se confrontato con la capacità reddituale di una famiglia giovane. È importante, quindi, cercare di ridurre il costo nel breve periodo con politiche più efficaci, che meglio conciliano i tempi del lavoro con quelli della famiglia. Al contempo, è cruciale una drastica riduzione della disoccupazione giovanile e intervenire in modo sistemico sulla competitività dell’economia per riconoscere ai giovani retribuzioni più vicine al valore della loro reale produttività”.

Scuola, formazione e inclusione: da Torino idee e prassi innovative

Scuola, formazione e inclusione: da Torino idee e prassi innovativeRoma, 30 ott. (askanews) – L’occasione dell’annuncio in anteprima assoluta è il secondo e partecipatissimo Convegno “Dalla diversità di qualcuno… all’unicità di ciascuno” (27 ottobre) promosso a Moncalieri da AIR Down, attiva organizzazione piemontese che aderisce a CoorDown e che conta su intense collaborazioni in tutto il Paese. Ed è proprio in questo contesto che è stata presentata la proposta di legge che senza dubbio farà discutere perché rappresenta lo sviluppo di una visione sostenibile di inclusione scolastica (e non solo) tesa alla piena attuazione della progettualità inclusiva anche attraverso una ridefinizione, in termini di corresponsabilità e professionalità, del personale docente.

Ne sono artefici principali alcuni dei più attenti e noti testimoni in questo ambito: Massimo Nutini, Evelina Chiocca, Raffaele Iosa, Paolo Fasce, Dario Ianes, Vincenzo Antonio Gallo, Fabio Filosofi, Fernanda Fazio, Nicola Striano. Il progetto di legge – si vedrà come farlo giungere alle Camere – può efficacemente essere definito nella sintesi “la cattedra inclusiva”: docenti con posto comune che garantiranno effettivamente anche il sostegno e docenti di sostegno che insegneranno la propria materia. Ne sottolinea l’intento Evelina Chiocca: “Abbiamo scelto questo contesto perchè qui, con le azioni concrete di formazione, sperimentazione, ricerca-azione sulla scuola inclusiva messe in pratica dagli enti del Protocollo MICHI, con la fattiva collaborazione tra Università, scuole e territorio si sta davvero creando l’opportunità di riportare la pedagogia al suo valore, superando quella “pedagogia delle etichette” che oggi troppo spesso tende a prendere il sopravvento.”

Il Protocollo MICHI, ideato e realizzato da AIR Down, è nato per capitalizzare esperienze già maturate sul territorio e sperimentarne di nuove, proponendosi come strumento per supportare e valorizzare le realtà scolastiche, istituzionali e territoriali che fanno dell’inclusione un proprio valore di riferimento e per potenziarne l’operato attraverso l’attivazione di sinergie efficaci e la disseminazione di buone prassi. Cooperare, collaborare, coprogettare, scambiare esperienze, corresponsabilità: questo lo spirito che accomuna scuole, insegnanti, dirigenti scolastici, enti locali, no profit e profit, genitori, studentesse e studenti. È proprio in questa logica che in questi mesi gruppi di lavoro dei diversi attori sono stati coinvolti nella scrittura partecipata del “Manifesto della Scuola Inclusiva” presentato durante il convegno. È un documento, è un punto di arrivo, è un punto di partenza. È una sintesi della visione di inclusione e delle possibili azioni per garantirla efficacemente assieme. Una bussola condivisa.

Intenso e ampio il programma del Convegno incentrato sì sull’inclusione scolastica ma con ricercati approfondimenti su tutti gli aspetti che riguardano la crescita personale, l’apprendimento anche informale, le prospettive di progetti di vita e di transizione alla vita adulta. Ecco allora l’intervento di Luigi Porrà, segretario nazionale di CoorDown, che riporta dati e vissuti delle persone con sindrome di Down rispetto in particolare al lavoro e a ciò che può accadere, nel bene e nel male, dopo la conclusione dell’esperienza scolastica. Coinvolgente la relazione di Antonella Falugiani (Presidente CoorDown) e Sonia Mazzitelli (pedagogista) sugli aspetti spesso trascurati che riguardano sessualità e affettività delle persone con disabilità, invocando motivatamente una attenzione, oltre che etica, funzionale al completo sviluppo di ciascuno.

