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Ad Agrigento AEMED, il Congresso Mediterraneo di Agroecologia

Ad Agrigento AEMED, il Congresso Mediterraneo di AgroecologiaRoma, 28 mar. (askanews) – Ha preso ufficialmente il via AEMED- 1° Congresso Mediterraneo di Agroecologia che si svolgerà ad Agrigento, dal 9 al 12 giugno 2025 presso il Palacongressi di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025. Il Congresso è promosso dal Coordinamento Agroecologia Sicilia, in collaborazione con AIDA (Associazione Italiana Agroecologia) e AIAF (Associazione Italiana Agroforestazione) col patrocinio di Agroecology a sostegno dell’importante dialogo tra il Congresso di Agroecologia del Mediterraneo e L’Agroecology Europe Forum di Europe a Malmo che si terrà dal 2 al 4 ottobre.


Un’opportunità unica per condividere conoscenze, discutere questioni chiave e costruire collaborazioni strategiche nel campo dell’agroecologia e della rigenerazione. Un Congresso Internazionale con adesioni e pubblicazioni (250) provenienti oltre che da 23 paesi del Mediterraneo, da Stati Uniti, America del Sud e Asia. Guido Bissanti, presidente del Coordinamento Agroecologia Sicilia, nel presentare l’evento, dichiara: “Sarà senza dubbio un evento scientifico, ma anche connessione tra scienza, pratiche e movimento. Participeranno quindi agricoltori, movimenti dei cittadini e scienziati in un nuovo raccordo. Quale raccordo? Ce lo insegna la rete della Natura che è iper-connessa e non solo. Una rete che ci dà dei codici per farci capire come la società del futuro sarà diversa. Un futuro dove il concetto vero di sostenibilità avrà un senso compiuto nella cosiddetta ecologia integrale dove si capirà davvero che cosa significa preservare la natura e rispettarla. Un concetto olistico nuovo e un’occasione di narrazione e riscoperta del territorio, attraverso l’antica connessione tra uomo e natura, alla luce delle recenti scoperte scientifiche”.


Tre giornate tematiche sul tema (9, 10 e 12 giugno) ed una giornata speciale di visite aziendali (11 giugno), durante la quale gli agricoltori illustreranno direttamente sul campo le loro pratiche ed i risultati conseguiti. Sull’esperienza maturata dal Coordinamento Agroecologia Sicilia (promotore della Legge Regionale 21 del 29 luglio 2021 sull’agroecologia) il congresso si propone di elaborare, nell’ultima giornata, tre documenti chiave. Attraverso un processo partecipativo e tavole rotonde, verranno definiti indirizzi e direttive per i seguenti ambiti: Scientifico, per orientare la ricerca verso le reali necessità dell’agroecologia nel Mediterraneo; Tecnico, per promuovere soluzioni e pratiche innovative applicabili alle realtà agricole mediterranee; Politico, per offrire linee guida e proposte per politiche pubbliche mirate allo sviluppo dell’agroecologia. I temi di AEMED 2025 sono: Biodiversità e sistemi agricoli e alimentari resilienti. Agroecologia, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Sistemi alimentari sostenibili e giustizia sociale. Innovazione tecnologica in agroecologia e agroforestazione. Un cambiamento epocale che parte dalla Sicilia che è la prima regione in Europa ad avere una legge specifica sull’agroecologia ed è capofila del processo di transizione agroecologica in tutto il Mediterraneo che connette le buone pratiche del passato con le nuove tecniche scientifiche che guardano al futuro. Il Primo Congresso Internazionale sull’Agroecologia del Mediterraneo, nella splendida cornice della Valle dei templi, si arricchirà di un padiglione espositivo/divulgativo, l’Agroecology Open Space che metterà al centro i princìpi di Scienza, Movimento e Pratica dell’agroecologia, ma con un approccio innovativo che integrerà anche l’arte e lo storytelling per rendere l’esperienza ancora più coinvolgente, più accessibile e raccontare l’antica connessione tra uomo e natura: un momento fondamentale per costruire una visione comune e sostenibile per l’agricoltura mediterranea, valorizzando le risorse e il patrimonio culturale di un territorio ricco di storia e biodiversità.

Cnr-Isp e Ca’ Foscari: ghiacciai delle Dolomiti stanno scomparendo

Cnr-Isp e Ca’ Foscari: ghiacciai delle Dolomiti stanno scomparendoMilano, 27 mar. (askanews) – Non solo la Marmolada, il ghiacciaio simbolo delle Dolomiti. Nei prossimi decenni potrebbero ridursi, fino a sparire, anche gli altri ghiacciai di queste montagne. A sostenerlo per la prima volta uno studio realizzato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) e dall’Università Ca’ Foscari Venezia, appena pubblicato sulla rivista The Cryosphere. Hanno collaborato alla ricerca il Comitato Glaciologico Italiano, la Società Meteorologica Alpino-Adriatica, l’Arpa Veneto, il Servizio geologico di Danimarca e Groenlandia, l’Università tecnica della Danimarca, l’Università Roma Tre e l’Università del Quèbec a Montreal.


“Le Dolomiti sono state oggetto di numerosi studi in ambito geologico, geomorfologico e sulla biodiversità. Tuttavia, i ghiacciai di questa regione sono spesso rimasti ai margini dell’esplorazione scientifica, ad eccezione del ghiacciaio della Marmolada, il più esteso della zona”, scrive in una nota Renato R. Colucci, ricercatore del Cnr-Isp e coautore del paper. “Nonostante le informazioni sui ghiacciai delle Dolomiti fornite dalle due edizioni dei catasti dei ghiacciai italiani del 1962 e del 2015, i dati disponibili in merito alla loro evoluzione nel corso del tempo sono stati finora estremamente frammentari, e spesso sono stati solo qualitativi, soprattutto per quanto riguarda le loro variazioni di volume. Il nostro è il primo lavoro a presentare una stima pluridecennale (dagli anni ’80 al 2023) della variazione topografica e del bilancio di massa degli attuali ghiacciai montani presenti nelle Dolomiti” aggiunge.


Un risultato raggiunto in due step: per il periodo dagli anni Ottanta al 2010 è stata impiegata la tecnica Structure from Motion (SfM) applicata ad immagini aeree storiche; dal 2010 al 2023 invece si è fatto uso anche di immagini con droni (Uav) e acquisizioni Light Detection and Ranging (Lidar) da elicottero, che hanno permesso un’elevata risoluzione e accuratezza. Al 2023, ultimo anno preso in esame dallo studio, si contavano 9 ghiacciai, anche se la frammentazione del ghiacciaio della Marmolada in 4 corpi glaciali distinti, porta il numero totale a 12. “L’area totale di questi ultimi 12 ghiacciai è passata da poco più di 4 km quadrati negli anni ’80 a poco meno di 2 km quadrati oggi, con una perdita del 56%, di cui il 33% dal 2010”, precisa Andrea Securo, dottorando dell’Università Ca’ Foscari Venezia e coautore dello studio. “Complessivamente abbiamo riscontrato una diminuzione della superficie topografica media dei ghiacciai di 28,7 metri dal 1980 al 2023, di cui il 33% tra il 2010 e il 2023. Il ghiacciaio che ha subito la riduzione maggiore è quello della Fradusta, che ha visto una diminuzione di spessore medio di 50 metri ed una riduzione areale del 90%”.