Attese e apprezzatissime dal pubblico le relazioni di tre appassionati “luminari” – Dario Ianes, Raffaele Iosa, Martin Dodman – che hanno consentito, ancora una volta, di restituire anche base scientifica e pedagogica alle pratiche inclusive. Sul medesimo solco l’intervento, ricco di ricadute operative, del Gruppo di Ricerca Inside dell’Università del Molise, con cui il Protocollo MICHI ha una collaborazione consolidata. Evelina Chiocca e Massino Nutini sono poi entrati nel merito delle pratiche inclusive e delle loro criticità presentando la congruente proposta di legge di cui si è detto in apertura. La giornata è poi stata proficuamente punteggiata da testimonianze e contributi di personaggi del mondo della cultura, del lavoro e dello sport che hanno messo in luce l’importanza di promuovere l’inclusione in ogni aspetto della società. Tra gli interventi: Aldo Serena (vecchia gloria della Nazionale Italiana) che ha portato la sua personale esperienza di crescita attraverso lo sport; Francesco Di Ciommo presidente di Authos SpA Società Benefit che ha spiegato come nel suo percorso aziendale l’inclusione sia diventata un valore condiviso da tradurre quotidianamente in azioni concrete. E ancora: le ragazze e i ragazzi del gruppo Giovani API “Giovani attivi pensano Insieme” impegnati a coinvolgere, informare e sensibilizzare i loro coetanei con iniziative di cittadinanza attiva finalizzate alla promozione del rispetto dei diritti e dell’inclusione in ogni ambito, da quello scolastico a quello sportivo.

Guerre, Davide Banzato: da Gaza a Ucraina “non dimenticatevi di noi”

Guerre, Davide Banzato: da Gaza a Ucraina “non dimenticatevi di noi”Roma, 28 ott. (askanews) – “Le notizie della guerra in Israele e sulla striscia di Gaza con gli orrori di quanto accaduto in quel tragico sabato 7 ottobre e quanto sta avvenendo da quel giorno ad oggi hanno profondamente lacerato il cuore di tutti noi, inermi dinnanzi ad un’escalation di orrori e vittime che è insopportabile.Mi trovo in Bosnia Erzegovina dove in una delle sedi di Nuovi Orizzonti continuano ad essere accolte mamme, bambini e persone fragili profughi provenienti dall’Ucraina, i quali, soprattutto i nuovi arrivati, ci dicono: “Ora i media si sono dimenticati di noi. La gente e l’Europa si è stancata di noi. Ma la guerra continua e abbiamo perso tutto, casa e persone care”. Qui a Medugorje molti di loro rinascono perché sono accolti dal calore di un’equipe che crea un ambiente familiare, inserendo i bambini, in questo centro come in quelli in Italia, nei percorsi scolastici e sportivi con sostegno anche a livello psicologico per superare i traumi della guerra. Ma le loro vite sono segnate per sempre e ora si sentono dimenticati”.