Interessanti anche i dati sulle temperature elaborati per lo studio assieme ad Arpa Veneto che ha quantificato un aumento di +2.0°C, circa +0.5°C per decade negli ultimi 40 anni. Al contempo i dati mostrano anche un certo aumento delle precipitazioni nevose ma solo in alta quota, fenomeno che, avvertono i ricercatori, non è stato sufficiente a colmare la maggiore fusione dovuta a estati sempre più lunghe e sempre più calde. In conclusione, lo studio mette in luce che in tutta l’area, il 66% dell’intera perdita di volume è attribuibile al solo ghiacciaio della Marmolada. “Oggi le aree di accumulo dei ghiacciai delle Dolomiti si trovano al di sotto della linea di equilibrio glaciale alpina, un indicatore del fatto che, nel giro di pochi decenni, questi ghiacciai scompariranno o si frammenteranno in piccoli corpi glaciali senza dinamica. Il loro destino appare purtroppo inevitabile anche assumendo una stabilizzazione del clima sui valori medi degli ultimi 30 anni (1991-2020)”, concludono gli autori.

Presentato oggi a Roma il Rapporto UN su gestione risorse idriche 2025

Presentato oggi a Roma il Rapporto UN su gestione risorse idriche 2025Roma, 25 mar. (askanews) – Circa 4 miliardi di persone, la metà della popolazione mondiale, devono far fronte ad una scarsità idrica grave almeno per parte dell’anno, 3,5 miliardi non hanno accesso a servizi igienico-sanitari e 2,2 miliardi ad acqua potabile gestiti in sicurezza. Questa la drammatica situazione globale fotografata nell’edizione 2022 dello UN-WWDR. Oggi, nell’Anno internazionale dedicato dalle Nazioni Unite alla conservazione dei ghiacciai, i riflettori vengono puntati proprio sulle montagne e i ghiacciai, spesso definiti ‘torri d’acqua’ del mondo, che stanno diventando sempre più vulnerabili alla crisi climatica e alle attività umane non sostenibili, mettendo in pericolo le risorse idriche da cui dipendono miliardi di persone e innumerevoli ecosistemi.


Sono 33 i milioni di km2 della superficie terreste occupati dalle montagne e ospitano oltre 1,1 miliardi di persone, mentre altri 2 miliardi vivono a valle e dipendono dalle riserve idriche naturali fornite dallo scioglimento dei ghiacciai. Le foreste coprono circa il 40% delle aree di montagna e svolgono funzioni di protezione contro calamità naturali grazie alla stabilizzazione dei pendii più ripidi, alla regolazione dei flussi verso gli acquiferi, alla riduzione del deflusso superficiale e dell’erosione del suolo e alla mitigazione del rischio di frane e inondazioni. È quanto emerge, in estrema sintesi, dal Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2025 con focus su ‘Montagne e ghiacciai: torri d’acqua’, pubblicato da UNESCO per conto di UN Water, la cui produzione è coordinata da UNESCO World Water Assessment Programme (WWAP) e la cui traduzione ufficiale in italiano è curata dalla Fondazione UniVerde con il supporto di UNESCO WWAP in collaborazione con Acquedotto Pugliese, G.M.T., E.P.M., CiviSmart e AVR Associazione italiana produttori Valvole e Rubinetti federata Anima Confindustria presentato questa mattina a Palazzo Rospigliosi in occasione del convegno ‘Acqua e Agricoltura: politiche e strumenti per innovazione ed efficienza’, promosso da Fondazione UniVerde e Coldiretti, con il patrocinio di UNESCO WWAP, con Almaviva in qualità di main partner, con la media partnership di Rai Radio 1 e con event partner Acea, trasmesso in diretta streaming su Radio Radicale.


In occasione dell’evento, com’è tradizione, è stato presentato il Rapporto ‘Gli italiani e l’agricoltura’ giunto alla XV edizione, con focus su Acqua, agricoltura e crisi climatica, realizzato dalla Fondazione UniVerde e Noto Sondaggi in collaborazione con Coldiretti, ANBI e Fondazione Campagna Amica. Da quest’ultimo report emerge che gli italiani sono particolarmente preoccupati dal rischio alluvioni e dal rischio siccità considerando (85%) gli effetti del cambiamento climatico un problema urgente da affrontare anche per tutelare gli agricoltori, custodi del territorio e della nostra sicurezza alimentare. Per contrastare gli effetti sull’agricoltura di lunghi periodi siccitosi, sempre più frequenti, il 77% ritiene necessario realizzare nuovi invasi ma favorire interventi di risparmio ed efficientamento idrico, unitamente all’elaborazione di piani di adattamento specifici per il settore agricolo e investimenti in innovazione tecnologica, non escludendo la possibilità di garantire sussidi agli agricoltori. La proposta di istituire meccanismi incentivanti il risparmio idrico come i certificati blu, anche in agricoltura, è sostenuta dal 69% degli italiani, con alte percentuali di apprezzamento al Sud (76%). Ben l’81% si dichiara favorevole all’ipotesi di fare uso delle acque reflue depurate per fini irrigui (item in crescita del 9%), soprattutto a garanzia del risparmio idrico, mentre, per il 66%, occorre investire in tecnologie per il monitoraggio e la gestione dell’irrigazione.


L’incontro è stato aperto dal saluto di Vincenzo Gesmundo (Segretario Generale Coldiretti): ‘Cinque anni fa abbiamo lanciato la proposta di un piano di invasi con sistemi di pompaggio per generare energia elettrica, con l’obiettivo di affrontare un problema, quello della mancanza di risorse idriche, che sta diventando purtroppo un fenomeno strutturale, per l’agricoltura ma anche per i cittadini, con molti comuni delle aree interne e del Centro Sud dove la presenza delle autobotti per rifornire di acqua potabile è ormai una consuetudine. È ora di capire che non possiamo più limitarci a inseguire le emergenze. Serve adottare una strategia che, oltre alla realizzazione di nuovi invasi, comprenda la manutenzione dei corsi d’acqua e una più efficiente distribuzione delle risorse idriche. Solo così potremo affrontare le sfide del clima rispetto a fenomeni che negli ultimi tre anni sono costati 20 miliardi di euro all’agricoltura italiana’. Hanno fatto seguito gli interventi introduttivi di:


Alfonso Pecoraro Scanio (Presidente della Fondazione UniVerde e promotore della campagna #NoFakeFood contro l’agropirateria e in difesa del made in Italy): ‘Drammatiche alluvioni, prolungate siccità e inquinamento delle acque dolci richiamano l’attenzione sull’urgenza di realizzare iniziative per un uso più intelligente e sostenibile della risorsa acqua. Un percorso che interessa Istituzioni, imprese, organizzazioni di categoria e tutti i settori produttivi. Lo UN-WWDR 2025 mette in guardia sugli impatti presenti e futuri di tali fenomeni: la tutela delle acque di montagna è fondamentale per garantire la sicurezza alimentare ed energetica rinnovabile a miliardi di persone. A giudizio degli italiani, come evidenzia anche il Rapporto ‘Gli italiani e l’agricoltura’, Istituzioni e amministrazioni locali dovrebbero contribuire a facilitare l’adozione di sistemi che favoriscano l’efficientamento idrico in agricoltura. Parliamo di infrastrutture tecnologiche abilitanti, semplificazione burocratica e fattori premianti. La proposta rilanciata al Governo è quella di istituire meccanismi di incentivi al risparmio idrico, come i certificati blu, al fine di promuovere innovazione e applicazione delle migliori soluzioni tecniche di efficientamento idrico per l’approvvigionamento e per gli usi agricoli e industriali’. Fulvio Conti (Director Customer Project Management, Almaviva): ‘Diventa strategico integrare la filiera irrigua nel processo di digitalizzazione che ha investito il Sistema Idrico Integrato. Il Gruppo Almaviva è sicuramente oggi il player più competente che può affrontare questa sfida grazie alla conoscenza dei dati agricoli, alla competenza ingegneristica/idraulica e alla pluralità di tecnologie da poter applicare. La nostra piattaforma permette una gestione integrata, con un unico punto di accesso a tutte le informazioni rilevanti per la gestione della rete e dei fabbisogni e abilita i Consorzi a prendere decisioni consapevoli che li accompagnano nell’adozione di pratiche agricole sostenibili’. Tommaso Foti (Ministro per gli Affari Europei, il PNRR e le Politiche di coesione) nell’intervento di indirizzo ha dichiarato: ‘Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta una straordinaria opportunità per la nostra Nazione anche nell’ambito della rivoluzione verde e della transizione ecologica, a cui è dedicata la Missione 2 del PNRR. Complessivamente la dotazione di investimenti dedicati agli interventi di potenziamento e resilienza delle reti e di contrasto della dispersione idrica ammonta a 5,4 miliardi di euro, ripartiti su quattro misure: sicurezza dell’approvvigionamento idrico; migliore gestione delle acque di scarico; uso irriguo della risorsa idrica; implementazione della dotazione di contatori di terzo e quarto livello, con l’obiettivo di misurare il volume d’acqua utilizzato e limitare sprechi e usi non autorizzati. Questi investimenti non solo migliorano la gestione dell’acqua, ma contribuiscono a rendere la nostra agricoltura da un lato sostenibile e dell’altro resiliente di fronte ai cambiamenti climatici. Ulteriori investimenti, poi, sono previsti nell’ambito dei Programmi finanziati dai Fondi Strutturali Europei che contribuiscono al settore idrico con 1,7 miliardi, a cui si aggiungono 1,4 miliardi previsti dalla programmazione del Fondo Sviluppo e Coesione, i cui strumenti sono stati recentemente riorganizzati negli Accordi per la Coesione. La gestione sostenibile delle risorse idriche e la qualità delle acque, compresa la conservazione delle infrastrutture idriche esistenti, rappresentano dunque un tema ormai centrale delle politiche di investimento e un obiettivo di primo piano per il governo Meloni’. La traduzione ufficiale del UN-WWDR2025, sostenuta da partner virtuosi, e frutto della collaborazione tra la Fondazione UniVerde e l’UNESCO WWAP, si rinnova ormai dal 2018 ed ha notevolmente contribuito alla diffusione di una maggiore informazione e a un più alto grado di sensibilizzazione intorno al tema dell’acqua a tutti i livelli, permettendo all’Italia di elevarsi verso le prime posizioni al mondo per numero di download del Documento e di stimolare i necessari interventi di Istituzioni e imprese, a favore della tutela della risorsa idrica e per il conseguimento dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 6 dell’Agenda 2030: ‘Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie’. Tuttavia, afferma il Rapporto, ‘la carenza di dati e le lacune nelle attività di monitoraggio continuano a ostacolare una valutazione accurata degli altri traguardi dell’Obiettivo 6, ad esempio con riferimento alla gestione delle risorse idriche, alla qualità dell’acqua, agli ecosistemi idrici e a un ambiente ad essi favorevole’. Miguel De França Doria (Direttore UNESCO WWAP – World Water Assessment Programme) ha dichiarato che il Rapporto: ‘evidenzia naturalmente l’urgenza di migliorare la governance delle risorse idriche negli ambienti montani, anche tramite la gestione integrata dei bacini fluviali, e la necessità anche di aumentare la capacità, aumentare le innovazioni, aumentare la cooperazione a tutti i livelli per raggiungere la sicurezza idrica’, evidenziando anche il ruolo degli investimenti e dei finanziamenti in quest’area. La criosfera delle montagne costituisce una delle componenti del sistema terrestre più sensibili al cambiamento climatico. La maggior parte dei ghiacciai del mondo si sta sciogliendo ad un ritmo crescente, aumentando lo scioglimento del permafrost e il rischio di catastrofi naturali, come colate di detriti, valanghe, inondazioni da collasso di dighe e di laghi glaciali. I flussi di acqua provenienti dalle montagne diventeranno sempre più imprevedibili, incerti e variabili. I cambiamenti nei tempi e nei volumi dei flussi massimi e minimi, oltre all’erosione e ai carichi di sedimenti, influenzeranno le risorse idriche a valle in termini di quantità, regolarità e qualità. L’UNWWDR2025 richiama dunque l’attenzione sui servizi e sui benefici essenziali che le acque di montagna, e i ghiacciai alpini, forniscono alle comunità, alle economie e all’ambiente. Concentrandosi sulle soluzioni tecniche e sulle politiche necessarie per migliorare la gestione dell’acqua in montagna, il Rapporto di quest’anno affronta questioni fondamentali come l’approvvigionamento idrico e i servizi igienico-sanitari, la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico, la sicurezza alimentare ed energetica, l’industria, la riduzione del rischio di disastri naturali e la protezione degli ecosistemi. Con il coordinamento di Tessa Gelisio (Giornalista e conduttrice televisiva), al panel ‘Certificati blu e incentivi per il risparmio idrico’ sono intervenuti: Patty L’Abbate (Vicepresidente Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici, Camera dei Deputati): ‘La crisi idrica rappresenta una delle sfide più urgenti per il nostro Paese. Le sue ripercussioni sul comparto agricolo saranno sempre più gravi, con conseguenze sulla sussistenza alimentare, arrecando così un danno sia sociale che economico. Per questo, ho presentato una proposta di legge che introduce strumenti innovativi per una gestione sostenibile della risorsa idrica, attraverso misure volte a innescare l’economia circolare dell’acqua e a combattere gli sprechi. Tra le misure principali, cito l’istituzione dei certificati blu, un sistema di permessi negoziabili per incentivare un uso più efficiente dell’acqua, e la creazione di un fondo, il Blu Deal Italiano, destinato al monitoraggio delle infrastrutture idriche, all’efficiente raccolta delle acque piovane, al riutilizzo delle acque reflue depurate e sanificate, nonché al sostegno, attraverso un meccanismo premiale, dei certificati blu e all’applicazione della water footprint’. Andrea Guerrini (Componente Collegio ARERA e Vicepresidente WAREG – European Water Regulators): ‘La Commissaria europea Jessika Roswall, nella sua recente visita in Italia, ha dichiarato che l’efficienza sarà uno dei temi della strategia per la resilienza idrica. Un uso efficiente della risorsa significa ottimizzare la disponibilità di acqua, minimizzando le perdite nel trasporto e gli utilizzi superflui. Sul primo fronte la regolazione economica da tempo ha messo in campo alcune leve incentivanti per il contenimento delle perdite idriche e, più recentemente, per massimizzare la resilienza dei sistemi di approvvigionamento primario; sul fronte dei consumi è importante che i decisori pubblici mettano in campo strumenti efficaci per massimizzare il risparmio idrico’. Luigi Giuseppe Decollanz (Presidente Acque del Sud): ‘Per contrastare il cambiamento climatico abbiamo bisogno di tre cose in particolare: rifunzionalizzare/completare tutte le infrastrutture idriche esistenti, pianificarne la manutenzione e programmarne di nuove laddove possibile. Abbiamo la assoluta necessità di migliorare la nostra percentuale di raccolta di acqua pluviometrica e passare dall’attuale 11% almeno al 30 entro il 2030’. Tania Tellini (Direttore Settore Acqua, Utilitalia): ‘La necessità di creare sinergie tra i diversi utilizzatori della risorsa idrica per preservarne la quantità e qualità, vede nei certificati blu uno strumento senz’alto utile, in particolare per incentivare la modifica dei cicli produttivi e il riuso delle acque. Alla luce degli importanti investimenti che il Servizio Idrico Integrato dovrà sostenere nei prossimi anni, è fondamentale che tali meccanismi non incidano sulle tariffe e siano incentivati da contributi pubblici almeno nella fase iniziale’. Alessandro Durante (Segretario Generale AVR – Anima Confindustria): L’Italia esprime eccellenze tecnologiche a livello mondiale nella Penisola Arabica, dove l’acqua è ritenuta vitale, con l’Arabia Saudita che, nel 2024, è primo Paese di destinazione delle nostre produzioni, con 600 milioni di export. La sola filiera italiana che produce tecnologie dedicate a valvole e rubinetti coinvolge oltre 30 mila addetti ma è un’eccellenza che viene scarsamente utilizzata nel nostro Paese, dove vengono preferite soluzioni più economiche nell’immediato ma con un ciclo di vita assai più breve. Il risultato sono costi più alti per gli utenti, minore efficienza per gli operatori, esiguo contributo al PIL nazionale. Per questo auspichiamo che il codice appalti sia applicato correttamente e nello spirito di premiare la qualità e l’eccellenza della