Lo scrive Don Davide Banzato di Nuovi Orizzonti. “A Medugorje – prosegue – in questi giorni – attraverso i loro racconti – ho respirato nuovamente l’aria di morte che mi aveva inondato in una delle tante missioni che Nuovi Orizzonti ha vissuto andando in Ucraina, a Leopoli e Odessa, per portare aiuti umanitari e mettere in salvo nei nostri centri mamme, bambini e anziani. A Medugorje ho sentito anche un barlume di speranza, partecipando alla preghiera in risposta all’appello di Papa Francesco che ha indetto una giornata di digiuno e preghiera invocando la pace. A Medugorje ogni giorno si prega per la pace. Proprio in questa terra la Madonna si è presentata come la “Regina della Pace” e il suo primo messaggio nel 1981 fu “Mir, mir, mir” che significa “Pace, pace, pace”, non compreso allora, ma chiarissimo esattamente dieci anni dopo nello stesso giorno e alla stessa ora, quando ecce inizio la cruenta guerra nell’ex Jugoslavia. A Medugorje ho pregato per la pace insieme a 30.000 persone provenienti da vari Paesi del Mondo, tra noi anche ucraini e persone provenienti da Israele. Qui i popoli, le culture e anche le fedi si incontrano anziché scontrarsi, inginocchiandosi per invocare la pace. Pensando alla Terra Santa, ai luoghi dove tante volte – anche recentemente – sono stato in pellegrinaggio, mi si stringe il cuore, soprattutto al pensiero di tanti orrori inflitti agli innocenti da entrambe le parti. Un bambino ucraino questa mattina mi è corso incontro, mi ha abbracciato forte e mi ha detto: “Non andare in Italia, resta qui con noi!”. Avevo appena finito di celebrare la Messa. E in quell’abbraccio forte mi si è stretto il cuore in gola, pensando a tutti i bambini in Ucraina, a tutti i bambini in Israele e sulla striscia di Gaza, ovunque, nelle 59 guerre e circa 900 conflitti nel Mondo troppo spesso dimenticati”.

E conclude: “Ho sentito forte il richiamo a non dimenticarci della guerra in Ucraina così come di ogni conflitto, pur avendo a cuore quanto sta avvenendo in Medio Oriente, che ci tiene sospesi e in apprensione, preoccupandoci giustamente per i tanti civili vittime di questo nuovo conflitto e per le gravi conseguenze che sono in gioco, dove la pace del Mondo intero è gravemente messa a rischio. Papa Giovanni XXXIII disse che nessuna guerra è giusta. Il Magistero della Chiesa ci ricorda che al massimo sono accettabili e comprensibili azioni belliche di legittima difesa, ma mai una guerra preventiva o vendicativa, attenendosi sempre al rispetto dei diritti umani, con la consapevolezza che oggi la guerra non si combatte più con fucili e cannoni, ma con mezzi che mietono vittime in modo indiscriminato, con nuove tecnologie, addirittura con armi chimiche, batteriologiche e atomiche. E come abbiamo imparato, la guerra è combattuta anche attraverso i “media” e la comunicazione. Come siamo arrivati a tutto questo? Siamo dinnanzi al fallimento totale ti ogni via diplomatica e al non rispetto dei diritti fondamentali nel rispetto della dignità di ogni persona. Siamo su un precario equilibrio dove una qualsiasi azione può accendere una polveriera sul Mondo intero. Faccio mio quel: “Non dimenticatevi di noi…” Non dimentichiamoci di nessuno, non dimentichiamoci della dignità di ogni persona. Non dimentichiamoci che la pace è possibile e se ci sentiamo impotenti possiamo e dobbiamo, là dove siamo, fare tutta la nostra parte, ciò che è in nostro potere”.

Contest fotografico “GivingTuesday”, si può partecipare fino al 21 novembre

Contest fotografico “GivingTuesday”, si può partecipare fino al 21 novembreRoma, 27 ott. (askanews) – Dopo il successo della prima edizione, per il secondo anno consecutivo GivingTuesday Italia, il più grande evento internazionale dedicato alla generosità e alla solidarietà che coinvolge oltre 90 paesi del mondo, organizzato e promosso in Italia dalla Fondazione AIFR offre la possibilità, fino al 21 novembre, di partecipare al contest fotografico “Scatta la generosità!”.

Quest’anno il GivingTuesday si celebra martedì 28 novembre e sono già numerose le iniziative, attività e contest organizzati con l’obiettivo di creare una sensibilità collettiva sull’importanza e soprattutto sul significato del donare in tutte le sue forme, a partire dalla comprensione dell’impatto che un singolo gesto può generare sugli individui e su intere comunità. Un contest alla ricerca di un obiettivo fotografico dalla lente gentile ed emotiva.