nostra produzione – vero obiettivo della clausola prevista dall’articolo 170 del Codice e a disposizione delle stazioni appaltanti per la preparazione dei bandi di gara – riservando così almeno il 50% degli importi destinati all’acquisto di tecnologie prodotte in Europa anziché in Paesi terzi. Nel panel ‘Imprese e sistemi innovativi per l’efficientamento idrico’ sono intervenuti: Francesco Buresti (Amministratore Delegato, Acea Acqua): ‘In Italia solo il 4% delle acque reflue viene riutilizzato, contro un potenziale raggiungibile del 50%. Le tecnologie necessarie per realizzare questo obiettivo sono già disponibili e i vantaggi sarebbero molto significativi, sia per le fonti idriche, che sarebbero meno sotto stress, sia per l’agricoltura, che per prima potrebbe beneficiarne nei periodi dell’anno più siccitosi e critici dal punto di vista della disponibilità della risorsa. Il Gruppo Acea, primo operatore idrico in Italia, sta già sviluppando progetti volti al riutilizzo dell’acqua di depurazione, in particolare nel Lazio e in Toscana. Quello che stiamo portando avanti a Fregene ha ricevuto un finanziamento di oltre 6 milioni dal Consiglio dei Ministri, rientrando tra i progetti individuati dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti necessari per contrastare la siccità in diverse regioni italiane’. Francesca Portincasa (Direttrice Generale, Acquedotto Pugliese) ‘La realtà è sempre più evidente: l’acqua è un bene prezioso, ma limitato. Il risparmio e l’efficienza idrica in agricoltura sono quindi di crescente importanza, essendo il settore fortemente vulnerabile ai cambiamenti climatici ed in competizione tra territori e con gli altri usi per l’utilizzo delle risorse. Acquedotto Pugliese, che da oltre un secolo assolve al compito cruciale di garantire acqua potabile alle comunità in una terra naturalmente priva di risorse idriche, è vicina al mondo agricolo mettendo gratuitamente a disposizione le acque affinate dei suoi depuratori. Attualmente 7 impianti forniscono acqua affinata per usi irrigui ed altri 38 sono già dotati di affinamento. Sono inoltre in corso o in fase di pianificazione interventi per adeguare altri 31 impianti. Entro il 2028 saranno 76 sui 185 depuratori complessivi, per un volume d’acqua affinata di circa 131 milioni di metri cubi l’anno’. Riccardo Amoroso (Amministratore Delegato, CiviSmart): ‘È opportuno rilanciare il Partenariato Pubblico Privato PPP per l’utilizzo delle diverse tecnologie innovative disponibili in ambito smart-city per l’ottimizzazione delle reti idriche con l’obiettivo di migliorarne l’impatto ambientale, sia idrico che energetico’. Emanuele Giglio (Responsabile R&D, G.M.T.): ‘Gestione e risparmio della risorsa idrica non sono sinonimo di un minor utilizzo di risorse, con conseguenti minori risultati, poiché il concetto di efficienza implica di ottenere gli stessi, o superiori risultati, utilizzando minori risorse. L’efficienza si raggiunge con l’innovazione di metodi e tecnologie che, nel settore idrico, si traducono in meccanismi che possano aiutare a rendere gli investimenti in questo settore più vantaggiosi, al fine di stimolare le aziende ad investire. Meccanismi che non possono essere gravati da ulteriori oneri fiscali e che, per funzionare correttamente, sfruttino dati e diagnosi idriche che facciano capire in maniera chiara quali settori, metodi e tecnologie abbiano più necessità di essere efficientati per primi. Crediamo che questo approccio potrebbe produrre interventi mirati ed un utilizzo efficiente delle risorse economiche ad essi dedicate’. Carmine Esposito (Consigliere Delegato, E.P.M.): ‘Nel settore della gestione patrimoni immobiliari e urbani, la gestione efficiente dell’acqua è un elemento chiave per la sostenibilità e il contenimento dei costi. Con edifici e infrastrutture che registrano consumi elevati e dispersioni idriche significative, è fondamentale adottare soluzioni di monitoraggio avanzato, manutenzione predittiva e sistemi di riciclo. L’integrazione di tecnologie smart e l’ottimizzazione degli impianti consentono di ridurre gli sprechi e migliorare l’efficienza operativa. Un approccio responsabile all’uso dell’acqua non è solo una necessità ambientale, ma un vantaggio competitivo per l’intero settore oltre ad essere tema cruciale per la sicurezza economica e sociale. Le tecnologie oggi disponibili offrono strumenti per ridurre gli sprechi e migliorare l’efficienza, ma il vero cambiamento avverrà solo con un approccio culturale e politico di lungo termine che porti a considerare l’acqua non solo quale bene disponibile, ma un patrimonio da tutelare, valorizzare e gestire con intelligenza per le generazioni future’. A seguire Antonio Noto (Direttore di Noto Sondaggi) ha presento i dati del XV Rapporto ‘Gli italiani e l’agricoltura’. Per l’85% degli intervistati, con un incremento del 4% rispetto alla precedente rilevazione, l’agricoltura multifunzionale è un importante settore di sviluppo dell’economia italiana. Le attività agricole multifunzionali più apprezzate sono la vendita diretta dei prodotti (90%) e l’agriturismo con ristorazione e ospitalità per dormire (85%), ma sono molto apprezzati anche agro asili e pet therapy (79%) e fattorie didattiche (74%). La necessità di una maggiore salvaguardia dei prodotti agroalimentari Made in Italy all’estero, viene evidenziata dal giudizio espresso dagli italiani: solo il 23% del campione li giudica infatti sufficientemente tutelati e si conferma con l’84% l’esigenza di una chiara certificazione che ne garantisca l’origine. Ne è una riprova anche l’opinione sui piatti italiani all’estero: in occasione di viaggi in Europa o nel mondo, per turismo o lavoro, il 55% degli intervistati afferma di aver trovato piatti, ricette o prodotti alimentari italiani taroccati o stravolti. Per sensibilizzare alla tutela dell’agrifood e delle eccellenze identitarie nazionali e locali, si rafforza il sostegno alla campagna #NoFakeFood, contro l’agropirateria e in difesa del Made in Italy, e alla candidatura ‘La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale’: ben il 67% (+5%) valuta molto importante la sua eventuale iscrizione al Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità per favorire la valorizzazione dell’agricoltura italiana e della nostra tradizione culinaria. Al panel ‘Agricoltura e crisi climatica tra siccità e alluvioni’ sono intervenuti: Maurizio Martina (Direttore Generale Aggiunto della FAO): ‘L’acqua sarà sempre più un tema geopolitico. Fondamentale è lavorare nel nostro Paese per pianificare, implementare e diversificare gli strumenti, oltre a lavorare contro lo spreco di risorse idriche che è ancora consistente. Abbiamo la possibilità di consumare meno acqua e produrre con migliori risultati anche in agricoltura. Dobbiamo implementare queste azioni, investire, aiutare gli agricoltori a compiere questa trasformazione di adattamento al cambiamento climatico’. Nicola Dell’Acqua (Commissario Straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica) ha ricordato che per governare la crisi idrica, gli strumenti necessari sono gli osservatori delle Autorità di distretto e i bilanci idrici: ‘Abbiamo una visione piuttosto critica della situazione che sta arrivando. I bacini nell’Italia meridionale e insulare sono assolutamente deficitari’. Per prevenire ‘estati di crisi’, il Commissario ha sottolineato l’impegno dei Consorzi di bonifica che ‘stanno portando avanti le giuste manutenzioni e una dotazione di 300 milioni di euro in opere’. Francesco Vincenzi (Presidente ANBI): ‘Siccità ed alluvioni sono facce di una stessa medaglia: per questo serve un piano di bacini idrici multifunzionali, con funzione calmieratrice, capace di trattenere le acque di piena, trasformandole in riserva idrica per i momenti di bisogno.’ Dominga Cotarella (Presidente Terranostra): Occorre intervenire per contrastare, con maggiore efficacia, le conseguenze del cambiamento climatico e l’erosione del suolo (-19,4 ettari al giorno in Italia). L’agricoltura italiana, la più multifunzionale d’Europa, con il 30% del valore complessivo prodotto nel 2024 pari a circa 15 miliardi, lo sta già facendo anche attraverso la stessa multifunzionalità (ri-generare risorse e attività nelle aree rurali, favorire servizi e l’occupazione di giovani e donne). Investire in cultura imprenditoriale sostenibile, conoscenze, competenze, capacità di riconoscere i rischi, definire i pericoli, e prevenirli è imprescindibile perché gli effetti del cambiamento climatico rappresentano un costo sociale, paesaggistico ed economico che il nostro Paese non può più permettersi di pagare. Per questi motivi è diventato urgente investire nelle infrastrutture idriche quali, ad esempio, quelle destinate all’accumulo di acqua, dal momento che oggi tratteniamo solo l’11% di quella piovana. Risorse essenziali, come l’acqua, la terra sono ‘beni comuni’ e non possono in alcun modo appartenere alla categoria dei ‘rischi’, né tantomeno essere oggetto di speculazioni, cause di ingiustizie sociali, guerre, migrazioni forzate, dissesti e disastri ambientali’. Ulteriori dati dal XV Rapporto ‘Gli italiani e l’agricoltura’ Agli agricoltori è riconosciuto l’importante ruolo di tutela che svolgono rispetto all’ambiente (67%). Tra gli effetti positivi più apprezzati c’è quello di tenere viva la tradizione agricola (75%), la manutenzione del territorio da frane e allagamenti (59%, +7% rispetto al precedente Rapporto) e il contrasto alla cementificazione (47%). Rispetto a quelli provenienti da altri Paesi, gli italiani ritengono i nostri prodotti agricoli più saporiti (71%, +3%), più genuini (74%, +7%) e più controllati (69%, +3%). Sono ritenuti più sicuri i prodotti alimentari dei produttori/coltivatori (76%, +3%) e del mercato contadino rionale (71%, +2%). Il mercato contadino si conferma (65%) tra i principali canali di acquisto prediletto per i prodotti agricoli, dei quali viene apprezzata, in particolare, la qualità alimentare e la stagionalità dei prodotti ma, a giudizio degli italiani, le amministrazioni comunali dovrebbero favorire maggiormente la loro presenza. L’agriturismo si afferma come meta di soggiorno e ristorazione, motivata dal desiderio di contatto con la natura (64%, +5%) e per l’enogastronomia (52%, +3%). Media partners del convegno: Radio Radicale, Askanews, Italpress, TeleAmbiente, TVA, Opera2030, SOS Terra Onlus.