Alla base del contest fotografico di GivingTuesday c’è l’inclusione: ai partecipanti, organizzazioni non Profit e scuole, non viene richiesta alcuna capacità particolare come l’uso di un treppiedi, la correzione di un’aberrazione cromatica o la regolazione dell’esposizione alla luce che ne possa precludere la partecipazione. Nessun tecnicismo, ma solo la capacità di cogliere con un occhio fotografico gentile, e quindi testimoniare, la sensibilità dietro a piccoli e grandi gesti che richiamino i concetti di generosità e solidarietà, così da poter stimolare una memoria emotiva collettiva attraverso una fotografia fatta di azioni solidali da cui trarre spunto.

L’iscrizione al contest è facile: sarà sufficiente condividere, sul portale ufficiale givingtuesday.it fino al 21 novembre 2023 un proprio scatto originale che evochi i valori di generosità e solidarietà per creare una vera e propria galleria del dono. Come ogni contest che si rispetti, le migliori fotografie verranno premiate con un compenso in denaro (e non solo). Per saperne di più: https://givingtuesday.it/contest-fotografico/ “La narrazione per immagini della Galleria del Dono vuole valorizzare l’impegno e il lavoro quotidiano delle Organizzazioni non Profit mettendo sotto l’obiettivo della macchina fotografica volti, azioni e gesti di chi ha fatto del Dono la propria missione” – ha dichiarato Marco Cecchini, Presidente della Fondazione AIFR – “Una narrazione che coinvolge sia chi partecipa con la propria “fotografia generosa” sia chi vota, in un’azione condivisa per costruire una comunità più attenta agli altri, alla solidarietà e alla condivisione”.

Oltre al contest, tante attività per una società sempre più fondata sul valore del dono. Tra le altre iniziative portate avanti da Fondazione AIFR in occasione del GivingTuesday per accompagnare e sensibilizzare la collettività verso questa giornata speciale, anche quest’anno ci sarà il GivingTuesday LAB, il laboratorio creato per educare e informare sempre più persone sul ruolo della generosità, del dono e della solidarietà in diversi campi, ma con delle novità: una rubrica settimanale con esperti provenienti dal Terzo Settore che condivideranno suggerimenti per prepararsi al GivingTuesday. Si rinnova poi l’appuntamento con “A scuola di generosità”, il progetto rivolto agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado ideato per informarli e sensibilizzarli a una cittadinanza attiva a partecipativa. Esperti e organizzazioni non Profit hanno realizzato 10 schede didattiche che gli insegnanti possono scegliere in base alle tematiche di interesse (tra i temi trattati c’è la tutela dell’ambiente, la difesa dei diritti umani, il contrasto all’odio in rete e molto altro) e strutturare poi l’intervento in classe. Al fianco di GivingTuesday, quest’anno a supportare questa rosa di iniziative e attività un gran numero di partner come myDonor Società Benefit, il patrocinio di ANCI – Associazione Nazionali Comuni Italiani, ASSIF – Associazione Italiana Fundraiser, Assifero e CSVnet e non solo. GivingTuesday nasce nel 2012 a New York dove un team di fundraiser del centro culturale 92nd Street Y di New York ha avuto un’intuizione: perché, dopo il Black Friday e il Cyber Monday, le due giornate di shopping compulsivo, non promuoviamo il GivingTuesday? Il “martedì del dare” è un appello alla solidarietà, un giorno in cui tutte le persone sono invitate donare nel senso più ampio del termine che si tratti di denaro, beni di prima necessità o piccoli atti di gentilezza. In soli dieci anni, l’evento si è trasformato in un’iniziativa internazionale che ispira milioni di persone a dare, collaborare e celebrare la generosità.

Arte nel sociale, lunedì 30 ottobre convegno-spettacolo in Parlamento

Arte nel sociale, lunedì 30 ottobre convegno-spettacolo in ParlamentoRoma, 27 ott. (askanews) – Lunedi 30 ottobre presso la nuova aula gruppi parlamentari di Montecitorio, dalle ore 15, avrà luogo il convegno/spettacolo che vuole porre l’attenzione sulle centinaia di Operatori di Teatro nel Sociale che si occupano di soggetti vulnerabili.