Tutela delle risorse marine e innovazione, intesa ONTM-COREPLA

Tutela delle risorse marine e innovazione, intesa ONTM-COREPLARoma, 19 mar. (askanews) – Osservatorio Nazionale Tutela del Mare e COREPLA – Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli imballaggi in plastica annunciano la sottoscrizione di un protocollo d’intesa che segna l’inizio di una collaborazione strategica mirata a rafforzare l’impegno verso la sostenibilità ambientale e lo sviluppo di una blue economy rispettosa del nostro patrimonio marino e delle acque interne.


L’alleanza tra ONTM e COREPLA, spiegano, “è un passo significativo nella direzione di una gestione più consapevole e rispettosa delle risorse marine, attraverso l’innovazione e l’utilizzo responsabile dei materiali riciclabili: il protocollo non solo sottolinea la dedizione delle due parti verso la conservazione dell’ambiente, ma stabilisce anche un modello di cooperazione replicabile in altri settori industriali, al fine di promuovere l’adozione di pratiche sostenibili su scala nazionale”. In questo contesto, la sinergia trai due Enti si ripromette di implementare progetti congiunti che mirano a ridurre l’impatto ambientale delle attività industriali e a promuovere l’educazione ambientale tra le comunità costiere e fluviali: l’obiettivo è quello di trasformare le sfide ambientali in opportunità di crescita e innovazione, con un occhio di riguardo verso la protezione della biodiversità marina e la salvaguardia degli ecosistemi acquatici.