La figura dell’operatore di teatro sociale e la sua importanza fondamentale nei contesti dove opera (carceri, scuole, centri di recupero, realtà periferiche, associazioni, centri anziani, etc.) e per la società tutta. In Italia questa figura non è ancora “legalmente” riconosciuta, nonostante sia ampiamente diffusa da almeno 30 anni in realtà di tutto il territorio. Lo spettacolo teatrale “La lupa nella gabbia” introdurrà l’argomento, che sarà poi affrontato dai relatori esperti da decenni nel campo e provenienti sia dall’ambito dell’educazione non formale, che da prestigiose università e accademie di teatro. Professionisti spesso non noti ai media ma che fanno un lavoro capillare in realtà complesse da numerosi anni, senza la ribalta e l’attenzione che meriterebbero: dati alla mano, l’uso del teatro come mezzo di relazione, espressività e inclusione produce risultati tangibili e inaspettati, spesso oltre interventi “dall’alto” privi della necessaria empatia, competenza e adattabilità in contesti sempre differenti e non omologabili.

In questo momento storico dove lo smarrimento, la mancanza di valori e di esempi genera violenza, mancanza di punti di riferimento e prospettive (non solo da parte dei giovani, che fanno solitamente notizia) diventa fondamentale raccogliere anni di lavoro direttamente sul campo: unire l’esperienza degli operatori di teatro sociale, riconoscere la professione e lavorare con gli esperti psico-socio-pedagogici per trovare e definire strumenti di relazione, espressività e benessere utili al miglioramento di tutta la società. Se una persona fragile sta meglio, se ne avvantaggia tutta la società: questo è quello che raccontano le centinaia di “O.T.S.” in Italia e che vogliono porre all’attenzione dell’uditorio, per avere un riconoscimento come altre nazioni europee. Un processo che parte dall’arte, che di per sé è “naturalmente terapeutica”: contatti umani, scambi, conoscenze, relazioni, diritto all’errore da riconoscere a tutti in una società che mira a una irraggiungibile e illusoria perfezione, scatenando poi insoddisfazioni e senso di incongruità con sé stessi. L’evento è a cura di “Oltre Le Parole onlus”, che quest’anno compier vent’anni di attività, in collaborazione con il collettivo “Gli Ultimi saranno” e promosso dall’on. Raffaele Bruno (primo firmatario della proposta di legge “Teatro in ogni carcere”). Il convegno prevede lo spettacolo “La lupa nella gabbia” (nato dalle testimonianze raccolte nei numerosissimi eventi e laboratori organizzati in carcere), la partecipazione del coro “Academia Alma Vox” diretto dal M° Alberto de Sanctis e la conduzione di Pascal La Delfa, che presenterà una serie di interventi “interattivi” di addetti al settore ed esperti (www.teatrocivile.it).

Denatalità, Possemato: fenomeno dei paesi più sviluppati

Denatalità, Possemato: fenomeno dei paesi più sviluppatiRoma, 26 ott. (askanews) – “Spesso quando si parla di denatalità, si parla dell’aspetto economico, del futuro incerto, di poca sussistenza alla famiglia, tutto vero, ma poi se guardiamo l’oggettività delle cose ci rendiamo conto che la denatalità è un fenomeno che appartiene ai Paesi più ricchi e sviluppati. Sono molti i fattori incidenti sulla causa, meno di tutti quello dell’incertezza del domani. L’aspetto economico, le spese da sostenere sono fattori importanti (bisogna sostenere la famiglia), ma non sono gli unici; infatti, il calo della denatalità è un problema che ha cause antropologiche, culturali del nostro tempo e della società in cui viviamo, una società che si proietta in una visione egoistica, incentrata sull’IO, ed incapace di declinare il “NOI”. Sin da giovanissimi, i ragazzi si preoccupano della performance, di realizzarsi nella vita, non si considera il figlio come ricchezza, non si investe sui figli perché tolgono lo spazio e il tempo alla costruzione del proprio percorso, e nel caso delle donne, sempre più spesso, ci si ricorda troppo tardi del desiderio di maternità. Manca nei giovani la visione del futuro proiettata in un progetto di procreazione, di genitorialità. Come se si fossero dimenticati dell’istinto alla procreazione che è l’unico, vero e naturale istinto che gli appartiene. Dobbiamo lavorare in modo sistemico sul tessuto sociale e culturale. Viviamo un tempo di grandi incertezze, nascono nuovi conflitti, ma il figlio è una speranza; anche durante le guerre passate si facevano più figli rispetto ad oggi, il figlio conferma la fiducia nella vita che continua, che non sminuisce la coppia. Educare i nostri giovani al sentimento ed avvalerci del sistema scolastico per farlo in modo corretto”.

Lo ha detto Donatella Possemato, Presidente di Imprese per la Vita Onlus, a margine del del Salone della Giustizia. “Prestare attenzione alla condizione della donna, oggi proiettata nel mondo del lavoro e protagonista in molti contesti. Nonostante l’evoluzione dei tempi, quando la donna decide di avere un figlio, si trova ancora di fronte a scelte che la penalizzano (scelta tra carriera e figli). In una società dove spesso la coppia è lontana dalla famiglia di origine, e non ci sono i nonni ad aiutare, la gestione di un figlio può risultare difficile laddove non c’è un welfare che sostiene la famiglia. In Italia le donne hanno il primo figlio dopo i 32 anni, età in cui una donna si inserisce/cresce nel lavoro: per fortuna ci sono sempre più aziende anche in Italia che si organizzano per le loro dipendenti-mamme; è chiaro che un welfare attivo è fondamentale, ma prima di intervenire sulla coppia, dobbiamo partire da educare i giovani di oggi affinché arrivino ai 30 anni con il desiderio di fare figli, consapevoli dell’istinto alla genitorialità che è insito nell’uomo”, ha aggiunto.

Per Possemato una “donna che è anche mamma al governo è un segnale importante. Mi auguro che il nostro premier, che ha a cuore il problema della natalità, possa anche confrontarsi con le esperienze reali sul campo, non si può pensare di invertire questa triste tendenza intervenendo soltanto con i sussidi economici alle famiglie (seppure necessari), confrontarsi con chi vive queste esperienze quotidianamente ed ha una chiara visione e misura di quanto le misure a supporto della natalità debbano essere congiunte”. Necessario, segnala ancora Possemato, “prestare attenzione alla condizione della donna, oggi proiettata nel mondo del lavoro e protagonista in molti contesti. Nonostante l’evoluzione dei tempi, quando la donna decide di avere un figlio, si trova ancora di fronte a scelte che la penalizzano (scelta tra carriera e figli). In una società dove spesso la coppia è lontana dalla famiglia di origine, e non ci sono i nonni ad aiutare, la gestione di un figlio può risultare difficile laddove non c’è un welfare che sostiene la famiglia. In Italia le donne hanno il primo figlio dopo i 32 anni, età in cui una donna si inserisce/cresce nel lavoro, per fortuna ci sono sempre più aziende anche in Italia che si organizzano per le loro dipendenti-mamme; è chiaro che un welfare attivo è fondamentale, ma prima di intervenire sulla coppia, dobbiamo partire da educare i giovani di oggi affinché arrivino ai 30 anni con il desiderio di fare figli, consapevoli dell’istinto alla genitorialità che è insito nell’uomo. Ci sono misure intraprese da aziende illuminate che hanno incentivato il lavoro per le madri, congedo maternità (smart working), spazio biberon in azienda, tutte iniziative che dovrebbero essere incentivate dallo Stato, e lo Stato dovrebbe sostenere l’impiego di personale che si occupi dei bambini in questi spazi mentre le mamme lavorano. Le aziende che si organizzano in questa maniera andrebbero premiate”.