Questo protocollo, concludono i due enti, “rappresenta un esempio concreto di come la collaborazione tra diversi attori del tessuto socio-economico possa effettivamente tradursi in azioni tangibili a favore di un’economia sempre più sostenibile e rispettosa dell’ambiente”. Presenti alla sottoscrizione del protocollo Giovanni Cassuti, Presidente COREPLA, e Giuseppe Ciraolo, Responsabile Relazioni Istituzionali, nonché, Roberto Minerdo e Federico Ottavio Pescetto – rispettivamente, Presidente e Direttore Generale – di ONTM.

Il 18 settembre “Giornata del Riciclo di Carta”: pdl alla Camera

Il 18 settembre “Giornata del Riciclo di Carta”: pdl alla CameraMilano, 18 mar. (askanews) – Istituire la Giornata Nazionale del Riciclo della Carta il 18 settembre: è l’obiettivo della proposta di legge presentata oggi alla Camera dei Deputati da Massimo Milani (FdI), Segretario VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici; Giulio Cesareo, Direttore Ufficio comunicazione Sacro Convento di Assisi; Massimo Medugno, Direttore Generale Assocarta – Federazione Carta e Grafica; Carlo Montalbetti, Direttore Generale Comieco; Luca Proietti, Direttore Generale Economia Circolare e Bonifiche MASE.


L’iniziativa nasce con l’obiettivo di sensibilizzare cittadini, imprese e istituzioni sull’importanza della raccolta differenziata e del riciclo della carta, sulla possibilità di massimizzare la valorizzazione di un materiale rinnovabile, riciclabile e già ampiamente riciclato con la conseguente riduzione dell’impatto ambientale. “La proposta di legge che ho depositato in Commissione Ambiente per istituire il 18 settembre la Giornata Nazionale del Riciclo della Carta ha un valore altamente simbolico nella sfida della raccolta differenziata – commenta Massimo Milani, segretario della Commissione Ambiente di Fratelli d’Italia e promotore della pdl – L’intento è quello di aumentare la circolarità di una filiera già virtuosa nel riciclo, soprattutto in considerazione dell’entrata in vigore del nuovo Regolamento europeo che alzerà ulteriormente l’asticella della sostenibilità degli imballaggi, anche per la fase della progettazione (ecodesign)”.


Comieco collaborerà insieme alle Istituzioni, le associazioni di categoria e gli enti locali affinché la giornata possa essere un’importante occasione per promuovere la cultura del riciclo della carta ed anche un importante riconoscimento per i cittadini che con impegno quotidiano nella raccolta differenziata hanno contribuito a rendere l’Italia un Paese tra i più virtuosi d’Europa. “Nel 2023 il tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici in Italia ha raggiunto il 92,3%, superando l’obiettivo UE dell’85% al 2030 e la raccolta differenziata di carta e cartone fatta dai Comuni ha sfiorato i 3,7 milioni di tonnellate – commenta Carlo Montalbetti, Direttore generale di Comieco -. I dati confermano una diffusa sensibilità ambientale, che va incentivata con iniziative concrete come la Giornata Nazionale del Riciclo della Carta. Questo appuntamento annuale sarà un’occasione per rafforzare l’impegno di tutti verso un’economia sempre più circolare”.


Proprio il tema della “cultura ambientale” è uno di quelli che anima il festival “Cortile di Francesco” organizzato dai frati del Sacro Convento di Assisi che con conferenze, tavole rotonde, testimonianze si è affermato nel corso degli anni come un momento di accoglienza e di confronto reciproco tra intellettuali, persone comuni, esperti e artisti, e può rappresentare dunque un importante contributo nell’ambito della Giornata Nazionale del riciclo per lo sviluppo di un approccio il più possibile organico e globale al tema della sostenibilità

Il 12 marzo a Roma presentazione “TEF – Taranto Eco Forum” 2025

Il 12 marzo a Roma presentazione “TEF – Taranto Eco Forum” 2025Roma, 7 mar. (askanews) – Il prossimo 12 marzo 2025, alle 14, si terrà la conferenza stampa di presentazione del “TEF – Taranto Eco Forum” 2025, nella Sala Monumentale della Presidenza del Consiglio, a Roma. L’evento rappresenta un’importante occasione per approfondire i temi legati alla sostenibilità ambientale, all’innovazione e alla transizione energetica, con un focus particolare su decarbonizzazione, biorisanamento, bonifiche, start-up, intelligenza artificiale e safety aziendale.


La terza edizione del TEF, in programma il 22 e 23 maggio 2025, avrà come tema centrale “Ambiente, società ed economia: sostenibilità e innovazione, dalla visione all’azione”. L’obiettivo è entrare in una fase operativa, mirando a lasciare un segno tangibile sul territorio, ben oltre il già significativo lavoro di approfondimento e confronto che ha caratterizzato le edizioni precedenti. Introducono la conferenza: Silvia Paparella, Consigliere delegato di Ferrara Expo e General Manager di RemTech Expo; Patrick Poggi, Presidente di Eurota ETS; Modera l’incontro: Gianni Todini, Direttore di Askanews. Interverranno alla conferenza: Vannia Gava, Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica; Vito Felice Uricchio, Commissario Straordinario per gli interventi di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione dell’area di Taranto (CNR – ICT); Gen. B. CC Giuseppe Vadalà, Commissario Unico per la bonifica delle discariche abusive e per l’adeguamento alla normativa vigente; Serena Triggiani, Assessore all’Ambiente, Ciclo rifiuti e bonifiche, Vigilanza Ambientale, Parchi, Rischio industriale, Crisi industriali e Politiche di genere della Regione Puglia; Salvatore Toma, Presidente di Confindustria Taranto; Massimo Clemente, Direttore del CNR-ITC (Istituto per le tecnologie della costruzione); Michelangelo Di Luozzo, Responsabile raffineria Eni Spa di Taranto


Il “TEF – Taranto Eco Forum” 2025 conferma il suo ruolo di benchmark nazionale nel dibattito sui temi ambientali e dell’innovazione, con particolare attenzione alle opportunità offerte dal Just Transition Fund, da Horizon Europe 2021-2027 e dai bandi regionali e nazionali, come quelli del MIMIT, MIUR e MASE. L’evento vuole non solo approfondire i temi di sostenibilità e innovazione, ma anche ragionare concretamente su progetti realizzabili, misurabili e replicabili. Tra le novità, è prevista l’istituzione di un tavolo di concertazione per definire le progettualità future e agevolare la creazione di soluzioni concrete per il bene della comunità. L’evento, come nelle edizioni precedenti, si distingue per il suo carattere aperto e la sua capacità di coinvolgere un ampio network di stakeholder, tra cui imprenditori, manager, liberi professionisti, centri di ricerca, università e istituzioni, con una particolare attenzione anche alle start-up. Una delle principali novità del 2025 sarà la maggiore interazione con la città di Taranto, affinché il TEF diventi un evento sentito e partecipato anche dalla comunità locale.


Le aree tematiche principali che verranno presentate e che caratterizzeranno il “TEF – Taranto Eco Forum” 2025: Energie rinnovabili, produzione e opportunità; Blue economy, tra mare e porto; Mobilità sostenibile, il trasporto del futuro; Biorisanamento, bonifiche e valorizzazione dei rifiuti; Acqua, risorsa preziosa da proteggere; Intelligenza artificiale, innovazione reale; Responsabilità sociale d’impresa Safety aziendale. TEF – Taranto Eco Forum” 2025 rappresenta un’importante occasione per approfondire i temi legati alla sostenibilità ambientale, all’innovazione e alla transizione energetica, con un focus particolare su decarbonizzazione, bonifiche e innovazione.