”Cosa fai dopo la vita?”, AIL lancia nuova campagna lasciti solidali

”Cosa fai dopo la vita?”, AIL lancia nuova campagna lasciti solidaliRoma, 25 ott. (askanews) – Fare un lascito solidale significa contribuire, attraverso un gesto di generosità, a dare ai pazienti ematologici un segno di speranza per il futuro: con questo messaggio AIL, Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma sottolinea, attraverso la nuova campagna di comunicazione integrata “Cosa fai dopo la vita?”, il valore di uno strumento solidale così significativo che assicura la sostenibilità al futuro della Ricerca Scientifica e contribuisce fattivamente al progresso della società.

Per la missione dell’Associazione i lasciti testamentari sono da sempre una risorsa assai preziosa: nel 2022 i fondi da lasciti solidali destinati dall’Associazione hanno raggiunto oltre 2 milioni e mezzo di euro, considerando i fondi raccolti dalla Sede Nazionale AIL e dalle 83 Sezioni provinciali. Negli ultimi dieci anni, grazie alla generosità di tanti italiani che hanno scelto di ricordare AIL nelle loro ultime volontà, la sede Nazionale AIL ha curato complessivamente più di 100 pratiche testamentarie con un provento totale da lasciti solidali di € 8.034.288, attestando un aumento graduale pari al 600%. Nella maggior parte dei casi i testatori, principalmente donne, lasciano le proprie volontà scrivendo di proprio pugno un testamento olografo e scelgono spesso di devolvere parte del proprio patrimonio a più Enti non profit. Anche grazie ai lasciti solidali, oggi AIL può finanziare in tutta Italia progetti di assistenza e di ricerca di alto valore scientifico e sanitario. Annualmente (dati 2022) l’Associazione sostiene 111 Centri di Ematologia, garantisce cure domiciliari a 1502 pazienti in 26 province, accoglie 1330 ospiti presso le Case Alloggio AIL in 33 province sul territorio, offre supporto a 7.303 tra pazienti e familiari/caregiver attraverso l’erogazione di servizi socio-assistenziali durante tutte le fasi della malattia. Un patrimonio associativo che si trasforma in maggiore conoscenza, cura del malato e terapie più efficaci e innovative.

“Fare un testamento solidale in favore di AIL può contribuire a cambiare la vita ai pazienti che ogni giorno lottano contro i tumori del sangue. – dichiara Giuseppe Toro, Presidente Nazionale AIL – AIL ha visto negli ultimi anni aumentare in modo significativo i proventi derivati da lasciti solidali: questo ci ha permesso di supportare e incrementare importanti progetti di ricerca e di assistenza. Tutto questo è possibile grazie a un gesto di fiducia e generosità che permette di pianificare interventi di lungo periodo e garantire la continuità terapeutica e assistenziale nel tempo”. CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE INTEGRATA AIL “COSA FAI DOPO LA VITA?” AIL lancia la nuova campagna di comunicazione integrata dedicata ai Lasciti Testamentari “Cosa fai dopo la vita?” (per saperne di più lasciti.ail.it, 800857878), affidata a Lateral Creative Hub, studio di comunicazione e branding guidato da Federica Bello e Francesco Fallisi, incentrata su una narrazione che celebra la vita, attraverso il racconto commovente di un’amicizia che cresce nel corso di tanti anni, fino a culminare nella decisione matura e condivisa di fare un grande dono. Lo spot video realizzato è un susseguirsi di scene piene di vita, momenti rubati e gesti spontanei. La ricostruzione iconografica minuziosa e la fotografia assumono un linguaggio cinematografico, immergendo lo spettatore negli anni ’50, ’70, ’90, fino ai giorni nostri, per poi proiettarlo verso un domani possibile in cui credere. L’iniziativa si avvale del Patrocinio e della collaborazione del Consiglio Nazionale del Notariato. On air dal 22 ottobre sulle principali emittenti televisive, canali digitali, stampa, radio, cinema e affissione. La campagna video è stata prodotta da Sedici: 9 e porta la firma del regista William Zanardi. La declinazione stampa ripropone la domanda attraverso intensi ritratti che portano la firma del fotografo Carlo Furgeri Gilbert.