FSC Italia: dati 2024, l’economia spinge la certificazione forestale

FSC Italia: dati 2024, l’economia spinge la certificazione forestaleRoma, 7 mar. (askanews) – Legno per costruzioni e arredo, packaging e tessile/abbigliamento sono i settori con il più alto tasso di crescita nelle filiere delle risorse forestali certificate. Lo dicono i dati e le statistiche riportate nell’aggiornamento pubblicato da FSC Italia sulla certificazione nel nostro Paese.


ll 2024 conferma la crescita degli ettari certificati secondo lo standard di Gestione Forestale in Italia, ora oltre 115.100 sparsi in 10 Regioni. In termini percentuali un +35% rispetto al dato 2023. Aumentano anche le realtà certificate: sono ora 32 le unità forestali (+14,3%) che applicano una gestione responsabile secondo lo standard di Gestione Forestale FSC. “Questa crescita strepitosa è frutto di un lavoro capillare portato avanti dal nostro ufficio e dai nostri partner, che risponde ad una domanda sempre più alta nei territori per strumenti credibili e quantificabili per gestire attivamente le foreste del Paese”, è il commento del Direttore di FSC Italia, Giuseppe Bonanno.


I benefici o servizi ecosistemici (conservazione delle biodiversità, del suolo, delle risorse idriche; cattura e stock della CO2 e servizi turistico-ricreativi), si riconfermano tra le priorità dell’anno appena concluso, con un potenziale di sviluppo molto alto sia per il livello di interesse dimostrato dalle aziende e dai consumatori che per la numerosità delle aziende con cui FSC Italia lavora. Nuovo traguardo per la certificazione della Catena di Custodia in Italia, con un incremento del 6,2% rispetto all’anno precedente: 3.733 i certificati attivi, che coinvolgono oltre 4.800 siti produttivi. Una crescita costante con il nostro Paese leader in Europa. Tra i settori che hanno registrato i maggiori progressi spiccano il legno per costruzione (427 certificazioni, +16%), e l’arredamento (774 certificazioni, +13%).


Anche il settore del packaging ha confermato la sua posizione dominante nel mercato di prodotti forestali certificati FSC, con 1.443 certificazioni. “Un risultato che riflette l’impegno crescente delle aziende e che sta già trovando conferma nelle scelte di consumo di molte persone”, ha detto Bonanno. A seguire il settore tessile, che utilizza prodotti forestali come cellulosa, gomma e sughero certificati e che ha registrato una crescita significativa nel 2024, con 186 certificazioni e un +10%.

Presentato alla Camera il Dipartimento Ambiente della Lega

Presentato alla Camera il Dipartimento Ambiente della LegaRoma, 6 mar. (askanews) – “Avvieremo come Dipartimento Ambiente Lega una grande campagna di sensibilizzazione realista, un ambientalismo che non sia ideologico e fondamentalista ma sappia coniugare lo sviluppo con la sostenibilità”. Così Vincenzo Pepe, ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa alla Camera dal titolo “L’Ambientalismo Realista”, la nascita del Dipartimento Ambiente Lega, che lo vede impegnato in qualità di responsabile.


“Come Dipartimento – ha spiegato – faremo una grande campagna sul nucleare ecologico, sull’educazione ambientale, affinché diventi disciplina obbligatoria nelle scuole e per il sì al Ponte sullo Stretto, nei gazebo e sui territori”. “Il nucleare – ha detto nel suo intervento l’on. Giampiero Zinzi – è fondamentale per raggiungere l’indipendenza energetica. Fino a qualche anno fa ci davano per pazzi, oggi invece il nucleare sta per diventare realtà e la delega che arriverà in Parlamento sarà fondamentale per scrivere le regole che vadano di pari passo con la velocità della tecnologia”. “Solo il nucleare – ha sottolineato anche Vannia Gava, viceministro all’Ambiente e alla sicurezza energetica ed esponente della Lega – dà sicurezza energetica al nostro Paese. Per noi – ha continuato – la tutela dell’ambiente e la tutela dell’economia possono e devono convivere insieme utilizzando la tecnologia e l’innovazione trovate negli ultimi anni”.


“Ringrazio il Dipartimento Ambiente della Lega che assieme al viceministro Gava – ha affermato Armando Siri, coordinatore federale dei dipartimenti della Lega – si è speso per l’ottenimento di questo provvedimento di 3 miliardi in aiuto delle famiglie e delle imprese italiane che debbono fronteggiare l’aumento sconsiderato del costo delle bollette energetiche frutto della speculazione in borsa ad Amsterdam. L’Europa su questo punto è assente, ma del resto non è un problema comune visto che le famiglie e le imprese francesi che possono contare sull’energia nucleare non soffrono le stesse difficoltà. Siamo al lavoro, perché la tecnologia oggi ce lo consente, affinché anche l’Italia possa iniziare la sua emancipazione energetica. Grazie dunque al professor Pepe che con entusiasmo porta avanti le nostre sfide ambientali come Lega e grazie al Vice Ministro per il prezioso lavoro al Governo”. “Il rinnovabile da solo non ci darà mai autonomia, non ci farà raggiungere gli obiettivi del 2050 della decarbonizzazione – ha detto in conclusione Pepe -. Per questo fonderemo un forum pro nucleare per il nucleare sostenibile, unendoci all’associazione internazionale “Ambientalisti per il nucleare” e coinvolgendo società civile e imprese, per favorire la ricerca verso il nucleare ecologico”.

Clima, nasce Il Mondo Che VogliAmo sui cambiamenti climatici

Clima, nasce Il Mondo Che VogliAmo sui cambiamenti climaticiRoma, 28 feb. (askanews) – Nasce Il Mondo Che VogliAmo APS ETS, un’associazione di promozione sociale ed ente del terzo settore dedicata alla tutela dell’ambiente e alla sensibilizzazione verso uno sviluppo sostenibile.


L’associazione – guidata da 13 fondatori – nasce dall’esigenza di affrontare le sfide ecologiche del nostro tempo, promuovendo azioni concrete e campagne di sensibilizzazione rivolte a tutti i cittadini. “Il Mondo Che VogliAmo” ha l’obiettivo di creare una rete di persone e organizzazioni unite dalla passione per l’ambiente, per promuovere pratiche sostenibili e soluzioni innovative contro il degrado ambientale. Fondata secondo il Codice del Terzo Settore, il “Il Mondo Che VogliAmo” si impegna a perseguire finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.  La sede di Sesto San Giovanni, è disponibile e strutturata per essere un punto di riferimento aperto a chiunque desideri contribuire a questo progetto di cambiamento, sia a livello locale che nazionale. “Il Mondo Che VogliAmo”esiste grazie a cittadini, enti e organizzazioni che hanno contribuito, e continuano a farlo, a trasformare le battaglie e gli ideali dell’associazione in realtà.


Afferma il Presidente Paolo Michielin: “È un progetto nato dall’esigenza di offrire un contributo educativo, formativo, culturale, pratico e teorico sul tema dei cambiamenti climatici e la conseguente necessità di individuare percorsi e strumenti utili per dare “energia” al corpo, all’anima e a tutte le attività che ci permettono di mantenere le nostre famiglie e le nostre imprese. Educazione ambientale, progetti di conservazione, realizzazione di iniziative pratiche per la tutela della biodiversità e la preservazione degli ecosistemi, sono alcuni dei temi che l’associazione intende promuovere e realizzare in collaborazione con enti, associazioni e istituzioni del territorio. Il progetto è basato principalmente sulla ricerca: storia, astronomia, astrofisica, chimica, biologia, anatomia, economia, informatica e Intelligenza Artificiale nella sua componente Etica. Il tutto è ispirato dalla nostra Intelligenza Autentica.” Dal 14 al 16 marzo “Il Mondo Che VogliAmo” sarà presente con uno stand a Fa’ la cosa giusta, la più grande fiera italiana dedicata al biologico, moda critica, mobilità sostenibile, turismo responsabile (Fiera Milano Rho). A ridosso dell’estate l’associazione avvierà un’iniziativa volta a portare nelle scuole italiane una mostra incentrata sui cambiamenti climatici.

Rapporto Pefc 2025: record per sostenibilità forestale in Italia

Rapporto Pefc 2025: record per sostenibilità forestale in ItaliaRoma, 27 feb. (askanews) – Un traguardo significativo per l’ecosistema della certificazione forestale: il 2024 ha registrato il maggior numero da sempre di nuove aziende certificate in un solo anno, confermando la validità del sistema di certificazione PEFC in particolare per le piccole e medie imprese. Gli ettari di foreste e piantagioni gestite in maniera sostenibile in Italia nel 2024 sono saliti a quota 1.061.059,26 con un incremento del +8,2% rispetto all’anno precedente. Questi i dati emersi dal Rapporto Annuale del PEFC Italia, ente promotore della certificazione della buona gestione del patrimonio forestale, che evidenziano anche l’importante aumento di aziende che hanno ottenuto la certificazione di Catena di Custodia PEFC, cioè la certificazione che garantisce la tracciabilità del materiale, dal bosco al consumatore finale. Sono infatti 236 le nuove certificazioni che, sommate a quelle degli anni precedenti, raggiungono un totale di 1.585, registrando un +16,8% rispetto al 2023. Attualmente sono 14 le regioni italiane con almeno una foresta certificata, con il Trentino Alto Adige che si posiziona in cima alla classifica per la vastità di superficie certificata.


“Il risultato di quest’anno è straordinario e dimostra come la certificazione PEFC stia diventando un elemento chiave per le aziende italiane orientate a perseguire pratiche sostenibili e obiettivi di responsabilità sociale d’impresa. Questo è un percorso fondamentale per trasformare processi produttivi e organizzativi”, spiega Marco Bussone, presidente di PEFC Italia. “La spinta verso la sostenibilità è alimentata anche dalle politiche pubbliche e dai criteri ESG, sempre più rilevanti per le aziende che desiderano accedere a fondi agevolati. La crescente consapevolezza dei consumatori sta cambiando il modo in cui le aziende operano, portando a filiere più virtuose e responsabili, nel quadro di Green Community che diventano percorsi decisivi per interpretare crisi ecologica e demografica”, aggiunge. A livello territoriale, il Trentino Alto Adige si conferma al primo posto per superficie forestale certificata con 598.463,29 ettari, seguito dal Friuli-Venezia Giulia con 98.570,46 ettari e dal Piemonte con 86.847,97 ettari. Il Veneto e la Lombardia continuano a contribuire in modo significativo alla crescita della superficie certificata con, rispettivamente, 79.981,19 e 79.084,31 ettari. Crescita tangibile anche per la Toscana, che raggiunge i 51.926,77 ettari, e per Emilia Romagna e Marche che contano rispettivamente 27.855,07 e 14.610,05 ettari. Invariata la situazione di Lazio (10.498,30 ettari), Basilicata (4.082,18 ettari) e Abruzzo (237,77 ettari), mentre registrano una lieve crescita Liguria (5.931,84 ettari), Umbria (2.486,13 ettari) e Calabria (483,92).


Per quanto riguarda i servizi ecosistemici da foreste certificate, sono 15 le nuove attestazioni rilasciate, di cui 14 riguardanti il servizio ecosistemico del carbonio e 1 per la biodiversità. Attualmente, PEFC Italia conta 35 certificati di servizi ecosistemici, con un coinvolgimento di 27.856 ettari, a dimostrazione della sempre più crescente attenzione verso la tutela della biodiversità, la promozione del turismo e del benessere forestale e dei benefici ecosistemici. Numerosi sono stati i progetti di finanziamento da parte di aziende produttive italiane a favore della promozione e tutela dei benefici ecosistemici forestali. Tra questi, il supporto da parte di Carte d’Or a favore della certificazione della biodiversità dell’area del Cansiglio, gestita da Veneto Agricoltura. La certificazione di Catena di Custodia PEFC nel 2024: +16,8% rispetto al 2023. Per quanto riguarda la certificazione di catena di custodia (o CoC, dall’inglese Chain of Custody), sono 236 le nuove aziende ad aver ottenuto la certificazione PEFC lo scorso anno, ovvero un +16,8% rispetto all’anno precedente, passando dalle 1.403 aziende certificate del 2023 alle 1.585 del 2024. È in assoluto l’anno con il maggior numero di nuove aziende e di conseguenza con l’incremento in percentuale più alto di sempre. Il Veneto si conferma capolista per numero di aziende certificate (326), seguito dalla Lombardia (263) e dal Trentino Alto Adige (234). Il Piemonte ha invece registrato il maggior numero di nuove aziende (+70), seguito dalla Lombardia (+52) e dal Trentino Alto Adige (+42). Nel Centro-Sud, la Toscana guida con 87 aziende (+23).


L’edilizia e il packaging in legno si affermano come settori trainanti, con una crescita di rilievo nelle categorie della pannellistica, segheria e legno lamellare. Una caratteristica peculiare della certificazione PEFC è la certificazione di gruppo di produttori, indubbiamente un vantaggio a favore delle piccole aziende che possono dunque accedervi “unendo le forze”. Nel 2024, il 53,4% delle nuove aziende ha aderito a questa modalità, sottolineando l’attenzione di PEFC verso i piccoli proprietari forestali e le PMI. Sono 1.585 le aziende certificate nel 2024, suddivise in 37 categorie su cui primeggiano pannelli (+26,6%), segherie (+16%) e legno lamellare (+28,7%), con significativi incrementi anche in carpenteria (+43%), pavimenti (+40%) e infissi (+71%). “L’aumento delle certificazioni PEFC non è solo un numero ma piuttosto il segno tangibile di un cambiamento culturale in direzione della sostenibilità e della trasparenza delle filiere di approvvigionamento”, aggiunge Antonio Brunori, segretario generale PEFC Italia.


“In un momento storico in cui la crisi climatica è al centro del dibattito globale, la certificazione PEFC rappresenta un impegno concreto per il futuro del nostro patrimonio forestale, per la sua gestione al fine di una mitigazione degli estremi climatici e per il benessere della società”, conclude.