Rita Smoljko e Daniele Scarpaleggia, rispettivamente Responsabile Comunicazione AIL e Coordinatore del Progetto, sottolineano: “Il legame tra i due amici ci ricorda che nei momenti più delicati della nostra vita è fondamentale avere vicino qualcuno di cui ci fidiamo, che ci stimola e ci aiuta a fare la scelta giusta, anche quando si tratta di contribuire a creare un futuro diverso: un futuro senza tumori del sangue.” L’esecuzione è valorizzata dalle location d’eccellenza, gentilmente concesse dall’Istituto Omnicomprensivo Musicale Statale, dal Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano, dall’I.R.C.C.S. Ospedale San Raffaele, dal Comune di Milano e di Sesto San Giovanni (MI). UN LASCITO SOLIDALE: UN GESTO SEMPLICE CHE SA GUARDARE AL FUTURO Fare “testamento solidale”, in concreto, significa ricordare nel proprio testamento, in qualità di erede (eredità) o di legatario (lascito), una o più associazioni, organizzazioni, enti. È un gesto semplice e non vincolante a favore delle future generazioni, che può essere modificato in qualsiasi momento, senza ledere ai diritti degli eredi, rispettando le quote stabilite per legge. Non sono necessari ingenti patrimoni, perché per sostenere il lavoro quotidiano di associazioni impegnate in cause umanitarie e scientifiche anche un piccolo contributo può davvero fare la differenza. Si può decidere di lasciare anche solo una piccola somma di denaro o un bene mobile (opera d’arte, gioiello), un bene immobile (appartamento), il trattamento di fine rapporto (TFR) o anche azioni e altri titoli d’investimento. È possibile farlo in qualsiasi momento, scegliendo se scriverlo di proprio pugno (testamento olografo) o farlo redigere da un notaio alla presenza di testimoni (testamento pubblico). Entrambi questi testamenti produrranno effetto solo al momento dell’apertura della successione, e sarà sempre possibile modificarli, annullarli o sostituirli. La legge tutela gli eredi e riserva, comunque, ai soggetti definiti “legittimari” – ovvero al coniuge o al soggetto unito civilmente e ai figli – una quota di eredità (quota di legittima), di cui il testatore non può disporre liberamente.

IL LASCITO DELLA SIGNORA ROSSANA La signora Rossana ha voluto sostenere AIL con un gesto concreto nei confronti di tanti altri pazienti con tumore del sangue “Sarebbe bello che Rossana fosse ricordata come uno dei tanti e spesso invisibili eroi”. Grazie a una parte di questo lascito AIL è riuscita sostenere due rilevanti progetti di ricerca (storia e interviste ai ricercatori in allegato). IL LASCITO DI ROBERTA Roberta, scomparsa a soli 59 anni a causa di un tumore del sangue, ha scelto di donare il suo appartamento all’Associazione con il desiderio che fosse destinato al servizio di Casa AIL per accogliere i pazienti in cura a Roma che vivono fuori regione. “Roberta ha lasciato dietro di sé un cammino fatto di generosità e altruismo, un aiuto concreto che tanti pazienti e famiglie non dimenticheranno nel loro cammino” (storia in allegato). Chi oggi decide di inserire nel proprio testamento un lascito per AIL può farlo con la consapevolezza che le risorse che affiderà all’Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma verranno impiegate con rigore e trasparenza per sostenere i migliori progetti in ambito ematologico.

Al Santuario di Loreto la festa di Halloween diventa “HolyWin”

Al Santuario di Loreto la festa di Halloween diventa “HolyWin”Roma, 24 ott. (askanews) – Al Santuario di Loreto, la festa di Halloween diventa “HolyWin”, la veglia di tutti i Santi. Si terrà il 31 ottobre, alle ore 21.00 con il conferimento del mandato agli operatori pastorali della Prelatura Lauretana. La veglia sarà presieduta dall’Arcivescovo Mons. Fabio Dal Cin.

Al termine, l’attore Pietro Sarubbi, offrirà un monologo sulla vita di San Pietro dal titolo “Seguimi, da oggi ti chiamerai Pietro”. A conclusione della serata si terrà una festa per i giovani: un momento di dialogo e festa.